Ispirata alle meravigliose foto
Olicity della 6x03, che
hanno fatto gioire e fatto emozionare tutte noi fans Olicity.
Non e’ la prima e non
sara’ l’ultima one shot su queste foto.
Perche’ una coppia cosi’ , un bacio
cosi’, una chimica come quella tra Stephen
e Emily (che trasferiscono sui loro personaggi) non puo’ che
far sognare. Questa
e’ la mia versione.
“Si,
Curtis, si.
Siamo intesi, allora? Ok, no ai documenti ci penso io. Si, ok ok, a
domani.
Ciao!”
Schiaccio il tasto di chiusura di
chiamata. Sono esausta.
Non vedo l’ora di andare a dormire. E’ stata una
giornata davvero pesante.
Curtis e’ entusiasta di questa nuova compagnia che vogliamo
creare e continua a
fare domande, a farsi venire dubbi, a chiamarmi ogni istante. E poi
queste
ultime notti al covo. Dig. Il team. I rapporti sono un po’
tesi. Gli equilibri
sono cambiati. E fatichiamo un po’ a riassestarci.
Sei forte John, sei una roccia, una
sicurezza per tutti noi
della squadra. Ma non sei.. lui.
Lui che non vedo da un po’.
Lui che ha deciso di appendere
il cappuccio al chiodo per suo figlio. Lui che ha deciso di non poter
rischiare
la vita di suo figlio. Lui che ha deciso di affidarti la
citta’ perche’ si fida
di te piu’ di chiunque altro. Perche’ sei suo
fratello.
Lui che mi ha parlato prima di
decidere. Io che non ero
completamente d’accordo. Secondo il suo modo di pensare
nessuno che faccia un
lavoro pericoloso puo’ essere un buon padre. E non
e’ vero. Ma come al solito
sono rimasta al suo fianco. Gli ho dato il mio appoggio. Capisco che
voglia
stare con il suo bambino. Io pero’ spero tanto torni presto a
essere Green
Arrow. Per quanto questa vita da vigilante sia difficile e
problematica. Per
quanto non possa promettere a suo figlio di tornare a casa da lui. Io
lo so
cosa vuol dire. Non poteva prometterlo nemmeno a me. Ma adesso
e’ diverso. Ha un
figlio. Il nuovo centro del suo mondo.
Sono un po’ gelosa. Si, lo
ammetto. Sono gelosa di un
bambino di 12 anni. Lo so, non e’ un atteggiamento da persona
adulta. L’amore
per un figlio non si mette in discussione, ne’ si mette a
confronto con niente
e nessuno. Io lo dovrei sapere meglio di chiunque altro. William
e’ fortunato.
Oliver avra’ mille difetti ma vuole essere un padre per suo
figlio. Esserci.
Sempre e comunque. Mamma lo aveva detto che sarebbe stato il miglior
padre del
mondo. E come allora lo so, lo sento nel profondo, fin dentro alle mie
ossa.
Eppure non posso che sentire una
fitta di rimpianto perche’
non sono piu’ tutto il suo amore, l’unica luce che
illuminava la sua via.
Adesso ne ha un’altra.
Sospiro. Basta rimuginare su quello
che e’ cambiato. Mi
ripeto che devo avere pazienza. Comportarmi da persona assennata. Fare
qualcosa
della mia vita. Di buono. Questa nuova start up con Curtis. E la notte
al covo.
Io ci sono. Se e quando lui vorra’ tornare, mi
trovera’. Ancora al suo fianco.
Perche’ ho
scelto di stare al suo
fianco. E continuo a scegliere di stare al suo fianco.
Perche’ lo amo. Sempre e
comunque. Anche quando mi sono illusa di non amarlo piu’.
Sento qualcuno bussare alla porta.
Dei colpi forti e ben
scanditi. Un’occhiata all’ora sul cellulare che ho
ancora in mano. Chi puo’
essere?
In pochi passi arrivo alla porta, ma
ho intuito la figura
dietro al vetro rinforzato della porta. Un tuffo al cuore. E’
Oliver.
Apro la porta. Mi sorridi. E mi
guardi. Quel tuo inimitabile
sguardo. Qualcosa che brilla nel tuo sguardo. E il mondo si ferma. Non
esiste
piu’ niente. Come quel giorno.
Ti rivedo in un lampo con gli occhi
della mente e del cuore.
Felicity
Smoak? Hi, I’m Oliver Queen
Sei bellissimo. Bello da svenire.
Indescrivibilmente bello. Piu’
del solito. Piu’ di allora.
Sei in tenuta casual. Hai
l’aria serena, rilassata. Non hai
piu’ le ombre sotto gli occhi, quelle linee che solcavano il
tuo volto
solitamente teso e corrucciato.
Sembri cosi’ giovane.
Vulnerabile. E allo stesso tempo invulnerabile.
Non so come dirlo. Non sembri piu’ portare il peso del mondo
sulle spalle. E sembri
invece pronto ad affrontare il mondo con l’arma
piu’ potente: la sicurezza, la
forza della serenita’, della pace interiore.
Non ti vedevo cosi dai tempi di Ivy
Town. Dal nostro sogno.
Sogno infranto.
Io invece sono cosi’
dimessa. Pantaloni del pigiama e
canotta rosa sopra il reggiseno blu che ho messo stamattina senza
badare al
colore, tenuta informale da casa. All’improvviso mi sento
sciatta e trascurata,
mentre tu… tu sei davvero un colpo al cuore. Perfezione. Mi
sento il sangue
ronzare nelle orecchie. Spero di non avere l’aria ebete di
chi ti guarda con la
bocca aperta. Mi passera’ mai questa sensazione di
rimescolamento, ogni volta
che ti vedo? Quella cascata di intense sensazioni che provo solo a
guardarti?
Le farfalle, anzi no una scuola di danza nello stomaco?
A volte mi chiedo se non fossi
naufragato sull’isola, non
avessi passato quel che hai passato, se fossi solo stato il figlio di
Robert
Queen, l’erede della famiglia piu’ ricca di Star
City, quello dall’aria
sbruffona nella foto nell’ufficio di tuo padre, se mi avresti
mai degnato di
due secondi del tuo sguardo. Una piccola e anonima impiegata della
Queen
Consolidated. Una normalissima, poco appariscente IT girl chiusa in uno
stanzino due metri per due. Non ci saremmo mai nemmeno incontrati,
forse. Ma tu
non sei piu’ il ragazzo strafottente di quei tempi. E non
sono piu’ la ragazza
impacciata di allora.
Siamo uno davanti
all’altra.
“Ciao.” La tua
voce intensa e profonda.
“Ciao.”
Rimani fermo sulla porta. Quasi non
avessi il coraggio di
entrare. Sembri quasi timido. Tu. Il giustiziere notturno.
L’implacabile
arciere di smeraldo.
“Non ci vediamo da un
po’.”
“Gia’. Da un
po’.”
Rimaniamo a guardarci ancora un
attimo. Poi tento di
scuotermi.
“Su, entra!”
“Grazie.” Entri,
la tua fluida falcata. Ti guardi intorno
pensoso, come ogni volta che entri in questo loft da quel giorno. Da
quando
sono rimasta la sola ad abitare qui.
“Quanti ricordi in questo
loft, eh?” Ogni
volta me lo dici. Una lieve vena di
rimpianto, di malinconia nella tua voce.
“Si, tanti.” Dico
Belli e brutti. Penso
Quando siamo arrivati da Ivy Town,
pronti a sfidare il mondo
insieme e dimostrare che potevamo avere tutto. Una vita insieme, sia
normale che
da vigilanti.
Tanti bei momenti insieme, in questa
che volevamo essere la
nostra casa, il nostro futuro.
Tanti momenti tristi. Duri.
Quando mi sono alzata dalla sedia a
rotelle e me ne sono
andata via. Mi avevi escluso dalle tue decisioni. Non eri pronto a
condividere.
Quando tu sei venuto a trovarmi
scalando la balconata. Uno
di fronte all’altra. Come adesso. Ma quanto era diverso. Io
stavo con un altro.
E non te lo avevo detto. Uno scudo. Una protezione. Ti amavo. Anche
allora. Ma
ero convinta che non ti fidassi di me. E per me la fiducia era tutto. E
cosi’
mi ero allontanata. E quella sera ho chiuso quella porta tra noi che
era
rimasta socchiusa. In sospeso.
E quando hai bussato di nuovo alla
porta, come stasera. Sei
venuto a parlarmi, il cuore in mano. Ma non ti ascoltavo. Chiusa nella
mia
vendetta. Nel mio furore. Nella mia ostinazione. Ma la tua disperata
confessione nel bunker mi ha salvato. Ci ha salvati. La tua
sincerita’, la tua
sconvolgente debolezza. E la porta si e’ riaperta.
Sorridi di nuovo. Quel tuo
inimitabile sorriso. Quanto amo
il tuo sorriso. Specie quando illumina i tuoi occhi. Occhi che parlano,
che mi
hanno sempre parlato.
“Tieni, e’ per
te.” Mi allunghi qualcosa. Sembri impacciato.
Metto giu’ il cellulare,
prendo il pacchettino che mi stai
porgendo. Ha un grande fiocco bianco sopra. Lo soppeso. Le sorprese non
mi
piacciono tanto. Sono come gli enigmi. Devo assolutamente risolverli.
E’ leggero per le
dimensioni che ha.
“Un regalo? Per
me?”
Annuisci, mettendo le braccia
conserte. Giocherello un
istante con il fiocco mentre sento che mi chiedi come va.
Come va? Dirgli che secondo me Dig ha
qualcosa che non va?
Che non tutto procedere come lui pensa? No, meglio di no. Adesso siamo
io e
lui. Felicity e Oliver. Non Overwatch e Green Arrow.
“Bene. Bene. Tu come va con
William?”
“Bene. Insomma,
meglio.”
Ti guardo e sorrido
“Scommetto che ti sta facendo un po’
dannare”
Mi guardi, il sorriso un
po’ incerto “Beh, si , quel
ragazzino sa mettermi alla prova quasi quanto alcuni malviventi che
abbiamo
assicurato alla giustizia.”
“Devi capirlo. Non
e’ facile per lui. La sua vita e’ stata
completamente sconvolta. Ci vuole tempo.”
“Si, e’ quel che
mi ripeto ogni giorno. La situazione cambia
continuamente. A volte e’ scontroso. Brusco. Irritante. A
volte esce un po’ dal
suo guscio. E allora stiamo bene insieme. Facciamo cose insieme. Siamo
usciti
in moto assieme l’altro giorno e siamo andati al parco. Ci
siamo divertiti. Io
mi sono divertito. Una sensazione che avevo quasi scordato. Anche
guardare una
partita insieme e’ un piccolo dono.”
Me li vedo davanti alla TV a fare il
tifo per la partita di
baseball. Due ragazzini urlanti e scatenati. Insieme sulla moto. Quella
dove
lui non mi ha mai portato.
“A volte invece
e’ cosi dura. E’ che e’..”
“Chiuso, testardo,
cocciuto, ostinato, in guerra con il
mondo. Di poche
taglientissime parole?
Mi ricorda qualcuno che conoscevo.”
Ridi leggermente. E ancora mi lasci
senza parole. Non ti
avevo mai visto cosi’ rilassato. Mai.
“Sei tu sei riuscito a
cambiare, ci riuscira’ anche William.
E’ tuo figlio, no?” torno a fissare il pacchettino.
“Su dai, aprilo. Che
aspetti?” mi chiedi, quasi sornione
Non lo so. E’ come se
sentissi che aprendolo succedera’
qualcosa. Qualcosa di importante. Che mi fara’ tremare i
polsi.
Lo scarto e apro la scatolina. Nel
centro una chiave.
Rimango in silenzio. E’
come sentivo che sarebbe stato.
Ancora piu’ importante.
“What’s...
what’s this?”
La mia voce, esitante
“Cos’e’…
cos’e’ questa?”
“It’s a
key” la tua voce sicura “E’ una
chiave”
Oliver, amore mio immenso, lo so che
e’ una chiave. La vedo
bene. E’ che… mi trema la mano. E’ una
chiave piccola, piuttosto comune. Ma
quel che significa e’ cosi’ grande. Enorme.
Tu non parli
“La chiave del tuo
appartamento.” dico, mentre continuo a
fissare quella minuscola chiave.
“Esatto.”
Ancora silenzio. Non parli, di nuovo.
Non ti guardo. Non
riesco a guardarti. Riesco solo a dire
“Oliver, non giocare come
il gatto con il topo con me, per
favore.”
“Non voglio giocare con
te” L’intensita’ nella tua voce mi
fa alzare lo sguardo verso di te.
“Non sono mai stato
piu’ serio nella mia vita.” Prendi la
chiave dalla scatola e me la metti nel palmo della mano libera
“Felicity, vuoi venire a
vivere con me? “
Io non riesco a parlare. A pensare. A
respirare. Vivere con
lui. Mi ha chiesto di andare a vivere con lui.
“Con me e con William,
intendo.” Precisi. Come se non avessi
capito. Tu e lui siete un insieme inscindibile adesso.
Riesco a trovare la voce per dirti
“Sei… sei sicuro che sia
il momento giusto? Non sono passati neanche sei mesi da.. “
“Abbiamo bisogno di te
nelle nostre vite. Io ho bisogno di
te. Tanto bisogno di te.“
Il tuo sguardo mi sta letteralmente
bruciando l’anima.
“Ma William…
e’ troppo presto per un’altra donna nella vita
di suo padre. E di conseguenza nella sua vita.”
“Felicity”
pronunci il mio nome come solo tu sai fare
“Tu sei l’unica
donna di cui mi sia mai importato davvero.
Non sei la prima alla quale ho chiesto di trasferirsi da me ma tu sei
sei
l’unica a cui ho chiesto seriamente di vivere con me. Non
voglio piu’ starti
lontano.”
“Ma tuo figlio”
“William e’ mio
figlio. Tu sei la donna che amo, con la quale
voglio dividere la mia vita. Voglio svegliarmi con te al mattino e
addormentarmi insieme a te la sera. Voglio vivere con te, lottare con
te.
Voglio dirti che cucini da schifo, che lo smalto arancione fluo non ti
sta
bene, vederti girare per casa in gonne corte e tacchi come con il solo
pigiama.”
Tiri con intenzione l’elastico dei miei pantaloni con un dito
e lo rilasci. Mi
hai sfiorato solo leggermente la pelle e sono tutta un brivido
“Voglio parlare, discutere
con te davanti al caffe’ della
mattina, baciarti prima di uscire. Vederti entrare al municipio per
discutere
con il mio contabile. Essere al mio fianco in pubblico e in privato.
Litigare
con te. Avere… figli da te. “
Le ultime parole le hai dette con un
sussurro
Ti avvicini a me di un passo. Tento
di deglutire, senza
successo. Mi metti una mano sulla spalla. E come sempre e’
magico.
“Voglio invecchiare con te,
Felicity Meghan Smoak. O almeno
vivere con te per tutto il tempo che mi sara’ concesso. Sei
la mia famiglia.
Come mio figlio. Mia sorella. Mio fratello John. Ho detto a mio figlio
che
faro’ sempre tutto quanto in mio potere per non lasciarlo da
solo a questo
mondo. E voglio mantenere questa promessa. E non voglio rinunciare a
quello che
ti ho detto a quella cerimonia che per me non e’ mai stata
falsa. Voglio avere
la chance di essere il tuo per sempre. Tu lo sei. Lo sei ancora. Lo
sarai
sempre.”
“Amore mio” ti
accarezzo una guancia, il tumulto di
sentimenti che ho nel cuore
“E ho voluto chiedertelo
proprio oggi che e’ un giorno cosi’
importante per noi.”
“Ma allora non ti sei
dimenticato”
“Dimenticare che il 24
ottobre di 5 anni fa sono entrato nel
tuo stanzino e tu hai cambiato tutto? Tutti i miei piani? Cambiato per
sempre
la mia storia? Che con la tua parlantina e la tua penna rossa in bocca
mi hai
fatto sentire di nuovo un essere umano dopo anni di inferno? Potrei mai
dimenticare uno dei giorni piu’ belli della mia
vita?”
Ti avvicini piano piano a me, mi
stringi con struggente
deliberata lentezza tra le braccia, le tue forti braccia. Il mio seno
sfiora il
tuo giubbotto aperto, il maglioncino nero che porti sotto. Sento il tuo
corpo
duro e saldo contro il mio. Un nuovo brivido lungo la schiena. I miei
capezzoli
hanno reagito alla saldezza del tuo corpo attraverso la leggerezza del
satin
del reggiseno e della canotta, la pelle mi formicola. Mi perdo nel tuo
sguardo
mentre ti chini su di me, il mio braccio risale lungo il tuo collo. La
mia mano
chiusa, con dentro ancora la chiave. L’altra mano che tiene
ancora il
pacchettino. Sento il tuo respiro sfiorarmi le guance, la bocca.
“Ti amo..” bisbigli
roco sulle mie labbra “Ti voglio”
Lascio cadere il pacchetto per
stringermi a te. Aderisco
letteralmente a te. Voglio sentirti, la mia pelle contro la tua. Sento
le tue
braccia serrarsi attorno alle mie spalle, mi stringi forte a te. Il
bacio
diventa piu’ profondo, famelico. Le tue labbra iniziano a
divorare le mie. Le
mie mani vagano sulle tue spalle, sul tuo petto, le insinuo sotto al
maglioncino. Ti scosti un istante, interrompendo il bacio e mi togli la
canotta. Sento le tue mani grandi e calde accarezzarmi la schiena.
Vicino,
ancora piu’ vicino. Respiro nel tuo respiro. Le mie dita nei
tuoi capelli. Mi
sei mancato cosi tanto, amore.
Smetti di baciarmi, il tuo sguardo
e’ di fuoco. Mi prendi in
braccio, mi deponi sul divano. Ti togli giubbotto e maglione, a torso
nudo ti
avventi su di me. Catturi di nuovo la mia bocca con la tua mentre ti
sostieni
sulle braccia per non pesare su di me. Le
mie dita tracciano le tue cicatrici, che conosco a memoria. Bacio il
cratere
dove prima avevi il tatuaggio bratva. Mi avvinghio a te. Tu mi
ricatturi le
labbra con le tue mentre mi togli il reggiseno. Ti impossessi del mio
seno.
Baci appassionati. Mani avide delle nostre pelli nude. I nostri corpi
intrecciati come le nostre mani. I battiti furiosi del nostri cuori. Le
nostre
anime che anelano a toccarsi. E quando i nostri corpi si uniscono,
l’estasi
esplode devastante, nella luce abbagliante di milioni di stelle sotto
le
palpebre chiuse.
E dopo che la tempesta dei sensi si
e’ calmata, mi culli tra
le braccia sul divano, la mia schiena contro il tuo petto, le tue
braccia che
mi tengono stretta, raccolta attorno al tuo petto. Braccia solide,
sicure, non
mi lascerai andare. Non mi lascerai cadere.
I nostri respiri convulsi si calmano
piano piano. Sento le
tue labbra nei miei capelli. Le tue mani che mi accarezzano le braccia.
“Ti amo anch’io
Oliver. Ti ho sempre amato“
Ti sento tremare leggermente. E
stringo le tue mani con le
mie.
“Ok. Accetto di venire a
vivere con te. Ma a una condizione.”
Immagino la tua espressione:
dubbiosa, stupita?
“Non subito. Ti prego,
cerca di capire“
Mi stringi piu’ forte.
Sento che mi baci la cicatrice sulla spalla.
Mi giro leggermente a guardarti.
“Sto solo dicendo che
dobbiamo andare piano. Iniziero’ con
farvi visita. A conoscere William. Mi ha praticamente vista un paio di
volte da
lontano e basta. E poi noi due usciremo insieme, andremo al ristorante,
al cinema,
a fare una passeggiata, a mangiare il gelato. Faremo tutte le cose che
gli
innamorati del mondo fanno normalmente. Poi cominceremo a fare cose
insieme
anche con William . E comincero’ a fermarmi qualche sera a
casa vostra. Nostra,
voglio dire.”
“Anche qualche notte
spero?” mi guardi malizioso
Ti guardo e arrossisco. “Se
me lo chiederai… la tua stanza
e’ lontana da quella del bambino, no?”
Annuisci sorridendo piu’
intensamente.
“Oliver. Non voglio
inimicarmi tuo figlio per il troppo desiderio
che ho di te. E per una mera questione di tempo.”
Sospiri mentre mi abbracci
piu’ forte. Quasi mi stai
stritolando su quel divano troppo stretto per due. Non dici niente ma
ho
sentito lo stesso. Capito lo stesso. Non c’e’ mai
stato bisogno di tante parole
fra noi.
“Lo so, Oliver. Lo
so.” Metto la testa sul tuo petto,
ascolto il battito del tuo cuore. “Desidero anch’io
stare con te. Oggi piu’ che
mai. Verra’ il nostro tempo. Presto, vedrai.”
“E’ cosi
difficile starti lontano”
“Un uomo una volta mi ha
detto che tutte le cose che valgono
non sono facili a ottenersi”
Ti sento sorridere tra i capelli
“Per ora puoi invitarmi a
cena, se vuoi, signor Queen. Possiamo
uscire insieme. Fare quelle cose che
non abbiamo mai fatto. Farmi un po’ la corte. E forse, dico
forse, potrei anche
cambiare idea”
“Va bene Signorina Smoak.
Ma voglio che tu tenga la chiave.”
“Davvero?”
“E’ solo la
chiave del mio appartamento.” Alzo la testa e ti
guardo, facendo il broncio per finta
“Solo la chiave del tuo
appartamento?” ripeto
Il tuo sguardo limpido e carezzevole
mi inchioda ancora una
volta
“Quella del mio cuore ce
l’hai da molto tempo ormai.”
Ci baciamo di nuovo. Mi rifugio di
nuovo sul tuo petto, tra
le tue braccia.
Non e’ solo la chiave del
tuo appartamento. O del tuo cuore.
E tu lo sai. E’
la chiave della nostra
vita. Della nostra famiglia.
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5 anni SIS, 5 anni da quel mitico
incontro. E la magia e’
ancora intatta. Con
la speranza che nell’episodio
di domani il bacio non duri un micro secondo ma dia tanta gioia a noi
che 5
anni fa c’eravamo e speravamo gia’ che finisse in
un certo modo, spero vi sia
piaciuta. Un bacio a tutte!
Citazioni:
La
frase di Oliver che non vuole lasciare il figlio da solo al mondo viene dalla
recensione dell’episodio
6x02 della mitica Jen di jbuffyangel. A
pensarci bene, come scrive Jen, e’ stata fatta
un’interessante scelta di
parole.
I am going to do everything in my power
forever to make sure you don’t end up in this world alone.
Non lasciarlo finire da solo al mondo. Non sei
solo se sei circondato
da una famiglia. E
la famiglia chi e’
per Oliver Queen? Tutto si tiene.
Una
scuola
di danza nello stomaco canzone “La musica non
c’e’” Coez
“Respiro
il
tuo respiro” Saffo
“E forse, dico
forse…” dal film “La lunga estate
calda” con
P. Newman e J. Woodward