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Autore: Marauder Juggernaut    22/10/2017    2 recensioni
*FanFiciton partecipante alla Yuri&Yaoi's Week indetta dal Fairy Piece*
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Ichiji Vinsmoke, forte e borioso, avrebbe dovuto smetterla di dannarsi tanto per la palestra. Tanto non sarebbe mai riuscito a superare lui . C'erano certi casi in cui, più che batterlo, era meglio allearsi al nemico.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Charlotte Katakuri, Ichiji Vinsmoke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Life Places'
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Note autrice: questa la pubblico in extremis alla fine della settimana Yuri&Yaoi, spero che piaccia. Coppia insolita e strana, ma che secondo me ha delle possibilità, suggeritami tempo fa da Zomi ai tempi ancora di Dolci, Dolcissimi comandanti. Se ci sono errori segnalatemelo che provvederò a correggerli!
M.J.


 

GYM 


Il solito fighetto che se la tirava a ufo.
Quando era in palestra sbeffeggiava con quel sorrisetto colmo di superiorità quasi tutti i ragazzi che la frequentavano, come se li sfidasse. Come se volesse dimostrare, mentre prendeva a pugni il sacco da boxe, di essere superiore a tutti gli avventori.
In effetti era forte e molti dei clienti della palestra gli lanciavano occhiate sorprese mentre caricava quanto più possibile i pesi della chest press e nell’esercizio contraeva i muscoli pettorali e addominali quasi apparentemente senza sforzo. Inoltre tutte le ragazze presenti si soffermavano più di qualche secondo a osservare con sguardi languidi le sue spalle sudate quando si allenava alla sbarra di trazioni.
Ichiji Vinsmoke amava essere guardato in quel modo, si compiaceva di quell’ammirazione che trasudava dai presenti che lo invidiavano o lo contemplavano.
Ma anche con gli occhi velati dalla propria arroganza non poteva non notare che c’era effettivamente qualcuno a cui, di lui, non importava neanche di striscio.
C’era da dire che quel ragazzone alto, dai capelli di quel rosso vino e il viso perennemente coperto da uno scalda collo bianco e nero faceva un po’ paura. Era imponente come un armadio, Charlotte Katakuri.
Senza dire una parola, arrivava nello spogliatoio, apriva il proprio armadietto, vi riponeva la roba e si dirigeva serio verso la sala attrezzi. Si legava le fasce per boxe e sollevamento pesi e si dirigeva verso il sacco da boxe. E anche lui attirava non poco l’attenzione mentre appendeva al soffitto il sacco da ottanta chili senza dimostrare fatica. Cominciava poi quella danza di jab e diretti, di ganci e montanti che rimbombava per tutta la sala con gli schiocchi poderosi dell’impatto. Ichiji Vinsmoke era certo ogni volta che se il sacco avesse potuto parlare, dopo due minuti sarebbe stato a terra a domandare la pietà di smettere.
Katakuri non guardava Ichiji, nemmeno per un momento. Ed era impossibile che non sapesse della sua esistenza, anche perché loro due erano sempre gli ultimi ad abbandonare la palestra e si ritrovavano soli nello spogliatoio deserto con le luci al neon che lampeggiavano e il rubinetto di una delle docce che gocciolava di continuo.
Katakuri pensava unicamente agli affari proprio mentre, steso sulla panca, faceva sollevamenti col bilanciere da sessanta chili e non notava minimamente Ichiji che, appena se ne andava, prendeva posto e la caricava ulteriormente di cinque chili. Non sapeva nemmeno lo stesso Vinsmoke quando era cominciata quell’assillante tendenza di voler essere superiore a Katakuri.
C’era e Katakuri non la notava. Non lo notava.
 
« Ma se un giorno ti sfidassi a boxe sul ring? ».
Ichiji Vinsmoke non seppe nemmeno da dove gli fosse uscita quella proposta, insieme al coraggio di porla. Erano di nuovo soli in quello spogliatoio sgangherato e la domanda di Ichiji aveva per la prima volta spezzato la cortina di silenzio che si creava sempre fra loro. Lo aveva unicamente sentito avvicinarsi al suo armadietto, passandogli alle spalle dopo aver appena abbandonato il locale della doccia.
« Perderesti ».
Semplice, lapidario e freddo. Il tono della sua voce, così baritonale e strascicato, stupì Ichiji, insieme alla risposta e al fatto che aveva effettivamente dato peso alle sue parole e non gli aveva chiesto di ripetere una domanda così stupida.
Non lo ignorava del tutto, allora…
In ogni caso, piccato per il responso, Ichiji si voltò verso di lui pronto a ribattere se le parole non gli si fossero mozzate in gola nel vedere Katakuri ancora a petto nudo e con i capelli bagnati che lo fissava senza una vera e propria espressione.
Un colpo non da poco per l’omosessualità – non molto – latente di Ichiji.
Forzò se stesso per non spalancare la bocca di fronte a quell’adone di muscoli scolpiti, di spalle possenti, di occhi profondi e penetranti e si riarmò di quella boria che tanto lo caratterizzava. Si appoggiò con le spalle agli armadietti, incrociando le braccia con quella posa molto da cattivo ragazzo dei film anni ’50.
« Sembri molto sicuro di te, Katakuri… ».
« Non sono io quello che si sta dannando l’anima per eguagliare qualcun altro, Vinsmoke… » disse semplicemente l’altro, recuperando una canottiera e infilandosela. Questa volta Ichiji rimase sul serio a bocca aperta: voleva dire che in fondo lo aveva notato – anche se col senno di poi era forse troppo evidente.
Riprese di nuovo la propria compostezza, anche se poco a poco la sua sicurezza si stava sgretolando: « Allora mi stavi guardando… ».
« Difficile non notarti… ».
La facciata di Katakuri era una lastra di ghiaccio impenetrabile, una muraglia impossibile da scalfire che ti lasciava disarmato di fronte a tanta solidità di carattere.
Ancora con le braccia incrociate, Ichiji strinse i pugni prima di sciogliere la posizione e tornare a sistemare le proprie cose e chiudere l’armadietto per andarsene.
« Se sei così sicuro di vincere, allora perché non ti batti? » domandò, mettendosi del deodorante sotto la maglietta bianca e lanciarlo poi di nuovo nel borsone da palestra.
« Un risultato scontato non mi interessa. » si giustificò semplicemente Katakuri, prendendo un asciugamano e frizionandoselo sulla testa, prima di riporlo e prendere la felpa nera.
« Non è che magari invece vuoi mettermi le mani addosso in altro modo? ».
La solita altezzosità di Ichiji Vinsmoke spuntava fuori quando non riusciva a ottenere quello che voleva. Era più forte di lui, capriccioso e viziato come un bambino che pestava i piedi. Una velenosità che permeava le sue frasi e che colpiva come uno strale a chi erano rivolte. Ma quella volta il nemico era diverso.
Un sonoro clang d’acciaio lo fece sobbalzare e non fece nemmeno in tempo a connettere che Katakuri aveva appena sbattuto l’anta che si ritrovò con le spalle premute contro il freddo metallo degli armadietti.
« Parli troppo, Vinsmoke ».
Ichiji ebbe quasi paura. Gli occhi di Katakuri erano dei pozzi freddi che sembravano non farsi alcuno scrupolo sul ferire qualcuno. Ichiji già si vedeva col braccio ritorto dietro la schiena, a sopportare un dolore indicibile finché non si sarebbe abbassato a chiedere scusa. Non l’avrebbe fatto mai.
« Che c’è Katakuri, ci ho preso? » quasi non gli importava se ci avrebbe rimesso qualche osso, era  divertente vedere quella facciata stoica crollare sotto i colpi di qualche offesa più mirata. Ghignò, snudando i canini affilati come fosse un predatore, sebbene non fosse altro che una preda in trappola.
« Non so come tu l’abbia capito, ma se mi dai ancora fastidio ti assicuro che questa volta non mi farò problemi a sporcarmi le mani… » un ringhio gelido che bloccò il respiro di Ichiji, che sgranò gli occhi fissando intensamente le pupille nere di Katakuri. Quelle due capocchie di spillo sembravano vibrare.
Ichiji era immobile, ma non sapeva se per la paura del “sporcarsi le mani” – immaginava già il proprio volto sfasciato dai suoi pugni – o la sorpresa di sentirsi dire “non so come tu l’abbia capito”.
La voce gli uscì più calma di quanto non immaginasse: « Non ti volevo offendere per questo… » disse solamente, senza rendersi conto di quanto quella frase stonasse con le parole di solo pochi minuti prima.
Katakuri infatti non fece altro che rafforzare la presa di quelle dita forti sulle sue spalle: forse gli sarebbero spuntati dei lividi.
« Sei poco credibile, Vinsmoke… » disse solo, assottigliando lo sguardo e avvicinando il volto ancora di più a lui, con fare minaccioso.
Il movimento di Ichiji che lo portò ad accostare le labbra a quelle di Katakuri fu un gesto meccanico, come se fosse stato pronto a farlo da una vita. Aveva sentito la consistenza delle sue labbra sottili e un poco screpolate contro le proprie; aveva chiuso gli occhi pronto a ricevere il primo di quei cazzotti che si meritava quella sua audacia, quella sua arroganza. Le dita di Katakuri abbandonarono le sue spalle e Ichiji si immaginò la sua mano, il suo pugno caricare un jab da manuale.
Di certo non le immaginò intorno al suo volto, a stringere la sua mandibola e i suoi zigomi per imprimere ancora di più quel bacio assurdo e improvvisato, per lasciare un morso sul suo labbro inferiore come una firma o un marchio e abbandonarlo lì, ancora ad occhi chiusi, uscendo dallo spogliatoio.
Ichiji non avrebbe mai detto a nessuno che le sue gambe stavano tremando come non mai. Gli ci vollero alcuni secondi per ricollegare tutti i pezzi degli ultimi minuti e in altrettanto pochi istanti rimettere tutto nella borsa e inseguire il ragazzo che era ormai uscito dalla palestra e si era messo in sella alla propria Harley, cominciando a dare gas. Fortunatamente, la capatina che aveva fatto alla reception della palestra non gli aveva fatto perdere il tempo necessario a vederlo sparire lungo la strada, e magari non rivederlo più.
 Lo bloccò in quell’istante, posando con fermezza le mani sul manubrio a pochi centimetri da quelle dell’altro.
« Katakuri! ».
« Togliti, Vinsmoke o accelero. » la sua voce fredda arrivò attutita dalla visiera del casco integrale.
« Aspetta un secondo… » disse, mentre gli sventolava davanti agli occhi il bigliettino che aveva scritto solo pochi secondi prima al bancone della reception.
Katakuri glielo sfilò dalle mani e lo guardò alla luce fioca dei lampioni in quella fredda sera di ottobre. Tornò poi a fissare l’altro: « Non contarci » disse solamente prima di scappare via.
Ma Ichiji lo aveva scorto mentre se lo metteva nella tasca interna della giacca.
 
 
Pronto, chi è?”
“Dai in giro il tuo numero così spesso che ti aspetti diversi numeri sconosciuti?”
“… Beh, più che altro è passata una settimana e non ci speravo più, Katakuri…”
“Non ero intenzionato a farlo…”
“Ti sarà solamente scivolato il dito sul tasto verde mentre salvavi il numero”
“Mi hai dato la buona occasione per mettere giù, Vinsmoke”
“Non lo farai”
“Troppo sicuro di te, Vinsmoke, come sempre”
“La cosa non ti dispiace, vero?”
“Metto giù sul serio”
“Però non l’hai ancora fatto…”
“…”
“No aspetta senti, prima di farlo… hai programmi per lunedì prossimo, dopo la palestra?”
 
   
 
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