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Autore: mari05    24/10/2017    0 recensioni
Sono semplicemente delle riflessioni su l'anno scolastico che sta passando dal punto di vista di una ragazza con molti pensieri ed ansie inutili... essendo la mia prima storia siate clementi! ;-)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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So che non avrei dovuto.

So che non avrei dovuto quasi mettermi a piangere, durante l’ora di antologia, mentre la prof leggeva i nomi dei miei compagni di classe e correggeva i loro racconti uno ad uno.

Loro non meritavano di essere chiamati. Io sì.

Sapevo che il mio racconto avrebbe superato di gran lunga quello di qualsiasi altro ragazzo presente in quell’aula.

Ma sapevo anche che lei non l’avrebbe notato.

I nomi continuano a non toccarmi, i loro racconti sono spazzatura rispetto al mio.

Non azzeccano un verbo, un accento, un apostrofo.

Cavolo, vorrei essere lì.

Vorrei essere lì, accanto a lei, sentire il suo respiro mentre ascolta cosa ho da dire.

Ma so che non succederà.

Di solito dalla busta bianca escono solo i ragazzi incapaci, non io. Escono uno dopo l’altro, e sono costretti  a leggere i racconti che probabilmente hanno scritto in fretta e furia mentre andavano a giocare a calcio con i loro amici.

Il numero 10,7,11,12,20 e 19 leggono le loro storie.

Ѐ tutto così… banale. Uno di loro ha addirittura raccontato che ha ricevuto la Ps4 che voleva da tempo.

Dio, vorrei essere lì.

E poi, il mondo si ferma.

Dalla busta bianca esce il mio nome, e lei sorride.

I suoi denti bianchi illuminano la stanza e io sono paralizzata davanti a quello spettacolo.

Comincio a tremare. E se sbagliassi qualcosa? Mi alzo. Comincio a sentire il cuore premere contro il mio petto, l’ansia salire inesorabilmente e un nodo stringermi lo stomaco.

Eccomi. Sono davanti a lei.

Lei sorride di nuovo, un sorriso di circostanza che riscalda la stanza.

Apro il quaderno. Non posso crederci.

Faccio un respiro profondo.

“Leggo io?” chiedo. Lo chiedo sempre, perché so che a volte vuole essere lei a farlo. Ma so che non vuole e che risponderà di no. Ogni volta, mi chiede di leggere, perché vuole semplicemente capacitarsi di quello che ho scritto. Vuole essere… stupita.

Ed è proprio quello che feci.

La stupii.

“Di momenti così ne ho vissuti pochissimi. Davvero, credo che si possano contare sulle dita di una mano tanto sono pochi. Per esempio, quando ho letto quel libro talmente bello che mi è sembrato più di viverlo che di leggerlo, o quando ancora ho scritto l’ultima parola dell’ultima frase dell’ultima pagina del libro che ho paura di pubblicare, o quando ancora… insomma, avete capito.

Di solito, di momenti così ne capitano pochi. Perché sono una che non si fa troppo prendere, io; anche se a volte sono proprio io quella che si fa avvolgere dalle emozioni e che le usa come dei veri e propri vestiti, solo per sapere com’è. Sentirsi felici, intendo.

Ma quel momento, quell’attimo così ordinario e quotidiano, fu inaspettato e sfrontato come una pugnalata in pieno petto. Io e una quarantina di altri ragazzi, armati di strumenti, suonavamo davanti a Lui.

Lui era una persona come le altre, uno dei tanti spettatori della nostra musica.

Lui era uno come tanti.

E mai avevo pensato che nel bel mezzo del brano cominciasse a cantare.

-Ascolto e poi vediamo- aveva detto, allora perché proprio in quel momento ci stava cullando con la sua splendida e meravigliosa voce?

-Calma, non farti avvolgere dalle emozioni. Non distrarti. Continua a suonare- mi dico, ma la tentazione è troppo forte… e la sua voce così bella.

Rimango lì, con lo strumento vicino alla bocca, che mi implora di essere suonato,ma che viene inesorabilmente ignorato da una me troppo attenta a quelle parole.

La sua voce mi bacia, mi accarezza, mi abbraccia, e poi mi molla, mi spintona, si fa pregare, vuole che io mi inginocchi, che mi accasci davanti a lui, trasportata dal ritmo della musica.

Scombussolata da quel momento, mi guardo attorno, e vedo che Mattia mi sta fissando.

Anche lui sa.

Mi chiedo se quando succede a lui ha la mia stessa espressione.

E poi mi porto lo strumento alle labbra, come se niente fosse.”


Quando finisco, tutta la classe è in silenzio. Bastano pochi secondi, e esplodono in un applauso.

Fischi, applausi e grida si propagano nell’aula.

E io sono al centro di tutti quanti.

Mi chiedo perché lei non li faccia finire, e mi giro verso di lei.

Vedo che sorride. Un sorriso sincero, caldissimo e pieno di emozione fa prendere fuoco alle mie guance.

“Ѐ stato… è stato davvero stupendo. Giuro, mi hai quasi commossa mentre lo leggevi!” esclama. Non posso crederci. Mai mi ha detto una cosa del genere. Si è sempre limitata a dirmi “bello, sì, carino”. Mai una cosa di quel tipo.

“Il tuo è un vero è proprio stile! È davvero scritto benissimo, brava!”

Sento le lacrime che vogliono uscire, ma le reprimo immediatamente. È  troppo bello per piangere. È troppo surreale perché delle lacrime possano distruggerlo.

Ѐ un sogno. Semplicemente un sogno.

Quando esco dalla porta, mi sento strana.

Mi tocco sulle spalle, e vedo che il peso non c’è più.

Non c’è più.

E io sto volando.

Sono troppo felice per non gridare. Troppo contenta per non farlo.

“SI Ѐ COMMOSSA!” grido in mezzo alla gente. Tutti si girano a guardarmi. “SI Ѐ COMMOSSA!” ripeto.

“LEI SI Ѐ COMMOSSA, DIO, SI Ѐ COMMOSSA!” comincio a saltare, a urlare, sono troppo euforica per farmi fermare.

Lei  si è commossa.

Si è stupita.

E io con lei.


   
 
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