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Autore: Plando    22/10/2017    2 recensioni
Judy Hopps voleva far diventare il mondo un posto migliore, era certa che ci sarebbe riuscita, era il suo sogno, in fondo era stata in grado di diventare un agente di polizia, nessun coniglio ci era mai riuscito o ci aveva anche solo provato e quando pensò che il mondo effettivamente era migliorato si rese conto che il suo era e sarebbe rimasto un sogno irrealizzabile
Genere: Drammatico, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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“Quell’istinto killer è ancora nel nostro dinna”

“Ehh, credo proprio che si dica DNA”

“Pensi che non lo sappia, Travis”

“Tu non mi fai paura Gideon”

“Ora hai paura?”

“Guarda come le trema il naso, per me ha paura”

“Piangi piccola coniglietta, piangi pian…ouch…”











Judy alzò lo sguardo, in direzione del militare, ora che si era tolto il casco era facilmente identificabile, un furetto, e se la memoria non la ingannava, era lo stesso furetto che non vedeva da più di sedici anni, si sarebbe aspettata chiunque in suo soccorso, ma lui…

“Alla fine non hai mollato è? Mi hai riconosciuto, Hopps?”

“Sei Travis”

“Già, bel cambiamento è?”

Lorene si avvicinò, non sapeva che i due si conoscessero e voleva spiegazioni a riguardo, rivolgendosi al mustelide.

“Ma quindi te la conosci? Perché non ci hai avvisati?”

“Non ne ero certo. Non potevo sapere che era proprio lei, sai quante Judith Hopps vivono in una città come Zootropolis, con più di dieci milioni di abitanti?”

“Non mi convinci” La coniglietta si intromise nel discorso “Non ci credo che sia stato un caso che proprio te eri qua in questo momento”

Travis si voltò nuovamente verso di lei “Per quanto possa sembrare assurdo, è proprio così, io e la mia compagnia stavamo per imbarcarci, poi ad alcuni di noi è stato ordinato di tornare indietro, dovevamo dare supporto alla polizia di Zootropolis a fermare alcuni terroristi che avevano attaccato questo ospedale, tutto questo l’altro ieri”

“Terroristi? Per questo l’ospedale è abbandonato?”

“Si, abbiamo scoperto poi che si trattava di seguaci di Dawn Bellwether, i cecchini sono riusciti a neutralizzarli, ma non prima che diffondessero il loro dannato siero nell’impianto di ventilazione, in un attimo abbiamo perso mezzo ospedale e nella fretta di evacuare alcuni sono stati dimenticati, te compresa”

“Abbiamo allestito un centro di raccolta nella hall dell’ospedale, dove abbiamo radunato tutti i superstiti, erano tutti agitati e spaventati, poi ho sentito questo Nicholas Wilde fare il tuo nome, stava parlando di sua moglie, subito non gli ho dato bado, pensando che si trattasse di una volpe tua omonima, poi ho visto cosa teneva in braccio, un coniglietto appena nato, non poteva essere un caso”

Le orecchie di Judy guizzarono in su all’udire quella frase “Allora mio figlio sta bene? E Nick? Perché non è venuto con…”

“EHI” Rocky si intromise nel discorso, interrompendola ed indicandogli il collare “Cerca di darti una calmata, ok? Non ho nessuna intenzione di trascinare il tuo cadavere fino da Nick”

Judy, scossa dalle maniere brusche con cui il procione aveva attirato la sua attenzione si voltò verso di lui, sospirando e rilassandosi quel tanto che bastava ad evitare una scossa.

“Tu chi sei?”

“Agente Rocky Barnes, Federal Bureau of Investigation”

Ormai era inutile continuare la sua farsa, la sua copertura era andata a farsi fottere, assieme alle possibilità di catturare Dawn, comunque lei non aveva colpa di questo, decidendo di non dirle nulla per il momento, al fine di evitarle preoccupazioni inutili, che al momento le potevano essere letali. “Nick sta bene, solo, si è rotto una zampa, durante un’operazione congiunta di polizia ed FBI, non potendo camminare sarebbe stato solo d’intralcio”

“Operazione congiunta?”

“Sono stato mandato ad aiutarvi a catturare Dawn, nel periodo in cui eri in maternità, ho conosciuto tuo marito in quell’occasione”

Per Judy era più che sufficiente, Lorene invece dovette trattenere una smorfia per tutte le balle che quel procione stava raccontando, ma al momento la priorità era portare fuori viva la coniglia, e farla preoccupare dicendogli che il marito, cosi come lei e Bogo, rischiava la detenzione non era la miglior cosa da fare.

“Quindi ora che si fa?”

Rocky si voltò verso di lei, indicandogli il collare “Prima di tutto quel led deve diventare verde, non ci muoveremo finché non sarai completamente calma”

“Lo sono”

“No, lo so come funzionano, la spia gialla indica uno stato emotivo instabile, il che è comprensibile vista la situazione, ma devi sforzarti di…”

“Ti ripeto che io sono calmissima, ne ho già prese due di scosse, so benissimo che difficilmente ne reggerei un’altra”

Lui la guardò, si sforzava di parlare normalmente ma si vedeva che era al limite, difficilmente sarebbe riuscita a reggersi sulle sue zampe ma nonostante tutto sembrava veramente calma, eppure il collare non ne voleva sapere di concludere la fase di allerta, al che gli venne un dubbio.

“Ha preso botte? Il collare dico”

“Io…non lo so, sono caduta a terra due volte, quando ho preso la scossa”

“C’è un componente, un sensore, molto importante che è molto sensibile agli urti, è quello che decide quando diversi fattori nel corpo sono abbastanza anomali da necessitare di una scossa elettrica”

“Di che tipo?”

“La variazione delle pulsazioni cardiache, l'aumento o la diminuzione della sudorazione, l'accelerazione del ritmo respiratorio, l'aumento o il rilassamento della tensione muscolare e molto altro, il collare tiene conto di tutto questo per tenere a bada il suo proprietario, se due o più di questi elementi vanno fuori scala viene identificato come uno scatto emotivo”

“E parte la scossa”

Il procione annuì alle parole di Judy “Esatto, fammi dare un’occhiata al tuo collare”

La coniglietta alzò la testa, permettendogli di osservare da vicino il dispositivo.

“Non sembra messo bene, mi sa che abbiamo un problema, non puoi certo uscire così, al momento anche un minimo spavento lo farà scattare, dobbiamo toglierlo”

“Ne sei in grado?”

“Se ne fossi capace lo avrei già fatto non credi? Non conosco la giusta procedura, il mio mi venne tolto da uno scienziato velkano pentito, però non riuscì a capire come fece”

“E allora come hai in mente di fare per togliermelo?”

Il procione si sfilò da una tasca un coltello a serramanico “Taglierò il laccio”

Judy per tutta risposta si tirò indietro, allontanandosi da lui “Cos…non se ne parla, hai idea di cosa succederebbe se lo tagli?”

“Perfettamente, nel momento in cui venissero tranciati i fili di rame presenti all’interno del laccio il dispositivo scaricherebbe la sua batteria ad alto potenziale tutto in un colpo, la scarica elettrica ti ucciderà all’istante, considerando che è tarato per mammiferi di medie dimensioni, probabilmente ti carbonizzerà il collo”

La coniglietta rabbrividì alla fin troppo dettagliata spiegazione.

“Tuttavia, se rimane in quelle condizioni potrebbe scattare in qualunque momento, per arrivare alla zona sicura dobbiamo percorrere tutta quest’ala dell’ospedale, che è completamente invasa da predatori selvaggi”

Una fredda determinazione si stampo sul viso di Judy “Sono pronta a correre il rischio, ma toglierlo è troppo peri…”

“No, tu non hai capito nulla” Rocky la interruppe, cercando di mantenere un tono calmo, per non farla preoccupare “Io non ti sto dando la scelta di uscire da qui con o senza il collare, o te lo fai togliere oppure ti mollo qua, ho promesso a Wilde che ti avrei portata fuori, ma ho anche una figlia a casa che mi aspetta, non rischierò la mia vita se nemmeno tu sei disposta a fare altrettanto con la tua”

La coniglietta sospirò, cercando di restare calma, capì che ormai era inevitabile e solo un pensiero le passò per la testa in quel momento.

“Puoi…puoi assicurarmi che riuscirò a vedere il mio cucciolo?”

“No, ma ti assicuro che non sopravvivrai, se decidessi di uscire da qui con ancora quello indosso”

Judy si volse verso Lorene e Trevis, anche loro sembravano convinti di quest’ultima affermazione, lei si sentiva a pezzi ma a quanto pare lo si poteva pure vedere.

“O…ok, che c’è da fare?”

Il procione si voltò verso la maialina, attirando la sua attenzione.

“Allora, Swinton, qua te sei la più grande per dimensioni, ho bisogno che tocchi la spalla di Hopps”

Non capendo cosa avesse in mente, la suina si avvicinò alla collega, inginocchiandosi per arrivare a posare la zampa su di lei.

“Fatto, e adesso?”

“Abbiamo solo un tentativo, i collari sono tecnologicamente avanzati, ma non privi di difetti, dopo che hanno mollato una scarica hanno circa sessanta secondi di stand-by in cui devono ricaricare i condensatori che immagazzinano l’energia da rilasciare in caso di emotività eccessiva, il sistema di sicurezza è comunque attivo, se lo si taglia un chip fa scaricare completamente la batteria, folgorando il possessore”

La spiegazione era stata molto chiara, al punto che fece preoccupare solo di più gli altri presenti “E…e dove sarebbe il difetto scusa?”

“Esattamente cinquantasei punto venticinque secondi dopo la fine della scarica c’è una finestra di due decimi in cui il sistema non funziona, per questo ho chiesto a Swinton di toccarti, dovrai prenderti un’altra scossa e lei la dividerà con te, in questo modo il colpo che subirai sarà molto minore, a quel punto taglierò il cinturino, il collare si disattiverà”

Trevis si avvicinò, smettendo di controllare la porta “Se può servire, sono pronto a beccarmene un po' anche io”

“No, tu ci servi completamente in forze, viste le sue condizioni è molto improbabile che Hopps possa uscire sulle sue zampe, quasi sicuramente perderà i sensi e Swinton dovrà trasportarla, noi due invece dovremmo darle copertura”

“Due decimi, è un tempo molto ristretto…se non funzionerà…”

“In quel caso morirai”

Lorene sentì la coniglietta tremare attraverso il contatto che teneva con lei tramite la zampa.

“Continuerò a tenerla, così se sbaglierai dividerò ancora la scoss…”

“No, una scarica completa di quella batteria può uccidere un orso polare, non c’è nulla che potremmo fare, neppure dividendola tra tutti e quattro”

Judy chiuse gli occhi, una marea di immagini gli passavano per la testa, primo tra tutti Nick, poi il suo piccolo, che ancora non aveva visto, i suoi genitori e fratelli e sorelle, voleva rivedere tutti, ma soprattutto voleva uscire da quel luogo maledetto e per farlo doveva affidarsi ad un procione che non aveva mai visto prima, ai suoi riflessi nel tagliare un cinturino di similpelle nell’arco di due decimi di secondo che avrebbero deciso se lei doveva vivere o morire.

“Ok”

Il procione si sistemò l’orologio, impostandolo sul cronometro, pronto a farlo partire non appena la luce del led avesse smesso di essere rossa, segno che la scarica era cessata, poi prese il coltello, aprendolo e controllandone il filo.

“Adesso devi far scattare il collare”

Judy chiuse nuovamente gli occhi, aspettando l’ennesima scarica elettrica della giornata.

“Allora?”

“Io…io non ci riesco”

“Pensa a qualcosa, non serve che sia per forza qualcosa di brutto, anche la felicità viene punita”

La coniglietta abbassò lo sguardo, aveva dovuto fare uno sforzo immane per tranquillizzarsi, ed ora gli veniva chiesto di agitarsi nuovamente, si rese conto che non era per nulla facile, ci pensò Trevis ad aiutarla.

“Scusa”

Sentendolo lei alzò lo sguardo, il furetto fece partire la zampa con un rapido movimento, gli artigli andarono appena a sfiorare la pelle del muso di Judy, nello stesso punto in cui Gideon anni prima la sfregiò, non la ferì, ma il contatto bastò, sebbene fosse acqua passata il ricordo di quello che accadde quella volta fu più che sufficiente, il led passò dal giallo al rosso e una nuova scarica attraversò il corpo della coniglietta, stavolta meno forte a causa di Lorene che se ne stava prendendo la metà al posto suo.

Nel momento in cui finì, il procione fece partire il cronometro, la maialina si allontanò mezza stordita, chiedendosi come mai avesse fatto la piccola collega a resistere a due scariche a piena potenza, Judy era riversa a terra, completamente inerme ma ancora viva, il piccolo predatore infilò la zampa tra il collo della coniglietta e il collare, afferrando il dispositivo e tirandolo un po' a se, per poi far passare anche la lama del coltello, pronto a tagliare al momento giusto.

“Siamo a undici secondi”

Nonostante tutto, Judy era ancora cosciente, arrivando a parlare a fatica.

“Q…quante…volte hai…”

“Quindici secondi, non sforzarti, vedrai, andrà tutto bene”

“D…dimmelo…”

Avrebbe preferito evitare di dare quell’informazione.

“Tre volte, questa è la quarta, trentasette secondi”

“E…quante…quante…”

“Se riusciamo, venticinque per cento, cinquanta secondi”

Ebbe poco tempo per pensare a quello che gli era appena stato detto.

“Ma…quindi…gli altri…”

“ORA”

Tagliò il cinturino, allontanando istintivamente la zampa con cui lo teneva stretto da lei, aveva capito cosa aveva sbagliato le volte prima, lo aveva sempre tenuto dal davanti, ora invece la zampa l’aveva messa dietro, a contatto coi due elettrodi che, lo sapeva, lo avrebbero fulminato senza alcuna pietà; la scossa fu abbastanza potente da carbonizzargli all’istante il braccio, scagliandolo a diversi metri di distanza ed illuminando per una frazione di secondo l’ambiente.





Note

Eccomi qua, come vedete si prosegue, avrebbe dovuto comparire anche Nick, ma lo terrò per la prossima. Il militare misterioso alla fine era Trevis, è probabile che dopo quello che ha fatto Gideon a Judy anche lui si sia preso una strigliata come si deve, probabilmente gli è stato impedito di continuare a frequentare il suo amico, così come è cambiata la volpe mi piace pensare che anche lui crescendo abbia capito i suoi errori.

Un sincero grazie a cormorant, Redferne, Djmathw e Zamy88 per le belle recensioni lasciatemi all’ultimo capitolo, alla prossima.
   
 
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