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Autore: NPC_Stories    23/10/2017    0 recensioni
Sono un ranger elfo dei boschi della foresta di Sarenestar, o foresta di Mir come la chiamano gli umani. Il mio nome è Johlariel, per gli amici Johel.
Sì, ho degli amici.
Sì, per davvero, anche se sono un elfo, quelle voci che girano sul nostro conto sono solo calunnie. In realtà sono un tipo simpatico e alla mano.
Questa storia è una raccolta di racconti, alcuni brevi altri lunghi e divisi in più parti, che narrano dei periodi in cui ho viaggiato per il mondo insieme a un mio amico un po' particolare. Per proteggere la sua privacy lo chiamerò Spirito Agrifoglio (in lingua comune Holly Ghost, per comodità solo Holly). Abbiamo vissuto molte splendide avventure che ci hanno portato a crescere nel carattere e nelle abilità, e che a volte hanno perfino messo alla prova il nostro legame.
...
Ehi, siamo solo amici. Sul serio. Già mi immagino stuoli di ammiratrici che immaginano cose, ma siamo solo amici. In realtà io punto a sua sorella, ma che resti fra noi.
.
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Nota: OC. A volte compariranno personaggi esistenti nei libri o nella wiki, ma non famosi.
Luglio 2018 *edit* di stile nel primo capitolo, ho notato che era troppo impersonale.
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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1316 DR: Epilogo (parte 1), ovvero I soldi non fanno la felicità, ma aiutano


Holly aveva stilato una lista di cose da fare. Era più facile comprenderla, procedendo all’indietro: per andare a finir di ripulire il dungeon e possibilmente aiutare i fantasmi aveva bisogno di consultare uno sciamano, per trovare uno sciamano aveva bisogno di chiedere a sua sorella, per potersi di nuovo avvicinare a lei doveva prima tornare in vita, per tornare in vita gli serviva un rituale operato da un sacerdote o da una sacerdotessa, ma le componenti materiali necessarie per quella magia erano diamanti del valore di almeno 25.500 monete d’oro e inoltre gli servivano altre 3000 monete circa per pagare l’esecuzione del rituale.
“Lo vedi, Johel, il problema di essere persone che hanno a cuore il prossimo è che si rimane sempre invischiati in missioni senza guadagno.” Si lamentò quel pomeriggio, dopo che ci fummo congedati dal mago Linomer. “Abbiamo rischiato la vita pro bono publico, e non sono contrario alla cosa, il problema è che ora per fare soldi mi tocca pensare a qualcos’altro.”
“Sono sicuro che una persona creativa come te se ne uscirà con una buona idea.” Risposi, senza prendere sul serio le sue recriminazioni.
“Il dramma è che qualunque modo per fare soldi velocemente è in un certo senso immorale. Se una città fosse in pericolo, non vorrei essere pagato per aiutarla. Potrei andare a cercare la tana di un drago cromatico, ma non mi piace l’idea di uccidere una creatura che se ne sta per i fatti suoi, anche se è malvagia. Non so come uscire da questo circolo vizioso.”
“Se posso suggerire: trova una creatura malvagia che stia minacciando una città, uccidila, non farti pagare, ma tieni per te tutto ciò che ha accumulato.” Suggerii.
“Questa è un’idea eccellente!” Mi gratificò con un sorriso esagerato e due pollici in alto. “Visto che ci hai pensato, ora non vorrai piantarmi in asso? Vieni con me, ho bisogno della tua mente brillante.”
“Venire con te... dove?”
“Penso che potremmo tornare nel Bosco del Crepuscolo e cercare il covo di quel beholder e dei briganti che abbiamo sgominato. Potrebbero avere accumulato delle ricchezze, specialmente se erano in combutta con dei pirati. Magari hanno dovuto corrompere qualcuno o progettavano di farlo.”
Sbuffai, sentendomi preso in giro. “Ci avevi già pensato, non è vero? Non avevi nessun bisogno dei miei consigli.”
“Volevo vedere se lo avresti suggerito. In questo periodo non sono sicuro che le mie idee siano sempre eticamente giuste, ho bisogno di qualcuno con cui confrontarmi.”
Lo disse in tono leggero, ma io capii subito che in realtà era un discorso molto serio. Era ancora morto... ed era morto in circostanze che gli avevano fatto dubitare di se stesso... quindi aveva perfettamente senso che avesse bisogno di una bussola morale.
“Però è strano.” Obiettai. “Quando sei venuto a salvare me e gli elfi di Shilmista sapevi cosa fare, e anche nella città sepolta di Atorrnash sei stato in grado di pensare con chiarezza e lungimiranza, arrivando anche a ingannare gli altri quando si è reso necessario, come quando abbiamo attraversato la stanza con quei mostri orrendi, i cere... cerebrilith?”
Holly corrugò leggermente la fronte, come fa sempre quando è concentrato su un concetto difficile. Sapevo che stava soppesando le mie parole.
“Quando uno di voi si va a imboscare sottoterra...” cominciò, e capii che intendeva uno di voi elfi, “...ecco, mi prende una preoccupazione che non puoi capire. Non è il vostro ambiente, non potete dare il meglio per sopravvivere, non ci vedete e non è sempre possibile usare i vostri archi lunghi. In certi luoghi del Buio Profondo, perfino la magia funziona in modo diverso. Per questo riesco a ragionare più lucidamente: quando si tratta di sopravvivenza, posso mettere da parte ogni remora sulle sottigliezze dell’etica.”
“Mentre quando ci troviamo in Superficie o nelle nostre foreste, gli ampi spazi aperti fanno in modo che tutta la tua intelligenza si dissolva nell’etere?”
Holly non sorrise alla battuta. “Fisicamente improbabile, ma il risultato sembra essere lo stesso.”
Poggiai una mano sulla spalla del mio amico in segno di comprensione e vicinanza. “Non dovresti ragionare così.”
“Così come?”
“Quando ti abbiamo accolto come Ruathar, la foresta di Sarenestar è diventata anche casa tua. Puoi non essere ancora perfettamente a tuo agio con le nostre usanze, ma non sei un ospite.”
Holly tentò nuovamente un sorrisetto ironico. “Sono autorizzato a non sapermi comportare, quando sono fuori dalla foresta di Sarenestar?”
“Assolutamente no!” Gli diedi una sonora pacca sulla spalla. “Forza, parlami dei tuoi progetti per fare soldi, e io ti dirò in che girone infernale finirai dopo la tua vera morte.”
Mi avviai per la strada che portava fuori città, con Holly che mi tallonava dappresso.
“Non essere sciocco, io sono più il tipo di manigoldo che finisce nell’Abisso.”

Ci volle qualche ora, ma alla fine trovammo il luogo in cui avevamo combattuto contro il beholder.
“Il loro covo sarà da qualche parte.” Ragionò Holly.
“Cerchiamo le tracce del beholder?” Scherzai. Ovviamente i beholder non lasciano tracce, fluttuano. Holly mi accordò un sorrisetto per la mia battuta.
“In realtà è una buona idea, Johel. Dovremmo pensare come un beholder. I loro covi solitamente si sviluppano in verticale, non in orizzontale, perché a loro è più congeniale spostarsi in questo modo.”
“Quindi il loro covo è in un buco oppure su un albero?”
“É probabile. Ma per trovarlo, sarà meglio seguire le tracce dei suoi tirapiedi. Loro avranno lasciato delle vere orme nel terreno.” Indicò con un ampio gesto la radura intorno a noi. “Quindi forza, ranger delle foreste! Datti da fare!”
Ah. Ecco perché mi voleva con sé.

Trovammo il covo, ma era stato ripulito. C’erano altre tracce, umanoidi. Alcuni briganti forse erano riusciti a scappare, e se è così, erano certamente tornati a recuperare il maltolto.
Seguimmo le tracce fino alla costa. Era ormai notte quando lo trovammo, in una grotta al livello del mare: un mezzorco ben piazzato, alto una volta e mezzo me, con bicipiti come tronchi d’albero... ma il cervello di un gamberetto. Era ubriaco marcio e se ne stava praticamente sdraiato su una borsa dall’aspetto costoso.
Io e Holly restammo in piedi a guardarlo per lungo tempo, mentre russava sonoramente e ogni tanto biascicava parole incomprensibili.
“Ebbene...” Dissi alla fine, per rompere il ghiaccio. “A questo punto, cosa dovremmo farcene di questo qui?”
“Hai suggerimenti?” Mi chiese Holly, prima di sbilanciarsi.
“Siamo in una grotta, quindi hai una volta rocciosa sopra la testa che impedisce ai tuoi pensieri di volare via.” Lo presi in giro, riprendendo il discorso di prima. “Mi aspetto che tu sappia uscirtene con un buon piano.”
Holly mi prese in parola. Il mio era un discorso serio e lui lo sapeva.
“Lo leghiamo, lo svegliamo, lo interroghiamo sui suoi eventuali propositi criminali, e poi decidiamo il da farsi.” Elencò. “Ho la tua approvazione?”
“Certo, ma che mi dici di quella borsa? Probabilmente contiene ciò che cerchiamo.”
Holly esitò.
“Sì, ma... non sappiamo ancora cosa ci sia dentro, quasi sicuramente merce rubata o di contrabbando. Se fosse qualcosa di nocivo dovremmo distruggerlo indipendentemente dal suo valore.”
“Corretto di nuovo!” Lo gratificai con un sorriso mentre preparavo la corda con cui legare il brigante. “E se invece fossero soldi, gemme, oggetti magici non dannosi o qualsiasi bene di consumo?”
Questa volta lo vidi tentennare.
“Uhm... in quel caso... ecco... non ci sono un po' troppi fattori da considerare?”
Cominciai a legare il mezzorco, ma non era un compito facile. Holly mi aiutò a girarlo, pesava almeno un paio di quintali. Lavorammo in silenzio, mentre riflettevo sulla sua strana risposta e gli lasciavo il tempo di approfondire. Anche dopo aver completato il nostro compito, Holly non aggiunse nulla, quindi mi presi la briga di riaprire il discorso. “Quali fattori da considerare?”
“Se si trattasse di oggetti che appartengono a qualcuno, forse dovremmo restituirli.”
Lo guardai per un lungo momento, profondamente indeciso, ma alla fine il mio lato rispettoso della legge vinse la battaglia interiore. “Sì, suppongo tu abbia ragione. Sperando di ricevere una ricompensa, magari.” Sospirai. “Però non mi aspettavo da te un simile rispetto per le regole del vivere civile.”
“Non me ne frega niente delle regole del vivere civile.” Mugugnò Holly. “Ma so cosa vuol dire essere affezionati ad alcuni oggetti. Io non sopporterei di perdere la mia spada bastarda, per esempio. E sono molto legato anche all’arco che il tuo clan mi ha donato.”
Sì, Holly ha proprio un amore malsano per le sue armi, bisogna riconoscerlo… anche se in questo caso è giustificato perché si tratta di oggetti sacri. Soppressi un risolino, concentrandomi sul compito di slegare i nodi dei lacci che chiudevano la borsa.
“Uh, è molto più grande all’interno!” Annunciai, sbirciando dentro. “Ma ora è troppo buio per fare un inventario decente.”
“Bene, pensiamo al nostro amico furfante allora.”

Lo svegliammo raccogliendo un po’ d’acqua di mare in una gavetta e lanciandogliela in faccia. Il bestione si mosse a disagio e lentamente riprese conoscenza.
Mi nascosi in un’alcova della grotta per non farmi vedere; lasciai l’interrogatorio a Holly, è più bravo di me a intimidire la gente.
Cinque minuti dopo il mezzorco stava piagnucolando come un infante e aveva rivelato al mio amico tutti i suoi piani, i dettagli dell’accordo con i pirati e anche la provenienza del tesoro. Holly non aveva nemmeno dovuto toccarlo, era bastato fare leva sulla sua codardia usando le minacce giuste. I prepotenti diventano sempre degli agnellini quando si trovano davanti qualcuno più forte di loro, sono capaci solo di schiacciare i più deboli.
“Ti prego... ti prego.” Ripeteva il mezzorco. “Posso esserti utile, ti servirò, ucciderò i tuoi nemici per te...”
“Me li uccido da solo i miei nemici.” Rispose Holly, grondando sdegno. Con una mossa fulminea colpì il brigante alla tempia usando il piatto della sua spada bastarda, e la creatura già confusa per il panico e per l’alcol ricadde a terra come un frutto marcio.

Raccogliemmo la sua borsa, ma non osammo toccare gli altri suoi effetti personali per paura di prenderci la scabbia.
“Cosa ne facciamo ora di lui?”
Holly scrollò le spalle. “Se lo consegniamo alla città, Linomer lo ucciderà. Hai visto come il suo Simulacro ha reagito davanti al beholder.”
“E non si è forse meritato un simile destino?”
“Immagino di sì, ma confessando tutto si può dire che abbia collaborato con la giustizia, non credi?” Obiettò Holly.
“Per paura.” Puntualizzai.
Il mio amico non sembrava convinto.
“Holly, se lo lasciamo in libertà farà nuovamente del male a degli innocenti. Lo so che tu pensi che per chiunque possa esserci una redenzione, ma quanto poco è probabile? E quanto dolore porterà ancora se lo lasciamo andare?”
Holly sospirò.
“Non per chiunque, non sono pazzo. Vorrei solo avere le tue certezze, Johel.”

Svegliammo di nuovo il mezzorco. Di sicuro ormai gli bruciavano gli occhi, a forza di buttargli acqua salata in faccia.
Riprese conoscenza, grugnendo. Questa volta Holly gli lasciò il tempo di riprendersi, prima di chiedergli: “Qual è il tuo nome?”
“Allora non eri un incubo” rispose lui, guardando il mio amico con terrore.
“Un nome molto lungo” commentò Holly, con asciutto sarcasmo.
“No, io...” il mezzorco inciampò nelle parole, confuso. “Korum. Korum Barehead.”
“Korum Barehead, verrai con me alla città di Derlusk.” Decretò Holly. “Ti costituirai alle guardie e confesserai i tuoi crimini, e forse, se riuscirai a renderti utile sgominando il pericolo dei pirati, ti permetteranno di continuare a vivere.”
Il brigante, Korum, lo guardò con occhi vacui. La paura lasciò il posto al dubbio e infine alla rabbia.
“No! Non lo farò.” Ruggì.
Questo colse di sorpresa sia me che Holly. Era la prima volta che quel manigoldo mostrava un po’ di coraggio, o anche solo di convinzione.
“Derlusk è una fogna che deve sprofondare nel sangue!” Continuò, troppo arrabbiato per fare caso alla nostra reazione. “Quella cagna di mia madre viveva a Derlusk. Quando sono nato mi ha buttato in mare perché che schifo i mezzorchi. Non ero degno della sua graziosa e pulita città. Voglio vedere Derlusk distrutta e pisciare sulle sue rovine, non mi interessa quanto mi costerà! Voglio veder morire ogni uomo, donna e bambino, voglio bruciare le loro case e prendermi i loro averi. Io sono nato pirata e morirò pirata, le guardie cittadine possono incularsi con le loro picche!” Sbraitò, completamente preso dalla sua sete di sangue.
Holly gli diede un’altra spadata in testa, facendolo svenire di nuovo.
“Ma sta diventando un’abitudine!” Esclamai, coprendomi gli occhi con una mano. “Perché lo hai fatto svenire? Non riusciremo mai a trascinarlo di peso fino a Derlusk.”
Holly scosse la testa e mi guardò. I suoi occhi erano invasi dalla tristezza.
“Non lo porteremo a Derlusk. Non c’è niente lì per lui.” Avvicinò la spada al collo esposto del mezzorco svenuto, e capii quello che voleva fare. “La sua storia è molto triste, ma più il rancore è giustificato e più è improbabile che qualcuno cambi idea. Non c’è speranza di redenzione per costui, ma merita una morte veloce e indolore.”
“Merita la morte senza dubbio.” Incrociai le braccia, contrariato. “Ma non sono certo che meriti una morte veloce. Ha saccheggiato, depredato, stuprato e ucciso...”
“E farà i conti con il peso delle sue azioni quando arriverà nell’Aldilà.” Tagliò corto Holly.
Sollevò la bastarda, esitò un altro momento per imprimersi nella mente il volto rilassato della sua vittima, poi abbassò la lama facendole descrivere un arco discendente. La decapitazione fu rapida come era stato per il duergar tempo prima, ma stavolta priva di dolore e paura.

Il giorno dopo eravamo nuovamente in città. Avevamo preso una stanza in una locanda, e anche se era una locanda economica capivo quello che aveva inteso Korum Barehead definendo Derlusk graziosa e pulita città. Anche la locanda più povera aveva sempre tovaglie pulite e fiori alle finestre, e la taverna più malfamata poteva vantare al massimo qualche baro. Era il luogo più tranquillo e più borghese che avessi mai visitato.
“Dunque, questo è il nostro ricavato.” Annunciai, svuotando la borsa sul pavimento della nostra stanza, approfittando del grande tappeto al centro della camera per attutire il rumore. “E non dobbiamo nemmeno preoccuparci di restituire questi oggetti ai loro proprietari, visto che li hanno ottenuti depredando un antico tempio sepolto fra le polveri dello Shaar.”
Holly prese fra le mani una delle tozze e brutte statuette d’oro, idoli a immagine di qualche divinità da tempo dimenticata. “Vero, ma questa roba andrebbe purificata un po’. Probabilmente era il tempio di una divinità malvagia.”
“Le monete invece sembrano della valuta corrente.” Ipotizzai, studiandone una. “Queste non sono antiche. Le avranno rubate a chissà chi.”
Holly si sedette a gambe incrociate, pensieroso. “Johel, pensi che dovremmo dividere questo tesoro? Non abbiamo sgominato il beholder e la sua banda da soli.”
Ah, dannazione. Speravo proprio che non se ne uscisse con quest’idea, ma almeno avevo già la risposta pronta.
“Linomer non era davvero con noi, è stato il suo Simulacro a fare la maggior parte del lavoro, e la povera creatura è stata distrutta. Non penso che dovremmo contarlo per la spartizione.”
Holly corrugò la fronte, segno che non era troppo d’accordo, ma non mosse obiezioni. “Per quanto riguarda Karasel, non credo che una creatura celestiale abbia grande interesse nei beni materiali, tanto più che si tratterebbe di poche migliaia di monete. Rimangono Yalathanil e Shanyrria. Capisco che tu avessi un debole per lei, ma...”
“Ehi, no, ferma.” Holly sollevò entrambe le mani. “Che vuol dire che avevo un debole per lei?”
“Voglio dire... quando Yalathanil ti ha chiesto di provare la tua identità, tu hai insultato sia lui che me, ma non hai detto niente di sgradevole a Shanyrria.”
“Ho criticato il suo stile di combattimento!” Recriminò Holly, offeso. “Una guerriera esperta come lei l’avrà trovato offensivo per forza.”
“Ah-ah. Se lo dici tu...”
“Però è vero, non possiamo dividere il tesoro con quei due. Per farlo dovremmo recarci a Evermeet. Certo, se tu ci vuoi andare...”
Sollevai un sopracciglio in modo molto eloquente.
“Prenderò il tuo silenzio per un no.” Concesse, agitando una mano.
“E tu invece?”
Holly mi guardò come se fossi completamente pazzo.
“Preferirei essere scorticato, ricoperto di miele e poi appeso sopra a un formicaio.” Storse la bocca in una smorfia amara mentre lo diceva. Io mi limitai ad annuire.
“Mi sembra perfettamente ragionevole” mormorai. E lo pensavo sul serio.

Mi accollai l’incombenza di fare l’inventario del tesoro dei briganti.
“Tremila monete d’oro e cinquantanove d’argento.” Enumerai. “Poi alcuni oggetti preziosi, come questo pugnale dall’aspetto inutile ma costoso... e gli idoli d’oro massiccio, frutteranno in tutto qualche migliaio di monete. Ma se ci fossero oggetti magici qui in mezzo, potrebbero valere un po’ di più.”
Holly annuì, concordando con la mia valutazione.
“Immagino che non chiederemo proprio a Linomer di identificarli, nel caso, vero?”
Mi strinsi nelle spalle, ragionando in fretta.
“Non sarebbe molto saggio.

           

   
 
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