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Autore: StewyT    22/10/2017    1 recensioni
Occhi blu lo strinse tra le proprie braccia e lui non si tirò indietro dal poggiare il capo sulla sua spalla e scoppiare in un mare di lacrime. Ormai era da un po’ che si conoscevano e Alec sapeva quanto Magnus fosse diverso da quello che appariva sui giornali e in tv, sapeva che era altro oltre al Bane le cui serie erano amate da tutti.
Magnus si strinse al ragazzo come se fosse stata l’unica ancora che gli restava, e forse era così, forse era proprio lui quello che lo stava facendo precipitare, forse no.
“Andrà tutto bene, vedrai” gli sussurrò in un orecchio e Magnus scosse la testa: no che non andava tutto bene.
Lui era lì in quella camera d’ospedale abbracciato ad un marito che non ricordava e pensava essere solo un suo amico. No che non andava bene.
“Ci sono io al tuo fianco” disse Alec abbracciandolo; qualcosa dentro dentro il suo cuore, nella sua mente, diceva che Magnus era molto di più di quello che riusciva a ricordarsi e lui si fidava di quella parte o forse semplicemente voleva fidarsi perché Magnus era l’unico uomo a cui avrebbe mai pensato di legarsi.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The darkness right in front of me it's calling out and I won't walk away.
 

 
Magnus scoppiò a ridere contorcendosi sotto il peso del corpo di Alec che lo sovrastava facendogli il solletico sulla pancia, e stuzzicando con la lingua il suo collo; oh, lo scrittore sapeva quanto quella lingua lo facesse impazzire e non si tirava indietro dall’usarla per fare avverare ogni suo desiderio più profondo.
“Alexander” rise Magnus aggrappando le dita alla sua schiena “Non abbiamo tutto il tempo del mondo” Alec fermò le mani e allontanò il viso dal suo collo per guardarlo dritto negli occhi, una punta di risentimento in quei pozzi blu “E invece sì” rispose abbassandosi poi a dargli un bacio sulle labbra “Tutto il tempo che vogliamo” disse sorridendo “Il tempo è nostro” e forse si sbagliava, forse no, ma quelle parole convinsero Magnus che lo tirò verso di sé per un vero grande bacio, uno di quelli che gli ricordava sempre il loro primo bacio, quello che si erano dati sotto il portico di casa sua e che si era approfondito sul divano di camera sua e poi sul tavolo di casa sua e poi sul letto di casa sua e lì era rimasto e sbocciato proprio come il loro amore.
Con velocità - perché nonostante avessero tutto il tempo del mondo, al Daniel’s, anche se aveva prenotato un’intera sala solo per loro due, non li avrebbero aspettati per sempre – posizionò Alec sotto il proprio corpo e si riprese la rivincita per essere stato spogliato qualche secondo prima, esitando sui bottoni della camicia di suo marito che lo guardava con quegli occhi languidi e pieni di desiderio che riuscivano sempre a farlo impazzire. Poggiò la lingua nell’incavo del suo collo - se c’era una cosa che avevano in comunque quella era la passione per i bacio e succhiotti sul collo, quello era il punto preferito di entrambi – e sorrise ai suoi mormorii di piacere e alle sue mani strette attorno al proprio sedere; lasciò stare il suo collo per dedicarsi con dedizione ad ogni piccolo spazio di pelle che veniva esposto da ogni bottone della camicia che saltava, sotto i sussurri estasiati di Alec che si contorceva dal piacere sotto il suo corpo, aggrappandosi sempre di più al suo sedere, fino a stringerlo completamente tra le proprie mani quando Magnus slacciò la cintura e i pantaloni scendendo sempre più in basso con i baci e la lingua “Direi” sussurrò ridendo quando vide l’espressione delusa sul viso di Alec “che potremmo fermarci qui, o la mia sorpresa fallirà” Alec amava Daniel’s, da quando Magnus lo aveva portato per la prima volta per il loro primo appuntamento era diventato il suo ristorante preferito, eppure non ci andavano spesso, solo nelle situazioni da festeggiare, anche se Daniel il proprietario amico di Magnus faceva molto molto spesso qualche eccezione alle leggi del ristorante consegnandogli cibo d’asporto.
“Vuoi dirmi che la tua sorpresa non è una infuocata notte d’amore?” si lamento Alec stringendo il bacino attorno al suo, e Magnus rise scuotendo la testa “Dopo, forse” gli sussurrò all’orecchio “Ora dovremmo proprio andare a prepararci” il giovane occhi blu sbuffò e fece leva su Magnus per alzarsi e far finta di avviarsi verso il bagno “Mi serve una mano a lavarmi la schiena” brontolò “Si è rotta la mia spugna allungabile” mise su un adorabile musino che fece ridere Magnus, ancora di più quando Alec lo prese per mano e lo spinse verso la doccia. Un’altra cosa che avevano in comune: fare l’amore sotto la doccia.
Era l’invenzione più intelligente del secolo: potevano lavarsi in due e quindi fare più in fretta e in più potevano darsi gioie a vicenda.
Magnus sorrideva, con gli occhi puntati su Alec che si massaggiava la pelle con una noce di bagnoschiuma al sandolo, ormai diventata solo schiuma, e non faceva altro che pensare a quanto fosse stato fortunato cinque anni prima a conoscere sua sorella su quel benedetto sito di incontri di cui neanche ricordava il nome; avrebbe benedetto i suoi amici e Isabelle per sempre, era grazie a loro che in quel momento stava assistendo allo spettacolo più eccitante della sua vita.
La schiuma bianca ricopriva ormai tutto il petto di Alec e le sue mani procedevano lente e circolari sul suo collo, poi nei suoi capelli, per poi posarsi sul corpo di Magnus ed iniziare a fare lo stesso: capelli, collo, schiena, braccia, petto, addome e poi “Oh Dio” gemette Magnus quando la bocca di Alec avvolse completamente il proprio membro eretto “Mhm?” chiese Alec guardandolo dritto negli occhi quando prese a muoversi lentamente in quel modo che sapeva faceva impazzire il povero regista che ancora una volta si ritrovò a nominare tutti gli angeli del paradiso. Era così fortunato ad avere qualcuno che si prendesse cura di lui in quell’adorabile modo. Magnus gemette il nome del marito quando quello aumentò la velocità dei propri movimenti ed iniziò a muovere la lingua con movimenti circolari attorno alla punta, facendolo impazzire totalmente; dopo così tanto tempo in cui stavano assieme, ormai, si conoscevano talmente bene da conoscere alla perfezione ogni punto debole, ogni zona erogena, ogni movimento preferito, gli spasmi che iniziavano ad arrivare quando il corpo si stava avvicinando all’orgasmo, e Alec come ogni altra volta capì che non mancava molto a Magnus prima di venire, dunque così velocemente come si era abbassato si alzò, lo prese in braccio e lo baciò; Magnus si aggrappò al suo collo e chiuse le gambe attorno al suo bacino, aspettando la sensazione di leggero bruciore seguita poi dall’ineguagliabile piacere che solo Alec riusciva a dargli, ma nonostante questo un piccolo gemito di piacere gli sfuggì dalle labbra quando il membro di Alec entrò completamente dentro di lui, facendolo sentire pieno e meraviglioso come sempre.
“Alexander” sussurrò Magnus prendendo a muoversi in direzione opposta assieme a lui, il viso di Alec era la cosa più bella al mondo: quelle sopracciglia scure, quella destra scalfita da una piccola cicatrice - che Alec gli aveva raccontato si era fatto in un corpo a corpo con Jace – a delineare un paio di occhi blu come l’infinito, quel nasino dritto e perfetto con la punta leggermente tendente verso la destra, quell’arco di cupido delineato che gli faceva venire voglia di morirci su, le labbra carnose e di quel naturale colore tendente al ciliegia, quegli zigomi alti e talmente affilati da fargli venire il dubbio che potessero affettargli il cuore a fettine da un momento all’altro.
Oh quel viso era la sua più grande debolezza, la sua più grande gioia: ritrovarsi quel viso così vicino al mattino quando si svegliava, era la sua più grande benedizione.
Alec era bellissimo, ma mentre faceva l’amore lo era se possibile ancora di più; gli occhi più lucidi, le guance rosse come il fuoco, le labbra dischiuse in quel cerchietto di piacere che lo faceva impazzire.
“Magnus” sussurrò Alec, gli occhi velati di piacere, le mani artigliate attorno alle sue spalle, le spinte sempre più profonde e veloci dirette verso la sua prostata e Magnus dovette soffocare le proprie urla di piacere sulle sue labbra; morse leggermente il labbro superiore delineando l’arco di cupido così come aveva desiderato fare dalla prima volta che lo aveva visto e poi scese alle labbra inferiori, mordendole e succhiandole, per poi infilare la lingua nella sua bocca per unirla con la sua in un valzer di piacere e godimento.
Magnus conosceva altrettanto bene il corpo di Alec quindi con una leggera spinta gli sussurrò all’orecchio “Aspetta” e poi gli diede un morsetto soddisfatto quando Alec annuì e uscì velocemente dal suo corpo, e altrettanto velocemente fu Magnus quella volta ad inginocchiarsi e prendere la sua erezione rossa e lucida completamente in bocca per stuzzicarla mentre Alec dava piacere anche alla sua.
E così, per la milionesima volta da quando si erano conosciuti, si amarono con così tanta passione da innamorarsi ancora di più mentre facevano l’amore.
E così, per la milionesima volta da quando si erano conosciuti, capirono quanto fossero importanti l’uno per l’altro, quanto l’aversi li facesse stare bene e contasse, quanto il loro amore sebbene fosse visto in modo cattivo da tanti occhi cattivi, fosse grande e puro.
E così, per la milionesima volta da quando si erano conosciuti e sposati, si lavarono, asciugarono e vestirono ridendo a crepapelle, guardandosi come se fosse sempre la prima volta, desiderando che restasse sempre tutto così perfetto; si baciarono e Alec gli sussurrò nell’orecchio che era bellissimo vestito e truccato in quel modo e Magnus rise chiamandolo ruffiano, poi lo spinse giù per le scale, nella macchina e poi dritti verso Daniel’s, anche se era ormai passata la mezzanotte e Daniel probabilmente lo avrebbe ucciso con le proprie mani. Ma qualcosa andò storto. Qualcosa fece scivolare le ruote della macchina che Alec guidava attentamente. Qualcosa fece girare in tondo la macchina. Qualcosa fece finire la macchina contro una vetrina con così tanta forza. Qualcosa fece sballare con così tanta forza Alec dalla macchina da finire fuori dal parabrezza e volare per quattro metri, finendo in una pozza di sangue. Qualcosa si ficcò nella gamba destra di Magnus –
“NO. ALEXANDER NO.” Urlò Magnus risvegliandosi di impatto per ritrovarsi completamente sudato sulla sediolina al fianco del letto di Alec che lo guardava con gli occhi blu dilatati e preoccupati.
“Magnus? Che succede?” chiese sporgendosi dal letto per poggiare una mano sulla sua spalla; Magnus, il viso interamente imperlato di sudore, cercò di trattenere le lacrime quando guardò suo marito e si rese conto che nonostante fosse passato ormai un mese da quando era stato lì per la prima volta, e ormai quarantacinque giorni da quando si era svegliato, Alec ancora non era suo marito.
“Ehi, Mag” il ragazzo scese dal letto, la grossa camiciona bianca che gli copriva completamente il corpo facendolo sembrare un fantasma. Il fantasma di sé stesso, pensò Magnus, dandosi subito dopo del cattivo.
Occhi blu lo strinse tra le proprie braccia e lui non si tirò indietro dal poggiare il capo sulla sua spalla e scoppiare in un mare di lacrime. Ormai era da un po’ che si conoscevano e Alec sapeva quanto Magnus fosse diverso da quello che appariva sui giornali e in tv, sapeva che era altro oltre al Bane le cui serie erano amate da tutti; sembrava forte ma in fondo era la persona più dolce e bisognosa d’affetto al mondo.
Magnus si strinse al ragazzo come se fosse stata l’unica ancora che gli restava, e forse era così, forse era proprio lui quello che lo stava facendo precipitare, forse no, fatto restava che le sue lacrime stavano inzuppando completamente la camiciona a cui era aggrappato singhiozzando come un bambino.
“Andrà tutto bene, vedrai” gli sussurrò in un orecchio e Magnus scosse la testa: no che non andava tutto bene.
Lui era lì in quella camera d’ospedale abbracciato ad un marito che non ricordava e pensava essere solo un suo amico. No che non andava bene.
“Ci sono io al tuo fianco” disse ancora Alec abbracciandolo forte; qualcosa dentro il suo corpo, dentro il suo cuore, persino nella sua mente, gli diceva che Magnus era molto di più di quello che riusciva a ricordarsi e lui si fidava di quella parte o forse semplicemente voleva fidarsi perché Magnus era l’unico uomo a cui avrebbe mai pensato di potersi legare e per pensava non avrebbe mai avuto un’occasione.
Ma stava avendo quell’occasione, lo stava abbracciando, stava piangendo tra le sue braccia e lui era lì inerme ad abbracciarlo senza poter fare nulla; ma cosa altro avrebbe potuto farlo?
Prenderlo con a forza e baciarlo assecondando così finalmente il suo corpo che gli chiedeva di farlo dal primo momento che lo aveva visto?
Gli sembrava di essere sempre più vicino ad un buco nero; quello che sentiva era un vortice nero che stava provando a risucchiarlo e lui non voleva tirarsene indietro, lui era lì, pronto, a farsi risucchiare da Magnus.
 
Quando la porta si spalancò e ne entrarono i fratelli Lightwood Alec si illuminò come il cielo quando sorge il sole e i piccoli dettagli sul suo viso – gli occhi luminosi, il sorriso più largo, quelle adorabili fossette agli angoli delle sue labbra – fecero venire da sorridere anche a Magnus, anche se a dire il vero erano ormai parecchi giorni che non trovava più alcun motivo per sorridere.
La prima volta che i fratelli – e i loro rispettivi partner- erano andati a trovarlo per Magnus era stato difficile fingere di conoscerli a malapena, ormai conosceva quei ragazzi quasi quanto le sue tasche, li aveva riacciuffati dalle peggio situazioni ed era stato al suo fianco in quelle migliori; prendere Alec era stato un po’ come prendere un pacchetto completo: Sposi Alexander Lightwood e ti ritrovi ad avere anche tu una famiglia.
Era da tanto che non ne aveva una, non che Ragnor, Catarina e Raphael non fossero all’altezza di una famiglia, e quindi ritrovarsi tra così tanta gente che lo amava e provava a stargli vicino in ogni modo lo faceva sentire così fortunato; Alec Lightwood lo aveva salvato, lo intendeva davvero la volta in cui glielo aveva detto, e lo aveva fatto in ogni modo possibile.
Amava ogni piccolo dettaglio di quei ragazzi che ormai erano diventati indispensabili quasi quanto i suoi amici; il carisma di Isabelle, la caparbietà di Clary, la forza ma anche la dolcezza – se si scavava in fondo era facile trovarla – di Jace e la simpatia di Simon, ogni singola caratteristica di quei ragazzi li rendeva speciali e unici ai suoi occhi. Purtroppo non aveva avuto la fortuna di conoscere Max, ma capiva da come ne parlavano tutti che avrebbe amato sicuramente alla follia anche lui.
Da quando era avvenuto l’incidente gli erano stati vicino davvero come una famiglia, riuscendo a non farlo sentire solo e perso neanche una volta; non era solo in quella battaglia e grazie a loro lo sapeva.
“Ehi” disse Izzy entrando come una bomba rossa dalla porta per andare dritto verso il fratello e stritolarlo tra le braccia “Ciao anche a te” rise lui dopo averla abbracciata, per poi abbracciare anche Jace “Ti trovo migliorato, sei quasi bello quanto me ora” scherzò il biondo dando poi una pacca sulla spalla a Magnus che si rifugiò subito dopo tra le braccia della bruna “Ehi” sussurrò lei al suo orecchio “È okay?” lui scosse la testa ma non disse nulla. Ci pensò Alec ad interrompere il momento di silenzio indicandoli, con un sorriso imbarazzato sul volto arrossato “Se Simon non mi avesse detto che ti ha chiesto di sposarlo, lunedì, giuro che inizierei a pensare ci sia una tresca tra voi due” Magnus sorrise distratto e Isabelle fece altrettanto, guardandolo con attenzione, mentre Jace, sedutosi sulla sedia dove prima c’era il regista scoppiò a ridere
“Magnus ha solo una persona per la testa ora. È un uomo fedele, lui” fece spallucce, al che Alec si morse il labbro inferiore “E dunque esiste una persona così speciale che io non conosco ancora? Come mai Signor Bane?” l’uomo guardò Jace fulminandolo, non sapendo cosa dire; in genere era un campione ad inventare scuse, se fosse esistito uno sport olimpionico sicuramente lui avrebbe vinto tutte le medaglie disponibili ma in quel momento aveva il vuoto più oscuro. “Non è in città” fece spallucce il biondo “Sono sicuro che appena tornerà verrà a conoscerti” Alec guardò di traverso Magnus corrugando la fronte alla sua espressione disastrata sul volto, e poi ritornò a Jace “A proposito di venire, quando mi porterete Max?”.
Silenzio assoluto. La camera fu avvolta da una nube di silenzio imbarazzante di cui sicuramente Alec si era accorto; poteva anche aver perso la memoria ma di sicuro non aveva perso le sue capacità cognitive, dunque spettò ad Isabelle, quella volta, deviare il discorso.
“A cinque minuti da qui” disse dando un pizzicotto ad Alec “Hanno aperto una deliziosa Bakery che sforna delle Red Velvet deliziose, proprio come piacciono a te. Che ne dici se io e Magnus andiamo a prendertene una fetta così gli facciamo respirare anche un po’ di aria fresca?”.
Alec era tentato dal dirle di no; non gli interessava granché della torta in quel momento, piuttosto voleva recuperare tutto quello che stava perdendo a causa della sua permanenza in ospedale, ma il viso di Magnus sembrava dicesse chiaramente ‘ho bisogno di uscire o muoio per asfissia’, dunque annuì sorridendo e li salutò sventolando la mano, venendo subito risucchiato in uno dei tanti discorsi logorroici di Jace Mille cognomi, sono biondo naturale.
 
Uscire da quell’ospedale per Magnus fu un po’ come rinascere; aveva sempre odiato gli ospedali, tutto quel bianco asettico che ingoiava ogni colore e stimolo di vita, la puzza di disinfettante, le espressioni di medici ed infermieri, il viso dei malati persino; e invece da più di un mese era obbligato ad essere costantemente a contatto con tutto quello, e non c’era sensazione più brutta, se non quella di guardare Alec e vedere quello sguardo così perso e diverso nei suoi occhi.
Il vento fresco gli scompigliava i capelli, ancora mezzi raccolti in un codino basso, e gli riempiva i polmoni di aria fresca e profumata, finalmente; Isabelle Lightwood al suo fianco lo faceva sentire in un certo senso più sicuro ma anche sotto controllo. Lo stava guardando, stava studiando minuziosamente ogni sua piccola mossa: dal modo in cui camminava, con le spalle ricurve e gli occhi bassi, al modo in cui respirava, con la bocca aperta e grosse inspirazioni quasi avesse fame d’aria; i Lightwood erano così intelligenti da non lasciarsi sfuggire alcun dettaglio, neanche quello dell’anello mancante dalle dita di Magnus, dei vestiti più logori quasi simili a quelli che metteva il fratello – quello era davvero il maglione preferito di Alec? – al viso scarno e senza trucco. Magnus aveva bisogno d’aiuto o non sarebbe uscito vivo da quella situazione.
“Magnus?” la voce dolce della ragazza si insinuò nella sua mente, risvegliandolo quasi dal torpore che si portava dietro da quando si era svegliato tra le proprie lacrime e gli sguardi spaventati del marito.
“Ho parlato con Catarina” disse Magnus, aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno, era necessario per la sua salute mentale. “I medici dicono che potrebbe non ricordare mai più” disse fissando lo sguardo sulle proprie scarpe da ginnastica “E capisco che non sono l’unico che sta male, Izzy, davvero. So che voi state ancora più male di me per questa situazione è che… lui vi ricorda. Sa chi siete, quando vi guarda vede i suoi fratelli, quando lo guardate sapete che lui vede esattamente quello che siete e io? Quando guarda me vede solo un regista che ama e che per qualche motivo strano è venuto qui a fargli da aiutante ed è diventato suo amico. Non vede tutti i sacrifici che abbiamo fatto per stare assieme, le risate che ci siamo lasciati alle spalle, le lacrime che ancora ci perseguitano, i progetti che avevamo fatto per il futuro, quel benedetto sì che lo ha reso mio marito. Non vede tutto questo mentre io sì, io vedo l’Alexander che ho sposato. E non- non” finalmente, dopo così tanto tempo che aveva provato ad essere forte, a far finta di nulla, ad essere il solito Magnus Bane menefreghista, Magnus stava piangendo stretto tra e braccia di Isabelle che lo confortava con tutto il suo cuore. Ammirava quell’uomo per la forza che stava dimostrando di avere, ma doveva smetterla di fingere e doveva riprendere la propria vita in mano; solo in quel modo avrebbe potuto aiutare davvero Alec.
“Magnus” sussurrò “Non ti dirò che andrà tutto bene perché so che ti sei stancato di sentirtelo dire” ecco, la schiettezza dei Lightwood colpiva ancora, ed era una delle cose che più preferiva della loro famiglia.
“Ma ti dirò che devi smetterla, che non puoi andare avanti così! Non puoi fingere che vada tutto bene se dentro hai questo terremoto. Devi sfogarti! Hai noi, hai i tuoi amici, non sei solo in questa guerra contro la memoria di Alec e non puoi vincerla se ti arrendi e francamente, Magnus, ti stai arrendendo” gli prese le spalle e sebbene fosse decisamente più bassa di lui, portò gli occhi nei suoi, nero come la pece contro verde oro liquido. “Non lo sto facendo” provò a contestare lui ma entrambi sapevano che sì, lo aveva fatto dalla prima volta in cui aveva messo piede in quella camera e non era da lui: Magnus BAne non si arrende non lo avrebbe fatto neanche quella volta.
“Mio fratello si ricorderà di te e se non dovesse succedere si innamorerà nuovamente di te e so che può non sembrarti giusto ma spetterà a te parlargli di voi due e fargli rivivere tutto quello che siete stati perché solo così potrete riprendere da dove eravate rimasti. Basta deprimersi e pensare, Magnus! Ritorna l’uomo di cui mio fratello ha perso la testa! Ritorna te stesso, con i tuoi abiti scintillanti, i tuoi capelli sparati in aria, i tuoi glitter” gli accarezzò il viso e gli sorrise “Ritorna a vivere e vedi che in questo modo aiuterai anche Alec”.
Magnus la guardò a bocca aperta e poi annuì, concedendosi un momento per abbracciarla prima di ringraziarla, accompagnarla a prendere quella famosa torta dal momento che Alec di sicuro si stava chiedendo se fosse stata inghiottita da un forno, e poi la lasciò andare da suo fratello preferendo andare a casa per darsi una sistematina e guardarsi attorno.
Fece una doccia veloce, mise su i jeans più attillati che aveva con la sua viola preferita – con tanto di primi quattro bottoni aperti- lasciò i capelli sciolti e mise un filo di burrocacao; diede a Presidente Miao le attenzioni che purtroppo non stava ricevendo da tempo; si concentrò su ogni piccolo particolare della casa facendo in modo da cancellare ogni sua traccia, persino i vestiti erano stati poggiati in una valigia posizionata nella camera degli ospiti. Tutto era perfetto, quella era casa di Alec Lightwood, Magus Bane non ci aveva mai messo piede prima, ma sperava di poterci restare per sempre.
Si guardò un’ultima volta allo specchio e poi attorno, prese le chiavi della macchina e raggiunse Alec per l’ultima notte in ospedale: l’indomani sarebbero tornati a casa e da lì, sarebbe iniziata ufficialmente la missione per riprendere quanto era rimasto del suo rapporto con suo marito e aiutarlo quanto più possibile a ritornare sé stesso.
 
Perché con Alec era sempre stato in quel modo: si era sempre sentito come circondato da un buco nero, sempre in ansia, sempre sul chi va là, sempre con quell’eccitazione crescente nelle vene; quello che sentiva per Alec, da quando lo aveva conosciuto, era diventato un buco nero che provava a risucchiarlo e lui anche quella volta non se ne sarebbe tirato indietro. Amava il suo Alexander, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.
 
 


Spazio autrice.
Ehilà, come va la vita?
Io sono suuuuper felice perchè ho iniziato a scrivere una nuova AU Malec, amo quando mi vengono le idee da un momento all'altro e non riesco a staccarmici fino a quando non le metto su carta.
Btw grazie per aver messo questa storia tra le seguite/preferite/ricordate e altro. Mi farebbe piacere anche leggere qualche recensione, giusto per capire se mi state odiando a causa di tutto questo angst o boh, se la storia semplicemente vi fa schifo.
A presto, spero :3

StewyT~
  
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