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Autore: esserre93    23/10/2017    1 recensioni
Amelia Shepherd decide di trasferirsi a Seattle e iniziare una nuova vita con la sua nuova famiglia
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Amelia Shepherd, Arizona Robbins, Callie Torres, Owen Hunt, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Amelia e Sofia erano distese sul divano; guardavano uno dei cartoni animati preferiti della bambina e Amelia faticava a tenere gli occhi aperti. Dopo essere andata a prenderla all’asilo erano andate a mangiare un gelato, nonostante le temperature non altissime e poi a comprare la pizza per la cena. Amelia sapeva di viziarla, ma solo lei poteva farlo e Sofia ne era felice.
- Zia! Non ti piace il cartone?
- Certo che mi piace, lo sto guardando
- Stavi chiudendo gli occhi
- Purtroppo sono stanchissima, ma lo stavo guardando. Ora in piedi che ti metto a letto
- Non aspettiamo la mamma?
- Si è fatto tardi, ma ti accompagnerà domani a scuola
Amelia porse la sua mano a Sofia, che gliela strinse forte; le mise il pigiama, le fece lavare i denti e poi le raccontò una favola. Quando Sofia si addormentò, Amelia non aveva letto ancora la seconda pagina e un po’ le fu grata. Anche lei non vedeva l’ora di mettersi a letto. Aveva promesso ad Arizona di aspettarla sveglia e avrebbe fatto di tutto per riuscirci, così, una volta sotto le coperte, prese il tablet e iniziò a leggere articoli riguardanti malattie simili a quella di Stephan e delle probabili cure.
Erano le 11pm quando Arizona tornò a casa. Amelia era ancora sveglia.
- Amore – la bionda fece capolino nella camera da letto e rivolse alla mora un sorriso stanco. Gli occhi erano contornati da occhiaie e il colorito del viso era più pallido del solito
- Ehi, è tardissimo e sei distrutta
- Non sai quanto. Vado a cambiarmi e sono da te
Qualche minuto dopo Arizona uscì dal bagno, si infilò sotto le coperte e si accoccolò tra le braccia della sua compagna. Amelia le diede un bacio sulle labbra e la strinse più forte al suo petto
- Come è andata?
- È stato più faticoso del previsto, ma la commissione ha dato ragione a Callie.
- Sono contenta, immagino come potesse stare Callie
- È sempre stata sicura di se, a volte anche troppo, ma questa volta l’ho vista cedere, non ha più fiducia in se stessa e mi dispiace, perché è un validissimo chirurgo
- Vedrai che si riprenderà. Non è mai facile perdere un paziente
- Già. A te invece come è andata?
- Alla grande. Formiamo una bella squadra io e Sofia
- Lo so, si diverte tanto con te
- Anche io con lei. Avrebbe voluto aspettarti, le manchi 
- Anche a me, lo sai, ma Callie non mi sta rendendo le cose semplici. Che stavi facendo con il tablet?
- Cercavo qualche articolo su casi simili a quello di Stephan
- Trovato qualcosa?
- Per ora no, ma finirò domani, sono stanca
Amelia posò il tablet sul suo comodino e una volta voltatasi dalla parte di Arizona la face stendere in posizione prona e dopo essersi messa a cavalcioni su di lei iniziò a massaggiarle la schiena. La pelle di Arizona reagì immediatamente a quel tocco delicato e un sorriso spuntò sulle labbra di Amelia.
- Perché sorridi?
- Come fai a saperlo?
- Ti conosco
- È bello vedere che quando ti tocco ti faccio questo effetto
- Ah si? Perché, a te non faccio questo effetto?
Arizona si liberò dal peso di Amelia riuscendo ad invertire i ruoli: ora era lei a cavalcioni sulla mora.
-Cosa vuoi fare?
Arizona, con l’indice della mano destra iniziò a tracciare le linee del corpo di Amelia, che sotto di lei iniziò a riscaldarsi sotto quel contatto. La mora vide negli occhi di Arizona tutto il desiderio che provava nei suoi confronti: le sue guance, prima di un colore pallido, erano diventate di un rosso tenue e gli occhi avevano completamente perso il loro colore a causa delle pupille dilatate. Amelia sentì le unghie di Arizona scalfirle la pelle, provocandole un gemito.
- Rimani con me
- Sono qui
- Ti eri persa
- Nei tuoi occhi. Quando sei eccitata diventano ancora più belli 
Arizona ricominciò a baciare Amelia con frenesia. Nonostante la stanchezza, quella notte le due donne si amarono, si desiderarono. Ogni volta era sempre come la prima volta.

Il mattino seguente Amelia decise di uscire presto da casa e lasciare ad Arizona e a Sofia del tempo tutto per loro. Arrivata in ospedale si rifugiò nel suo studio. Aveva intenzione di aiutare Stephan e non avrebbe mollato. Se ci fosse stato Derek avrebbe sicuramente saputo cosa fare. Lui sapeva sempre tutto. Sapeva quando rinunciare a qualcosa, ma soprattutto quando lottare con tutte le sue forze. Amelia invece aveva trascorso la sua vita a commettere errori ed ora si sentiva insicura più che mai.
Ripensare a Derek, riportò alla mente di Amelia un caso di cui si era occupato suo fratello qualche anno prima, di cui le aveva parlato prima di partire per Washington.
Kate era una bambina della stessa età di Stephan, portata all’allora Seattle Grey’s, dai suoi genitori dopo una corsa continuava in ospedali in cui avevano dato loro continue risposte negative. A Seattle però avevano sentito parlare di Derek Shepherd, che era diventato per loro l’ultima occasione per viversi ancora a lungo la loro bambina. Derek aveva visionato il caso e aveva accettato di aiutare Kate, dando alla bambina ed ai suoi genitori ancora una speranza.
Amelia si alzò dalla sedia e si diresse vero il reparto di Chirurgia Generale, aveva bisogno di Meredith. Non appena uscì dall’ascensore si trovò davanti Miranda Bailey.
- Shepherd, dove corri?
- Sto cercando Meredith
- Non ha ancora iniziato il turno – la donna guardò l’orologio e poi alzò di nuovo lo sguardo su Amelia – ma sarà qui tra qualche minuto
- Perfetto grazie. Anzi, forse puoi aiutarmi tu
- Dimmi pure
- Ho bisogno della cartella clinica di Kate, la bambina operata da Derek qualche anno fa. So che le cartelle sono digitalizzate, ma non c’è traccia di questa
- Quelle di molti anni fa sono giù in archivio, sai dov’è?
- Sisi grazie, vado allora
Amelia salutò la Dott.ssa Bailey e una volta chiusasi in ascensore, schiacciò il tasto -1.
L’archivio dell’ospedale era in una stanza enorme piena di scaffali colmi di cartelle cliniche. In ognuna di quelle c’era la storia di ogni paziente passato per quell’ospedale.
La ricerca della cartella di Kate durò più del previsto. Derek si era occupato di un’infinità di casi e cercare una cartella di molti anni prima non era affatto semplice. Circa venti minuti dopo, quando ormai Amelia stava per perdere le speranze, una cartella catturò la sua attenzione. Sul dorso c’erano le iniziali K.J. Probabilmente la seconda lettera stava ad indicare il cognome della bambina. Amelia la prese tra le mani e sulla facciata della cartella riconobbe la scrittura di Derek:”la piccola Kate”. Alla mora spuntò un sorriso non appena lesse quella frase. Sapeva quanto suo fratello si fosse affezionato a quella bambina.
Dopo aver preso tutto ciò di cui avesse bisogno, Amelia tornò nel suo studio. Lesse da cima a fondo tutto ciò che suo fratello aveva appuntato in quella cartella. Il caso di Kate era stato molto più complesso in quegli anni, ma con le attrezzature di cui Amelia avrebbe putito usufruire, le cose per Stephan sarebbero migliorare nettamente.
La mora, in quello studio, rimase più di un’ora, fino a quando qualcuno bussò alla porta. Dopo aver dato il consenso per entrare, un’Arizona sorridente comparve.
- Ehi disturbo?
- No affatto. Forse sono a buon punto per aiutare Stephan
- Davvero?
- Si, mi sono ricordata di un vecchio caso di Derek e sembra siano quasi uguali
- Sono felice per te 
- Grazie Amore. Come è andata la mattinata con Sofia?
- Alla grande, ma non sai quanto ci pesi questa situazione.
- Lo so, per questo dovreste sfruttare ogni minuto che potete trascorrere insieme
- Vorrei solo che Callie capisse quanto sia difficile
- Dovresti parlarle, so che ha avuto un brutto periodo, ma magari ti ascolterà
- Ci proverò. Allora raccontami di Stephan, come farai?
Amelia iniziò a descrivere ad Arizona tutto ciò che aveva in mente di fare. Non sarebbe stato semplice, ma neanche impossibile. Avrebbe richiesto non solo molto tempo in sala operatoria, ma anche dopo. Stephan avrebbe trascorso ancora quale settimana in quelle mura, ma con maggior probabilità di avere una lunga vita.
- Sono fiera di te, lo sai?
- Sono stata fortunata a ricordami del caso di Derek, tutto qui
- Ma questa volta sarai tu ad agire, non tuo fratello
- Mi manca, sai?
- Lo so, ti capisco e ti mancherà per sempre, imparerai solo a conviverci
- Stasera se non finisco tardi vorrei andare ad una riunione
- Come mai?
- Quando sto per affrontare qualcosa di importante sento il bisogno di avere qualcuno che mi mantenga con i piedi per terra
- Ci vediamo a casa allora
- Ti dispiace?
- Perché dovrebbe? Sono contenta che tu voglia andarci ancora, perché so che hai bisogno di qualcuno che ti capisca davvero, qualcuno che abbia passato ciò che hai passato tu
- Grazie Amore
- Ora vai a dare la bella notizia a Stephan, ci sentiamo più tardi
Arizona posò le sue labbra su quelle della mora ed uscì dalla stanza. Prima di andare dal bambino, Amelia rimase a riflettere su ciò che le avesse appena detto Arizona. Sapeva che non la comprendesse fino in fondo, ma solo il fatto che ci provasse davvero, le fece scaldare il cuore.

- Buongiorno Ometto! – Amelia entrò nella stanza di Stephan e lo trovò intento a giocare ai video game. Il suo sguardo si posò sulla mano destra del bambino e notò che i sintomi della malattia stavano continuando a evidenziarsi. La mano era immobile, segno che stava perdendo del tutto la motricità
- Buongiorno Dott.ssa
- Ho buone notizie!
- A pranzo ci sarà il gelato?
Amelia scoppiò in una risata e andò a sedersi accanto al bambino frizionandogli i capelli
- Sbagliato, è ancora più bella
- Oggi verrà la mamma?
- Mi informerò e ti farò sapere, ma è una notizia che ti renderà molto felice
- Mi arrendo
- Da oggi inizieremo una cura tutta nuova. Sono fiduciosa Stephan, siamo sulla buona strada, ma dovrai subire un ultimo intervento, che durerà molto, ma poi sarai finalmente libero
- Davvero Dott.ssa?
- Davvero
- Siii sapevo che ce l’avrebbe fatta! Sapevo lei mi avrebbe aiutata
Delle lacrime iniziarono ad uscire dagli occhi del bambino, ma questa volta Amelia fu sicura che fossero lacrime di gioia. Finalmente quel bambino aveva ricominciato a sperare una vita migliore, una vita che proprio lei le avrebbe donato. Con uno slancio Stephan si strinse tra le braccia di Amelia, che ricambiò immediatamente quel gesto.
-Perché piange Dott.ssa? – Nonostante non potesse vederla, il bambino aveva sentito i leggeri singhiozzi di Amelia provenire alla sue spalle.
- Sono felice Stephan, sono felice
   
 
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