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Autore: Seiyako    25/10/2017    1 recensioni
Londra (Inghilterra), periodo medievale. La principessa Isabella siede bella e imperiosa sul suo trono, sua madre è morta dandola alla luce e suo padre, il malvagio re Thomas, è passato a miglior vita da ben 5 anni. Non avendo eredi maschi, è toccato ad Isabella salire sullo scranno del castello. Pur essendo molto avvenente, non ha mai accettato una proposta di matrimonio da parte dei suoi tanti pretendenti. Sembra che l'idea di sposarsi non le passi neanche per la testa. Tuttavia, Isabella cede alle parole sagge dei suoi consiglieri e decide di lanciare una sfida.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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 L’ILIADE E L’ODISSEA
 
-Come osate entrare nella mia stanza in questo modo così volgare?-  Isabella ne fu molto irritata e guardò con profondo odio l’uomo barbuto che l’aveva appena sberleffata. La ragazza riconobbe in lui Sir Aaron Douglas, il comandante dell’esercito reale, nonché spia e fedele suddito del suo defunto padre. Il soldato non si ritrasse, anzi, fissò la principessa con un ghigno beffardo stampato sul suo volto rugoso e perfido, come se la sua intenzione fosse quella di provocarla maggiormente. Aveva come la vaga sensazione di essere temuto da lei. Isabella ne provò ribrezzo, quell’uomo non le era mai piaciuto e si domandava che cosa aspettasse a sollevarlo dalla sua carica. Ma soprattutto, cosa voleva quell’essere così putrido? Che ci faceva li? Non gli era bastato tormentarla quando il re era ancora vivo? Voleva farlo anche adesso? Perché non si limitava ad adempiere ai suoi doveri e basta? Mille dubbi assalirono la mente della fanciulla e dei brividi la percossero per tutto il corpo. Sir Aaron alzò ironicamente un sopracciglio, aveva visto giusto, la cara principessina aveva paura di lui. E faceva bene ad averne. Si schiarì la voce e rispose solamente dopo qualche secondo, come se la domanda che gli era stata posta all’inizio gli fosse giunta in ritardo alle orecchie.
 – Volgare? Non mi sembra, altezza reale. Ho bussato alla porta –
- E a me non sembra che vi abbia dato il permesso ad entrare, credevo fosse Magdalen non uno sbruffone maleducato-
Sir Aaron sorrise sarcasticamente. – Vostra altezza, perdonatemi. Sono proprio incorreggibile. Il fatto è che volevo parlare con voi di una questione delicata-
- E non potevate aspettare domani? Venite in questa tarda ora della serata e pretendete che parli dei problemi del regno in camicia da notte?-
- Oh, ma non si tratta del regno, si tratta di voi- 
Isabella rimase interdetta. – Di me? Cosa intendete dire?-
Sir Aaron gironzolò per la stanza con le braccia incrociate alla schiena, le volse per un attimo le spalle e poi si rivoltò guardandola nei meravigliosi occhi verdi. – Milady, conoscete il poeta greco Omero, vero?-
- Certo che lo conosco, non sono ignorante. Ma per chi mi avete presa?- Aaron alzò le mani –Perdonatemi altezza, ma permettetemi di finire. Data la vostra erudizione, saprete benissimo che Omero era l’autore dei poemi L’iliade e l’Odissea. Ebbene, proprio in uno di questi poemi greci, che a mio parere sono anche molto avvincenti, viene narrata la vicenda di un re di nome Ulisse. Ulisse aveva per moglie una splendida regina chiamata Penelope. Non voglio annoiarvi ancora per molto con la mia presenza, ma riassumendo brevemente, Ulisse ritornò in patria dopo venti lunghi anni. Nel periodo della sua assenza i proci, o meglio, gli aspiranti al trono vedendo che il loro re non si faceva vivo, si affrettarono a chiedere la mano di Penelope. Ma ahimè, Penelope amava ancora suo marito e credeva fermamente che sarebbe ritornato da lei. Per prendere tempo, la regina inventò una scusa. Avrebbe scelto il successore di Ulisse dopo aver terminato la tessitura di un arazzo. Di giorno tesseva mostrandosi davanti a tutti, ma di notte sfilacciava l'arazzo aiutata dalle sue ancelle- Aaron si soffermò sul quel punto del racconto.
– Messere, siete venuto qui a farmi una lezione sulla mitologia dell'antica Grecia?-
Aaron la raggiunse in poche falcate, le afferrò il braccio e glielo strinse con molta veemenza.
– Ma che fate? Lasciatemi- supplicò Isabella con un filo di voce.
Sir Aaron allentò di poco la presa e disse – Furba principessina, nessun giovane è riuscito a trovare la fantomatica corona che voi avete chiesto nel bando. Tutti quanti cominciano a sospettare di voi e sospettano anche che la corona di rame non esista in nessun angolo del mondo- 
La fanciulla si voltò disgustata, l’alito di Aaron puzzava di aglio e cipolla. Trattenne per un attimo il respiro e rispose – Invece esiste- 
L’uomo rise maleficamente – Oh si, esiste. La corona color del rame adornata con pietre verdi. Vostra madre ne aveva una simile ma poi è andata perduta, nessuno sa che fine abbia fatto. Altezza reale, se prima vi ho narrato le vicissitudini di Ulisse è perché credo vivamente che voi siate la Penelope di questa situazione, state nascondendo qualcosa, ne sono più che sicuro. Ricordo ancora quell’aitante biondino di cui eravate innamorata, ma mi sfugge il suo nome. -  
- Come osate fare certe insinuazioni?!- urlò Isabella divincolandosi infuriata –Dimenticate che siete stato voi a spifferare tutto anni fa, è stata colpa vostra se mio padre mi aveva rinchiusa per intere settimane nel castello e dimenticate la vostra scala gerarchica. Sono io la vostra padrona, è a me che dovete obbedire. Se vi azzarderete di nuovo a toccarmi, vi farò mettere ai ceppi. E adesso fuori dalla mia stanza!-
Isabella gli indicò l’uscita carica di disprezzo. Sir Aaron si recò alla porta, ma prima di andarsene si rivolse dicendole – Mia padrona ancora per poco, non sarete più così insolente quando sarete sposata con me. A proposito, siete molto bella con quella vestaglia che lascia ben poco all’ immaginazione-
-Fuori, villano!- La ragazza agguantò un candeliere e lo scagliò furente nella sua direzione. Per sua sfortuna Sir Aaron riuscì a richiudere in tempo la porta alle sue spalle ed il candeliere cadde sul pavimento rompendosi in mille pezzi.
 
 
  
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