Serie TV > Arrow
Segui la storia  |       
Autore: JEANPAGET    25/10/2017    2 recensioni
Inauguro ufficialmente la raccolta dei miei scleri per la nuova stagione
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ispirata alle meravigliose foto Olicity della 6x03, che hanno fatto gioire e fatto emozionare tutte noi fans Olicity.

Non e’ la prima e non sara’ l’ultima one shot su queste foto. Perche’ una coppia cosi’ , un bacio cosi’, una chimica come quella tra Stephen e Emily (che trasferiscono sui loro personaggi) non puo’ che far sognare.  Questa e’ la mia versione.

 

 “Si, Curtis, si. Siamo intesi, allora? Ok, no ai documenti ci penso io. Si, ok ok, a domani. Ciao!”

Schiaccio il tasto di chiusura di chiamata. Sono esausta. Non vedo l’ora di andare a dormire. E’ stata una giornata davvero pesante. Curtis e’ entusiasta di questa nuova compagnia che vogliamo creare e continua a fare domande, a farsi venire dubbi, a chiamarmi ogni istante. E poi queste ultime notti al covo. Dig. Il team. I rapporti sono un po’ tesi. Gli equilibri sono cambiati. E fatichiamo un po’ a riassestarci.  

Sei forte John, sei una roccia, una sicurezza per tutti noi della squadra. Ma non sei.. lui.

Lui che non vedo da un po’. Lui che ha deciso di appendere il cappuccio al chiodo per suo figlio. Lui che ha deciso di non poter rischiare la vita di suo figlio. Lui che ha deciso di affidarti la citta’ perche’ si fida di te piu’ di chiunque altro. Perche’ sei suo fratello.

Lui che mi ha parlato prima di decidere. Io che non ero completamente d’accordo. Secondo il suo modo di pensare nessuno che faccia un lavoro pericoloso puo’ essere un buon padre. E non e’ vero. Ma come al solito sono rimasta al suo fianco. Gli ho dato il mio appoggio. Capisco che voglia stare con il suo bambino. Io pero’ spero tanto torni presto a essere Green Arrow. Per quanto questa vita da vigilante sia difficile e problematica. Per quanto non possa promettere a suo figlio di tornare a casa da lui. Io lo so cosa vuol dire. Non poteva prometterlo nemmeno a me. Ma adesso e’ diverso. Ha un figlio. Il nuovo centro del suo mondo.

Sono un po’ gelosa. Si, lo ammetto. Sono gelosa di un bambino di 12 anni. Lo so, non e’ un atteggiamento da persona adulta. L’amore per un figlio non si mette in discussione, ne’ si mette a confronto con niente e nessuno. Io lo dovrei sapere meglio di chiunque altro. William e’ fortunato. Oliver avra’ mille difetti ma vuole essere un padre per suo figlio. Esserci. Sempre e comunque. Mamma lo aveva detto che sarebbe stato il miglior padre del mondo. E come allora lo so, lo sento nel profondo, fin dentro alle mie ossa.

Eppure non posso che sentire una fitta di rimpianto perche’ non sono piu’ tutto il suo amore, l’unica luce che illuminava la sua via. Adesso ne ha un’altra.

Sospiro. Basta rimuginare su quello che e’ cambiato. Mi ripeto che devo avere pazienza. Comportarmi da persona assennata. Fare qualcosa della mia vita. Di buono. Questa nuova start up con Curtis. E la notte al covo. Io ci sono. Se e quando lui vorra’ tornare, mi trovera’. Ancora al suo fianco. Perche’  ho scelto di stare al suo fianco. E continuo a scegliere di stare al suo fianco. Perche’ lo amo. Sempre e comunque. Anche quando mi sono illusa di non amarlo piu’.

Sento qualcuno bussare alla porta. Dei colpi forti e ben scanditi. Un’occhiata all’ora sul cellulare che ho ancora in mano. Chi puo’ essere?

In pochi passi arrivo alla porta, ma ho intuito la figura dietro al vetro rinforzato della porta. Un tuffo al cuore. E’ Oliver.

Apro la porta. Mi sorridi. E mi guardi. Quel tuo inimitabile sguardo. Qualcosa che brilla nel tuo sguardo. E il mondo si ferma. Non esiste piu’ niente. Come quel giorno.

Ti rivedo in un lampo con gli occhi della mente e del cuore.

Felicity Smoak? Hi, I’m Oliver Queen

Sei bellissimo. Bello da svenire. Indescrivibilmente bello. Piu’ del solito. Piu’ di allora.

Sei in tenuta casual. Hai l’aria serena, rilassata. Non hai piu’ le ombre sotto gli occhi, quelle linee che solcavano il tuo volto solitamente teso e corrucciato.

Sembri cosi’ giovane. Vulnerabile. E allo stesso tempo invulnerabile. Non so come dirlo. Non sembri piu’ portare il peso del mondo sulle spalle. E sembri invece pronto ad affrontare il mondo con l’arma piu’ potente: la sicurezza, la forza della serenita’, della pace interiore.

Non ti vedevo cosi dai tempi di Ivy Town. Dal nostro sogno. Sogno infranto.

Io invece sono cosi’ dimessa. Pantaloni del pigiama e canotta rosa sopra il reggiseno blu che ho messo stamattina senza badare al colore, tenuta informale da casa. All’improvviso mi sento sciatta e trascurata, mentre tu… tu sei davvero un colpo al cuore. Perfezione. Mi sento il sangue ronzare nelle orecchie. Spero di non avere l’aria ebete di chi ti guarda con la bocca aperta. Mi passera’ mai questa sensazione di rimescolamento, ogni volta che ti vedo? Quella cascata di intense sensazioni che provo solo a guardarti? Le farfalle, anzi no una scuola di danza nello stomaco?

A volte mi chiedo se non fossi naufragato sull’isola, non avessi passato quel che hai passato, se fossi solo stato il figlio di Robert Queen, l’erede della famiglia piu’ ricca di Star City, quello dall’aria sbruffona nella foto nell’ufficio di tuo padre, se mi avresti mai degnato di due secondi del tuo sguardo. Una piccola e anonima impiegata della Queen Consolidated. Una normalissima, poco appariscente IT girl chiusa in uno stanzino due metri per due. Non ci saremmo mai nemmeno incontrati, forse. Ma tu non sei piu’ il ragazzo strafottente di quei tempi. E non sono piu’ la ragazza impacciata di allora.

Siamo uno davanti all’altra.

“Ciao.” La tua voce intensa e profonda.

“Ciao.”

Rimani fermo sulla porta. Quasi non avessi il coraggio di entrare. Sembri quasi timido. Tu. Il giustiziere notturno. L’implacabile arciere di smeraldo.

“Non ci vediamo da un po’.”

“Gia’. Da un po’.”

Rimaniamo a guardarci ancora un attimo. Poi tento di scuotermi.

“Su, entra!”

“Grazie.” Entri, la tua fluida falcata. Ti guardi intorno pensoso, come ogni volta che entri in questo loft da quel giorno. Da quando sono rimasta la sola ad abitare qui.

“Quanti ricordi in questo loft, eh?”  Ogni volta me lo dici. Una lieve vena di rimpianto, di malinconia nella tua voce.

“Si, tanti.” Dico Belli e brutti. Penso

Quando siamo arrivati da Ivy Town, pronti a sfidare il mondo insieme e dimostrare che potevamo avere tutto. Una vita insieme, sia normale che da vigilanti.

Tanti bei momenti insieme, in questa che volevamo essere la nostra casa, il nostro futuro.

Tanti momenti tristi. Duri.

Quando mi sono alzata dalla sedia a rotelle e me ne sono andata via. Mi avevi escluso dalle tue decisioni. Non eri pronto a condividere.

Quando tu sei venuto a trovarmi scalando la balconata. Uno di fronte all’altra. Come adesso. Ma quanto era diverso. Io stavo con un altro. E non te lo avevo detto. Uno scudo. Una protezione. Ti amavo. Anche allora. Ma ero convinta che non ti fidassi di me. E per me la fiducia era tutto. E cosi’ mi ero allontanata. E quella sera ho chiuso quella porta tra noi che era rimasta socchiusa. In sospeso.

E quando hai bussato di nuovo alla porta, come stasera. Sei venuto a parlarmi, il cuore in mano. Ma non ti ascoltavo. Chiusa nella mia vendetta. Nel mio furore. Nella mia ostinazione. Ma la tua disperata confessione nel bunker mi ha salvato. Ci ha salvati. La tua sincerita’, la tua sconvolgente debolezza. E la porta si e’ riaperta.

Sorridi di nuovo. Quel tuo inimitabile sorriso. Quanto amo il tuo sorriso. Specie quando illumina i tuoi occhi. Occhi che parlano, che mi hanno sempre parlato.

“Tieni, e’ per te.” Mi allunghi qualcosa. Sembri impacciato. 

Metto giu’ il cellulare, prendo il pacchettino che mi stai porgendo. Ha un grande fiocco bianco sopra. Lo soppeso. Le sorprese non mi piacciono tanto. Sono come gli enigmi. Devo assolutamente risolverli.

E’ leggero per le dimensioni che ha.

“Un regalo? Per me?”

Annuisci, mettendo le braccia conserte. Giocherello un istante con il fiocco mentre sento che mi chiedi come va.

Come va? Dirgli che secondo me Dig ha qualcosa che non va? Che non tutto procedere come lui pensa? No, meglio di no. Adesso siamo io e lui. Felicity e Oliver. Non Overwatch e Green Arrow.

“Bene. Bene. Tu come va con William?”

“Bene. Insomma, meglio.”

Ti guardo e sorrido “Scommetto che ti sta facendo un po’ dannare”

Mi guardi, il sorriso un po’ incerto “Beh, si , quel ragazzino sa mettermi alla prova quasi quanto alcuni malviventi che abbiamo assicurato alla giustizia.”

“Devi capirlo. Non e’ facile per lui. La sua vita e’ stata completamente sconvolta. Ci vuole tempo.”

“Si, e’ quel che mi ripeto ogni giorno. La situazione cambia continuamente. A volte e’ scontroso. Brusco. Irritante. A volte esce un po’ dal suo guscio. E allora stiamo bene insieme. Facciamo cose insieme. Siamo usciti in moto assieme l’altro giorno e siamo andati al parco. Ci siamo divertiti. Io mi sono divertito. Una sensazione che avevo quasi scordato. Anche guardare una partita insieme e’ un piccolo dono.”

Me li vedo davanti alla TV a fare il tifo per la partita di baseball. Due ragazzini urlanti e scatenati. Insieme sulla moto. Quella dove lui non mi ha mai portato.

“A volte invece e’ cosi dura. E’ che e’..”

“Chiuso, testardo, cocciuto, ostinato, in guerra con il mondo.  Di poche taglientissime parole? Mi ricorda qualcuno che conoscevo.”

Ridi leggermente. E ancora mi lasci senza parole. Non ti avevo mai visto cosi’ rilassato. Mai.

“Sei tu sei riuscito a cambiare, ci riuscira’ anche William. E’ tuo figlio, no?” torno a fissare il pacchettino.

“Su dai, aprilo. Che aspetti?” mi chiedi, quasi sornione

Non lo so. E’ come se sentissi che aprendolo succedera’ qualcosa. Qualcosa di importante. Che mi fara’ tremare i polsi.

Lo scarto e apro la scatolina. Nel centro una chiave.

Rimango in silenzio. E’ come sentivo che sarebbe stato. Ancora piu’ importante.

“What’s... what’s this?”  La mia voce, esitante  “Cos’e’… cos’e’ questa?”

“It’s a key” la tua voce sicura “E’ una chiave”

Oliver, amore mio immenso, lo so che e’ una chiave. La vedo bene. E’ che… mi trema la mano. E’ una chiave piccola, piuttosto comune. Ma quel che significa e’ cosi’ grande. Enorme.

Tu non parli

“La chiave del tuo appartamento.” dico, mentre continuo a fissare quella minuscola chiave.

“Esatto.”

Ancora silenzio. Non parli, di nuovo. Non ti guardo. Non riesco a guardarti. Riesco solo a dire

“Oliver, non giocare come il gatto con il topo con me, per favore.”

“Non voglio giocare con te” L’intensita’ nella tua voce mi fa alzare lo sguardo verso di te.

“Non sono mai stato piu’ serio nella mia vita.” Prendi la chiave dalla scatola e me la metti nel palmo della mano libera

“Felicity, vuoi venire a vivere con me? “

Io non riesco a parlare. A pensare. A respirare. Vivere con lui. Mi ha chiesto di andare a vivere con lui.

“Con me e con William, intendo.” Precisi. Come se non avessi capito. Tu e lui siete un insieme inscindibile adesso.

Riesco a trovare la voce per dirti “Sei… sei sicuro che sia il momento giusto? Non sono passati neanche sei mesi da.. “

“Abbiamo bisogno di te nelle nostre vite. Io ho bisogno di te. Tanto bisogno di te.“

Il tuo sguardo mi sta letteralmente bruciando l’anima.

“Ma William… e’ troppo presto per un’altra donna nella vita di suo padre. E di conseguenza nella sua vita.”

“Felicity” pronunci il mio nome come solo tu sai fare

“Tu sei l’unica donna di cui mi sia mai importato davvero. Non sei la prima alla quale ho chiesto di trasferirsi da me ma tu sei sei l’unica a cui ho chiesto seriamente di vivere con me. Non voglio piu’ starti lontano.”

“Ma tuo figlio”

“William e’ mio figlio. Tu sei la donna che amo, con la quale voglio dividere la mia vita. Voglio svegliarmi con te al mattino e addormentarmi insieme a te la sera. Voglio vivere con te, lottare con te. Voglio dirti che cucini da schifo, che lo smalto arancione fluo non ti sta bene, vederti girare per casa in gonne corte e tacchi come con il solo pigiama.” Tiri con intenzione l’elastico dei miei pantaloni con un dito e lo rilasci. Mi hai sfiorato solo leggermente la pelle e sono tutta un brivido

“Voglio parlare, discutere con te davanti al caffe’ della mattina, baciarti prima di uscire. Vederti entrare al municipio per discutere con il mio contabile. Essere al mio fianco in pubblico e in privato. Litigare con te. Avere… figli da te. “

Le ultime parole le hai dette con un sussurro

Ti avvicini a me di un passo. Tento di deglutire, senza successo. Mi metti una mano sulla spalla. E come sempre e’ magico.

“Voglio invecchiare con te, Felicity Meghan Smoak. O almeno vivere con te per tutto il tempo che mi sara’ concesso. Sei la mia famiglia. Come mio figlio. Mia sorella. Mio fratello John. Ho detto a mio figlio che faro’ sempre tutto quanto in mio potere per non lasciarlo da solo a questo mondo. E voglio mantenere questa promessa. E non voglio rinunciare a quello che ti ho detto a quella cerimonia che per me non e’ mai stata falsa. Voglio avere la chance di essere il tuo per sempre. Tu lo sei. Lo sei ancora. Lo sarai sempre.”

“Amore mio” ti accarezzo una guancia, il tumulto di sentimenti che ho nel cuore

“E ho voluto chiedertelo proprio oggi che e’ un giorno cosi’ importante per noi.”

“Ma allora non ti sei dimenticato”

“Dimenticare che il 24 ottobre di 5 anni fa sono entrato nel tuo stanzino e tu hai cambiato tutto? Tutti i miei piani? Cambiato per sempre la mia storia? Che con la tua parlantina e la tua penna rossa in bocca mi hai fatto sentire di nuovo un essere umano dopo anni di inferno? Potrei mai dimenticare uno dei giorni piu’ belli della mia vita?”

Ti avvicini piano piano a me, mi stringi con struggente deliberata lentezza tra le braccia, le tue forti braccia. Il mio seno sfiora il tuo giubbotto aperto, il maglioncino nero che porti sotto. Sento il tuo corpo duro e saldo contro il mio. Un nuovo brivido lungo la schiena. I miei capezzoli hanno reagito alla saldezza del tuo corpo attraverso la leggerezza del satin del reggiseno e della canotta, la pelle mi formicola. Mi perdo nel tuo sguardo mentre ti chini su di me, il mio braccio risale lungo il tuo collo. La mia mano chiusa, con dentro ancora la chiave. L’altra mano che tiene ancora il pacchettino. Sento il tuo respiro sfiorarmi le guance, la bocca.

“Ti amo..”  bisbigli roco sulle mie labbra “Ti voglio”

Lascio cadere il pacchetto per stringermi a te. Aderisco letteralmente a te. Voglio sentirti, la mia pelle contro la tua. Sento le tue braccia serrarsi attorno alle mie spalle, mi stringi forte a te. Il bacio diventa piu’ profondo, famelico. Le tue labbra iniziano a divorare le mie. Le mie mani vagano sulle tue spalle, sul tuo petto, le insinuo sotto al maglioncino. Ti scosti un istante, interrompendo il bacio e mi togli la canotta. Sento le tue mani grandi e calde accarezzarmi la schiena. Vicino, ancora piu’ vicino. Respiro nel tuo respiro. Le mie dita nei tuoi capelli. Mi sei mancato cosi tanto, amore.

Smetti di baciarmi, il tuo sguardo e’ di fuoco. Mi prendi in braccio, mi deponi sul divano. Ti togli giubbotto e maglione, a torso nudo ti avventi su di me. Catturi di nuovo la mia bocca con la tua mentre ti sostieni sulle braccia per non pesare su di me.  Le mie dita tracciano le tue cicatrici, che conosco a memoria. Bacio il cratere dove prima avevi il tatuaggio bratva. Mi avvinghio a te. Tu mi ricatturi le labbra con le tue mentre mi togli il reggiseno. Ti impossessi del mio seno. Baci appassionati. Mani avide delle nostre pelli nude. I nostri corpi intrecciati come le nostre mani. I battiti furiosi del nostri cuori. Le nostre anime che anelano a toccarsi. E quando i nostri corpi si uniscono, l’estasi esplode devastante, nella luce abbagliante di milioni di stelle sotto le palpebre chiuse.

E dopo che la tempesta dei sensi si e’ calmata, mi culli tra le braccia sul divano, la mia schiena contro il tuo petto, le tue braccia che mi tengono stretta, raccolta attorno al tuo petto. Braccia solide, sicure, non mi lascerai andare. Non mi lascerai cadere.

I nostri respiri convulsi si calmano piano piano. Sento le tue labbra nei miei capelli. Le tue mani che mi accarezzano le braccia.

“Ti amo anch’io Oliver. Ti ho sempre amato“

Ti sento tremare leggermente. E stringo le tue mani con le mie.

“Ok. Accetto di venire a vivere con te. Ma a una condizione.”

Immagino la tua espressione: dubbiosa, stupita? 

“Non subito. Ti prego, cerca di capire“

Mi stringi piu’ forte. Sento che mi baci la cicatrice sulla spalla.

Mi giro leggermente a guardarti.

“Sto solo dicendo che dobbiamo andare piano. Iniziero’ con farvi visita. A conoscere William. Mi ha praticamente vista un paio di volte da lontano e basta. E poi noi due usciremo insieme, andremo al ristorante, al cinema, a fare una passeggiata, a mangiare il gelato. Faremo tutte le cose che gli innamorati del mondo fanno normalmente. Poi cominceremo a fare cose insieme anche con William . E comincero’ a fermarmi qualche sera a casa vostra. Nostra, voglio dire.”

“Anche qualche notte spero?” mi guardi malizioso

Ti guardo e arrossisco. “Se me lo chiederai… la tua stanza e’ lontana da quella del bambino, no?”

Annuisci sorridendo piu’ intensamente.

“Oliver. Non voglio inimicarmi tuo figlio per il troppo desiderio che ho di te. E per una mera questione di tempo.”

Sospiri mentre mi abbracci piu’ forte. Quasi mi stai stritolando su quel divano troppo stretto per due. Non dici niente ma ho sentito lo stesso. Capito lo stesso. Non c’e’ mai stato bisogno di tante parole fra noi.

“Lo so, Oliver. Lo so.” Metto la testa sul tuo petto, ascolto il battito del tuo cuore. “Desidero anch’io stare con te. Oggi piu’ che mai. Verra’ il nostro tempo. Presto, vedrai.”

“E’ cosi difficile starti lontano”

“Un uomo una volta mi ha detto che tutte le cose che valgono non sono facili a ottenersi”

Ti sento sorridere tra i capelli

“Per ora puoi invitarmi a cena, se vuoi, signor Queen.  Possiamo uscire insieme. Fare quelle cose che non abbiamo mai fatto. Farmi un po’ la corte. E forse, dico forse, potrei anche cambiare idea”

“Va bene Signorina Smoak. Ma voglio che tu tenga la chiave.”

“Davvero?”

“E’ solo la chiave del mio appartamento.” Alzo la testa e ti guardo, facendo il broncio per finta

“Solo la chiave del tuo appartamento?” ripeto

Il tuo sguardo limpido e carezzevole mi inchioda ancora una volta

“Quella del mio cuore ce l’hai da molto tempo ormai.”

Ci baciamo di nuovo. Mi rifugio di nuovo sul tuo petto, tra le tue braccia.

Non e’ solo la chiave del tuo appartamento. O del tuo cuore. E tu lo sai.  E’ la chiave della nostra vita. Della nostra famiglia.

-------------------------------

5 anni SIS, 5 anni da quel mitico incontro. E la magia e’ ancora intatta.  Con la speranza che nell’episodio di domani il bacio non duri un micro secondo ma dia tanta gioia a noi che 5 anni fa c’eravamo e speravamo gia’ che finisse in un certo modo, spero vi sia piaciuta. Un bacio a tutte!

Citazioni:

La frase di Oliver che non vuole lasciare il figlio da solo  al mondo viene dalla recensione dell’episodio 6x02 della mitica Jen di jbuffyangel.  A pensarci bene, come scrive Jen, e’ stata fatta un’interessante scelta di parole.  

I am going to do everything in my power forever to make sure you don’t end up in this world alone.

Non lasciarlo finire da solo al mondo. Non sei solo se sei circondato da una famiglia.  E la famiglia chi e’ per Oliver Queen? Tutto si tiene.

Una scuola di danza nello stomaco canzone “La musica non c’e’” Coez

“Respiro il tuo respiro” Saffo

“E forse, dico forse…” dal film “La lunga estate calda” con P. Newman e J. Woodward

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Arrow / Vai alla pagina dell'autore: JEANPAGET