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Autore: MJBlack    25/10/2017    6 recensioni
Dean Winchester non fa le cose da fidanzati.
Trova un ragazzo che gli piace, va a casa sua e dopo aver passato la notte con lui, smette di vederlo per il resto della vita. È un ciclo che sembra funzionare tranquillamente, almeno finché il karma non decide di punirlo quando, per scappare dalla casa della sua ultima conquista, cade dalle scale e viene portato in ospedale.
    
[Destiel, AU!Modern, Cas!Dottore / linguaggio esplicito, commenti skyfosi, Dean assomiglia un po' ad un twink]
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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It’s a beautiful day to save lives
 
 
 
 
 
 
È ancora buio pesto fuori dalle finestre quando si sveglia. Dà un’occhiata al rosso intermittente della sveglia accanto al comodino e 4:52, recita solenne con la precisione assoluta che solo un orologio può avere.
Potrebbe tranquillamente tornare a dormire, tanto non deve essere a lavoro prima delle nove ed è abbastanza sicuro che manchi più di un’ora per sentire il suo allarme suonare. Ripoggia pacatamente la testa sul cuscino, la calma immediatamente riacquistata e che sembra conciliare sempre di più il sonno.
 
Il paio di braccia che stringono i suoi fianchi sono completamente inaspettate e lo fanno sobbalzare. Sono forti, solide, calde e profumano di bagnoschiuma al miele e lievemente di sudore.
Gli occhi di Dean si spalancano nel buio della camera, realizzando immediatamente che la sua sveglia, quella che ha casa – sistemata sul comodino proprio al fianco della foto con la sua famiglia – non ha nulla di rosso. In realtà non ha proprio una sveglia che funzioni.
Ha incontrato questo ragazzo al bar ieri notte.
 
Non doveva finire così la serata, era uscito semplicemente per da fare da spalla a Sam, suo fratello, perché la ragazza lo ha mollato una cosa come un mese fa ed ancora non l’ha superata. La soluzione migliore sembrava quella di rigettare il ragazzo nella mischia, fargli conoscere una nuova donna che potesse fargli capire che la vita non è finita.
Non era neanche cominciata tanto male come uscita, Sam aveva persino ottenuto un numero di telefono.
Dean, invece, aveva cominciato a flirtare palesemente con un ragazzo al bancone. Aveva scoperto un paio di mesi prima che a suo fratello non importava di che genere fosse la persona che si fosse portato a letto, l’importante era non avere troppi dettagli, quindi non c’era nessun problema se accettava un paio di drink gentilmente offerti da quest’uomo.
Aveva questi capelli scuri e scombinati come se fossero appena usciti da una sessione di pomiciata forte e distruttiva contro un muro. Per non parlare degli occhi: blu come poche altre cose al mondo, che sembravano avere voglia di spogliarti e scoparti in una sola fluida mossa. Quindi sì, insomma, il tipo era davvero sexy.
 
Sono finiti a scopare nel bagno del locale, mattonelle fredde della parete che premevano contro lo stomaco di Dean ed il cazzo enorme del tizio che continuava a muoversi senza sosta dentro di lui. Un’ottima scopata da bar.
Quando sono usciti da lì, Sam se n’era già andato a casa e gli aveva lasciato un messaggio sul telefono per informarlo – come se avesse potuto avere tempo per leggere un sms mentre veniva piegato a novanta contro un lavandino.
 
«Il mio passaggio è andato.»
 
«Posso convincerti a farti vedere la mia casa?»
 
Il resto un po’ è stato automatico. La casa di Castiel – così si chiama il tizio – è al quarto piano di un edificio in centro. È grande, c’è un salotto in stile moderno e due camere da letto. Questo è stato tutto quello che è riuscito a registrare prima che gli venissero strappati i vestiti di dosso. Dean è riuscito a venire altre due volte, ed è ancora sorpreso dal fatto che il suo cazzo gli sia diventato duro di nuovo così in fretta – la colpa è sicuramente di Castiel è quella sua fottuta lingua.
Cerca di non pensarci troppo comunque, perché è prima mattina e l’alza bandiera non è per niente una delle opzioni da tener in conto in questo momento.
Il suo primo istinto è quello di rimettersi le scarpe e sgattaiolare via di casa. Probabilmente sarebbe già uscito fuori alla finestra e sceso giù fino alla fine delle scale di servizio se non ci fossero queste braccia che lo stringono e lo tengono fermo contro un corpo che, in altre circostanze, sicuramente non avrebbe evitato. Ma di svegliarsi accanto a lui, non se ne parla.
 
Dean Winchester non è tipo da coccole post sesso, né tanto meno da cucchiaio grande durante il sonno.
Dean Winchester scopa, si fa scopare e poi scappa via dalla porta prima ancora di fare colazione.
È una delle ragioni per cui preferisce andare lui a casa degli altri: può lasciarle quando gli pare senza dover badare ai comodi altrui, come un doccia o un caffè di inizio giornata.
 
Prova a muoversi, Dean, senza svegliare l’uomo steso al suo fianco. Ogni tanto fa una smorfia e Dean sente che deve inventarsi una scusa – un bicchiere d’acqua può reggere come scusa? La nonna in ospedale? –, ma ogni volta Castiel torna a dormire profondamente. Non fa neanche rumore, sembra quasi essere morto. Ad un certo punto Dean quasi si preoccupa e gli porta un dito sotto il naso per accertarsi che respiri. In un gesto fluido, il tizio si gira dall’altra parte del letto, come se avesse sentito la mano di Dean vicino al suo viso e ne fosse stato infastidito.
Gli dà la schiena ora, il ragazzo, ed il braccio che prima teneva intorno al corpo di Dean ciondola tranquillamente al di là del letto. Sarà dannatamente fastidioso per la circolazione.
 
Dean si accerta che lui continui a dormire e, piano piano, passetto dopo passetto, si libera prima delle coperte e poi raggiunge con calma l’ingresso dell’appartamento. Indossa velocemente i pantaloni ed i calzini, recupera le scarpe e la maglia e poi esce di casa. Non trova i boxer, quindi decide di lasciarli come regalo. Fortunatamente non ha tolto il telefono dalla tasca posteriore dei pantaloni, quindi è abbastanza sicuro di non dimenticarsi nulla all’interno dell’appartamento.
Una volta fuori sospira, sereno, come se fosse appena scampato ad una bomba, invece che ad un risveglio scomodo.
 
Non è una situazione che dura molto, però.

 
 

Dean non si è mai sentito più umiliato in vita sua.
I medici intorno a lui continuano ad andare avanti ed indietro e il suo lettino è scoperto e tutti possono vederlo, nessuna maglietta, pantaloni sbottonati e tutto. Nessuno lo ha ancora visitato, perché è successa una specie di emergenza improvvisa e tutti si stanno dando da fare. Il lettino due del pronto soccorso, quindi, viene un po’ ignorato per forza di cose. Una grande botta di culo, che per la cronaca gli fa ancora male per via di ieri sera, quindi stare in questa posizione non aiuta per niente.
 
«Ehi, tu» fa al primo medico che sembri avvicinarsi anche solo vagamente. A quanto pare attira abbastanza la sua attenzione perché il ragazzino – probabilmente uno specializzando – arriva velocemente al suo fianco.
 
«Mi hanno chiesto di aspettare qui ed è passata un’ora. Tra quanto posso andare?»
 
«Ehm… Sì, certamente, ora le trovo uno strutturato che la visiti.»
 
«No, veramente io— sono stato già visitato» il ragazzino tira la tenda intorno a lui e poi se ne va prima ancora che Dean finisca di parlare, lasciando il resto della frase in sospeso e quasi più che un sussurro.
 
La cosa più noiosa è l’attesa: non può usare il telefono e sente che avrebbe potuto fare grandi cose in questi centoventi minuti con Candy Crush. O Angry Birds. Di positivo c’è che suo fratello sta già arrivando, visto che è il suo numero delle emergenze ed è stato chiamato quasi immediatamente.
Nel frattempo, però, non c’è nessuno con cui parlare, quindi Dean passa il suo tempo a contare le macchie sul soffitto e cercare tutte le similitudini possibili ed immaginabili con le serie TV sui dottori che ha già visto. Questo ambulatorio assomiglia molto a quello del Grey-Sloan in Grey’s Anatomy, il che è impressionante perché credeva fosse davvero tutta una finzione quella roba.
 
«Che abbiamo qui?»
 
Questa voce è familiare.
 
«Maschio, trentuno anni. Pare che sia caduto per le scale.»
 
«Pare?»
 
Dean ignora volutamente il secondo campanello dall’arme che suona nella propria testa perché, andiamo, quante possibilità ci possono essere che il tipo che lo abbia scopato a sangue la notte prima sia proprio questo? Non era una cosa come un fisico? O un musicista?
Impossibile.
 
«Così dice lui, ma l’uomo che lo ha portato qui dice di non averlo mai visto prima nel palazzo.»
 
«D’accordo, diamo un’occhiata.»
 
La tenda si apre e le possibilità erano molte più di quante Dean avesse stimato in pochi secondi.
Abbassa quasi immediatamente lo sguardo, lui, perché uscire di notte da casa di una persona non è tanto carino come gesto, ma l’essere beccati in flagrante con il braccio slogato per via della suddetta fuga è sicuramente peggio.
Castiel sgrana appena gli occhi, ma rimane professionale e cerca di non dare a vedere il fatto che conosca il suo paziente.
 
«Cosa c’è che non va?» chiede, più allo specializzando che a Dean.
 
«Il braccio, forse le costole. Più che probabile la rottura dell’anca.»
 
«Corretto» lo loda per la risposta, recuperando la cartella ai piedi del letto e cominciando a sfogliarla: «Sembra che la sua condizione sia stabile, quindi stecchiamo prima il braccio e poi portiamolo sopra per un paio di analisi.»
 
Segna tutto sulla carta, così che tutto venga registrato e nessuno esame dimenticato. Non sembra una cosa molto seria però, visto che Castiel è così calmo.
 
«Farai tu la steccatura, ma per il momento puoi andare, Samandriel» dice, ed il twink sparisce dalla scena alla velocità della luce. È adorabile, a modo suo.
 
Il silenzio che si crea quando lui se ne va è carico di disagio, almeno da parte di Dean, che si è appena reso conto di non aver ancora aperto bocca da quando Cas— il dottore è arrivato.
Essere ancora senza boxer sotto i jeans chiari non aiuta molto la situazione e Dean non riesce a pensare ad altro che alla pelle esposta del suo addome e di quanto possa essere visibile dalla lampo aperta.
Questa situazione è orribile, ma dignità, Dean, continua a ripetersi, le lenzuola strette nei suoi pugni. 
 
«Devo essere stato davvero pessimo per aver preferito una brutta caduta allo stare a letto.»
 
«No è così, avevo un’emergenza e…»
 
«Era una battuta» dice, ma lo sguardo continua ad essere basso e rivolto alla cartella, e non c’è un accenno di sorriso sulle sue labbra. Che spirito ironico ricco e reattivo.
 
«Davvero carina.»
 
Quello che ha ora in faccia, invece, sembra proprio un mezzo sorriso. Non può esserne sicuro, Dean, perché non lo vede bene in viso.
Questa è una vera tortura.
 
«Stai calmo, non me la sto prendendo con te…» 
 
Oh.
 
«Dean.»
 
«Giusto, Dean. Scusa.»
 
Castiel termina di scrivere un’ultima frase e, con particolare forza, mette il punto finale. Sistema di nuovo la cartella al suo posto e si rimette la penna nel taschino sul petto del suo camice.
 
«Mi stanno chiamando al cercapersone, mando Samandriel a controllarti più tardi.»
 
«A più tardi» fa allora Dean, accennando un saluto con la mano che Castiel neanche sembra registrare.
 
Che cos’è appena successo? 
 
 
 
 
Il cucciolo di dottore porta Dean a fare tutte le analisi necessarie richieste dal dottor Novak – che Dean scopre troppo tardi sia il cognome di Castiel – e davvero non si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi a fare un’RX completa. Si sente proprio come in Doctor Sexy, solo che lì la maggior parte dei pazienti hanno tumori nascosti nel pancreas e Dean proprio non vuole finire steso su un tavolo operatorio, anche se probabilmente sarà la fine che farà se la frattura all’anca è molto grave.
 
«Statti un po’ fermo, Dean» gli fa una voce femminile da dietro il vetro, pastosa e lenta come di chi sta parlando a bocca aperta. Dean è abbastanza certo che stia pranzando, mentre attende che i risultati del suo esame compaiano sullo schermo.
Il suo caso è stato rubato da questa ragazzina bionda che sembra avere più o meno la stessa età di Samandriel, però è meno delicata e più incline alle risposte brusche alle sue frecciatine sempre più evidenti.
 
«Non è che possa esattamente muovermi qui dentro.»
 
«Beh, muoviti di meno.»
 
Quindi Dean resta in silenzio mentre continuano ad esaminare totalmente l’interno del suo corpo e porca puttana se è noioso. Nei telefilm c’è sempre un dottore simpatico che ti parla dall’interfono e dove cazzo si trova il dottor Sexy quando serve? Con quegli stivali da cowboy sarebbe stato fantastico da osservare per perdere tempo. Sicuramente li avrebbe tenuti indosso nel mentre del post operatorio, proprio come era accaduto tra lui e la dottoressa Alexandra.
Oh sì, quello sarebbe stato decisamente un bel passatempo.
 
«E non pensare a niente di eccitante.»
 
Dean non vede l’ora di andarsene da questo posto.
 
Quando ha terminato tutte le analisi in cui deve rimanere fermo ed in silenzio – e ce ne sono stati davvero parecchi – lo portano in una stanza tutta sua e questo è un po’ il primo segnale che gli fa capire che non potrà lasciare l’ospedale tanto presto. Sam lo sta aspettando dentro, seduto sull'unica sedia presente in tutta la stanza. Non pensa che gli avrebbero dato di meglio, visto che sta pagando tutto con l’Obamacare e non con una fantastica e costosa assicurazione che copre ogni danno possibile ed immaginario, compreso il dentista.
Sam è preoccupato ed agitato e sembra che si sia svegliato venti minuti fa, perché i suoi capelli sono sparati in ogni direzione e le occhiaie sotto gli occhi non gli fanno giustizia.
 
«Sto bene» gli ripete Dean, dopo che il fratello gli ha chiesto per l’ennesima volta come si sentisse: «Alla grande non vedi?» e poi prova a muoversi ed una fitta praticamente disastrosa gli impossibilita anche solo il pensare ad un spostamento.
 
È un tumore, è la prima cosa che Dean pensa quando vede entrare nella stanza una schiera di tre medici diversi, uno dei quali è la specializzanda biondina che lo ha torturato prima.
Arrivati a questo punto, Dean ha visto abbastanza puntate di questo genere per sapere come andrà a finire quindi sì, è abbastanza sicuro che si tratti di un tumore.
 
«Lei è il marito?» chiede uno dei tre a Sam e, no, che schifo.
 
«È solo il mio stupido fratellino» fa allora Dean, che ancora non capisce come alcune persone facciano a scambiarli per una coppia.
 
Sorridono ed annuiscono tutti, comprensivi, anche Castiel che ha le braccia incrociate al petto e continua a fissarti con aria seria e professionale. Non è poi così diversa dalla sua faccia da ordini, dopotutto.
 
«Dobbiamo fare un piccolo intervento per sistemare l’anca, ma non sarà niente di disastroso o doloroso.»
 
«È un intervento facile e veloce e lo eseguirà la dottoressa Novak» fa questo medico donna – che Dean ancora non conosce – indicando la biondina alla sua sinistra.
 
Fantastico, adesso è sicuro che perderà le gambe.
 
«Ma non è lui il dottor Novak?» chiede Dean, puntando la testa contro Castiel, al diavolo la riservatezza. Spera davvero che l’altro medico abbia solo scambiato la destra per la sinistra, sbagliando pollice e direzione in cui puntarlo.
 
«Io sono un neurochirurgo, non mi occupo di queste operazioni di carattere ortopedico» lo dice con fare distratto, come se non potesse fregarsene di meno di quanto succeda intorno a lui.
 
Dean comincia ad innervosirsi.
 
«Allora che ci fai qui se non sei tu che devi operarmi?»
 
«Per farle sapere che non ha subito danni celebrali, nonostante la forte botta.»
 
Ovviamente è anche passato dal tu al lei. Non commenta, Dean, per conservare un po’ di dignità e non rendersi ridicolo più di quanto questo camice aperto sul culo già non faccia.
 
«C’è una cosa di cui vorremmo parlarle.»
 
La faccia della dottoressa – Hannah Johnson – si incupisce un tantino.
 
«Da alcune analisi risulta…» si tortura le mani, non sapendo come poterlo dire.
 
È un tumore.
È un tumore a forma di palla da baseball al cervello.
 
«Insomma… Beh…»
 
«Abbiamo trovato dello sperma nel suo culo e vogliamo sapere se è stato stuprato.»
 
La bocca di Dean è così spalancata che potrebbe esserci entrata una mosca e non accorgersene. Quella di Sam sembra essersi aperta il doppio, non riuscendo ancora a decidere cosa provare in quel momento, perché la preoccupazione è sempre presente ma sentire parlare di “sperma” e “culo” del proprio fratello nella stessa frase, non fa connettere bene il cervello.
 
«Claire, non si parla così ai pazienti» e questo è tutto ciò che ha da dire Castiel al riguardo della situazione, la mani che ora sono scivolate nelle tasche del camice bianco. 
 
«Vogliamo farle sapere, signore, che con noi può parlarne, possiamo risolvere tutto insieme.»
 
La dottoressa Johnson ci crede davvero molto mentre parla, è decisa e sembra intenzionata ad ogni costo a trovare il colpevole che ha riempito il culo di Dean di sperma per poi lanciarlo dalle scale.
In pratica la versione dark e contorta di ciò che è accaduto questa mattina.
 
«Questi abusi non possono restare impuniti» termina infine il discorso, ripetendo più volte che lei è sempre disposta a parlare per ulteriori confessioni o spiegazioni, pur sentendo più volte Dean ripetere che non è stato stuprato da nessuno.
 
«Dean, a me puoi dirlo» dice quindi Sam, la mano che stringe la sua e lo sguardo di chi sente di star per perdere un caro per via del tumore – che a questo punto sarebbe stato decisamente peggiore di questa umiliazione.
 
Dean prova più volte a svincolare dallo sguardo ferito del fratello per poter fissare Castiel che, tranquillo, non sembra intenzionato a parlare in nessun modo, come se il rimprovero fatto alla nipote fosse tutto ciò che aveva intenzione di dire sulla questione.
 
«Ragazzi, nessuno mi ha stuprato. Sono tornato a casa con un uomo che ho conosciuto in un bar ed ho passato la notte nel suo appartamento, nessuno ha violentato nessuno e decisamente nessuno mi ha spinto giù dalle scale!»
Si crea un piccolo spiraglio di silenzio alla fine del discorso, dove tutti cercano di metabolizzare il discorso che Dean ha appena fatto, esattamente come se si dovesse analizzare una poesia importante.
 
È la dottoressa Hannah a parlare per prima e: «La negazione è la prima fase del percorso» sussurra a Castiel, anche se il suo tono è così alto che tutti i presenti riescono palesemente a sentirlo ad assimilarlo.
Il dottor Novak annuisce, ancora serio, e le fa capire di essere in totale accordo con lei.
 
«Abbiamo pianificato il suo intervento nel tardo pomeriggio, potremmo procedere solo dopo che lei avrà firmato i documenti della liberatoria. In caso lei sia un amish o una wiccan che non desidera avere cure mediche, è questo il momento adatto per parlarne.»
 
Castiel scuote la testa, prendendo in mano il tablet che Claire teneva, annotando qualcosa molto di fretta. Le dita si muovono velocemente, premendo pulsanti della testiera con decisione. Dean spera che riguardi un richiamo per la biondina.
 
«Io sono una wiccan. Vengo da Detroit.»
 
Il commento fa quasi andare Sam ancora più nel panico e: «Dean sta scherzando. Se potete indicarmi dove prendere i moduli, glieli porto io» si appresta immediatamente a dire.
 
«Certo, l’accompagno io» Hannah gli indica la porta ed escono insieme, diretti verso l’atrio.
 
Rimangono in tre nella stanza, ma l’aria è così pesante che è quasi come se fosse piena di persone. Claire si avvicina al monitor vicino al letto, per dare un’occhiata. Non annota nulla e stringe gli occhi più del dovuto.
 
«Quindi è stata una scopata bestiale» dice ad un certo punto. Castiel è ancora qui ed Dean ancora non ha capito cosa ci faccia esattamente nella sua stanza dopo aver terminato il suo lavoro di messaggero di buone notizie sanitarie. Ha le mani strette davanti al grembo e, in piedi, non si muove né sembra respirare, ma questa volta Dean non è per niente intenzionato a controllargli il respiro per sicurezza.
 
«Claire, non sono domande da fare.»
 
«Come se già non lo sapessimo, sembrano i segni di uno stupro quindi direi che il tizio ci è andato giù pesante.»
 
Eccome.
 
Non che a Dean dispiaccia un po’ di sano sesso distruttivo, praticamente impossibile da trovare in piazza perché nessuno sembra avere abbastanza palle da avvicinarsi anche solo minimamente a ciò che lui intende con quel termine. Il suo culmine era stato indossare un paio di mutandine di pizzo rosa ed essere scopato con quelle indosso, visto che l’altro tizio era particolarmente interessato a vedergliele strette sul culo.
Poi c’è stata la serata di ieri con Castiel, ed ha battuto tutti i record. Se i medici dicono che sembrano segni di una violenza c’è una vera ragione dietro, e Dean non si riferisce ai vari lividi e morsi che lo hanno trasformato in un dalmata a partire dall’addome fino alle cosce.
 
«Già, dottor Novak, direi che è visibile.»
 
Castiel non fa una piega e non gli regala neanche una piccola soddisfazione.
«Parlagli del suo periodo di recupero» fa invece, spostandosi lievemente a sinistra – per la precisione tre passi in quella direzione ed uno in avanti.
 
«Saranno praticamente dieci giorni di recupero qui in ospedale, se non ci saranno problemi poi può tornare a casa.»
 
«Quindi dovrò abituarmi a questa puzza di naftalina?»
 
«E alle gelatine preconfezionate, esatto.»
 
«Grandioso.»
 
L’idea di rimanere quasi due settimane in un ospedale non lo entusiasma così tanto. Dopo aver visto “Doctor Sexy MD” ha sempre immaginato di partecipare come parente della vittima, mai come quello che deve andare sotto i ferri. E poi la luce al neon che illumina la maggior parte delle stanze e dei corridoi non gli dona per niente, quindi vorrebbe sapere con esattezza quali possibilità ha ora di far innamorare il Dottor Sexy, se mai lo dovesse incontrare.
 
«Hai altre domande?»
 
«Sarò più flessibile e potrò fare posizioni più strane?» e mentre lo dice, Dean, fissa Castiel che continua ad ignorarlo.
 
«Non sei in un film» fa Claire, brusca: «Torno più tardi per il pre-operatorio.»
 
«A più tardi, Miley Cyrus.»
 
I suoi occhi si stringono e sembrano quasi volerlo uccidere, ma Dean se ne interessa poco e la ignora. Si getta sui cuscini dietro al suo schienale ed il dolore che prova è quasi inferiore a prima. Sicuramente grazie alla piccola dose di morfina che gli hanno concesso.
 
«Potresti avere difficoltà a fare sesso nei primi tempi» il click di un pulsante che si preme a terminare la frase dell’ultimo dottore rimasto nella stanza.
 
«Perché me lo dici?»
 
«Rispondevo alla tua domanda.»
 
Dean annuisce, sorriso in volto, come se avesse capito tutto. Apre un po’ le gambe mentre sta steso, mettendo in risalto qualche centimetro di pelle abbondantemente scoperta dal camice ospedaliero azzurro ceruleo. Castiel cerca di mantenere lo sguardo puntato sul suo viso, ma Dean non si offende per niente quando i suoi occhi svettano veloci sulle sue gambe e poi proprio lì in mezzo.
È alla stregua di un complimento con la C maiuscola, invece.
 
«Non dovrebbe più farti male, ma per evitare danni cerca di tenerlo nei pantaloni» e poi, sorprendentemente, dà uno schiaffetto sul suo piede destro, indicando a Dean di chiudere le gambe.
 
«Ci vediamo più tardi, Dylan.»
 
«È Dean.»
 
«Oh, scusami.»
 
Ed è stato questo il momento in cui Dean ha deciso che non avrebbe di nuovo aperto le gambe per nessun medico in assoluto.
 

 
 
 
L’operazione va alla grande, il che è sorprendente visto che è stata Claire Novak ad operarlo. Ha dovuto perfino ringraziarla dopo, anche se più che altro ha lascito che fossero Sam e Kevin a ringraziare tutto lo staff medico che ha partecipato all’intervento. Hannah a quanto pare ha salvaguardato tutta la procedura, quindi Dean è convinto che la maggior parte dei ringraziamenti vadano a lei che ha sopportato quel piccolo demonio biondo per due dannate ore in sala operatoria.
I giorni del post operatorio scorrono più veloci di quanto Dean potesse pensare. Ha una piccola televisione in camera sua e, per quanto volesse recuperare gli episodi di Grey’s Anatomy che ha in arretrato, non gli va per niente di condividere questa sua passione proprio in un ospedale. Non è un luogo adatto in cui fare coming out.
 
Sam è venuto a trovarlo ogni giorno dopo l’ora di pranzo e passano insieme un paio di ore prima che lui debba tornare a casa. Sono venuti a trovarlo anche Bobby ed Ellen, poi Benny e Charlie, che non smetteva di fare domande sul tizio misterioso che “lo ha scopato così bene da far pensare ad una violenza”, perché a quanto pare è così che viene denominato dagli altri medici in giro per l’ospedale.
Dean cerca di cambiare discorso e non parlarne, soprattutto perché Castiel sembra essere sempre nei paraggi quando qualcuno fa domande sulla questione: la prima volta credeva fosse una coincidenza, perché Sam ha intavolato il discorso e lui era nella stanza per cambiare una fasciatura – che poi, non era un neurochirurgo? –, la seconda volta ci ha creduto un po’ di meno e alla terza ha cominciato a pensare che Castiel gli mandasse di proposito delle persone per parlarne.
Quando Charlie era venuta, l’ultima volta, lui non era con loro ma a pochi passi di distanza dalla porta della camera di Dean, in piedi e girato di spalle. Firmava delle cartelle e non prestava per niente attenzione a ciò di cui stavano parlando, ma per qualche ragione Dean sapeva che in realtà lui stava ascoltando.
Charlie le ha chiamate manie di protagonismo e se n’è andata con il numero di una strutturata nella tasca posteriore dei pantaloni.
 
I budini però si rivelano più buoni di quanto immaginasse.
È capitato che alcune volte, il responsabile del reparto di pediatria, passasse dalla sua camera, perché a detta sua i twink dovrebbero essere tutti considerati dei bambini e quindi erano sotto la sua protezione. Dean ha ribattuto di non far parte di quella categoria perché ha trentuno anni e decisamente non assomiglia più ad un ragazzino in fase pre-adolescenziale, ma lui non ha voluto averne ragioni. Le sue visite non servivano a nulla, se non a perdere il budino al cioccolato che gli veniva servito come dessert – sì, perché il medico pediatra glielo rubava ogni volta.
 
Alla fine dei dieci giorni, Dean è sollevato e felice di poter lasciare questa gabbia di medici pazzi che alcune persone hanno il coraggio di chiamare “il miglior ospedale in zona”. Sicuramente devono aver preso un abbaglio, oppure ci sono due strutture che portano lo stesso nome, altrimenti non si spiega proprio.

«Ti stanno dimettendo?» dice Castiel, dall’altro lato della lunga scrivania nell’atrio.
Dean alza lo sguardo dai moduli che sta firmando, in piedi e vestito con i propri abiti per la prima volta da due settimane a questa parte. Ha persino i boxer, perché Sam si è preoccupato di portargliene così tante paia che ora potrebbe persino averne tre addosso e ne avrebbe comunque altre da poter indossare per il resto del mese senza doverle lavare.
 
«I dieci giorni sono passati, quindi non ho motivo per restare.»
 
Castiel prende il suo tablet e comincia a ricerca velocemente la sua cartella, per avere conferma delle parole di Dean, che nel frattempo ha posato la penna e sta cercando di capire cosa sta facendo il medico.
 
«Sì, sembra vada tutto bene.»
 
«Grazie per la tua opinione professionale» dice Dean, poi mette l’ultima firma sul modulo ed è pronto ad andare.
 
Si aggiusta la giacca di pelle e tasta la tasca per vedere se il portafogli è ancora lì. Sam è venuto a prenderlo con l’Impala e lo sta aspettando nel parcheggio dell’ospedale.
Hanno in programma di andare a mangiare qualcosa insieme per pranzo ed il budino al cioccolato è espressamente vietato – anche le gelatine di frutta, per par condicio.
 
«Beh, è stato un piacere conoscerti—»
 
«Sbaglia di nuovo il mio nome e giuro che ti ammazzo.»
 
Gli occhi di Castiel si sgranano appena nella direzione di Dean, non immaginando una reazione del genere all’entrata dell’ospedale, dove possono vederli tutti. Fortunatamente è un orario poco frequentato questo, per quanto si possa considerare poco frequentato l’atrio di un ospedale.
 
«Non capisco, mi sembrava che ti fosse piaciuto. Voglio dire, mi sono sempre considerato bravo a letto ed ora mi dici che non ti ricordi neanche come cazzo mi chiamo anche se sei stato il mio medico per due settimane? Mi stai prendendo per culo o cosa? Ricordi persino il nome di mio fratello meglio del mio.»
 
«Dean.»
 
«Insomma voglio dire, credevo ci fosse dell’interesse reciproco e, porca puttana, credevi davvero che mi chiamassi Davey? Chi cazzo può chiamarsi Davey in questa società?»
 
«Dean.»
 
«Okay, senti, lascia perdere, ho capito che non ti interesso e tanto non abbiamo più bisogno di vederci dopo che esco da qui. Magari cambio anche zona, così se cado di nuovo dalle scale non mi porteranno di nuovo qui.»
 
«Lo conosco il tuo nome, Dean» fa Castiel, dopo pochi secondi di silenzio, il tablet lasciato sulla scrivania e le mani nascoste nelle tasche del suo camice perfettamente bianco.
 
«Visto che te ne sei praticamente scappato da casa mia così presto e così velocemente da finire in ospedale, immaginavo volessi solo quello ed è stato divertente vederti innervosito perché non ti chiamavo con il tuo nome.»
 
Le rotelle nella mente di Dean cominciano a girare ed ogni pezzo del puzzle sembra tornare al suo posto.
 
«Quindi lo hai fatto di proposito per darmi fastidio.»
 
Castiel si avvicina di pochi passi. È praticamente davanti a Dean, che ancora non ha capito se essere arrabbiato o quanto con quest’uomo. Di sicuro non gli ha fatto piacere avere questo trattamento in questi giorni, anche se potrebbe essere un po’ colpa sua, seppur in minima ed incomparabile parte.
Voleva solo evitare i pancakes del giorno dopo ed imbarazzanti momenti per usare il bagno.
 
«No, l’ho fatto di proposito per vedere se fossi interessato.»
 
Ah.
 
«E cosa ha dedotto, dottore?»
 
«Credo che lei, Dean Winchester, sia molto interessato a ripetere l’esperienza» fa quindi, lo sguardo intenso e blu puntato direttamente negli occhi verdi e limpidi di Dean. Negli ultimi tempi si è ritrovato a pensare che sono molto più belli di quanto ricordasse, perché il vederli alla luce bassa e buia di un bar davvero non dà loro la giustizia che si meritano.
 
«Diagnosi discreta.»
 
«Bene, perché sappi che ho intenzione di chiamarti.»
 
Dean ridacchia e vorrebbe non averlo fatto per non sembrare una ragazzina in crisi ormonale, ma: «Non hai il mio numero» aggiunge poi, cercando di non apparire più desideroso del normale nel lasciargli un bigliettino in tasca con tanto di “xoxo” finali.  
 
«È sulla cartella» dice Castiel, picchiettando sul iPad che sta sul bancone.
 
La tecnologia moderna.
 
«Devo avvertirti che, purtroppo, il sesso per le prime uscite è off-limits. Ero serio sulla questione del tenerlo nei pantaloni.»
 
«D’accordo, in fondo è lei il dottore.»
 
Castiel sorride, in un modo adorabile e perfetto che Dean non ha mai visto prima.
 
«Devo andare, ho delle operazioni da fare. È una bella giornata per salvare vite.»
 
Dean scoppia a ridere e, cazzo, non è proprio possibile che questo neurochirurgo davanti a lui, occhi azzurri e capelli scuri, abbia proprio detto questa frase: «Non ci credo che tu l’abbia appena detto.»
 
Lui aggrotta la fronte, senza capire: «Ho detto qualcosa di male?»
 
«Oh no, anzi, sei perfetto così, dottor Stranamore.»
 
Magari non avrà degli stivali da cowboy, ma forse Dean ha trovato il suo dottor Sexy.


 
 
 
«Sei riuscito a parlare con il twink prima della sua uscita?»
 
«Già.»
 
«E come è andata?»
 
«Non ho intenzione di parlarne con te, Gabriel.»
 
«Spero che vada tutto bene tra di voi piccioncini. Magari la prossima volta che viene a trovarti qui, può portare anche quel bel pezzo di manzo che è suo fratello così che io possa—»
 
«Non so perché siamo amici.»






 
Ciao amiki ♥ 
Partiamo dal fatto che tutta la conoscenza medica di questa fanfic è frutto della mia più che forbita preparazione tramite le quattordici stagioni di Grey's Anatomy, quindi se ho detto delle stronzate è colpa di Meredith Grey (?). 
Però pensate a Cas dottore. Cioè, il male di vivere ed io ho già problemi di per sé con la sua persona, figuratevi ad immaginare quelle dita che operano il cervello e--- sto malissimo okay.
Per chi non ha mai visto la serie, "è un bel giorno per salvare vite" è una citazione di Derek Shepperd aka Dottor Stranamore, quindi Dean non si becca un Doctor Sexy ma ci guardagna altro (e non parlo della connessione Vodafone della pubblicità con Patrick Dempsey (?)). 
Il pediatra poi è Gabriel perché io ce lo vedo a regalare lecca lecca ai bimbi che vanno a farsi fare la punturina. 
La fanart che ho usato come copertina è di vinnie-cha, che è bravissima ed io la amo ♥ (anche se in realtà è troppo fluff rispetto al resto MA ERO INNAMORATA DEL DISEGNO)
A proposito (?), la settimana prossima aggionerò Bufalo, quindi stay tuned (?). 
Mi sembra di aver detto tutto, quindi ora volo via. 
VìVìBì ♥
 
   
 
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