Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: Rivaille_02    22/10/2017    0 recensioni
Quando ero piccolo mi piaceva un ragazzo. Esatto, un ragazzo. La consideravo una cosa... strana. Mio nonno mi aveva insegnato ad amare le femmine, non i maschi. E allora perché? Non sapevo nemmeno il suo nome...
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Ohi Feli, svegliati su» si lamentò mio fratello Lovino tirandomi via le coperte.
«Lasciami dormire Lovi...» lo supplicai rannicchiandomi. Mi tirò la guancia.
«Ohi, idiota, oggi è il quindici quindi vedi di alzarti» mi ricordò con un tono più irritato. Il quindici? Le vacanze estive erano davvero finite? No, non volevo crederci. Non poteva essere vero. Aprii lentamente gli occhi sperando di ritrovarmi nella casa di campagna del nonno. Ogni estate la passavamo lì. Rimasi sconvolto quando mi resi conto di essere nella mia stanza, in città. Quindi le vacanze erano davvero finite...
«Che ore sono Lovi?» chiesi alzandomi mezzo addormentato. Lui mi fece vedere la schermata del suo telefono: erano già le sette. «Ehi, Lovi».
«Che c’è? Non vedi l’ora?» domandò scocciato. Gli sorrisi.
«Certo che ti piace proprio il professore di educazione fisica...».
«Di che stai parlando, idiota?» arrossì un po’.
«Guarda la tua schermata di blocco fratellone» lo invitai mettendomi di fianco a lui. La guardò.
«Fatti gli affari tuoi, Feliciano» si mise il telefono in tasca e si avviò alla porta. «Pensa piuttosto a prepararti. Ti aspetto in cucina» mi disse per poi uscire. Quel giorno mio fratello avrebbe iniziato la quarta superiore mentre io la seconda. Frequentavamo lo stesso liceo linguistico a Firenze. Avevamo qualche professore in comune, fra cui quello di educazione fisica. Era uno spagnolo molto simpatico. Io sapevo solo il suo cognome, Carriedo, mentre Lovino il suo nome completo. Questo perché era molto aperto con lui. L’anno precedente, quando arrivai in quella scuola, li vedevo sempre insieme a ricreazione ma mio fratello non voleva mai dirmi di cosa parlavano. Mi sentivo escluso. Quando tornai dall’Austria gli raccontai tutto quel che mi era capitato, tutto quel che avevo detto a quel bambino di cui non sapevo nemmeno il nome. Chissà quando sarebbe tornato da me...
«Feliciano ma quanto diamine ci metti a prepararti!?» urlò Lovino piuttosto arrabbiato. Ero talmente perso nei miei pensieri che non mi ero accorto del tempo che passava. Quindi mi vestii velocemente e raggiunsi mio fratello in cucina. Appena mi vide, mi squadrò. Si soffermò sulla mia maglietta. Non gli piaceva?
«Che c’è fratellone?» gli chiesi confuso.
«La tua maglia». Indicò l’indumento.
«Cos’ha di strano? È una delle cose più carine che ho...».
«La maglia che ti ha dato quel tedesco è carina?».
«Non è tedesco! I suoi genitori hanno origini prussiane quindi è prussiano...» ribattei in sua difesa. Il ragazzo in questione era Gilbert Beilschmidt, il mio compagno di classe e migliore amico dall’anno precedente. Ogni volta che mi vedeva mi veniva incontro felice e mi faceva sempre tanti regali. Mi piaceva, ma solo come amico. Il mio cuore batteva solo per quel bambino tedesco.
«Vabbè Feli, è uguale! Fatto sta che te l’ha regalata quel ragazzo là...» gesticolò cercando di ricordarsi il nome. «Gilbert, giusto?». Annuii. Dei rumori interruppero la nostra conversazione: era il nonno che stava girando le chiavi nella serratura della porta d’ingresso per aprirla. Capimmo che era l’ora di andare a scuola.
«Non voglio che i miei amati nipotini facciano tardi il loro primo giorno di scuola!» esclamò scompigliandoci i capelli divertito. Io risi mentre Lovino cercò di allontanarsi. Si credeva troppo grande per cose come queste. Il nonno sapeva che mio fratello avrebbe reagito così, quindi ci lasciò subito andare prima che qualcuno avesse potuto innervosirsi. Nonostante fosse nostro nonno, non era tanto anziano. Aveva sulla cinquantina d’anni ma era molto attivo. Non dimostrava nemmeno la sua età!
Dopo averci salutati, uscimmo e ci dirigemmo a scuola. Era una bella giornata di sole. Il cielo azzurro senza nemmeno una nuvola e tirava anche un po’ di venticello. Era piacevole stare fuori, soprattutto con mio fratello: appena vedeva una ragazza carina me lo diceva subito. A volte provava a parlarci e, se gli diceva il nome, lui la cercava sui social che aveva, ovvero Facebook e Instagram. Arrivati a scuola, Lovino si fermò prima di arrivare davanti al cancello e si girò verso di me.
«Fai il bravo a scuola. Ricordati di venire da me a ricreazione» mi disse spostandomi i ciuffi e dandomi un bacio sulla fronte. Sorrisi e lo abbracciai contento.
«Non preoccuparti fratellone! Tu non far arrabbiare i professori però! Lo sai che il nonno si arrabbia se prendi un altro rapporto...».
«Sì va bene... ora però dovresti andare dai tuoi compagni Feli...» arrossì. Voleva sentirsi grande davanti ai suoi amici, quindi mi staccai da lui. Io ero il fratellino che si comportava come una femmina, essendo cresciuto come tale insieme ad Eliza. Non voleva che lo prendessero in giro per colpa mia. I ragazzi non si comportano come delle femmine. Io provavo a comportarmi come mio fratello, ma non ci riuscivo. Lui aveva molti più amici di me, era popolare fra le ragazze... tutto il mio contrario. L’unica cosa che avevamo di simile era l’aspetto. Nonostante avessimo due anni di differenza sembravamo due gemelli. Se non fosse per i miei capelli più chiari e la posizione del nostro ciuffo ci avrebbero scambiati di sicuro.
Sentii chiamare il nome. Non ebbi nemmeno il tempo di vedere chi fosse che subito mi ritrovai fra le braccia di questa persona. Riconobbi i capelli argentei.
«Gilbert, buongiorno!» lo salutai sorridendo. Lui si staccò mettendo le mani sulle mie spalle.
«‘Giorno Feli!» ricambiò il sorriso. «Sei carinissimo come sempre! E ti sei anche messo la maglietta che ti avevo regalato... mi rendi così felice!» esclamò commosso. Lovino si mise nel mezzo facendolo andare indietro.
«Non stare troppo attaccato a mio fratello tu...» lo avvisò con aria seria. Sembrava il boss di una banda di teppistelli. Magari lo era. Questo potrebbe spiegare il motivo per cui tornava sempre tardi la sera...
Dopo una risposta scocciata di Gilbert, io e mio fratello ci separammo. Lui andò dalla sua classe mentre io mi diressi con il mio amico alla porta d’ingresso. Parlammo di come avevamo trascorso quell’estate, di cosa avremmo fatto quell’anno... un po’ di tutto. Poco dopo suonò la campanella e ci dirigemmo in classe. Per le scale vidi un mio amico, Kiku Honda. Era un ragazzo timido e l’unico amico che aveva in classe era un americano che condivideva la sua stessa passione, ovvero i videogames. Lui non mi vide, forse per la marea di persone che stavano salendo le scale. Arrivati in classe, Gilbert prese posto in uno dei due banchi vicino alla finestra ed io mi misi accanto a lui. Come l’anno precedente, eravamo i primi ad arrivare in classe e i nostri compagni non sarebbero arrivati fino al suono della campanella delle otto. Appena mi misi a sedere, Gilbert tirò fuori il telefono.
«Vieni Feli che ci facciamo un selfie!» mi propose facendomi avvicinare a lui. Era solito farsi una marea di selfie e postarli su Instagram per far vedere a tutti la sua magnificenza. E lo dovevo ammettere: era proprio un bel ragazzo. Non mi accorsi nemmeno che aveva scattato la foto che subito me la mostrò. «Quanto sei venuto carino Feli!» esclamò guardando il telefono.
«E tu magnifico come sempre Gilbert» sorrisi. Lui mi guardò con le guance rosse: era sempre così quando gli facevo un complimento. Mi abbracciò dicendomi che gli piacevo quando glielo dicevo. Era sempre così dolce con me.
Ad un certo punto sulla soglia della porta della classe apparve un ragazzo che chiamò Gilbert. Mentre il prussiano si avvicinava a lui, ebbi il tempo per scrutarlo. Non l’avevo mai visto a scuola, ma avevo l’impressione di averlo già incontrato. Capelli biondi, occhi azzurri limpidi come il cielo... quel bellissimo colore... poteva essere lui? No, era impossibile. Però aveva qualcosa di così familiare... non potevo nemmeno chiedergli il nome siccome lui non me l’aveva detto. Magari potevo ricavare qualche informazione da Gilbert, magari era davvero lui... ci speravo così tanto. Ecco, aveva finito di parlare. Il ragazzo se n’era andato e il mio amico stava tornando da me. Presi un bel respiro e parlai.
«Chi era?» chiesi.
«Mio fratello Ludwig» rispose mettendosi a sedere. «Si è trasferito quest’anno e non sapeva dove fosse la sua classe».
«Va in prima?».
«No, in seconda come noi».
«L’ho mai incontrato quando venivo a casa tua?».
«Non mi pare... ma perché tutte queste domande su mio fratello?» mi domandò prendendomi le mani. «Non dirmi che ti piace...» mise il broncio. Che dovevo dire? “Se è quel bambino che ho incontrato allora sì, mi piace”?
«Non è questo... e poi l’ho visto solo ora, no?».
«Perché mi dici sempre quel che voglio sentirmi dire, Feli?» mi abbracciò di nuovo dandomi un bacio sulla guancia. «Se così carino!». Sorrisi. Dovevo chiederglielo? Sì, dovevo. Avevo bisogno di sapere se era lui o no.
«Senti Gilbert, tu e tuo fratello siete mai stati in Austria?». Quegli occhi azzurri limpidi come il cielo...
«Sì, quando avevamo otto anni, perché?». Quei capelli biondi...
«Per caso tuo fratello aveva incontrato una bambina italiana lì?». Doveva essere lui...
«Sì, e gli piaceva pure!». Era lui, non c’erano dubbi.
«E questa bambina si chiamava Feli Vargas?». Alzò la testa.
«Feli, come fai a...» si interruppe guardandomi fra il sorpreso e lo scioccato. «Quella bambina eri...?». Annuii.
«Ho bisogno di parlare con tuo fratello Gilbert, per favore» lo supplicai.
«Come hai fatto a riconoscerlo?» mi chiese stupito.
«Non si può dimenticare il volto della persona che si ama, Gilbert» sorrisi. Abbassò la testa. Aveva un’aria triste. Non prese nemmeno il telefono, ancora fermo sulla nostra foto.
«Quindi ti piace mio fratello?» mi domandò a voce bassa.
«Ora che so chi è, sì!» risposi.
«E se si fosse scordato di te? Voglio dire... è da due anni che siamo in Italia, eppure non ti è mai venuto a cercare...». Da quanto erano qui...?
«Perché dici questo, Gilbert? Non può essersi scordato di me... anche lui mi amava, me lo aveva detto esplicitamente prima che partisse...» provai a sorridere.
«Non sai cos’è successo in questi anni... come puoi esserne così sicuro?». Cosa voleva dire? Era successo qualcosa a lui? Mi stava spaventando...
«Cos’è successo?». Non rispose. «Gilbert...». Niente. Gli presi la mano. «Non dirò niente, prometto. Per favore, dimmi cos’è successo...». Alzò la testa e mi guardò.
«Fai finta che non abbia detto niente Feli, va bene?» sorrise, ma sapevo che non era vero. Era il primo sorriso falso che mi avesse mai fatto. Nonostante ciò, annuii. Mi piaceva stare in silenzio mentre tenevo la mano a Gilbert, ma non in quel momento. Quello era un silenzio preoccupante, non mi piaceva affatto. Cos’era successo a lui che io non potevo sapere? Perché mi aveva detto che forse non si ricordava di me? Mi aveva sempre detto tutto, anche le cose più futili. Ora che aveva tirato un argomento importante, a cui tenevo particolarmente, non mi voleva dire niente?
«Gilbert, mi prometti che un giorno mi dirai tutto?».
«Ti dirò tutto quando sarà il momento giusto, Feli. Come ho sempre fatto» mi sorrise. «Per ora non preoccuparti e stai con me!».
«Volevo stare anche con...» non mi diede il tempo di finire che mise il suo dito davanti alla mia bocca.
«Potrai stare anche con mio fratello, ma per ora ti conviene stare con me Feli. Saprò renderti più felice di quel biondino». Non capivo il perché di quella frase, ma annuii in silenzio. Sapeva che ero felice quando ero con lui, non aveva bisogno di dirmelo. Mi sorrise dolcemente per poi prendermi le mani. «Dopo la scuola andiamo in centro?». Accettai contento. Era la prima volta che uscivo con Gilbert dopo tre mesi. Però non vedevo l’ora di andare da suo fratello per vedere se si ricordava di me. Quello era il mio pensiero principale.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Rivaille_02