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Autore: BluCAstle    20/10/2017    4 recensioni
Katerine Beckett ha sgominato Locksatt ed e' quasi morta per farlo.
Sull'onda dei suoi successi professionali le propongono di candidarsi come Senatrice
Per farcela dovrà' dire le cose giuste.
E chi meglio dello scrittore Richard Castle per scriverle i discorsi e portarla alla vittoria?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Erano state le due settimane più frustranti della sua vita.

Richard Castle era al limite della nevrosi.

Non poter trovare un attimo per parlare con Kate vis a vis era stato troppo stressante.

Quella sera erano tutti al quartier generale della senatrice Kate Beckett, al Plaza di NY, in attesa dei risultati dell’elezione.

Kate era stanca e provata e aveva dei cerchi neri sotto gli occhi, ben celati dal trucco ma evidenti per Castle che non le toglieva lo sguardo di dosso.

La sparatoria l’aveva prostrata e di notte le capitava di piangere in preda al panico.

In quei momenti avrebbe voluto che ci fosse stato Ric con lei, come quando si era risvegliata in ospedale.

Ma, era ben decisa a non lasciarlo avvicinare troppo.

Il pensiero dello scrittore era diventato così prepotente dentro Kate che la minima falla l’avrebbe fatta crollare e lui avrebbe capito quanto era diventata dipendente dalla sua presenza.

Per evitare che Richard capisse i suoi sentimenti Kate si era impegnata a tenerlo distante.

Aveva usato ogni scusa possibile per evitare di rimanere sola con lui.

Richard aveva scambiato il distacco di Kate nei suoi confronti per fastidio.

Si era convinto che la vicinanza forzata che le aveva imposto quelle prime ore in ospedale l’avessero fatta allontanare da lui.

Si era convinto che Kate avesse intuito i sentimenti che provava per lei e si fosse sentita imbarazzata non provando lo stesso per lui.

Per questo si era ritirato in buon ordine e non aveva mai insistito per creare l’occasione di restare da solo con Kate.

Anche quella sera, che doveva celebrare la sua vittoria, Richard le era stato distante per evitare di metterla inutilmente in imbarazzo.

Eppure tra tutta la gente presente nel salone dei ricevimenti Castle riusciva sempre a localizzarla.

Era come se avesse un radar tarato su di lei.

La guardava da lontano e pensava che doveva essere sfinita.

Desiderava solo prenderla in braccio e portarla lontana da tutti quelli che volevano qualcosa da lei, che le stavano addosso, che la blandivano e la soffocavano.

Un paio di volte i loro sguardi si erano incrociati.

Lui le aveva sorriso intimidito.

Lei aveva ricambiato con grazia.

Erano a tre quarti dello scrutinio e Kate era in netto vantaggio sul Senatore uscente che si era ricandidato.

All’ennesimo abbraccio mellifluo, questa volta del governatore della California, un muscoloso ex attore di Hollywood che si congratulava con lei per l’imminente vittoria e la cui mano era scesa troppo in basso sulla sua schiena, Castle aveva avuto bisogno di una boccata d’aria.

La cravatta lo stava soffocando.

Non riusciva più a respirare.

Kate lo notò uscire in terrazza seguito poco dopo da una bionda con una scollatura mozzafiato e si sentì improvvisamente gelosa.

L’aria gelida di novembre sferzò il viso dello scrittore.

Un lungo sospiro uscì dalle sue labbra tirate.

“Pensieri molesti?” disse la voce un po’ stridula di un’attrice che aveva conosciuto anni prima a Los Angeles e con cui si era divertito una notte lontana anni luce dai suoi pensieri.

“Ehi, Chelsey, pensieri molto molesti stasera”.

“Posso fare qualcosa per farti rilassare?” gli chiese invadendo il suo spazio personale, poggiandogli una mano sul petto e guardandolo con malizia.

“Non sto bene, Madison. Ho problemi di salute. Non ti conviene avvicinarti a me”.

Meglio farle credere che fosse contagioso di qualsiasi cosa piuttosto che tollerare un altro minuto il suo atteggiamento da bambolina sexy che trovava insopportabile.

La donna lo guardò stranita e se ne andò immediatamente.

Castle emise un gemito di frustrazione.

Non poteva andare avanti così.

Avere Kate così vicina eppure tanto irraggiungibile lo stava uccidendo.

Doveva andarsene.

Avrebbe aspettato l’annuncio ufficiale, le avrebbe fatto i complimenti per la vittoria che ormai era certa e poi sarebbe corso a casa.

Sua figlia era a Londra per un mese di scambio culturale e sua madre era in tournee per altre sei settimane col suo ultimo spettacolo.

Avrebbe avuto il loft tutto per sé.

Poteva leccarsi le ferite in pace senza doversi giustificare.

Poteva ubriacarsi e girare per casa in pigiama senza sentirsi rimproverare.

Si sarebbe pianto addosso e si sarebbe fatto pena da solo.

Si era innamorato di una donna stupenda che non lo vedeva nemmeno.

Si sarebbe compatito in silenzio nella sua tana.

Intanto Kate era distratta dal pensiero che Richard Castle si stesse sollazzando con quell’oca bionda che lo aveva seguito in terrazza.

Non era un tipo geloso, lei.

Allora perché si sentiva soffocare all’idea della bionda mezza nuda avvinghiata al suo scrittore?

Le immagini che le si formavano in testa erano cosi vivide che dovette scuoterla per scacciarle.

“Che c’è, perché scuoti la testa, non vedi che i sondaggi ti danno per super favorita?” le disse il capo del suo staff.

“Scusa Mark, stavo pensando a un’altra cosa”.

“Pensavi a un’altra cosa? Adesso? Ma sei impazzita Kate? Vuoi farmi venire un infarto? Concentrati per favore. Non è il momento di distrarsi!”.

Non lo era mai per Mark Whyndam.

Lei invece era totalmente distratta dal pensiero di Castle e di un’altra donna.

Forse doveva smetterla di tenerlo a distanza.

Forse era venuto il momento di fargli capire quello che provava.

Cosa aveva da perdere in fondo?

Il Senato?

La dignità?

E se invece ci avesse guadagnato lui?

Un’ora dopo era il caos.

Kate era la nuova Senatrice dello stato di NY.

Lo champagne scorreva a fiumi.

Palloncini rossi, blu e bianchi scendevano dal soffitto a migliaia.

La musica era trionfale e a tutto volume.

Per un attimo gli occhi di Kate incrociarono quelli di Ric Castle.

I loro sguardi si incatenarono.

Non riuscivano a smettere di fissarsi da lontano.

In tutta quella confusione sembrava che fossero rimasti solo loro nel salone.

Ric alzò il calice in un brindisi immaginario.

Kate gli fece cenno di avvicinarsi per rendere quel brindisi reale.

Ric superò l’accalcamento di gente che le si stringeva addosso per congratularsi.

“Ehi, scrittore. Ti devo una cena cucinata con le mie mani, ricordi?”.

Ric sorrise compiaciuto che si ricordasse del loro scambio che sembrava lontano anni luce.

“Certo che lo ricordo. E io ho una bottiglia di vino da aprire per l’occasione che mi ha regalato una persona molto speciale, ricordi? Ma, non avrai molto tempo per cucinare d’ora in avanti”.

“Sono sicura che lo troverò” gli disse, fissandolo con intensità e facendogli perdere un respiro.

Poi gli si avvicinò per baciarlo sulla guancia e ringraziarlo.

“Non te ne andare” gli sussurrò ad un orecchio.

Ric Castle si sentì stringere lo stomaco.

I suoi piani di fuga erano appena naufragati contro quel sussurro dedicato solo a lui.

   
 
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