Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: Hiroshi84    22/10/2017    3 recensioni
Racconto sulla violenza alle donne che ha partecipato ad un contest intitolato "Donne, un tesoro da salvaguardare, please stop violence"
Carla si appresta a tornare a casa dopo una giornata di lavoro, venendo improvvisamente aggredita sotto casa da uno sconosciuto.
La donna cerca di difendersi...
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Carla si appresta a rincasare stancamente, dopo una dura giornata di lavoro. È sera inoltrata, il quartiere poco illuminato. Nel marciapiede nessun passante, in strada nessuna automobile, c'è uno strano silenzio, a parte il rumore secco dei suoi tacchi.
Carla, decide di aumentare il passo. Non vede l'ora di tornare a casa e maledice il fatto di non avere la patente. Avverte un senso di inquietudine, come se avesse l’impressione di essere seguita da qualcuno, ragion per cui si guarda intorno con circospezione.
Improvvisamente sente un rumore assordante di bottiglie che si rompono provenire dai cassonetti. Un gatto nero, miagolando corre spedito in direzione di un cartone abbandonato.
«Mio Dio, quel gattaccio mi ha fatto spaventare.», pensa tirando un sospiro di sollievo e mettendosi una mano sul petto. «Devo smetterla di essere così paranoica.»
Scorge il portone della sua abitazione, mancano una cinquantina di metri.
Ad attenderla a casa le due figlie: la diciannovenne Silvia che dorme con le cuffie nelle orecchie sopra il divano e Martina di 8 anni, ancora sveglia, ad aspettare il ritorno della madre ingannando l’attesa giocando al Game Boy. Il padre nonché marito di Carla è assente, fa il rappresentante di ricambi auto e trovandosi in un altra città tornerà l'indomani mattina.
Sul marciapiede, il passo della donna si fa sempre più svelto, l'inquietudine si allinea ad una palpabile sensazione di allerta e di timore come di un pericolo imminente. Arriva finalmente all'agognato portone grigio ed in maniera frenetica cerca le chiavi dentro la borsa. Purtroppo, non fa in tempo, due forti braccia la spingono e la sbattano a un muro con violenza.
La paura di Carla si concretizza.
Dinanzi a lei un uomo caucasico dalla barba incolta, con un berretto scuro in testa, dalla corporatura robusta e dall'alito pesante. Questo è tutto ciò che riesce a notare la donna peraltro assai terrorizzata.
«Adesso ci divertiamo un po’. Ti farò ricordare questa serata a vita!» le dice con aria torva e minacciosa.
Carla, inizia a strillare con tutto il fiato che ha in gola ma lo sconosciuto le tappa la bocca con una mano e con un'altra si cimenta a palparla ovunque a ritmo frenetico, leccandole al contempo la faccia.
La vittima dell’imminente stupro si dimena con tutte le sue forze, ed essendo di costituzione esile, i tentativi di fuggire o di divincolarsi appaiono vani.
Il tipaccio le strappa la camicetta lasciando la poveretta con i seni scoperti per poi spostare la mano destra all'inguine col chiaro intento di fare altrettanto con le mutandine da sotto la gonna. Carla, con uno sforzo sovrumano dà un morso al polso del seviziatore, riuscendo inoltre a graffiargli la faccia. La furiosa reazione del bifolco non tarda a venire in quanto colpisce la sventurata con uno schiaffo al volto.
Dal balcone del secondo piano una porta-finestra viene aperta. È Martina.
«Mamma, mammaaaaaaa!!!» urla la bambina con un’espressione di dolore appoggiando le manine sulla ringhiera.
«Chiama aiuto!» implora la madre con disperazione mentre l'aguzzino continua imperterrito con violenta foga come se niente fosse.
La figlioletta rientra in casa e sveglia la sorella maggiore scuotendola per la spalla.
«Che succede?» le domanda Silvia destandosi di soprassalto e levandosi le cuffie.
«C'è un signore cattivo che sta facendo del male alla mamma sotto casa nostra!» risponde la bambina in lacrime.
Le due sorelle agiscono all'unisono d'istinto, i secondi risultano preziosi e anziché chiamare le forze dell'ordine, scendono frettolosamente le scale per tentare di fare qualcosa. La scena che si presenta ad entrambe è particolarmente drammatica: la loro madre con la bocca sporca di sangue ed i vestiti strappati, lui di spalle che prova a bloccarla in continuazione.
La "preda" nonostante sia ferita, non vuole arrendersi, difatti urla più volte la parola 'Aiuto!' cercando di dibattersi con le ultime forze rimaste, lo stupratore invece sta per abbassarsi la zip dei pantaloni. Viene ostacolato da Silvia che tenta di strattonarlo ma viene atterrata all'istante da una spinta vigorosa.
Martina, nonostante ha soltanto otto anni, non ha paura e affronta “l'orco” prendendolo a deboli pugni sulla schiena.
«Lascia stare la mia mamma!»                   
L'aguzzino si blocca di colpo, il silenzio si impadronisce della gravosa situazione, un silenzio interrotto quasi subito dai lamenti della madre e della sorella stesa a terra.
«Tu non hai una mamma?» chiede la bambina con tono temerario e fissando l'aggressore.
Il bieco individuo digrigna i denti marci, i suoi occhi emettono una tonalità rosso fuoco, eppure sembra leggermente placarsi.
«Tu non hai una mamma?» chiede nuovamente Martina però singhiozzando con due lacrime grosse e gonfie dalla disperazione.
Il tizio molla la presa, abbassa lo sguardo e si allontana lentamente, perdendosi nell'oscurità della sera.
Silvia, si alza dall'asfalto e insieme alla sorella corrono verso la madre per abbracciarla.
«Figlie mie, mi avete salvato, Marti, amore...»
«Mamma, rientriamo a casa!» esclama la piccola coraggiosa con l'assenso di Silvia che nel frattempo le recupera la borsa e i tacchi.
Adesso si trovano al sicuro.
 
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Hiroshi84