Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Tizvil78    22/10/2017    0 recensioni
Salve a tutti lettori!
Questa è una piccola storiella dove si ritorna bambini a pensare quante se ne hanno combinate di marachelle.
Non sono una grande scrittrice, ma verrà come mi detta il cuore.
Buon divertimento e buona lettura!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                  CAPITOLO II


Avevo all’incirca otto anni. 
Ero un bambino magro, mangiavo ma assimilavo visto che non stavo mai fermo, ero leggermente più alto dei miei e compagni, mi prendveno in giro.
- Meno male che sei alto - Mi dicevano.
- Perché? - Rispondevo.
- Così sai prima che tempo fa? - Sgnignazzavano.
Non rispondevo, li ignoravo e i miei compagni poi la smisero.
Avevo gli occhi neri e sguardo da furbetto, come dicevano i miei genitori, i capelli lisci e corti con la riga verso destra.
Era una domenica d’etstate, faceva molto caldo.
Mia madre mi fece indossare una camicia bianca a mani corta, i pantaloni neri e delle scarpe eleganti nere. 
Come ogni domenica si andava a messa, ma andavo prima per servire messa, visto che facevo il chierichetto.
Aarrivammo in macchina, anche se la chiesa distava dieci minuti da casa nostra.
Mio padre ci fece scendere a me e mia madre per andare a parcheggiare, da lì a poco ci sarebbe stato un matrimonio.
Mia madre indosso un telier blu scuro, con la gonna che arrivava sopra al ginocchio, le scarpe con il tacco leggermente alto dello stesso colore del vestito.
Era una donna molto dolce e premurosa. Aveva un po’ di pancia, non era molto alta, i suoi occhi scuri come i miei con un po’ di trucco appena visibile, le labbra piccole con un rossetto rosa appena visibile. Il suo nome era Rita.
Mio padre ci raggiunse. Era alto un metro e ottanta, la sua corporatura era robusta, non aveva la pancia ma aveva dei muscoli appena visibili, gli piaceva essere in forma. Indossava una camicia a righe nere e rosse nascosta in una giacca nera a manica lunga con i bottoni dorati, i pantaloni neri come la giacca e un paio di mocassini neri. Il suo nome era Stefano.
Sulla scalinata della chiesa c’era un tappeto rosso. La gente vestita tutta elegante parlavano tra di loro non facendo caso a noi, aspettando di entrare. Si respirava aria di festa.
Vedemmo lo sposo, i miei genitori si fermarono per parlare con lui, era un mio cugino alla lontana.
Indossava un elegantissimo vestito blu molto semplice con un fiore rosso sul taschino destro.
Salutai, stavo per dirigermi in sacrestia quando mia madre mi fermò dandomi un bacio sulla testolina ingellata. Ero figlio unico.
- Dai mamma! Sono grande ormai! - Mi guardai intorno sperando che nessuno mi vedesse.
- Mi raccomando fai il bravo! - Mi disse staccando la sua bocca dalla testa, mentre mio padre mi guardò severo.
- Hai capito? - Mi apostrofò mio padre con la sua voce profonda e severa lanciandomi un occhiataccia.
- Si, ho capito! - Guardai entrambi con occhi innocenti, ma ben altro avevo in testa.
- Speriamo! - Sospirò mia madre quasi rassegnata.
Finalmente mi lasciarono andare e raggiunsi il prete che mi stava aspettando con un altro bambino.
- Ben arrivato! - Mi sorrise il prete.
Era un uomo sulla cinquantina d’anni, minuto, i capelli brizzolati tagliati molto corti con la macchinetta, occhi piccoli e verdi come il mare e indossava un paio di occhiali.
Era dolce ma severo, tutti gli volevano bene. Mi aveva preso in simpatia che quasi mi dispiaceva per quello che stavo per fare.
Il suo nome era Don Dino.
- Lui è Paolo, ti aiuterà nella celebrazione! - Continuò presentandomi il bambino che era con lui.
- Piacere! - allungo la mano.
Era un bambino più o meno della mia stessa età, aveva i capelli biondi portati a caschetto, come si usava all’epoca, gli occhi azzurri. Aveva indosso una semplice maglia bianca a manica corta e un paio di jeans, come scarpe indossava un paio di scarpe da ginnastica bianche. Era piuttosto timido.
- Piacere io sono Tiziano!  - Strinsi la mano tutto contento di avere un nuovo amico.
- Bene! - il prete sorrise soddisfatto.
- Ognuno avrà i propri compiti. - Si schiarì la voce.
- Tu Tiziano terrai il cero! E mi raccomando! - Mi apostrofò dopodiché la sua attenzione si spostò sull’altro bambino.
- Tu invece Paolo terrai il libro! - Lo guardò 
- Va bene! - Rispondemmo insieme.
Il prete ci guardò soddisfatto, sorridendoci dolcemente e uscì precendendoci, mentre suonavano le campane.
Ci cambiammo mettendoci la tunica bianca con una croce rossa in mezzo.
- Ma quando inizia a cadere la c’era mi darai il cambio vero? - gli chiesi fissandolo.
- Certo! - Mi rispose ricambiando lo sguardo.
Dopo aver raggiunto l’accordo uscimmo anche noi e raggiungemmo il prete. Io mi misi a sinistra mentre l’altro a desta. La gente iniziò ad entrare, si sentivano i commenti che facevano, poi tutti pressero posto.
Lo sposo accompagnato dal testimone prese posto vicino all’altare, quando ecco che arrivò la sposa.
Parti l’Ave Maria di Schubert.
Tutti si girarono a guardarla a bocca aperta. Indossava un vestito leggermente scoperto sul seno in pizzo, stretto alla vita e largo alla fine, una coroncina argentea, i capelli a treccia spiga di grano e lo strascico che partiva dal fondo della schiena accompagnata dal padre. Era davvero bellissima.
Arrivata all’altare il padre la lascio al suo futuro marito sorridendo, ma si vedeva che era visibilmente emozionato.
Dopo averla lasciata iniziò la cerimonia.
Fin qui tutto bene, ma il guaio iniziò quando il prete lesse le scritture. 
Lo raggiungemmo e ci mettemmo davanti alla folla di fronte dove c’era al leggio. 
Una goccia iniziò a cadermi sulla mano, alzai lo sguardo e un altra goccia cadde.
- Ahi! - Esclamai forte dal dolore.
- Shhh! - Rispose il prete poi riprendere le letture.
Poi sottovoce mi rivolsi al mio amico.
- Tocca a te! - Gli dissi.
Non rispose, anzi mi fece spallucce.
- Shhh! - Ripete Don Dino.
Un altra goccia cadde.
- Dai! Mi sto bruciando! - Gli dissi sottovoce avvicinandomi all’orecchio.
- Dopo! - Mi rispose sussurrando.
- Fai il bravo! - Mi ripete il prete apostrofandomi.
Gli sposi mi fissarono, non capendo bene cosa stava succedendo. 
Alla terza goccia che cadde non ci pensai un minuto di più, mi facevano veramente male le dita e così gli tirai il vero in testa.
Paolo pianse e la sposa svenne. Io alzando la veste scappai da tutte le parti.
- Tanto non mi prendete! Sghignazzai, ma mi senti prendere da un orecchio.
Era mio padre! 
- Sei sempre il solito, non puoi stare un po’ bravo! - Alzò la voce sgridandomi.
- È colpa sua! Non voleva darmi il cambio! - Puntai il dito contro il bambino.
- Chiedi scusa! - Mi gridò fuori di se.
- No! - A quella risposta mi tirò un forte scapaccione sul di dietro.
Mia madre mi guardò quasi piangendo ma non disse una parola.
Il prete ormai disperato gridò dal microfono.
- Fuori! - Gridò dalla rabbia.
Cosi c’è ne andammo e non mettemmo più piede in quella chiesa.










   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Tizvil78