Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    26/10/2017    1 recensioni
Cosa sarebbe accaduto se il figlio del ghiaccio e del fuoco non fosse stato il noto personaggio che noi amiamo e conosciamo? Come sarebbe andata la storia se il legittimo erede al trono, figlio di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark, fosse stato simile al padre quanto alla madre? Una storia che narrerà le vicende dei nostri beniamini della serie tv, con l'aggiunta di un nuovo giocatore al gioco del trono che modificherà il loro destino. La vicenda è incentrata sulla storyline di una versione originale del figlio dei due sfortunati innamorati e su come avrebbe influito la sua presenza nell'universo creato da George RR Martin. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Eddard Stark, Jon Snow, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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“Non un eroe, ma un fuggiasco, mio Principe Promesso”
 
Questa volta era lui a trovarsi all’interno dell’enorme e imponente salone. Non riusciva a scorgere i confini di quell’immenso luogo, completamente vuoto, solo per lui. L’unico rumore udibile in quell’eterno silenzio, era una soave e lontana melodia. Una melodia che non riusciva a riconoscere. Cominciò a guardarsi intorno per poi accorgersi che, anche questa volta, proprio come nel sogno di quella donna sconosciuta, il pavimento sotto di lui era divenuto uno specchio d’acqua. Si specchiò su di esso vedendo la sua immagine riflessa, perfetta, impeccabile, fedele a quella che ricordava. Si accovacciò e sfiorò con le lunghe dita il suo volto riflesso, come per tastarne le emozioni, le reazioni e i cambiamenti delle esperienze e del tempo, che ancora non era stato in grado di assimilare. Improvvisamente, la sua carnagione divenne più chiara, arrivò ad una tonalità mista tra il cereo e il livido. Le labbra assunsero una colorazione bluastra mentre la luce che da sempre scaturiva dai suoi occhi chiari, divenne di un viola ghiacciato, ancora e ancora più chiaro. Questa, tuttavia, non aveva smesso di brillare.
Comparve anche un’evidente cicatrice che partiva da un lato della bocca, fino a solcare l’intero mento in una linea bianca e nitida. Infine, i suoi vestiti divennero coperti da un imponente mantello nero con un cappuccio, come quelli che era solito indossare spesso per non farsi riconoscere e di cui aveva fatto largo uso in quegli ultimi anni per salvarsi la vita. I folti e lunghi capelli neri come la pece, insieme al mantello dello stesso colore, contrastavano ancora di più con il nuovo colorito che aveva assunto la sua pelle, in modo da farlo sembrare quasi una creatura inumana. Gli parve l’aspetto che avrebbe dovuto assumere la carnagione dei morti, tuttavia non vi erano rughe o altre imperfezioni nel suo volto, ancora giovane, eccetto per la cicatrice. La sua bellezza e la sua giovinezza erano rimaste immutate; erano solo più macabre, al punto da dare i brividi. Pensò subito che ciò avrebbe significato che sarebbe morto a breve, sicuramente nella Battaglia Finale. Tuttavia, appena le dita toccarono la superficie dello specchio d’acqua, questa produsse delle onde che si irradiarono fino a far svanire l’immagine riflessa e a far sgretolare lo specchio insieme alle pareti che circondavano l’immenso salone.
- Oh, Walter, sei sempre stato fin troppo creativo e melodrammatico quando si tratta di sogni – commentò una voce giovane e lontana, che Walter non riuscì a riconoscere.
- Chi parla?
A quella domanda, gli si avvicinò una giovane ragazza, metà adulta e metà bambina, dai capelli esattamente uguali ai suoi, se non poco più lunghi e più mossi. Anche il colore della pelle era simile, prima che il suo aspetto mutasse in una specie di non - morto, dopo essersi riflesso in quello specchio d’acqua. Ella era notevolmente più bassa di lui, gli occhi vispi grandi, rotondi e di un azzurro così chiaro da sembrare ghiaccio. Il suo viso era di una forma rotonda seppur non molto visibile grazie ai suoi tratti già molto somiglianti a quelli di una donna, come il mento leggermente più allungato. Le sue guance erano colorite e il suo sguardo, furbo e pieno di vita, riusciva a far accendere una scintilla di interesse verso di lei, una ragazza dall’aspetto apparentemente così fragile e di porcellana ma, al contempo, altrettanto vivace e intrigante, traboccante di un fascino selvaggio e inarrestabile. Si accorse solo dopo averla osservata un po’ che il suo volto era simile a quello di Arya. Quando la fanciulla sorrise in maniera sfuggente, alzando una delle due folte sopracciglia, socchiudendo gli occhi e affilando lo sguardo, la riconobbe. Lord Varys aveva ragione: magari il suo aspetto non aveva nulla di davvero concreto che lo accomunasse a lei, ma alcune delle sue espressioni erano esattamente uguali alle sue.
- Non aver paura, figlio mio. Non aver paura della tua mente e di quello che puoi fare. Riusciresti a conquistare il cielo e la terra se solo lo volessi.
- Lyanna … ? – le chiese incredulo. – Sei davvero tu?
Lei gli sorrise di nuovo. – Sì, figlio mio. Ti chiederai come sia possibile dato che io ho sedici anni e tu venti, ma capirai che l’unico modo che avevo per comunicare con te e farti comprendere che anche se non mi hai mai vista, io sono sempre stata accanto a te fin dal primo giorno in cui i tuoi occhi si sono aperti su questo mondo, era invadere uno dei tuoi complessi e intricati sogni. Ma ti spiegherò tutto in seguito, quando ti avrò condotto altrove, dato che ora queste pareti ci stanno crollando addosso grazie alla tua incontenibilità: questo enorme salone di cui non si intravedono i confini è splendido ma continua ancora a rimanere troppo stretto per te, non è vero? Riesci a riempirlo pur essendo da solo – gli disse afferrandogli la mano e facendolo uscire, come teletrasportandolo altrove. Ora Walter si ritrovava in cima alla Barriera. Guardò lo splendido panorama sotto di sé, poi si voltò di nuovo verso Lyanna, ancora con la mano stretta alla sua.
- Perché siamo qui?
- Fin da bambino hai sempre voluto arrivare ai confini del mondo e sorpassarli. Questo, per te, era il confine del mondo. Perciò volevi arruolarti. Per riuscire ad andare sempre più oltre, arrivando a scoprire mondi celati agli occhi dei mortali, perché non ti sarebbe mai bastato quello che già gli altri conoscevano. Pensavi che non lo sapessi? Ti ho visto, Walter. Ti ho visto sempre. Ora è la tua occasione. Puoi sorpassare questi confini a cui hai sempre aspirato ma che gli eventi della tua vita ti hanno impedito di oltrepassare. Puoi arrivare fin dove vuoi, fin dove agli esseri umani non è dato giungere proprio come un fuggiasco solitario e libero dal mondo intero, errando e disperdendo la tua luce, in modo che qualcun altro sia in grado di trovarne qualche pezzo se mai dovesse percorrere anche solo una parte della strada che hai tracciato tu.
- Intendi durante la Battaglia Finale? Ho un peso sulle spalle che non riuscirò mai a portare. Non posso dare loro quello che pretendono da me: io non sono un eroe. Non lo sono mai stato. Anche questo sogno me ne sta dando ulteriormente prova: sarà un caso che al posto di un’”armatura scintillante” io indossi un nero e lungo mantello di quelli usati per nascondersi?
- No, non sei un eroe. Ma loro non hanno bisogno di un eroe. Loro hanno bisogno di te. Hanno bisogno che tu li guidi, tu, macchiato di tutti i tuoi peccati, con la tua indole da trasgressore nei confronti delle regole, indipendente e contorto, come solo tu sei, mio viandante solitario.
- Perché dovrebbero aver bisogno di me? Per una stupida profezia? Chi sono io per prendermi la responsabilità della vita di tante persone? Chi sono io per essere il Principe Promesso, il legittimo erede al Trono di Spade, una delle tre teste del drago e il figlio del ghiaccio e del fuoco? Ci sono così tante persone che lo meriterebbero più di me. Jon, ad esempio.
- Tuo padre, l’amore della mia vita, aveva tutto l’aspetto, l’atteggiamento e l’indole di un eroe senza macchia. Eppure ha vissuto e ha compiuto azioni tutt’altro che eroiche. Dunque, perché pensi di non essere la persona giusta? Perché non sei come tutte le persone immaginano sia il loro salvatore? Perché parte della tua anima è oscura e la tua mente troppo oltre i limiti? Proprio questo ti rende adatto. Proprio questo ti rende più vicino agli dei. Proprio questo ti rende l’unico al mondo capace di compiere un’impresa del genere.
- Mio padre, già … so che sta provando a comunicare con me tramite Rhaegal, ma non per questo l’ho perdonato. Sono ancora arrabbiato con lui. Lo sarò sempre.
Lyanna sorrise malinconicamente a quelle parole, continuando a guardare il volto di suo figlio, rivolto verso il paesaggio oltre la Barriera. – Abbiamo sbagliato. Ma se non lo avessimo fatto, ora non ci saresti tu. Non era sua intenzione scatenare una guerra e far morire tante persone per nulla. Come non è mai stata nostra intenzione far in modo che tu, per tutta la vita, credessi di essere qualcuno che non sei, crescendo senza i tuoi veri genitori.
- Non è colpa tua. Lui era il principe, lui era colui che avrebbe potuto evitare tutto ciò che è accaduto. E non credo proprio che fosse così stupido da non aver previsto di poter morire per mano di Robert durante la Battaglia del Tridente e che tu potessi perdere la vita a causa del parto. Dicono tutti che dovrei averla presa da lui tutta la mia intelligenza, ma a me non sembra. Non fraintendermi, madre, io sono felice di essere ciò che sono. Sono felice di essere cresciuto dove e come sono stato cresciuto, di aver avuto i genitori che ho avuto, di aver avuto la famiglia che mi ha così tanto amato e di aver vissuto tutte le esperienze che ho vissuto con loro e grazie a loro. Ma un uomo non può rovinare la vita di tante persone solo per una stupida profezia e per l’amore di una donna.
- Non è facile capire le sue decisioni. Come ti ho detto, le sue azioni sono state quanto di meno eroico esista al mondo. Rhaegar sapeva ciò che faceva e si è preso la responsabilità di tutte le scelte che ha preso, per quanto potessero essere dannose per chiunque, compreso per sé stesso. A volte la mente agisce da sé, e noi non possiamo far altro che assecondarla. Questo dovresti saperlo bene, Walter.
Il giovane drago rimase in silenzio a quelle parole. Sua madre aveva ragione, non poteva condannare suo padre per le scelte sbagliate di cui le persone lo incolpavano senza averlo nemmeno conosciuto. Ma la radice della sua rabbia nei suoi confronti non riusciva ancora a svanire nonostante tutto. Forse era semplicemente arrabbiato con il mondo e con gli dei, niente più.
In quel momento, esattamente dietro di sé, Walter individuò anche altre persone. Questa volta, erano visi a lui ben familiari: vi era il suo amato padre adottivo, Ned, insieme alla dolce Cat, e a seguire Rickon, Bran, Arya, Sansa e Jon. Avevano tutti uno sguardo fiero e orgoglioso di lui.
- Mi manchi, padre … - sussurrò Walter avvicinandosi a Ned e abbracciandolo. – Con te era tutto più facile. Come vorrei che fossi ancora al mio fianco.
- Io sono al tuo fianco, Walter. Lo sono sempre. Avere timore ti rende umano. Non vergognarti mai di quello che sei e non dubitare mai delle tue capacità. Tu sei opposto a me, e non potrei esserne più felice, ma non dimenticare mai la forza che ti ho insegnato ad avere.
- Mai, padre. Non lo farò mai.
Poi Walter si rivolse anche a Cat e a Rickon, abbracciandoli entrambi insieme. – Ehi … voi due. Cosa darei per dormire ancora in un letto striminzito con voi due insieme. Sarei disposto a perdere l’uso della schiena.
- Siamo fieri di te, Walter. Non immagini quanto – gli disse Cat.
- Non abbiamo mai potuto dirtelo, ma è la verità. Non avrei potuto desiderare un fratello migliore – fu Rickon a parlare questa volta.
Successivamente, dietro di loro, comparvero anche tutte le persone che aveva incontrato durante il suo viaggio, sia vive che morte, e quelle che tutt’ora erano rimaste al suo fianco e stava proteggendo. Erano in tantissimi. Sorrise vedendo anche il volto della sua dolce e sfortunata amica Rebeccah, mentre il suo sguardo divenne fulminante quando i suoi occhi incrociarono di nuovo quelli di Cersei. Ovviamente la donna non perse l’occasione per parlargli. – Ricorda, Walter: quando avrai finito qui, ti aspetto negli Inferi. Ti ho tenuto un posto al caldo.
- Spero che tu abbia trovato la tua “pace” eterna, mia compagna di viaggio – non esitò a risponderle.
Ad un tratto, tra tutti loro, si fece largo qualcun altro, qualcuno di non propriamente umano e che Walter non aveva mai visto, ma solamente udito racconti su racconti a riguardo. Il Re della Notte si avvicinò a lui lentamente e silenzioso come il vento. Tuttavia il giovane drago stranamente non era spaventato da quella presenza. Quando quella creatura si ritrovò con il volto solo a pochi centimetri dal suo, aprì la bocca e disse qualcosa. Ma non uscì nessun suono. Solo aria. Walter riuscì a leggere il labiale e a comprendere ciò che il suo eterno nemico gli aveva detto. “Quando arriverà il momento, quando abbraccerai le mie terre sconfinate … a quel punto non ti lascerò più andare.” Un brivido corse lungo la schiena del giovane drago che continuò a fissarlo nei suoi occhi vuoti. Dopo ciò, svanirono tutti nuovamente, compreso il Re della Notte. Erano rimasti di nuovo solamente lui e Lyanna. O almeno, era quello che pensava prima di vedere un uomo comparire come una strana presenza e avvicinarsi a lui. Non lo aveva mai visto ma lo riconobbe immediatamente. Aveva qualche anno in più di lui; eguagliava perfettamente la sua elevata statura; i suoi capelli erano lunghi e quasi bianchi per quanto biondi; i suoi vestiti eleganti come quelli che il giovane drago aveva indossato al ballo in maschera, ma di colore rosso e nero; la sua pelle molto chiara, quasi d’avorio; mentre gli occhi erano di un viola profondo e penetrante, ma più scuro del suo. Era vero quello che dicevano: la sola presenza di Rhaegar Targaryen intimoriva, così come la sua, da sempre. Forse era proprio quella caratteristica che li accomunava maggiormente, pensò Walter, non appena se lo ritrovò faccia a faccia. Rimasero in silenzio ad osservarsi, a scrutare i loro occhi così simili ma così diversi. – Cos’è che vuoi dirmi?
Rhaegar rimase a guardarlo ma non rispose. Un sorriso malinconico ma anche fiero e commosso nello stesso tempo, si allargò nel suo volto che sembrava quasi intagliato. Dopo ciò, con la stessa discrezione e velocità con la quale era apparso appena qualche minuto prima, svanì nel nulla.
- Ti amo come solo una madre può amare il proprio figlio, Walter. Di un amore che non ho mai provato in vita mia, totalizzante e immenso come il paesaggio che vedi di fronte a te – era di nuovo la voce di Lyanna che si avvicinava a lui. Il giovane drago si voltò verso di lei e osservò i suoi meravigliosi occhi pieni di vita e di sentimento. – Trova la tua strada e seguila, viaggiando libero e immortale, mio Principe – gli disse accarezzandogli una guancia e facendolo svegliare da quell’intenso sogno. Walter aprì gli occhi, confuso e frastornato, ritrovandosi nel suo letto nella sua solita stanza dentro la Torre dei Reed, affianco alla sua regina di rose. Gli capitava spesso di fare dei sogni contorti e strani, ma mai quanto quello che gli aveva occupato la mente per tutta la notte appena passata.
Qualcuno bussò ripetutamente alla porta risvegliandolo da quello stato confusionale.
- Entrate – rispose, attendendo che uno dei suoi uomini entrasse per esporgli ciò che aveva da dire.
- Mio signore, Tyrion Lannister è arrivato.
 
- Come lo hai scoperto? – gli chiese Daenerys, la quale era sconvolta quanto lui.
- Bran Stark – disse semplicemente posando lo sguardo su Walter, il quale si voltò immediatamente a guardarlo non appena udì quel nome. – Lui mi ha … detto ogni cosa. Tuo cugino è un metamorfo, Walter … dice di essere un certo “Corvo a Tre Occhi” e qualsiasi cosa sia, è difficile non credergli. È riuscito a convincermi di dire il vero sulle mie origini. Ho sempre avuto una strana sensazione riguardo la mia vera identità. Sentivo che l’astio che mio padre nutriva nei miei confronti non era provocato solamente dal ribrezzo che il mio aspetto gli generava. C’era qualcosa di più. Inoltre … - questa volta si voltò per rivolgersi alla madre dei draghi - … nelle segrete in cui tu, Daenerys, hai rinchiuso Rhaegal e Viserion … ho avuto un approccio con loro. Con quest’ultimo, in particolare. Mi sono sentito strano, è stata una sensazione a dir poco … surreale. Come se mi sentissi in qualche modo legato a lui … e questo mi succede ogni volta che li vedo. Per quanto sembrino stupidi, non posso ignorare questi segnali … così come non posso ignorare le parole di Brandon Stark. - Tyrion sembrava perplesso, confuso, quasi spaventato. Era raro vedere il folletto, solitamente sicuro di sé e colmo di arguzia quasi sprezzante, in quello stato annebbiato. Scoprire di non essere quello che si aveva creduto per una vita intera faceva questo effetto, Walter lo capiva meglio di chiunque altro.
- Dunque tua madre, Joanna Lannister, ha avuto dei rapporti con Aerys Targaryen, il Re Folle, nonché mio nonno e padre di Dae. Questo ti renderebbe mio zio e suo fratello – concluse Walter involontariamente divertito da quella constatazione. – Bran ti ha detto altro su come sia accaduto, su chi sapesse e sul perché nessuno ti abbia rivelato la tua identità?
- Mia madre, Aerys e Tywin sapevano – rispose il folletto. – Si è trattato di uno stupro … - aggiunse più afflitto di quanto dovesse essere. – E il motivo per il quale Tywin non mi abbia rivelato nulla, penso sia abbastanza chiaro …
- Hai già fatto la prova del fuoco? – gli chiese improvvisamente Daenerys.
- No e preferirei non farla … - rispose sinceramente il nano.
- Difatti non te lo consiglio – commentò prontamente Walter.
- E per quale motivo Bran avrebbe dovuto rivelare solo ora un’informazione così importante? – chiese la madre dei draghi. – Siamo a Nord da più di un mese ormai.
- Voleva attendere il momento giusto. Forse il momento giusto per lui era quando anche io avrei scoperto di essere effettivamente la seconda testa del drago della profezia. E, per qualche motivo, ha ritenuto che fosse meglio che io lo scoprissi da solo, durante il tradimento di Missandei – rispose Walter ragionandoci sù.
I tre rimasero in silenzio per un tempo che sembrò un’eternità, da soli, in quella stanza vuota.
- Bene, benvenuto in famiglia – ruppe il silenzio Walter, cercando di tranquillizzare il povero nano, ancora frastornato per la recente scoperta. Sia Daenerys che Walter avevano già uno stretto legame con Tyrion, perciò sarebbe stato molto più facile per loro trattarlo da vero membro della famiglia, rispetto all’approccio da completi sconosciuti che avevano avuto inizialmente la madre dei draghi e il giovane drago tra di loro.
Anche Daenerys gli sorrise felice. - È una notizia meravigliosa, Tyrion. Strana ma meravigliosa – disse la ragazza.
- Ora sono anche un bastardo oltre che un nano. Due in un solo uomo: non potrei chiedere di meglio – ironizzò tristemente il folletto.
- Io ho vissuto un’intera vita da bastardo e c’è molto di peggio, puoi credermi. Inoltre, sei leone e drago. Suona molto più accattivante di ciò che siamo noi due messi insieme – contestò Walter porgendogli la mano. Tyrion gliela strinse per poi baciare quella di Daenerys. – Non potrei desiderare un parente migliore di te, oserei dire. Saremo una famiglia strana, ma molto invidiata, ve lo garantisco – aggiunse il giovane drago.
- Ora è il momento che tu ti approcci definitivamente con Viserion. Forse crederai che sia una proposta un po’ azzardata ma potresti provare a volare con lui, cavalcandolo - disse la ragazza.
- Credo sia un po’ presto per questo … - rispose Tyrion.
- Oh, andiamo, Lannister, lo so bene che non vedi l’ora, in realtà. Non hai fretta, giusto? – lo incoraggiò Walter.
- Ho lasciato il comando a Jaime finché sono via.
- Dunque non c’è alcun problema.
 
I tre si ritrovarono sulla cima della torre insieme ai tre draghi. Walter e Daenerys si fermarono ad osservare Tyrion approcciarsi a Viserion, per la prima volta consapevole. Fu un momento magico. Il viso dell’uomo si illuminò completamente, sollevato da ogni turbamento e trasportato in un'altra dimensione, da solo con il suo drago: era davvero lui la terza testa. D’improvviso, tuttavia, Tyrion si allontanò da Viserion, turbato in volto. – Io non posso … non ne sono all’altezza – disse rifugiandosi su un angolo e guardando il panorama per distrarsi. I due lo raggiunsero.
- Che succede? Che vuol dire che non sei all’altezza? È per quello che penso? – gli chiese il giovane drago, provando ad immaginare come si sentisse.
- Voi due siete nati da un rapporto scaturito dall’amore. Siete stati desiderati e voluti. Io, invece, sono stato generato dalla violenza e dall’abuso … non si tratta solamente dell’essere un bastardo … è molto di più. Si tratta di rimanere comunque un mostro odiato e indesiderato. Questo è il mio destino e lo rimarrà sempre. Per quanto metà del mio sangue sia Targaryen, mi sento indegno di cavalcare un drago. Una creatura così merita qualcuno di degno. Sono sempre rimasto affascinato dai draghi. Forse è anche per questo che non mi sento all’altezza. Non ero destinato ad essere la terza testa del drago. È capitato involontariamente. Magari voi due potrete pensare che sono solo sciocchi capricci da ragazzino insicuro e che siano inadeguati ad uno come me, ma … sono pensieri che non fanno altro che tormentarmi.
- Hai parlato con Jaime di tutto ciò? – gli chiese subito Walter.
- Sì. Perché questa domanda?
- Lui è l’unico ancora in vita che può testimoniare come stesse tua madre e cosa pensasse mentre era incinta di te. Cosa ti ha detto?
- Lui è mio fratello. Mi vuole bene. Dunque è normale che abbia provato a farmi stare meglio fin quanto ha potuto, mentendomi. Mi ha detto che mia madre era gioiosa e felice in attesa del nuovo figlio che aveva in grembo.
- Sono sicuro che, a dispetto di tutto, tua madre ti voleva e ti desiderava. Ti avrebbe amato come ha amato Cersei e Jaime. È umano che tu ti senta in questo modo, Tyrion. Ne hai passate tante, sei stato disprezzato e trattato come un animale, e ora, questo ti sembra surreale. Lo capisco. Ma lascia che Viserion smentisca queste sensazioni che provi dentro di te. Dagli una possibilità – lo incoraggiò il giovane drago.
- Se ora sono qui, se sono diventata ciò che sono e sono stata in grado di salvare così tante vite, è stato anche grazie a te, Tyrion. Tu sei stato il mio braccio destro, la mia spalla su cui piangere quando ne avevo più bisogno. Tu sei stato una delle cose migliori che mi sia mai capitata. Un amico e un consigliere come te dovrebbe essere invidiato da ogni lord o regnante e conteso fin oltre il Mare Stretto. Hai un cuore grande e buono e una mente brillante ed estremamente sveglia. Meriti questo e molto altro, fratello mio – gli disse Daenerys sorridendogli sincera.
Dopo quelle incoraggianti parole, Tyrion si decise finalmente, dirigendosi nuovamente verso l’imponente Viserion, che lo stava aspettando. Discretamente provò a salirgli sulla schiena facilitato dai movimenti del drago, atti a farlo arrampicare agevolmente. Quando fu in groppa alla creatura, un moto di agitazione mista ad adrenalina prese possesso di lui. Viserion spiccò il volo mentre Tyrion cercava di abituarsi e di metabolizzare la nuova meravigliosa e rigenerante sensazione. Walter lo guardo sorridendo, ricordando come, solo pochi giorni prima, anche lui avesse provato le stesse identiche emozioni. Vedendolo volare lontano e in quel modo, anche Daenerys fu invogliata, così si diresse verso il suo Drogon salendogli in groppa. – Avanti, Walt! Vieni anche tu! Proviamo a volare tutti e tre insieme! Guarda: Rhaegal è già in posizione.
- Magari un’altra volta. Devo ancora riprendermi dalla prima cavalcata – rispose il giovane drago.
- Se non ci raggiungi entro pochi minuti, torno a prenderti con Drogon! Volerai comunque ma non sarai seduto comodamente sopra una schiena di drago, e ti garantisco che non è così piacevole! – lo ricattò lei divertita, prendendo il volo con il possente drago nero.
Dopo di che, Rhaegal si voltò a guardarlo. Walter avrebbe giurato di aver visto quasi uno sguardo truce nei suoi occhi. – Rhaegal, non cominciare anche tu! Devi ancora guarire dalle tue ferite, lo hai dimenticato? Se cadiamo entrambi muori tu e muoio io. – Tuttavia il drago continuò a fissarlo insistentemente con quegli occhi penetranti. – Non è un bene che tu sia spericolato quanto me. Ma soprattutto che tu sia bravo a persuadere quanto me. Ok, va bene, mi hai beccato, io lo farei comunque. Lo dicevo solo per te, per farti guarire. Ma se insisti tanto, allora andiamo … - si arrese salendo per la seconda volta sopra di lui e assaporando il brivido del volo tra il vento e le nuvole, della connessione con una parte della sua anima e del sangue che ribolle come riscaldato da un’energia immortale.
 
Walter entrò dentro la stanza in cui riposava il capostipite della casata Reed. Howland non si era più ripreso dalle ferite che gli erano state arrecate dai Greyjoy. Oramai i medici non potevano fare più nulla per lui, e avevano solamente consigliato di affidarlo al “volere degli dei”. Non era più riuscito ad alzarsi dal letto da quel giorno.
- Volevi vedermi, Howland? – gli chiese il giovane drago, cercando di non addolorarsi troppo nel vedere colui che era come un familiare stretto per lui, in quello stato. Evitava di andarlo a trovare spesso nella sua stanza, poiché odiava vederlo così. L’uomo si accorse della presenza di Walter e, a fatica, voltò il capo verso di lui, sforzandosi di sorridere e di aprire gli occhi stanchi maggiormente. Alzò la mano magra e smunta facendogli segno di avvicinarsi. Walter si sedette accanto al materasso attendendo che lord Reed gli parlasse.
- Ho qualcosa da darti, Walter … - sussurrò l’uomo indicandogli un angolo della stanza coperto da un mobile imponente. Il giovane drago spostò il mobile e trovò un oggetto coperto da un telo rosso. Tolse il telo e scoprì che si trattava di una grossa e splendida spada. Si poteva dedurre che fosse in acciaio di Valyria dalla strana consistenza e dall’inusuale colore della lama. In cima all’elegante impugnatura vi era scolpito, da un lato il capo di un metalupo, e dall’altro quello di un drago.
- Che significa? – chiese il giovane drago tornando accanto ad Howland con la spada in mano. – Sembra in acciaio di Valyria ma non può essere … Maestro Luwin ci ha fatto studiare i membri delle casate che tutt’ora posseggono una spada in acciaio di Valyria … - continuò attendendo delle spiegazioni.
- Ned Stark mi ha detto di dartela quando sarebbe stato il momento. Temeva che gli fosse accaduto qualcosa prima di riuscire a fartela avere, perciò l’ha affidata a me. Ora è il momento giusto.
Walter sgranò gli occhi udendo quelle parole. – Questo vuol dire che tu sapevi? Sapevi ogni cosa fin dall’inizio come lui …?
- Io ero l’unico a sapere insieme a tuo zio Ned e a Cat, figliolo. Io ero presente quel giorno alla Torre della Gioia, quando il mio fedele amico è uscito dalla Torre con un neonato tra le braccia … Ho sempre mantenuto questo segreto inestimabile, fino ad ora. Quella spada di acciaio di Valyria è un dono che Ned ha ricevuto in giovane età. Non è registrata nelle pergamene della Cittadella. È come se fosse una spada fantasma. Voleva che la avessi tu. Per questo ha fatto scolpire il muso di un drago dietro a quello del metalupo. Sapeva che avresti fatto grandi cose un giorno. Era certo che saresti divenuto il nuovo re del Trono di Spade. Questo … questo è il suo dono per te.
- Non so se lo merito … non so se ne sono all’altezza.
- Non è un premio di merito o un augurio a farne un uso degno di un dio, ragazzo mio. È solo un dono di un padre a suo figlio. Qualcosa che ti servirà a ricordarti di lui, per farti tenere a mente a chi appartieni e chi sei realmente. “Fuoco quanto ghiaccio scorrono in lui. Non deve mai dimenticare che sarà sempre e comunque parte integrante del Nord. Ha l’anima di uno Stark”. Queste sono state le sue parole. Ned ti voleva davvero molto bene, figliolo. Ti amava come un figlio e questo lo sai. Accetta il suo dono e custodiscilo in modo che tu possa ricordare sempre chi è stato il tuo vero padre.
Walter restò ad osservare la meravigliosa arma che brillava tra le sue mani, ascoltando quelle commoventi e rassicuranti parole. Un cumulo di tristezza e di fierezza si condensarono nel suo stomaco.
- Grazie, Howland. Farò ciò che mi hai detto. Non lo dimenticherò mai.
 
 Margaery era stesa dentro l’incavatura del piccolo laghetto, riempito di sali e oli rilassanti, godendosi quell’attimo di quiete a contatto con la natura e ascoltando il rumore del vento. Era entrata in una trance idilliaca, fin quando non udì una voce che aveva il potere di attirarla e risvegliarla come nessun’altra. Proprio la voce che avrebbe voluto sentire.
- Non hai paura che qualche guardone sbuchi da dietro un albero?
La donna accennò un sorriso restando ancora con gli occhi chiusi. – Il mio drago ha paura che qualcuno possa guardare ciò che solo lui dovrebbe vedere? – gli chiese lei provocandolo, aprendo un occhio e guardandolo avvicinarsi lentamente.
Walter alzò le mani al cielo ricambiando lo sguardo. – Non sono nessuno per impedire alla mia regina di rose di fare ciò che desidera.
- Speravo che mi raggiungessi. Dunque? Stai forse aspettando che mi inginocchi a te per farti entrare in acqua? – gli chiese lanciando uno sguardo fugace ai suoi vestiti che ancora lo coprivano. A ciò Walter le sorrise ancora e si sedette sull’erba accanto a lei invece di entrare nel laghetto. – Qualcosa ti turba, mio signore? La scoperta riguardo Tyrion, il tuo nuovo e stretto parente di sangue? O il sogno che stanotte ti ha reso così irrequieto nel sonno? Oppure si tratta della tua visita al povero lord Reed appena avvenuta? Perché ti ha chiamato così all’improvviso nella sua stanza?
- Non ti sfugge proprio niente, eh? – le chiese sorpreso positivamente. Ogni giorno che trascorrevano assieme e ad amplificare la loro conoscenza reciproca, il loro amore aumentava sempre di più verso l’altro, così anche la loro alchimia. – Ho saputo che, quando ero con Howland poco fa, mentre ti allenavi hai avuto un malore. Solitamente la tua resistenza e la tua salute sono di ferro, perciò che è successo?  E ora come ti senti?
- Nulla di preoccupante. L’unica cosa di cui avevo bisogno era un bagno caldo all’aria aperta come questo. Ora che l’ho avuto sto molto meglio. Ma, sbaglio, o stavamo parlando di te poco fa? Parlami, amore mio. Sono tua amica e confidente prima di essere la tua amata.
- Non voglio farti preoccupare per delle assurde sciocchezze. – A ciò, Margaery si spostò, allontanandosi da lui e appoggiandosi con la schiena alla parte opposta del laghetto. - Qualcosa mi dice che finché non parlerò, me lo farai pesare in ogni modo – disse lui rialzandosi in piedi.
- Credo che tu abbia bisogno di questi sali rilassanti per sciogliere la tensione e parlare più apertamente con me …
- Mia regina, non farò il bagno in delle acque colme di oli profumati e dalla fragranza floreale … - ma Walter non fece neanche in tempo a terminare la frase che Margaery fece cadere pesantemente una gamba sopra l’acqua, generando abbastanza schizzi necessari a bagnare completamente il giovane drago a pochi metri da lei. Oramai i suoi vestiti erano zuppi e lui con loro, dalla testa ai piedi. Guardò la ragazza con finto sguardo truce.
- Oramai la fragranza floreale sta già penetrando nella tua pelle e venendo assorbita dalle tue vene, uccidendo la tua virilità. Mi dispiace, mio signore: ora non hai più scuse – gli disse irrisoria e soddisfatta del lavoro fatto.
A ciò, Walter si arrese ed entrò nel laghetto senza neanche perdere tempo a levarsi i vestiti. – Contenta? – le chiese raggiungendola e donandole un caldo bacio sulle labbra.
- Per metà. Non lo sarò completamente fin quando non avrai parlato – gli rispose avvicinandosi con il suo corpo nudo.
- Il sogno di stanotte mi è sembrato quasi una premonizione. Altre volte mi è sembrato di fare sogni che mi sono apparsi come anticipatori di un futuro prossimo o lontano. Ma questo … questo era diverso.
- Cosa ti ha turbato tanto di questo sogno?
- C’era mia madre, la mia vera madre, così come il mio vero padre. C’eravate anche tutti voi e molti altri, persino coloro che hanno perso la vita. Poi mi ha raggiunto il Re della Notte. L’ho visto in volto e non ho abbassato lo sguardo. Lui mi ha detto una cosa strana. Mi ha detto che, una volta che sarò giunto nei territori oltre la Barriera, non mi lascerà più andare. Anche mia madre, Lyanna, continuava a ripetermi qualcosa che mi ha fatto pensare molto … continuava a dirmi che devo trovare la mia strada e che sono destinato ad errare nella terra dei mortali come un viandante immortale … io non so cosa in realtà volesse dirmi, Margaery …
La ragazza intravide il suo turbamento oltre il velo dei suoi occhi limpidi e burrascosi. A ciò, gli prese il viso tra le mani delicatamente ma con decisione e lo guardò dritto in quei fari accesi. – Ehi, non fare brutti scherzi, intesi? Non pensare e non interpretare delle parole udite in un sogno. Ora siamo qui, nella realtà, e abbiamo tutto ciò che ci serve per vincere questa Battaglia. Inoltre io ho bisogno di te. Hai colto questa rosa e ora la terrai con te.
- Non lascerei questa rosa per niente al mondo … - le sussurrò aiutandola a sistemarsi meglio sopra di lui e seguendo il ritmo dei suoi baci lenti.
- Se ne è aggiunto anche un altro di motivo tra i tanti per i quali non puoi lasciare questa rosa … - gli sussurrò la giovane avvicinandosi al suo orecchio. Dopo di che, gli afferrò dolcemente una mano e la guidò sul suo ventre piatto. L’espressione di Walter mutò improvvisamente e cominciò a guardarla fissa nei suoi occhi. – Non posso crederci … dici sul serio??
- Per questo ho avuto un malore prima: molto presto ci sarà anche uno splendido bambino o una meravigliosa bambina che avrà bisogno delle tue e delle mie attenzioni … - gli rispose sorridendogli felice. Nel volto del giovane drago si allargò un sorriso immenso e raggiante;  difatti non perse tempo a capovolgere le posizioni e ad inglobare la sua regina in un abbraccio totalizzante e a baciarla in modo tanto intenso e passionale, da scaldare l’atmosfera all’immediato, mentre lei ricambiava in maniera altrettanto energica e cercava di togliergli di dosso quegli ingombranti vestiti. Tuttavia, quell’intimo e idilliaco momento fu interrotto da un altro suono, sempre di un corno, ma, questa volta, molto diverso rispetto all’assordante rumore dell’Evocatore. Era un suono lontano, disperso nel vento, ma ugualmente penetrante e profondo, quasi come se, a causa di esso, la terra si stesse lentamente dividendo a metà.
   
 
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