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Autore: Five Silent Miles    25/10/2017    1 recensioni
'Ma lei cosa fa nella vita, signor Takibana?' chiese lei con fare serioso, mettendo le sue doti recitative a dura prova nel tentativo di ravvivare la conversazione.
'Tutta questa formalità mi lusinga, signorina Miyamizu' rispose lui ancora più cerimonioso mentre tratteneva a stento un sorriso, per poi restare in silenzio per qualche istante.
'Ehm, ad essere onesti, mi sono laureato solo alcuni mesi fa e al momento sto cercando ancora un lavoro decente...' disse un po' imbarazzato, allungando il braccio per indicarle un blocco pieno di disegni che portava con sé.
Fu proprio mentre guardava distrattamente il braccio che il riflesso del suo orologio gli ricordò del colloquio.
Si portò freneticamente il polso davanti al volto e gridò: 'Oddio, sono in straritardo!! Scusa, scusa, ma devo scappare, ho un colloquio qui vicino... spero mi faranno ancora entrare!'
'Cavolo, mi dispiace! Spero non ti abbia fatto fare troppo tardi...è un colloquio importante?'
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ancora un altro po’
 

Correva lungo una discesa in sterrato, tanto veloce da non capire più se stesse davvero cercando di fermarsi o se si fosse abbandonato definitivamente all’idea di schiantarsi. Era una notte alquanto luminosa, con una leggera brezza di montagna che ad ogni passo gli faceva perdere un po’ di sensibilità ai piedi, per non parlare del naso arrossato, che gli dava l’aspetto ridicolo di un ubriacone che capicollava giù per la montagna.

Riconosceva quel posto, c’era già stato altre volte. Sapeva cosa avrebbe incontrato dopo quella ripida discesa: prima una svolta a destra, davanti al dirupo, poi si sarebbe immesso sulla strada principale che, scendendo accanto alle rive del lago, proseguiva giù fino a delle luci soffuse in lontananza.

Non era la prima volta che sognava queste strade. Le aveva percorse di persona, anni prima. Quella in lontananza era la cittadina di Itomori: l’avrebbe riconosciuta tra mille. Si trovava sulle sponde di un piccolo lago, nascosta tra i monti e un fitto bosco, nella prefettura di Gifu.

Era un paesino rurale abitato per lo più da anziani, gente legata alle proprie tradizioni e distante dalla vita caotica delle metropoli giapponesi. Offriva poche distrazioni ai ragazzi del posto: senza molti ristoranti, niente centri commerciali, cafè o sale giochi.Inoltre, da qualche anno a quella parte, alla lista delle cose che mancavano a Itomori si erano aggiunti anche i suoi sfortunati abitanti.

8 Anni prima la notizia di un meteorite, andatosi a schiantare sul paese, aveva monopolizzato i programmi televisivi per settimane: la cometa Tiamat, che orbita in prossimità della Terra ogni circa 1200 anni, aveva perso un frammento mentre raggiungeva la massima vicinanza al pianeta. Questo frammento aveva impattato proprio dove gran parte della popolazione era raccolta per celebrare un festival.

Fu uno dei disastri ambientali più grandi degli ultimi decenni, non tanto per l’entità dei danni e delle perdite (il Giappone era abituato a molto peggio), ma per come tutti si sentirono impotenti ed impreparati di fronte alla distruzione di un nemico “alieno”, che non proveniva dal sottosuolo, ma da un posto così freddo e lontano.

Aveva atteso l’arrivo di quella cometa per mesi, e vederla sfrecciare nel cielo fu uno spettacolo senza pari: qualcosa di incredibile, paragonabile ad un’aurora boreale ai tropici...le macchine si fermavano per strada, i treni arrivavano in ritardo a Tokyo! Da quel momento nacque in lui una sorta di ossessione per Itomori e per la sua storia.

Arrivò per giunta a recarsi sul posto nel 2016, in una spedizione alla cieca con i suoi amici Okudera e Tsukasa. Furono dei giorni tosti: una vicenda abbastanza confusa, di cui ricordava solo di aver dormito in cima a quella montagna che spesso ancora sognava, e di aver probabilmente litigato con gli altri al punto da farli ritornare a Tokyo senza di lui. Non ricordava per quale ragione avessero deciso di partire, ma quella sensazione di malinconia e di attrazione per Itomori non era scomparsa.

 

 

Tutu-tutu-tutu-tutu- La sveglia delle sette suonò puntuale. L’ennesimo colloquio di lavoro richiamava Taki dal mondo dei sogni, per riportarlo alla realtà.
Beh, credevi forse che un pezzo di carta ti avrebbe fatto trovare automaticamente un posto fisso?
Ma ormai era quasi arrivato alla fine della discesa, all’ingresso del paese…
Manca poco, ancora un po’ e sono arrivato. Devo salvarli.

Le luci della città si erano fatte vicine: avrebbe finalmente visto com’era quel luogo che trovava così affascinante nella sua indecifrabilità. Ma una volta alzato lo sguardo si accorse che ormai era tardi: la cometa era lì, alta nel cielo, e stava per impattare al suolo. Anche stavolta non era riuscito a salvarli.

'Aaah' Sobbalzò Taki, svegliandosi di soprassalto.


Si era alzato con gli occhi lucidi e il respiro affannato: ogni volta che faceva di questi sogni, si svegliava un po’ scosso, talvolta con le lacrime agli occhi, talvolta gridando così forte da spaventasi da solo. La costante era una sensazione di vuoto e malinconia, che lo accompagnava per buona parte della mattina.

Ogni tanto sognava quella discesa, oppure uno stagno coperto dalla nebbia, un filo rosso cremisi e una ragazza perennemente di spalle, che si nascondeva dietro una chioma nera. Non sapeva come questi elementi fossero collegati, ma per il modo in cui si ritrovava a svegliarsi ogni mattina dopo aver fatto quei sogni, era giunto alla conclusione che dovessero essere pezzi di un unico puzzle.
'Ancora un altro po' 'Implorò ancora nel dormiveglia, 'c'ero quasi stavolta'. Tutu-tutu-tutu-tutu- Suonò la sveglia di sicurezza, a ricordargli di doversi sbrigare.

Tra un borbottio e uno sbadiglio, Taki si mise in piedi. Diversi anni passati fuori casa l’avevano spinto a parlare da solo un po’ più di quanto volesse ammettere: 'Anche oggi la stessa storia...Questa giornata inizia proprio bene!'commentò sarcasticamente, avvicinandosi alla cucina per preparare frettolosamente la colazione.
Per fortuna non aveva mai un grande appetito di prima mattina, e a maggior ragione quando l’ansia per un colloquio iniziava a farsi sentire, riusciva a malapena ad addentare qualche boccone.

Cuffiette e disegni alla mano, uno sguardo veloce all’abito piegato la sera precedente, e dopo un’ultima sistemata alla cravatta fu pronto ad andare. Avrebbe preso la metro verso Shinjuku, fino alla stazione di Yotsuya, per poi proseguire a piedi fino a un vicino studio. “Studio di Architettura Sostenibile” gli sembrava proprio un nome interessante e questo non faceva altro che renderlo ancora più teso.

Mentre scendeva dal vagone al cambio di Shinjuku, si trovò a pensare alle sue sfortune lavorative: solo in quel mese aveva sostenuto qualcosa come 15 colloqui, e si erano rivelati tutti dei fragorosi buchi nell’acqua. Non pensava ci sarebbe voluto così tanto a trovare un lavoro, e ogni giorno la sua sicurezza vacillava un po’ di più. Ancora assorto nei suoi pensieri prese posto sull’ultimo treno. Lo sguardo, spento e perso nel vuoto, era rivolto distrattamente al vetro della porta scorrevole, su cui veniva schiacciato dalla calca mattutina.

Ed eccola.

Era certo di aver riconosciuto qualcuno nel treno che sfrecciava nella direzione opposta. Ma appena un secondo e scomparve, così come era comparsa. Avrebbe giurato che anche lei si fosse voltata, che avesse guardato per un istante nella sua direzione, che anche i suoi occhi l'avessero cercato.

Quel flash era bastato per fagli saltare il cuore in gola: di colpo era nuovamente vivo, pervaso da un’emozione inspiegabile. Doveva trovarla, parlarci, scoprire chi fosse. Qualcosa gli diceva che quella ragazza doveva essere la risposta alle sue giornate spente, alle notti insonni e ai suoi risvegli agitati.

Appena un istante dopo tornò coi piedi per terra, con più dubbi e domande di prima. Probabilmente non sa nemmeno che esisto, me lo sarò inventato...ormai è andata: è impossibile andare a sbattere due volte nella stessa persona, per caso, a Tokyo. E’ come trovare un ago in un pagliaio. Forse avrei preferito rimanere con quella vaga sensazione di vuoto che dover convivere con la consapevolezza di aver perso qualcosa.

Il rumore stridente di freni riportò Taki al presente: non si era nemmeno accorto di essere già arrivato alla stazione di Yotsuya. Gettò l’occhio sul polso per controllare l’ora, visibilmente sorpreso nello scoprire di essere in orario.
Per qualche secondo rimase immobile a guardare fisso davanti a sè. Da una parte c’era l’ennesimo colloquio di lavoro, per giunta in studio molto promettente, e dall’altra c’era quella ragazza che l’aveva scosso così inaspettatamente, per poi scomparire.

 Prese quindi parola la voce della coscienza: Cosa voi fare Taki? Cosa PUOI fare? Smettila di perdere tempo e vai al colloquio, per una volta che sei in orario!
Dopo aver scosso la testa -come se bastasse per scacciare i pensieri controproducenti- si avviò a passo sostenuto, con lo sguardo basso e le mani strette rigidamente a formare dei pugni.
Tremava, nonostante fosse appena inizio settembre. Aveva già imboccato la strada per lo studio, quando di colpo gli parve di avere un’allucinazione: ogni cosa intorno a lui divenne immobile, con una sorta di filtro bluastro a rendere il tutto ancora più surreale.

Sentì una voce femminile che pareva chiamarlo dolcemente: 'Taki-kun...Taki-kun!'.
Si voltò per capire chi avesse parlato, ma non c’era nessuno e tutto sembrava ancora fermo intorno a lui.
'Non ti ricordi di me?' sussurrò la stessa voce, ancora più vicina, tanto che gli parve di sentire il calore di un respiro alla sua destra.
Si voltò di scatto, ma anche stavolta non trovò nessuno dietro di lui. Quella voce… Si chiedeva dove l’avesse già sentita.
Un lampo, una certezza: l’illuminazione. Quella voce! La stessa della mattina, la stessa che sognava così spesso. Inconsciamente stava già correndo nella direzione opposta, diretto nuovamente verso la stazione di Yotsuya.

Si guardava intorno nervosamente, come un predatore famelico. Aveva una luce nuova negli occhi: c’è chi ci avrebbe visto speranza, ma qualcuno di più esperto vi avrebbe riconosciuto lo sguardo della disperazione. Continuava a correre instancabilmente per i marciapiedi, superando ponti e salite, incurante dell’asfalto bagnato che sporcava il vestito: non era più neanche tanto sicuro che ci sarebbe andato a quel colloquio.

Si fermò.
Era arrivato davanti a una lunga scalinata in cemento, con una ringhiera rossa al lato, nei pressi del tempio di Yotsuya. Immobile, in cima alla gradinata, c’era quella ragazza; sembrava quasi che lei lo stesse aspettando. Ce l’aveva fatta: era riuscito nell’impossibile.

Dopo un secondo di esitazione iniziò a salire la scalinata, ma man mano che le si avvicinava si faceva sempre più insicuro.Cosa le potrei mai dire? Come faccio a spiegare?pensava Taki, consapevole dell’assurdità della situazione.
Lei rimase ferma lì in alto per qualche momento, sperando che fosse lui il primo a rivolgerle la parola. Vedendo poi che questi aveva iniziato a venirle incontro, anche lei iniziò a muoversi nella sua direzione.

Mentre continuava a pensare a cosa dirle, lei gli era quasi passata accanto: i due rallentarono, ma nessuno dei due si fermò.
Che cazzo stai facendo Taki? Parla, fermala, fai qualcosa! Non farti scappare questa occasione, te ne pentirai.

Si sentiva ancora più a disagio di quella volta che andò ad un appuntamento con la sua collega Okudera, passato poi alla storia come “Il peggior appuntamento di sempre”.
Ma in qualche modo sapeva che in quel momento non c’era cosa più giusta al mondo che urlare a una sconosciuta, che si allontanava nella direzione opposta: non poteva lasciarsela scappare.
Per quale ragione dovesse farlo, poi, per lui restava un mistero.
Un bellissimo mistero con dei lunghi capelli neri.


Alla fine trovò il coraggio di girarsi.Un passo, due, quelle scale non sono poi così lunghe. Se ne sta andando, Taki, che cosa pensi di fare?
ehm coff coff 'Hei' iniziò lui.
Vedendo che si era fermata, continuò, preso da un impeto di coraggio: ' Mi stavo chiedendo, ecco… ho come l’impressione che noi ci siamo già incontrati prima'.
Passarono pochi secondi di silenzio, che a lui parvero interminabili, ma poi lei rispose, visibilmente emozionata: 'Pensavo anche io lo stesso!...'.

Si era voltata lentamente, il braccio stretto al petto e un leggero sorriso a increspare le labbra fini, mentre percorreva i gradini a ritroso per andargli incontro.
Con un certo stupore, a Taki parve di vederla piangere.
Non avendo mai avuto motivo di dubitare della sua vista, presto si accorse che, se non stava vedendo bene, era perché anche i suoi occhi avevano iniziato a lacrimare. Così, senza un apparente motivo, e non accennavano a voler smettere.

In quel groviglio di emozioni, immagini e ricordi sbiaditi, il suo cervello non riusciva a processare altro che “adesso non farla scappare”.

'Ti sembrerà assurdo, e mi prenderai per matto. Ma appena ti ho vista su quel treno, io-' disse Taki, in evidente difficoltà.
' Ti è sembrato di ricordare qualcosa, qualcosa che avevi dimenticato da troppo tempo' lo interruppe lei, venendogli in aiuto.
'E’ come se ti conoscessi. Ma allo stesso tempo non ho nessun ricordo di te ' riprese poi 'so solo che ti stavo cercando, ma l’ho capito soltanto adesso '.
Strano come a volte la memoria giochi di questi scherzi, pensò Taki.
'Il tuo nome è…?'chiesero i due all’unisono.  



                                                                       *****************

Piccolo edit: mi ero scordato che non si potesse usare il formato < < e quindi ho fatto un po' un casino, spero che quelle nove visualizzazioni che mi aveva contato fossero solo mie però. Mi dispiacerebbe davvero se quelle persone non vedessero mai il capitolo corretto #sad.
Come accennavo nell'intro, ci tengo molto alle recensioni, sia per iniziare a scrivere meglio, sia per aiutarmi nella scrittura dei prossimi capitoli ( preferisco aspettare di averne un po' in mano prima di proseguire a pubblicare, per avere un'idea più chiara della storia).
Se qualcuno di voi è arrivato fin qui, grazie.spero che il problema dei dialoghi ora sia risolto!

   
 
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