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Autore: Biblioteca    23/10/2017    0 recensioni
In una delle scene iniziali del film, Jasmine dice di non essere mai uscita dal palazzo. E se in realtà fosse una bugia?
Magari Jasmine ha incontrato Rajah proprio durante una fuga segreta, molti anni prima, quando era ancora bambina?
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jasmine, Rajah, Sorpresa, Sultano
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il sultano usciva raramente dal palazzo. Ma quando lo faceva, notarlo era facile: il suo baldacchino, sostenuto da possenti servitori, era circondato da guardie e alle sue spalle, in fila per due, scorrevano una decina di servi e serve, pronti ad obbedire a qualunque ordine e, se necessario, anche a proteggerlo.
Il sultano era molto amato dalla servitù. Non li chiamava mai schiavi, non parlava mai loro in malo modo; tranne quando era arrabbiato, il che accadeva raramente.
Diverso era per le guardie. I servi sapevano benissimo che essi rispondevano di più al Gran Visir che al sultano stesso. Jafar permetteva loro uno stile di vita poco consono per una guardia. Anche se rispondevano agli ordini del sultano, quei soldati oramai erano quasi dei banditi legalizzati. C’erano ancora dei guerrieri onesti, ma in pochi erano davvero fedeli al sultano.
I servi e le guardie si sopportavano. Ma era più probabile che, in caso di attacco, il sultano fosse protetto dai primi che dai secondi.
Questo, ovviamente, il sultano non lo sapeva. Per la buona fede che aveva verso i suoi soldati (dopotutto pagava loro grosse somme) e anche per quella che aveva in Jafar.
Il corteo arrivò al mercato e fu accolto dagli inchini di donne e uomini presenti.
Tutti videro il baldacchino con le tende tirate, le numerose guardie, i servi e le serve. Una di queste teneva per mano una bambina.
 
“Maestà, io non posso farlo! Se vostro padre viene a sapere una cosa del genere, mi farà tagliare la testa!”
“Ti prego Aisha, io devo essere sicura che Rajah sia salva! Ti prometto che qualunque cosa accada, mi prenderò io la colpa! Ti prego!”
 
L’obbedienza, ovviamente, era dovuta anche alla piccola Jasmine, che fortunatamente non faceva mai troppi capricci.
Ma quel giorno insistette talmente tanto che Aisha, la serva con cui aveva maggiore confidenza, non potè dirle di no. Lei e Jasmine erano quasi come due sorelle, poiché se ne era presa molta cura dalla morte di sua madre.
Ma arrivare a disobbedire al sultano pur di farla felice era davvero un grande rischio.
“Quando tornerò a palazzo, Aisha avrà una bella sorpresa.” Pensava Jasmine.
Il sultano giunse così nell’area del mercato e tutti (sudditi, viaggiatori di passaggio e commercianti) esibivano inchini al suo passaggio.
“Dunque,” pensava intanto il sultano “Jasmine mi ha detto che c’era una pelle di tigre appesa…. Ah! Eccola lì!”
Anche Jasmine riconobbe il mercante di animali e fu ben felice di vedere che suo padre fermava tutta la sua corte davanti alla sua mercanzia.
“Voglio andare a vedere Rajah!” fece la bambina staccandosi dalla serva.
“Jasmine!”
“Stai tranquilla Aisha! Andrà tutto bene!”
Jasmine scivolò nel retro, ma Aisha non potè seguirla, poiché le guardie si sistemarono in formazione mentre il sultano scendeva e si avvicinava.
“Oh vostra maestà!” fece il mercante inchinandosi profondamente “Quale onore per me vedervi fermarvi alla mia bancarella!”
Con un gesto, il sultano permise all’uomo di rialzarsi.
“Buongiorno a te, mercante. Sono qui perché desidero acquistare una delle tue merci.”
“Oh Maestà, certamente! Qualunque cosa per voi!”
“Molto bene, voglio il cucciolo di tigre.”
Seguì una pausa durante la quale il mercante perse gran parte del suo colorito e incominciò a sudare freddo.
“Hai ancora il cucciolo di tigre con te vero?”
“Sì… Sì il cucciolo è ancora qui…” fece l’uomo con voce smorzata “Ma… è già stato venduto.”
“Cosa?!”
“È così maestà…”
L’uomo si aspettava una reazione furiosa dal sultano. Ma egli andò a sedersi di nuovo sul suo baldacchino.
“Vorrà dire che aspetteremo il tuo cliente, di modo che io possa trattarci di persona.”
 
Intanto, sul retro, Jasmine aveva trovato Rajah e la tigre l’aveva subito riconosciuta.
“Rajah! Ciao bella, sono qui per liberarti!”
L’animale provò a ruggire e allungò la zampa verso Jasmine.
“Come sei bella Rajah…”
“Bello.”
Jasmine sussultò.
Poco lontano da lei c’era un bambino. Forse coetaneo, forse più grande. Vestito di stracci sporchi, dai capelli neri e gli occhi grandi e scuri.
“Come dici?”
“È un maschio, non una femmina.”
Il bambino indossava un piccolo faz, che venne preso da una scimmietta chiusa in una gabbia.
“Buono abù! Smettila!”
Il bimbo si riprese il cappellino e carezzò affettuosamente la scimmietta sulla testa.
“È tuo amico?”
“Chi?”
“La scimmia.”
“Per un po’.”
“Perché per un po’?”
“Perché domani il mercante se ne va…”
“E non puoi comprare la scimmietta allora?”
Il bambino lanciò a Jasmine un’occhiata fulminante.
“Ho forse l’aria di uno che se la può permettere!?”
Jasmine ci rimase male. Capì di aver ferito il bambino, ma non era sua intenzione. D'altronde, lei veniva da un ambiente dove ciò che si poteva comprare veniva sempre comprato.
Jasmine si avvicinò alla gabbia. La scimmia era veramente molto piccola.
“E la mamma?”
“Le prendono presto dalla mamma. In questo modo sarà più facile addestrarle.”
“Addestrarle?”
“Per spettacoli ad esempio.”
Jasmine osservò Rajah.
“Anche a… A lui?”
“Sì. È probabile. Forse lo useranno per delle lotte… oppure farà la guardia a dei giardini.”
Jasmine si guardò intorno.
Rajah era comunque salva, perché suo padre l’avrebbe sicuramente comprata.
Ma ora voleva salvare anche la scimmietta.
Entrambi gli animali erano chiusi dentro delle gabbie di metallo. Ma quella della scimmia era molto simile a una gabbia per uccelli, appesa ad una catena.
Jasmine all’improvviso si arrampicò sulle numerose casse presenti.
“Che cosa fa?!” esclamò il bambino.
La principessa raggiunse l’anello più alto della catena e vide che era appesa solo da un gancio.
Tenendosi con una mano sola, tolse la catena dal gancio e lentamente calò la gabbia verso il bambino.
Il bambino prese la gabbia di abù.
“L’hai presa?!”
“Sì!”
“Bene, allora scen- AAH!”
Jasmine perse l’equilibrio e cadde, ma il bambino riuscì a prenderla al volo, cadendo poi all’indietro lui stesso.
“Oh… Tutto bene?” domandò la principessa.
“Sì, credo di sì.”
 
“Qualcosa non va mercante?”
Il sultano aveva invitato l’uomo a mostrargli, durante l’attesa, alcune statue di animali fabbricate a mano, allontanandolo così dalla sua mercanzia.
“Non avete sentito quel rumore maestà?”
“No, veramente no. Questo airone è fatto d’avorio?”
“Oh sì! Direttamente dall’Africa, maestà!”
 
“Ecco…” Jasmine si era tolta la sciarpa con cui si era coperta il volto per avvolgervi la gabbia della scimmietta “nessuno sospetterà nulla.”
Consegnò tutto al bambino sorridendo.
Lui era molto sorpreso.
Non si sarebbe mai aspettato un gesto del genere da una sconosciuta.
Forse c’era ancora qualcosa di buono al mondo, dopotutto.
“Grazie.”
“Adesso vai, tutti sono distratti a guardare mio pa… voglio dire, il sultano. Vai, prima che se ne accorgano!”
Il bimbo e la principessa si osservarono per un lungo minuto prima che lui finalmente si allontanasse.
“Il mio primo amico fuori dalle mura del palazzo… se ne va….”
Jasmine tornò da Rajah e carezzò la sua testa.
“Chissà se lo rivedrò mai più.”
Il bimbo scivolò via in punta di piedi verso un vicolo e si rifugiò in una rientranza tra due case. Sulla via, aveva scippato un coltello dal bancone di un mercante distratto dalla presenza del sultano.
Riuscì così a forzare la gabbia della scimmietta, che subito si aggrappò alle sue spalle.
“Eccoti libero Abù!” il bambino giocherellò con l’animaletto. Poi si arrampicò su uno dei tetti. Insieme al suo nuovo amico, aveva la visione completa della piazza del mercato.
“È stata proprio brava… quella bambina dico. Sai, forse potremmo ricambiarle il favore prima del previsto…”
 
Continua…
  
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