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Autore: Tefnuth    26/10/2017    0 recensioni
All'alba dei tempi, quando gli uomini e la Terra avevano da poco iniziato il loro ciclo vitale, la Morte generò un figlio. Egli divenne così malvagio da dimostrarsi la peggiore piaga esistente. Il principe degli Spettri lo affrontò, e lo sconfisse, tuttavia invece di ucciderlo lo imprigionò in un lungo letargo. A due anni di distanza dalla sconfitta di Weiss, e con tanti cambiamenti bel Bureau, Georg e compagni devono fronteggiare questo temibile mostro. Tirarsi indietro, impossibile, ma ci sarà bisogno di un pericoloso alleato.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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L’improvvisa comparsa di quell’insolito personaggio aveva fatto rizzare i capelli di Andrew, e il peggio era che la sua presenza lo faceva star male oltre ogni cosa. Non sembrava un demone, non ne aveva l’aura, né una delle tante altre creature oscure che popolavano gli Inferi. D’altra parte, non sembrava nemmeno che appartenesse a qualcuna delle famiglie dei figli della Terra. Era tutta un mistero, con quella pelle ambrata tenente all’oro e i capelli viola.

“Cosa sei tu?” domandò il ragazzo, reprimendo la nausea che stava rischiando di fargli rimettere il cibo degli ultimi giorni.
Sei un demone, o…”
 
Balbettò Devian, chino sull’amico per sorreggerlo.

“Non sono un demone. – Rispose quella, che poi anticipò l’ovvia domanda che sarebbe venuta. – Ma non sono neanche un elfo, né un umano dotato”.
E allora cosa sei?
Chiese Mourn, ancora sulla difensiva.

“Non so se posso ancora dire di appartenere a qualche razza, dato che la memoria della mia gente si è persa eoni fa. Tuttavia è giusto che voi abbiate una risposta, ed è questa: io sono un Arcano, probabilmente l’ultima di essi”.

“E perché sei qui, cosa vuoi da noi?” fece Andrew.

“Ho bisogno del vostro aiuto: io possiedo un oggetto che Thantalos desidera ardentemente. Da secoli lo nascondo a lui, ma adesso che è di nuovo sveglio non potrò impedirgli a lungo di riprenderselo” spiegò Val, tenendo il capo chino.

“Bhè mi dispiace per te, ma Thantalos ci ha già battuti uno a zero. – Riferì il mezzo spettro. – Adesso un mio amico è in infermeria a causa sua”.

“Il telecineta, lo so. Il suo corpo è rimasto scioccato dall’attacco ricevuto, ma io posso aiutarlo a guarire, se me lo permetterete” propose la donna.
Come possiamo fidarci di te?
Insinuò Destroy.

“Accompagnatemi da lui, presentatemi ai vostri amici, e io vi dimostrerò che non ho alcuna cattiva intenzione nei vostro confronti” dichiarò ferma Val.
E tu pensi che…
Cominciò Mourn, ma Andrew lo zittì parlandogli sopra.

“Va bene! – Affermò deciso. – Se dici di poterlo guarire, mostramelo”.

Così, il mezzo spettro accompagnò la guardiana ai piani superiori, fino all’infermeria dove Nahila ancora si stava occupando del telecineta. Con lei c’erano anche Abraham e gli altri componenti del gruppo, che rimasero sconvolti nel vedere apparire Val tanto quanto lo erano stati Andrew e gli spettri.

“E questa chi è?” domandò immediatamente la dottoressa, alzandosi dalla sedia su cui era seduta.
Bho! – Esclamò Destroy. – Si è presentata dicendo di essere un Arcano
 
“Un Arcano? – Ripetè Abraham, stupito. – Credevo che si fossero estinti, per sempre”.

“Ce l’ha detto anche lei, ma qualcuno può darci una spiegazione?” pretese Andrew, rimanendo a debita distanza dalla nuova venuta.

“Gli Arcani erano i guardiani dell’equilibrio delle dimensioni: si occupavano di custodire quegli oggetti magici considerati fin troppo pericolosi. Scomparvero molto tempo fa” spiegò l’uomo pesce.

“Io sono l’ultima, e vengo da voi con la speranza che possiate aiutarmi” pregò Val, chinando il capo in segno di riverenza.
Perché? Non puoi farlo da sola?
Domandò Devian.

“Vorrei, se solo potessi. – Affermò l’Arcana. – I miei poteri non servono per combattere” si avvicinò a Georg, piano piano, e stese una mano su di lui.

Una piccola luce argentata circondò il corpo del telecineta, guarendone ogni ferita.

“Servono per celare, e guarire”.

Georg riaprì gli occhi, ed era come se non gli fosse successo niente.

“Cosa sono quelle facce? – Chiese vedendo le espressioni sconvolte di amici e fratellastri, poi i suoi occhi caddero sulla guardiana. – E lei chi è?”.
“Io sono l’Arcana Val, piacere di conoscerti” si presentò lei sorridente.

“Sei stato attaccato da Thantalos, e lei ti ha guarito” raccontò Gustav, cui era tornato il sorriso di punto in bianco.

“Nessun disturbo, ma ti converrebbe restare ancora un paio di giorni a riposo”.

“Allora grazie per l’aiuto. - Ringraziò il telecineta, radioso. – Ma ancora non capisco perché sei qui”.

“Dice di avere qualcosa che Thantalos vuole a tutti i costi. – Ripetè Tom, a braccia conserte. – Anzi, mi piacerebbe sapere cosa sia quest’oggetto misterioso, e cosa ci voglia fare”.

Comprendendo la curiosità del ragazzo, Val si tolse la tunica mostrando il proprio torace nudo; incastonato tra i seni, c’era un oggetto a forma di piramide e al proprio interno un occhio che sembrava tutt’altro che inerte.

“Questo è l’occhio dell’Ogdru-jahad genitore di Thantalos. – La guardiana si rivestì. – Con questo, il demone potrebbe liberare il proprio genitore e scatenare l’apocalisse”.

“Meraviglioso! – Esclamò, ironicamente, Georg. – Avevamo giusto detto che il movimento non era abbastanza” fece una risata nervosa.

“E’ un’ardua battaglia, purtroppo per voi inevitabile. – Commentò Val. – Vi consiglierei di farvi dare una mano”.

“Non abbiamo bisogno dell’aiuto di nessuno” ribatté Bill, e la guardiana ridacchiò.

“Invece dovreste seguire il mio consiglio. – Lei si avvicinò al ragazzo. – Forse non si vede, ma io sono molto più vecchia di quanto può sembrare. Invece voi…siete ancora dei cuccioli di demone. Dovreste darmi retta”.

“Devi perdonarli. – Si intromise Abraham. – Loro tendono a non fidarsi dei nuovi arrivati. Vieni nel mio ufficio, così potremo parlare privatamente di questo oggetto” la invitò ad uscire dall’infermeria, e con loro due anche Nahila.

“Che insolito personaggio” osservò Gustav, guardando il trio che si allontanava.

“Infatti, speriamo che quella reliquia non sia rintracciabile o ci ritroveremo Thantalos qua dentro” disse Tom, ancora scettico.

Il silenzio cadde nella stanza e Andrew, spinto dai suoi spettri, decise che era giunto il momento di rivelare il suo segreto.

“Devo dirvi una cosa. – Iniziò, con il cuore che palpitava nel petto. – Da un po’ di tempo, io ho dei problemi. Da quando ho provato a legarmi con quello spettro, sento di avere ancora la sua energia in corpo e questo mi fa star male” non sapeva come spiegarlo.
In poche parole: lo spettro non voleva legarsi a lui, e adesso Andrew sta pagando lo scotto
Intervenì Mourn.
“Ma avevi detto che non lo avresti più richiamato!” replicò Georg, che si era perso gli ultimi avvenimenti.

“Non l’ho più invocato, lo giuro” dichiarò forte il mezzo spettro.
Non è del tutto colpa sua: è un’eventualità capitata a molti
Spiegò lo spettro, in difesa dell’amico.

“E adesso cosa farai?” domandò il telecineta.

“Risolverò la cosa, e intanto continuerò a fare il mio lavoro. Se dovessi avere degli attacchi, Devian mi aiuterà” disse Andrew.

Ore 23.00.

La piscina interna del Bureau era uno di quei pochi luoghi che non veniva frequentato spesso dagli agenti; soprattutto di notte, quando l’ala in cui risiedeva si svuotava e l’unico abitante era Andrew. Ogni volta che la sua parte di spettro reclamava, gli piaceva immergersi nell’acqua calda della vasca. Era raro che facesse una vera e propria nuotata, piuttosto si portava al centro della piscina e là si immergeva fino a toccare il fondo. Il rumore, ovattato, del proprio cuore che batteva e il restante, assoluto, silenzio, gli ricordavano casa sua. Gli piaceva tenere gli occhi chiusi, e riemergere solo quando nei suoi polmoni non c’era più ossigeno. Quella sera, tuttavia, la percezione di una presenza sul bordo vasca lo indusse a risalire in anticipo. Là, alla parte più vicina a lui, Val lo stava osservando con fare molto interrogativo.

“Quelli come te non dormono?” domandò il ragazzo, sedendosi sul bordo vicino alla guardiana.

“Tu sei un essere strano. – Asserì lei, senza curarsi della domanda che gli era stata posta. – I tuoi compagni demoni li leggo bene, ma tu… sembra che non appartieni a questo mondo”.

“Sono uno spettro, anche se solo per metà, e non sono nato in questa dimensione” rispose Andrew, reprimendo nel profondo il senso di repulsione che gli dava la vicinanza di lei.

“E brami la morte? – Val vide impallidire il volto del ragazzo. – Sento l’oscura presenza che ti affligge: hai fatto dei giochi proibiti” immerse i piedi nell’acqua.

“Ciò che voglio, è avere la forza per proteggere chi mi circonda. – Disse Andrew, a capo chino con lo sguardo fisso. – Non mi importa di quello che potrebbe succedermi; in teoria sono già morto”.

“Non dire sciocchezze! Fai tanto il macho, ma te la stai facendo sotto. – Lo rimproverò Val, lasciando perdere il suo linguaggio formale. – Ti rivelerò un segreto: non hai bisogno di Emeror” pose la mano sulla fronte del ragazzo, e intonò un piccolo canto.

A poco a poco, Andrew sentì il proprio corpo alleggerirsi e l’oppressione svanire in una nuvola di fumo. Stava di nuovo bene.

“Cos’hai fatto?” chiese, inspirando di nuovo a pieno regime.

“Ho liberato la tua anima dall’energia dello spettro: non ti tormenterà più. – Val sorrise. – Ho anche fatto in modo che non possa più succederti una cosa simile. Tranquillo, non influenzerà i tuoi poteri, ti eviterà che energie nocive ti restino in corpo nel caso provassi di nuovo a legarti a uno spettro che non vuole. Ma non approfittarne”.

“Perché? Nemmeno mi conosci”.

“Mi sei simpatico, e sei una brava persona, ecco tutto” confessò la creatura.

“Se vedessi il mio vero aspetto, non diresti così; scapperesti immediatamente” osservò Andrew (lui stesso aveva timore del proprio lato oscuro).

“Non pensare queste cose. – La guardiana si alzò, dirigendosi verso la porta, poi pensò di aggiungere qualcos’altro. – Io conosco il tuo vero volto: i miei occhi non si fanno ingannare da certi artifici; nemmeno quelli di chi nasce mezzosangue. Non crucciarti, perché spesso i veri mostri portano ben altre maschere, o non ne portano affatto”.
 
Nel frattempo, i gemelli avevano deciso di passare una serata tranquilla in un bar nel centro città. Era stato Tom a proporre al gemello di uscire, per scusarsi del comportamento che aveva avuto, ma non parlarono della cosa per tutta la serata poiché ormai era tutto passato. Sembrava tutto perfetto, se non per il fatto che sapevano di essere osservati da qualcuno che non apparteneva al Bureau. Mescolati alla folla, uscirono dal locale, per infilarsi poi in un vicoletto che dava su un cortile nascosto.

“FERMI!” intimò loro una voce, dall’alto: era lo stesso uomo con cui aveva parlato Abraham, il comandante Lower. Con lui c’erano un paio di cecchini, e altri soldati che avevano chiuso la via d’uscita.

“MANI IN ALTO! - Aggiunse il comandante. – Voglio tenerle sotto controllo”.

“Che vuoi?” chiese Tom, ubbidendo controvoglia all’ordine.

“Vi dichiaro in arresto, per sospetta attività terroristica” affermò il poliziotto.

“COSA? – Strillò Bill, abbassando le mani. – Non abbiamo fatto niente” se non fosse stato per i fucili puntati alla testa, avrebbe già congelato tutti.

“Voi sapete qualcosa su quello che sta succedendo, quindi siete complici! – Lower non voleva sentir ragione. – Vi interrogheremo in centrale”.

“Certo, perché secondo la tua testa bacata ti seguiremo come pecore vero? – Lo schernì il pirocineta, mentre stava già chiedendo telepaticamente al gemello di fare un diversivo. – Stai certo che non ci porterai in cella”.

“Arrendetevi, o darò l’ordine di fare fuoco” intinò il comandante.

Data l’impossibilità di una comunicazione pacifica, il pirocineta dette il via al gemello che, con un sogghigno malefico, congelò in un sol soffio la piazzetta e gli edifici attorno; poi creò una nebbia fredda che nascose la loro fuga.

Al rientro, quando raccontarono tutto ad Abraham, ricevettero una bella strigliata invece che parole di conforto.

“Questa cosa è inammissibile! – Urlò l’uomo pesce, gettando a terra la penna. – Vi avevi detto di non fare azioni avventate”.
“Ci avrebbero sparato!” sottolineò Bill.

“Non credo che il comandante avrebbe dato veramente l’ordine” disse Abraham, e Tom rise ironico.

“Come scusa? Da dove cazzo ti è uscita questa stronzata?” chiese.

“Prego?”.

“Hai appena detto che non credi a quello che ti abbiamo detto. – Ripetè il pirocineta. – Avresti preferito che te lo raccontassimo dall’altro mondo? Perché sai, quando ti crivellano il cervello è l’unico posto dove puoi andare, anche se non vuoi”.

“Avreste potuto ucciderli, se aveste calcato troppo la mano” ribattè Blu.

“Non abbiamo mica cinque anni! Sappiamo controllare i nostri poteri” replicò il signore dei ghiacci, offeso.

“Ti rendi conto, che stai proteggendo quelli che ci vogliono ammazzare?” domandò Tom.

“Non sto facendo niente del genere, è solo che…”.

“Che li ami troppo per vedere i loro errori”.

“Attento, oppure” provò a minacciare l’uomo pesce, ma senza successo.

“Cosa, ci prendi a pugni? – Lo incitò Bill. – Perché non ci provi, voglio proprio vedere come fai”.

“Non lo farà. – Il pirocineta si avvicinò alla scrivania. – E anche se lo facesse, non avrebbe alcuna speranza e lo sa bene” si allontanò, mise un braccio attorno alle spalle del fratello, e poi aggiunse.

“Hai sempre cura degli uomini, ma cosa faresti se mai dovessi scegliere tra noi e loro?” i gemelli uscirono lasciando i segni del loro passaggio.

Disperato, Abraham decise di telefonare all’unica persona che forse lo avrebbe compreso: Elizabeth.

“Da quanto tempo! Come vanno le cose? - Domandò la donna. – Ho visto in tv quello che è successo in quel locale, immagino che sia stata opera di un demone”.

“Hai ragione, un terribile demone che abbiamo già avuto l’onore di incontrare” rispose l’uomo pesce, facendo sentire la sua frustrazione nella voce.

“E’ successo qualcosa?”.

“E’ per i tuoi ragazzi. – Confessò Blu. – Il comandante che indaga sul caso non ci vede di buon occhio, e ha tentato di arrestarli così loro si sono difesi. Non hanno ferito nessuno, ma ho il terrore al pensiero di cosa potrebbero fare se venissero provocati di nuovo: il loro istinto demoniaco sta vincendo quello umano. Io ho cercato di tenerli a bada, ma ho perso ogni autorità su di loro, e anche sugli altri, e non so come fare” si passò una mano sulla testa.

“Era un’eventualità che avevamo preso in considerazione. – Lyz ricordò il discorso che Abe le aveva fatto quando i gemelli erano nati. – Vuoi che ci parli io per te?”.

“Se lo facessi, mi riderebbero in faccia e non potrei più tenerli a freno”.

“Ma hai bisogno di un aiuto” osservò la donna.

“Me ne rendo conto, ma non voglio che tu venga qui a rischiare la vita con quel nuovo mostro che dobbiamo affrontare” confessò lui, togliendosi un peso dallo stomaco.

“Forse conosco la persona, che può fare al caso tuo: un vecchio amico di Red, che è stato allievo di Johann e del professore” propose Lyz.
  
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