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Autore: shebecamethehero    22/10/2017    1 recensioni
E' sconvolgente come le persone fatichino tanto a crearsi il loro mondo, solo per vederlo distrutto. Ci sono due tipi di persone in questo mondo: chi accetta a malincuore il cambiamento, perchè sa che non ci può fare niente, e chi lo abbraccia, felice. Io di certo appartenevo al primo gruppo di persone.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Percy/Annabeth, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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ANNABETH'S POV

E' sconvolgente come le persone fatichino tanto a crearsi il loro mondo, solo per vederlo distrutto. Ci sono due tipi di persone in questo mondo: chi accetta a malincuore il cambiamento, perchè sa che non ci può fare niente, e chi lo abbraccia, felice. Io di certo appartenevo al primo gruppo di persone. A questo, penso, mentre mio padre elelca come una macchinetta tutti i vantaggi di andare in collegio a New York. In un certo senso so che è la miglior opportunità che potesse capitarmi, ma mi si stringe il cuore, a lascire il mio paese, la mia casa. In tutti questi 18 anni di vita tutto questo è stata la mia casa, la mia bolla personale, che nessuno, ripeto nessuno, sarebbe stato in grado di scoppiare. Ma, qualcuno, l'aveva appena scoppiata quella bolla. Ed era stato mio padre a farlo, con la sua fantastica idea del college a New York. Idea che io odio, se non si era capito. Ma, alla fin fine, so che non rifiuterò. Vedo lo sguardo di mio padre, e so che non mi vuole qui. Non più. Non dopo la prematura morte di mamma. E' passato già un anno, e io l'ho ormai superato, ma lui no. Lui è convinto che era stata tutta colpa sua. Era diventato silenzioso e chiuso ed io, pian piano, lo avevo imitato. Allontanando tutto e tutti e nascondendomi nella mia bellissima bolla. Dopo un po' quella era diventata la mia nuova realtà. Ma, in ogni caso, avevo preso a odiare mio padre. Era sempre assente, nei momenti in cui ne avevo più bisogno. Era sempre nei suoi pensieri, probabilmente la mia esistenza era passata in secondo piano. Ed ero stufa. Stufa di non essere considerata. "Ci andrò, papà" mi ritrovo a dire, a malincuore, interrompendo il suo discorso "Perfetto tesoro" dice lui, sorridendo. Il sorriso, però, non raggiunge gli occhi "Ora va a preparare la valigia, si parte domani mattina.".
Ed ecco che mi trovo a infilare tutto nella mia valigia, senza badare troppo a piegare per bene i vestiti.
Ed ecco che mi ritrovo su un aereo, le cuffiette nelle orecchie, il volume al massimo, rischiando di provocarmi una commozione celebrale. 
Ed eccomi in una camera del college, ad occupare uno dei due letti, riordinando con poca cura le mie cose. Tutto questo mi sembra essere accaduto in una manciata di secondi.
Ed ecco che la mia compagna di stanza fa il suo trionfale ingresso nella stanza, trascinandosi un trolley blu.
Quella ragazza è incredibilmente bella, anche se poco curata, in un palese tentativo di nascondere cotanta bellezza. I capelli castani sono legati in una cosa maldestra, i vestiti sono chiaramente di marca, e belli nuovi. Tutto fuorchè la larga felpa, che sembra averla accompagnata in un'odissea. O forse, chissà, in un bel po' di odissee. Ma la cosa più sorprendente sono gli occhi, che sembrano cambiare colore di continuo. "Piper McLean" si presenta, allungando la mano senza troppi preamboli "Annabeth Chase" gliela stringo, poi torno a leggere il mio libro del Calice Di Fuoco (Harry Potter), senza degnarla di uno sguardo. Lei mette i suoi vestiti nell'armadio silenziosamente, poi si siede sul suo letto: "Corso?" mi domanda "C" dico, senza alzare gli occhi dal libro "Anche io!" esclama lei. Non le rispondo. "Sai, mi piacerebbe fare amicizia con te, potresti anche degnarmi della tua ettenzione!" non le rispondo. "Anche io ho letto Harry Potter!! Bellissimo, vero?" non le rispondo. "Ho finito la saga" riprova lei. Non le rispondo "Dobby muore". Questa volta le rispondo "CHE COSA?!" lei ride, soddisfatta. Sento salire le lacrime agli occhi, ma la mia tristezza per la morte dell'elfo deve aspettare. Reprimo le lacrime e lancio un  cuscino alla mia compagna di stanza "COME HAI OSATO DIRMELO?" urlo, infuriata. "Bhe, se proprio vuoi saperlo, muoiono anche..." ma non riuscii mai a spoilerarmi altro. Le saltai addoso con un cuscino come arma, e un altro come scudo. Lei si difende, con altrettanti cuscini. Devo ammettere che è forte, un'ottima lottatrice. A un certo punto urla, tra le piume dei cuscini "Ok, basta, mi arrendo". Io mi fermo, placata la mia furia omicida. Ci fissiamo per un momento poi scoppiamo a ridere entrambe, tenendoci la pancia. Ancora non lo sapevo, ma quella ragazza sarebbe presto diventata la mia migliore amica.



PERCY'S POV

Il primo giorno del secondo anno. Finalmente. Probabilmente nessuno sarebbe stato così felice di tornare a scuola, ma nessuno aveva la mia situazione. I ricordi mi investirono come un pullman: le botte, i segni rossi sulla pelle, il dolore lancinante a cui ormai mi sono abituato. Io abito a New York, ma ho comunque deciso di iscrivermi al college, per sfuggire alla mia casa. Tuttavia, sono uno dei pochi studenti che torna a casa nei weekend. Non che io ne avessi voglia, naturalmente, ma la mamma aveva insistito tanto... Forse voleva una compagnia in quell'inferno. Pensai, per la milionesima volta, al mio vero padre. Reprimo l'istinto di tirare un pugno al muro, reprimendo la rabbia. Lui se n'era andato tranquillo e felice, con la sua nuova, giovane, moglie, non venendoli a trovare mai più, non rispondendo ai suoi messaggi. Aveva lasciato me e mia madre con quel bifolco. Certo, inizialmente non sembrava così. Sembrava un uomo facoltoso e buono, che mi chiamava Percy, come se mi avesse sempre conosciuto. Ma poi aveva iniziato a chiamarmi Perseus Jakson, poi ancora "Lurido Cane" o "Quel babbeo", o peggio.  Ignorò i ricordi e si diresse verso la sua camera. Non vedeva l'ora di rivedere il suo miglior amico, nonchè compagno di stanza, Jason Grace. Apro la porta con la mano libera, e, purtroppo, noto subito che Jason era in ritardo. Poso la valigia con un calcio,  e mi diresse verso la piscina, per fare una nuotata, per sentire di nuovo l'acqua fredda sulla pelle, per sentirmi libero, una volta per tutte. Mi cambio nello spogliatoio maschile e poi mi tuffo subito. Il freddo mi intropidisce, ma è una sensazione piacevole. Mi siedo sul fondo, resistendo alla pressione che vuole riportarmi su. Fisso il blu dell'acqua, senza pensieri, godendomi la pressione dei polmoni che chiedono aria a gran voce. Poi, a malincuore cedo al mio apparato respiratorio e trono in superficie, dove un paio di occhi azzurri mi stanno fissando: "Sbrigati" dichiara Jason, senza troppi preamboli "Luke ha individuato un paio di belle nuove arrivate". Sorrido, pensando a Luke, un amico mio e di Jason. Non ci parliamo poi così spesso ma è simpatico. "Ehy, muoviti" mi scuote Jason "Non vogliamo farcele scappare, no?" mi vesto velocemente, nonostante le ragazze non siano esattamente al primo posto della mia lista desideri. Seguo Jason, fino a raggiungere il corridoio del terzo piano, dove Luke ci aspetta, dietro ad una colonna, sbavando alla vista di due primine. Una è bionda, gli occhi grigi il fisico snello. Il respiro mi muore in gola "La bionda è mia" dichiaro, dimenticandomi i mille motivi per cui avere una ragazza non mi era mai interessato.
Jason ridacchia "Ok, tutta tua, non sono poi tutta questa gran cosa" Luke sembra tentennare "Ok, te la posso anche lasciare." ma io non li sto ascoltando. I miei occhi sono tutti impegnati a fissare la bella biondina, la cui immagine è già impressa a fuoco nella mia memoria.



ANGOLO AUTRICEEE
Spero che vi sia piaciuto!!! Però vi annuncio che, probabilmente, il prossimo capitolo sarà scritto in terza persona, dato che ho fatto molta fatica ascrivere in prima.
Al più prestooooo!!!
@_g10rg1a_
   
 
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