La relazione clandestina fra Victoria
e Ryan andava avanti
ormai da sei mesi. Il tempo era letteralmente volato! Sembrava ieri che
si
erano incontrati sulla terrazza di Villa Avery, in occasione della
festa, ed
invece erano già passati sei mesi. Non erano anni, certo, ma
considerate la
particolare situazione, era quasi un record. Non era stato sempre
facile per i
due vedersi, sia perché erano sempre entrambi molto
impegnati, sia perché Ryan
aveva già una famiglia, e non sempre poteva spostarsi
liberamente. Spesso per
loro riuscire a vedersi diventava una vera e propria impresa. Voli
notturni,
incontri in località quasi sconosciute a metà
tratta fra New York e Los Angeles,
momenti rubati qua e là che diventavano come
un’oasi dalle loro vite e dalle
loro routine familiari e di lavoro. Ovviamente, non mancavano momenti
in cui
tutto sembrava troppo complicato da gestire, rischioso e difficile,
soprattutto
per Victoria. Dei due, era senza dubbio lei ad essere presa
più facilmente da
scrupoli e sensi di colpa, forse perché era la
metà femminile nella relazione,
oppure perché era lei quella libera, e si sentiva
tremendamente in colpa a
vestire i panni dell’amante, della terza incomoda nel
matrimonio altrui. E poco
la sollevava la certezza ormai quasi matematica che quel matrimonio era
più di
facciata che di sostanza. Tuttavia, puntualmente, quei tentennamenti
venivano
spazzati via ogni volta che la ragazza rivedeva Ryan. Le bastava
incontrare il
suo sguardo dolce ed un po' ruffiano, e quel sorriso scanzonato per
dimenticare
ogni difficoltà. Sicuramente anche lui aveva i suoi momenti
‘no’, d’altro canto
solo un essere insensibile avrebbe potuto vivere senza alcun rimorso
una
relazione extra coniugale, e lui tutto era fuorché
insensibile ed egocentrico,
ma sembrava sempre saldo nella sua idea di continuare a vederla ed
incontrarla
appena possibile, trasmettendo alla ragazza quella sicurezza che a
volte
perdeva. Quando stavano insieme, sembrava che tutto andasse a posto,
che i
tasselli del puzzle si incastrassero perfettamente e che tutto il resto
restasse fuori dalla porta di quel piccolo mondo parallelo in cui
vivevano
portando avanti la loro storia.
Più lei lo frequentava e
più le piaceva, in tutto, coi suoi
pregi ed i suoi difetti, che ormai aveva avuto modo di conoscere. Era
insospettabilmente dolce e capace di grandi slanci d tenerezza. Magari,
al
primo impatto, poteva mettere soggezione, vista la stazza, ma era un
‘gigante
buono’. Era sempre molto attento a lei, protettivo, la faceva
sentire al sicuro
anche solo con uno sguardo. Victoria adorava quella sensazione di
tranquillità
e protezione che provava ogni volta che poteva addormentarsi
abbracciata a lui.
Si sentiva al suo posto nel mondo, era veramente una sensazione
impagabile per
lei, nemmeno lontanamente paragonabile a quello che aveva provato nelle
altre
sue relazioni, né col tennista Kevin né tantomeno
con Josh. Certo, non era un
uomo semplice, anzi, era molto complesso, a volte era taciturno, e la
mandava
al manicomio quando si ostinava a negare l’evidenza
rispondendo alle sue
domande con uno striminzito ‘va tutto bene’, ma si
era ormai resa conto che era
un suo tentativo, forse maldestro, di proteggerla anche dalle
preoccupazioni. Si
stava innamorando di lui, era innegabile, ed anche lui era sulla stessa
strada.
Adorava il piglio deciso della ragazza, i suoi occhioni limpidi ed
espressivi,
il suo modo di prendersi cura di lui quando riuscivano a ritagliarsi
dei
momenti insieme, i messaggi che gli inviava, il suo sorriso dolce, ed
anche i suoi
momenti di insicurezza. Non mancavano i litigi, qualche discussione,
necessaria
nel percorso della conoscenza, ma finora nessuno dei due aveva mai
avuto l’impressione
di aver preso un granchio, anzi, ogni volta imparavano qualcosa di
nuovo l’uno
sull’altra. Si era creata molto naturalmente una sintonia
speciale fra di loro,
che prescindeva dal sesso e dall’attrazione fisica, anche se
pure quello aveva
un suo peso, era una componente importante, ed un aspetto che
funzionava alla
grande nel loro rapporto. Ma non c’era solo quello,
ovviamente. Era capitato
spesso, ad esempio, che fossero entrambi così stanchi per
aver preso voli e
coincidenze assurde ed essere atterrati a notte fonda solo per vedersi
qualche
ora, da non pensare minimamente al sesso, limitandosi, invece, a
dormire
insieme, cosa che era anche più intima del fare
l’amore. E poi parlavano molto,
di tutto, senza filtri. Victoria gli aveva parlato spesso della madre,
mancata
prematuramente, di quanto, in alcuni momenti, avesse sentito e sentisse
ancora
la sua mancanza; del
rapporto complicato
col padre, che aveva dovuto farle anche da madre, che non le aveva mai
fatto
mancare niente, ma che a volte la soffocava con le sue pressioni e le
sue
aspettative; della zia Charlotte, che era per lei una seconda figura
materna,
un punto di riferimento importante per lei, sempre premurosa,
affettuosa e
pronta a consigliarla per il meglio; e dei suoi pochi ma affidabili
amici,
prima su tutti Skyler. Anche Ryan si era aperto molto con lei, non
subito
magari, con i suoi tempi, ma lo aveva fatto. Le aveva raccontato del
suo
rapporto altrettanto complicato ed a tratti conflittuale col padre,
mancato
pochi anni prima dopo aver convissuto per più di
vent’anni col morbo di
Parkinson, di quello invece strettissimo con la madre, che forse,
più o meno
consapevolmente, lo aveva sempre coccolato e riempito di attenzioni per
compensare la relazione difficile col padre o semplicemente
perché era l’ultimo
di 4 fratelli, e del rapporto con questi ultimi. Erano tutti molto
diversi fra
di loro, caratterialmente e fisicamente; lui
era l’unico ad aver scelto di
intraprendere la carriera di attore, gli altri facevano lavori
‘normali’ ed
erano rimasti in Canada. Patrick era un insegnante di scuola
elementare, Jeff
un tecnico informatico e Terry, l’unico adottato e quello con
cui forse era più
in sintonia, era un ufficiale della polizia canadese. Erano tutti
sposati e lo
avevano reso zio ormai da tempo. Veniva da una famiglia normale, una
delle
tante che si potrebbero conoscere, che non navigava magari nel denaro,
ma che
era unita da un profondo affetto. Quando ne parlava il suo sguardo
assumeva una
dolcezza particolare, mista a malinconia, sembrava un cucciolo in cerca
di
affetto e protezione, e Victoria puntualmente si scioglieva. E poi
parlava
anche delle sue figlie, non spesso, probabilmente per non farla sentire
a
disagio, ma capitava, ed allora nei suoi occhi leggeva
l’orgoglio tipico di un
padre. La più grande, James, aveva tre anni ed era una vera
e propria peste, a
suo dire, già con un bel caratterino, ereditato, secondo la
nonna paterna,
proprio da lui, che da piccolo era ingestibile; la più
piccola, Ines, aveva
solo un anno ed era paciosa ed adorabile. Le aveva anche mostrato
qualche foto
sul cellulare, ne aveva una marea delle sue due principesse, ed era
evidente
che le adorasse e che di lì a qualche anno se lo sarebbero
rigirato come un
calzino.
Quando erano insieme, sembrava che
quella fosse la loro
routine, vivevano quelle ore come fossero in una bolla, ma purtroppo si
trattava di parentesi sempre troppo brevi.
Il Natale ora si avvicinava, e l’atmosfera di
festa aveva per Victoria
un sapore agrodolce. Era sempre stato così,
perché in questo periodo sentiva
sempre in maniera accentuata la mancanza della madre ed in
più quest’anno
avrebbe sentito anche quella di Ryan. In una situazione normale,
avrebbero
passato anche più tempo insieme, ma non erano una coppia
normale. Lui sarebbe
rimasto a New York, avrebbe passato le feste in famiglia, con sua
moglie e le
figlie, mentre lei sarebbe rimasta a Los Angeles. Cercava di non farlo
pesare a
Ryan, ma le pesava mai come prima la lontananza e quell’umore
un po' ballerino
riportava a galla tutte quelle insicurezze e quei sensi di colpa con
cui si era
abituata a convivere in quei mesi.
“Ehi? Vic? Mi
ascolti?” la richiamò Skyler. Quel pomeriggio
di metà dicembre si erano finalmente organizzate per un giro
di shopping
natalizio.
“Cosa? Si, scusa”
rispose l’altra.
“Allora? Dici che questa
macchinetta per il caffè espresso
può andare per mia cognata? Sempre che impari ad usarla.
E’ la persona più
imbranata che conosca. A stento accende il tablet”
ridacchiò la ragazza.
“Bè, si. Direi
che può andare. Non mi sembra difficile da
usare.” Rispose Victoria, senza troppo entusiasmo.
“Wow! Sei la
personificazione dello spirito natalizio! Stai
alla larga dai bambini o distruggerai il loro amore incondizionato per
Babbo
Natale!” la prese in giro.
“Scusa, è che
sono un po' sfasata oggi. Ho anche mal di
testa” rispose, cercando di minimizzare e nascondendo la
reale natura del suo
umore.
“Si, certo. Come
no!” rimarcò Skyler, che conosceva
benissimo l’amica e sapeva riconoscere quando mentiva.
“Facciamo una pausa! Tanto
ormai abbiamo depennato metà
della lista di amici e parenti per i regali. Andiamoci a prendere una
cioccolata, ti va?” le propose.
Così lasciarono il
negozio, caricarono pacchetti e
pacchettini vari sull’auto di Victoria e raggiunsero una
pasticceria poco
distante. Si accomodarono ad un tavolino in un angolo appartato e dopo
qualche
sorso di cioccolata, Skyler iniziò a sondare il terreno.
“Credo di sapere come mai
sei così pensierosa. Lo sei sempre
durante queste feste, ma stavolta credo ci sia un motivo in
più” iniziò a dire “Le
feste sono il periodo peggiore quando si frequenta un uomo
impegnato” osservò.
Victoria sospirò.
“Già. Avevo
sentito dire che per le amanti il Natale e le
feste comandate sono deleterie. Adesso so che è
vero” rispose.
“Non sei
un’amante” precisò l’altra.
“Si che lo sono”
affermò con certezza Victoria “Non andarci
leggera solo perché siamo amiche. E’ la
verità. Ho una relazione clandestina
con un uomo sposato, il che tecnicamente mi rende
un’amante” concluse con
apparente distacco, come se stesse parlando del tempo o di
un’altra persona “Mai
avrei pensato di poter fare una cosa simile, ed invece eccomi
qui” aggiunse.
“Adesso esageri, sei troppo
severa con te stessa” le fece
notare Skyler “Non hai mica ucciso nessuno, stai frequentando
un uomo che ti
piace. Per quanto banale possa suonare, non si può decidere
con la testa in
situazioni simili, a volte bisogna buttarsi e lasciar fare ai
sentimenti. E’
chiaro che ti piace e che sei molto presa da lui, e lui pure,
altrimenti non si
sbatterebbe come ha fatto in questi mesi per volare avanti e indietro e
trovare
un modo per riuscire a vederti. Non sei né la prima
né l’ultima e non devi
colpevolizzarti in questo modo. Tu sei libera, al limite è
lui che deve farsi
dei sensi di colpa” concluse senza troppi preamboli.
“Non lo so, forse, ma
comunque non mi fa sentire meglio.
Insomma, a parti inverse, se fossi io la moglie e scoprissi che mio
marito mi
tradisce, me la prenderei con lui, ma anche con l’altra. E
poi, dove andremo a
finire? Prima o poi questa cosa finirà. Non possiamo
continuare all’infinito a
vederci così, come due ladri, sempre col timore che ci
scoprano. Forse dovrei
troncare questa cosa prima che sia tardi, prima di starci troppo
male” concluse
sospirando e passandosi una mano fra i capelli in un gesto di pura
frustrazione.
“Secondo me è
già tardi. Ci starai male comunque, perché ti
sei già innamorata di lui. Sbaglio?” le fece
notare l’amica con un intuito
disarmante.
Non l’aveva ancora ammesso
nemmeno con se stessa, ma era la
verità. Era innamorata di lui, e la sola idea di non vederlo
più le faceva
mancare il respiro, anche se razionalmente era convinta che fosse
l’unica cosa
da fare. Era sicura che sarebbe stata male per lui, non era una
questione di ‘se’,
ma piuttosto di ‘quando.
Restò in silenzio per
qualche istante, spiazzata, poi alzò
lentamente lo sguardo sull’amica. Sapeva di potersi fidare di
Skyler, era come
una sorella per lei, e qualunque cosa le dicesse, era per il suo bene,
mai per
giudicarla.
“E’
così evidente?” rimarcò, accennando un
sorriso amaro.
“Per me che ti conosco da
quando hai 4 anni si. Per gli
altri credo proprio di no. Forse non se n’è
accorto nemmeno lui per ora”
rispose tranquilla.
“A maggior ragione forse
dovrei troncare. Più andiamo avanti
e peggio starò quando succederà.”
Aggiunse Victoria.
“Perché invece
non glielo dici? Parlane con lui, cerca di
capire che intenzioni ha” le suggerì.
“Non lascerà mai
sua moglie” la interruppe l’altra.
“Te l’ha detto
lui? Te l’ha fatto capire?” ribatté.
“No, ma non serve. Dai, non
raccontiamoci storie. Quando mai
un uomo sposato molla la moglie per mettersi con l’amante?
Succede solo nei
film, anzi, succedeva, ormai pure al cinema le amanti finiscono con
l’essere
piantate di sana pianta. Si stancherà, inizierò a
trovare scuse per non vederci
e poi non lo sentirò più. Vorrei almeno
risparmiarmi l’umiliazione di essere
mollata e farlo io.” Osservò pensierosa.
“Bella idea,
così magari ti leverai anche la soddisfazione
di tenertelo invece. Non puoi sapere cosa pensa, se non ne parlate.
Capisco che
tu magari non voglia metterlo sotto pressione o sembrare apprensiva, ma
ormai
sono passati mesi, è chiaro che non è un
capriccio per nessuno dei due,
altrimenti non vi prendereste la briga di prendere e volare a destra e
sinistra
per vedervi. Sei mesi in queste condizioni, sono come sei anni per una
coppia
normale. Parla con lui, spiegagli come ti senti, digli cosa provi per
lui e poi
valuterai cosa fare. Se avrai l’impressione che voglia tenere
il piede in due
scarpe, allora piantalo, senza remore e rimpianti. Ma se invece capisci
che
prova per te quello che senti per lui, allora non arrenderti. A volte
vale la
pena rischiare” concluse.
La chiacchierata con Skyler aveva in
parte rincuorato
Victoria, ma in parte le aveva anche suscitato nuovi pensieri e dubbi.
Si era
innamorata di lui, le mancava quando non si vedevano, si preoccupava
quando non
lo sentiva, aveva voglia di stare con lui, ma al contempo si sentiva in
colpa
per essersi inserita in quel modo in un matrimonio, ed anche
perché in questi
mesi aveva tenuto nascosto tutto al padre. E’ vero che non
era ma stata avvezza
alle confidenze sulle sue storie con lui, c’era sempre stata
sua zia Charlotte
per questo, ma sapeva che se suo padre avesse mai scoperto di quella
relazione
ne sarebbe stato profondamente deluso e deluderlo era
l’ultima cosa che avrebbe
voluto.
Nel frattempo Ryan continuava a farsi
vivo con lei, ad
inviarle messaggi, mail, a chiamarla appena gli era possibile. Si era
accorto,
tuttavia, che qualcosa non andava. Victoria non era più
questo gran mistero per
lui ed aveva chiaramente percepito che qualcosa la tormentava. Sulle
prime, non
ci aveva dato peso, convinto che fosse solo una giornata no, ma ormai
era
passata più di una settimana e lei continuava a sembrargli
strana. Lei, però,
si ostinava a fingere che tutto andasse bene, esattamente come faceva
lui,
avevano lo stesso meccanismo di difesa e tendevano a chiudersi quando
qualcosa
non andava. Così fece una cosa inaspettata e volò
a sorpresa a Los Angeles. Non
le aveva detto nulla, aveva preso ed era partito, rifilando alla moglie
la
scusa di un incontro di lavoro, ed aveva chiamato la ragazza solo una
volta
arrivato nell’appartamento di quel suo amico, lo stesso posto
dove si erano già
incontrati altre volte, e che era diventato la loro alcova sicura,
lontana da
occhi ed orecchie indiscrete.
Victoria restò senza
parole quando lui le inviò un selfie
scattato proprio lì e le scrisse di raggiungerlo appena
possibile. Ed
esattamente com’era già capitato, le era bastata
l’idea di rivederlo per
ritrovare sicurezza e lasciar da parte i suoi dubbi, almeno per qualche
ora.
Era alla fondazione quando lo lesse, e scappò via con una
scusa per
raggiungerlo subito.
Entrata nel viale con
l’auto, scese velocemente, e corse da
lui, che l’aspettava sulla soglia. Gli saltò quasi
in braccio, entusiasta di
rivederlo, proprio lei che non aveva mai amato troppe smancerie. Lui la
prese
al volo, stringendola forte, ed inspirando il suo profumo.
“Dovrei essere arrabbiata,
se mi avessi avvisato prima mi
sarei organizzata meglio! Ma sono troppo felice di vederti”
ammise, restando
ancora stretta a lui.
“Volevo farti una sorpresa!
Se ti avessi avvisata, non
sarebbe stato così speciale!” rispose lui
sorridendo.
Poi le fece rimettere i piedini per
terra ed entrarono insieme
in casa, chiudendosi la porta alle spalle.
“Pensavo che non saresti
riuscito a muoverti fino a dopo le
feste o chissà quando” riprese a dire lei,
levandosi la giacca e posando la
borsa su una poltrona in salotto.
“Si, ma mi sei sembrata
strana in questi giorni al telefono.
E poi avevo voglia di vederti! Così mi sono inventato un
incontro di lavoro ed
eccomi qui! Anche se posso restare solo fino a domani sera”
precisò,
arricciando il naso “Ma ora non pensiamoci! Adesso sono qui!
E ho una cosa per
te” aggiunse con aria vispa.
Si allontanò per
raggiungere un borsone da viaggio che era
ancora ai piedi delle scale, e recuperò da una tasca un
pacchetto blu dorato
con un fiocco rosso. Lei era riuscita a sbirciare, ma fece finta di
nulla, e
lui lo tenne nascosto dietro la schiena.
“Siccome a Natale non
saremo insieme, ho pensato di
anticipare di qualche giorno! In fondo oggi è il 15, mancano
10 giorni esatti,
quindi, buon Natale!” esclamò vispo, porgendole
finalmente il regalo.
“Per me?”
esclamò sorpresa lei.
“Volevo darlo alla hostess
in aereo, ma non eravamo ancora abbastanza
in confidenza per scambiarci dei regali!” la prese
affettuosamente in giro.
“Certo che è per
te, aprilo!” la incitò.
Lei si mise a sedere sul divano, e
scartò subito il
pacchetto, che conteneva un ciondolo in oro giallo e diamanti con la
scritta ‘XO’,
che comunemente si aggiunge nei messaggi ad indicare ‘baci e
abbracci’. Era
sempre così che concludeva quello che gli inviava.
Non si aspettava alcun regalo,
tantomeno uno così dolce ed
anche romantico.
“Ho pensato che fosse
adatto a te quando l’ho visto. In
realtà cercavo un ciondolo a forma di unicorno,
perché il mio alter ego, Wade,
li adora, ma poi ho visto questo e mi sono ricordato che è
quello che mi scrivi
sempre e così ho pensato fosse perfetto” le
spiegò, scrutando la sua reazione “Ma
se non ti piace, posso cambiarlo”
“No, no, non serve! Non
voglio cambiarlo! E’ davvero
perfetto! E mi piace da morire. Non so cosa dire, non me
l’aspettavo! Ti ho
preso anche io una cosa, ma non pensavo ti avrei visto prima di Natale,
quindi
lo tiene Skyler per me.” Disse.
“Lascia stare, non serve.
Volevo solo regalarti qualcosa,
sperando che servisse a farti stare meglio, perché in queste
settimane ti ho
sentita strana, e non negarlo.” Rispose, guardandola dritta
negli occhi.
“Capisco che la situazione
non è ideale e, credimi, dispiace
anche a me non poterci vedere più spesso, ma non posso fare
altro” aggiunse,
sospirando “Così avrai qualcosa di mio addosso,
oltre alla t shirt che ti sei
fregata dei Queen. Me ne sono accorto, sai?”
rimarcò sorridendo, per alleggerire
il clima.
Lei sorrise.
“Diciamo che è
un prestito!” precisò divertita “Mi
aiuti?”
aggiunse, passandogli la catenina, e voltandosi per scostare i capelli
e
farsela allacciare.
Lui si avvicinò a lei,
mettendosi più comodo sul divano e
gliela allacciò con studiata lentezza, trasformando il tutto
in una dolce
coccola e lasciandole poi una scia di bacini dal collo
all’orecchio. Il suo
respiro le solleticava la pelle e il suo profumo era così
buono. Per non
parlare di quanto le fossero mancate le sue labbra morbide, e le sue
mani calde
e grandi addosso.
In quel momento non esisteva altro,
c’erano solo loro due.
Lei si voltò, incrociando i suoi occhi castani, e senza
bisogno di parlare e
dirsi nulla, si sporse per baciarlo. Lui accolse quel bacio,
intensificandolo e
posandole una mano sulla guancia, mentre l’altra le cingeva
la vita. L’atmosfera
si scaldò nel giro di poco, e si ritrovarono a fare
l’amore direttamente sul
tappeto morbido del salotto, davanti al camino, l’atmosfera
perfetta per quell’incontro
rubato ed inaspettato. Come sempre, Ryan si dimostrò molto
attento, ma anche
passionale. Riusciva sempre a farla sentire la donna più
bella e sexy al mondo,
ed a farle dimenticare tutto il resto. Una
volta calmati i bollenti spiriti, rimasero
abbracciati proprio lì sul tappeto ed avvolti in una
coperta, senza dire
niente, godendosi quel momento di pace perfetto.
Victoria era così
rilassata che stava per addormentarsi, ma
la voce di Ryan la riportò alla realtà.
“Ti va di dirmi cosa
succede?” le domandò quasi in un
soffio, accarezzandole la testa e posandole un bacio morbido sulla
tempia.
“Allora era tutta una
tattica la tua! Il regalo, il sesso.
Volevi solo farmi parlare” rispose divertita, cercando anche
di prendere tempo
e magari di deviare l’argomento.
“No, non proprio. Non era
pianificato, giuro! Ma mi sei
mancata e poi mi hai guardato in quel modo e mi hai baciato e non ho
capito più
niente! Potrei pensare che la tattica l’abbia usata tu per
distrarmi” rispose
divertito.
“Non devi dirmi niente, se
non vuoi, ma penso di conoscerti
abbastanza ormai da capire quando qualcosa ti turba. E vorrei solo che
ti
sentissi libera di dirmi tutto, come hai fatto finora, altrimenti non
posso
aiutarti” aggiunse.
Lei sospirò e si
tirò un po' su, per guardarlo, coprendosi
meglio con la coperta.
“Non è niente,
sono sciocchezze. Penserai che sono una
bambina stupida” iniziò a dire, un po' incerta.
“Non sei una bambina e non
sei stupida. Niente che tu possa
dirmi mi farà cambiare idea su di te! A meno che tu non mi
dica che preferivi
Ajax a Deadpool!” aggiunse divertito, tirandosi su a sedere a
sua volta.
“Eddai! Sii
serio” lo rimproverò divertita lei, dandogli una
leggera gomitata.
“E’ che il Natale
mi mette sempre un po' di cattivo umore.
Non so come spiegarlo, è una sensazione dolce-amara. Sento
maggiormente la
mancanza di chi non c’è più, e al
contempo vorrei stare con le persone a cui
tengo e so che non potremo vederci, quindi mi sono venute un po' di
paturnie. Ma
per fortuna hai avuto la brillante idea di venire qui, quindi va
meglio!”
aggiunse.
Lui, però, la guardava
poco persuaso.
“Sicura che è
tutto risolto? A me sembra che ci sia altro”
osservò.
Per quanto tentasse, non riusciva mai a tenergli nascosto niente. Con
lui aveva
il problema esattamente opposto rispetto a Josh. Se
quest’ultimo non si curava
mai dei suoi desideri e delle sue esigenze, Ryan, al contrario,
sembrava sempre
riuscire a leggerle dentro ed a capire il suo stato d’animo.
“Non riesco proprio a
nasconderti niente” disse infatti,
scompigliandosi i capelli con una mano.
“Hai ragione, non
è tutto qui. C’è altro. Ma forse sono
paranoie inutili. E’ solo che in queste settimane mi sono
ritrovata a pensare a
noi e mi sei mancato più del solito. Mi sono ritrovata a
pensare che sarebbe
bello poter passare il Natale insieme, o anche solo più
tempo insieme, ma so
che hai delle responsabilità, che hai una famiglia, e non
voglio avanzare
pretese né chiederti altro, perché i patti erano
chiari dall’inizio, sapevo che
eri sposato, solo che più passa il tempo e più
diventa difficile per me
dividerti con lei” ammise infine, dando finalmente sfogo ai
suoi pensieri.
Tanto era certa che lui non avrebbe ceduto, finché lei non
avesse rivelato le
sue paure.
“Oddio, mi sento uno schifo
solo a dirlo!” rimarcò subito
dopo la ragazza, alzandosi in piedi, avvolta dal plaid ed iniziando a
fare
avanti e indietro.
“Vic, è tutto
ok, non hai detto niente di strano o di grave”
la rassicurò, raggiungendola coi soli boxer addosso.
“Si che è grave!
E’ grave perché sono la tua amante e lei
è
tua moglie. Io non ho nessun diritto, ne sono consapevole, ma ci sto
male, perché
mi sono resa conto che mi sono innamorata di te. E non so se posso
riuscire
ancora a continuare ad averti a metà” aggiunse.
Ormai aveva aperto il vaso di
Pandora dei suoi sentimenti e non poteva né voleva tornare
indietro.
Lesse chiaramente la sorpresa nello
sguardo di Ryan, quando
gli confessò di essersi innamorata di lui. Era rimasto
spiazzato, cosa più
unica che rara e non sapeva cosa dire. Stavolta una battuta sagace alla
Deadpool
non lo avrebbe aiutato. E lei iniziò a temere che quel suo
silenzio
significasse una cosa sola, ovvero che non ricambiava i suoi
sentimenti. Ma
allora perché volare da lei per accertarsi che stesse bene?
Perché comprarle un
regalo? Se avesse solo voluto rabbonirla, avrebbe potuto farlo
telefonicamente
o avrebbe anche potuto sostituirla con un’altra.
“Considerati sganciato, ok?
Non devi dire niente. Ma hai
insistito perché ti dicessi cosa non andava e l’ho
fatto” disse ancora,
abbassando lo sguardo.
“Anch’io mi sono
innamorato di te” rispose lui, quasi a
bruciapelo, tanto che Victoria non riusciva a credere alle sue
orecchie, era
convinta di esserselo immaginato.