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Autore: Ormhaxan    26/10/2017    2 recensioni
Gabrielle Nakovrar ha diciotto anni quando, seguendo le orme di suo padre e sua nonna prima di lei, entra a far parte della Bræthanir, la Fratellanza, gruppo di spietati e famigerati soldati al servizio dei sovrani di Yvjór, il regno della Primavera.
Ben presto, però, si renderà conto che dietro la gloriosa facciata fatta di palazzi maestosi, balli in maschera e sorrisi accondiscendenti si nasconde qualcosa di più profondo, oscuri segreti custoditi da secoli e la volontà di annientare coloro che dovrebbe essere protetti.
Nel regno a Nord di Ynjór, estremo baluardo che ancora resiste al dominio dei sovrani della Primavera, gli ultimi discendenti dei Sýrin, i mutaforma che un tempo popolavano ogni angolo dell'isola di Vøkandar, si stanno riunendo, insieme ad altri ribelli, sotto il comando di una combattente misteriosa che si fa chiamare Narmana.
E sarà proprio Narmana e il suo esercito che Gabrielle, adesso conosciuta con il nome di Nako, dovrà cercare di combattere quando la regina Lorhanna e il suo fratello bastardo, Lucien, ordineranno alla Fratellanza di marciare verso Nord in una missione che sembra essere un suicidio preannunciato.
Il vero nemico avrà realmente le sembianze di un lupo albino?
Genere: Angst, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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NAKOVRAR  — Vermiglio è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale
 






Gabrielle si sentì mancare il fiato quando, nelle prime ore di quella calda serata, il soffocante corsetto venne chiuso con forza attorno al suo magro torace.
Le stecche di vimini si conficcarono nelle costole, facendole chiudere per un momento gli occhi per il fastidio; i suoi piccoli seni vennero spinti verso l’alto e la sua schiena si inarcò  facendole assumere, nella parte superiore del corpo, una postura irregolare e rendendo quasi impossibile respirare o muoversi in modo repentino.
Durante gli ultimi due anni e mezzo si era dimenticata le orribili sensazioni che quei vestiti pomposi, così come i pruriginosi merletti e tutti quegli accessori degni di una camera di tortura, provocavano al suo corpo e si domandò più volte come avrebbe potuto proteggere la sua regina indossando un abito che la faceva sembrare – e sentire – un animale costretto in una gabbia, impossibilitata a fare ogni più piccolo movimento: nonostante ciò, Gabrielle avrebbe eseguito gli ordini della corona, ordini che le impedivano di vestirsi con abiti più da uomo che da donna, con i suoi vestiti di tutti i giorni, e ordinavano di indossare un abito da gran cerimonia per il ballo in maschera di quella sera — un abito che, le avevano spiegato, non avrebbe destato sospetti o svelato la sua identità a dei possibili sicari provenienti dal nord.

Un lungo fischio alle sue spalle la destò dai suoi pensieri – e dalle sue mentali imprecazioni – facendola girare di scatto verso lo stipite della porta spalancata: immobile, con una spalla poggiata ai cardini della porta spalancata e il viso leggermente inclinato, Bjorn la osservava incuriosito e compiaciuto.
«Bisogna ammetterlo, Gabrielle, il color indaco ti dona.»
Di rimando la rossa si specchiò per l’ennesima volta, osservando l’abito drappeggiato sul modesto verdugale di vimini che accentuava la vita stretta nella parte superiore del corpo, i merletti candidi che spiccavano sullo scollo quadrato del vestito e dalle strette maniche che la coprivano come una seconda pelle: il colore, inoltre, faceva risaltare i suoi fiammeggianti capelli e la sua pelle di porcellana come pochi altri abiti avevano mai fatto.
«Non dovresti essere qui, Vor. — disse di rimando lei, piccata — In effetti, non potresti neanche entrare in questa parte del palazzo!»
«Se temi che sia qui per correre dietro a qualche gonnella o, ancor peggio, per alzarne qualcuna ti sbagli. — puntualizzò a tono il ragazzo — Sono qui perché ho bisogno di parlarti… da soli.»

Un istante dopo le due dame che avevano aiutato Gabrielle a vestirsi uscirono di tutta fretta dalla stanza, lasciando i due amici da soli come Bjorn aveva richiesto.  
Irritata e allo stesso tempo grata per quella intrusione, la ragazza incrociò le braccia al petto e, cercando di sembrare a suo agio in quel vestito e con quell’altrettanto infernale acconciatura che le racchiudeva i capelli in ricci perfettamente ordinati e le tirava il cuoio capelluto fin quasi a farle provare una sensazione simile ad una bruciatura, rivolse all’amico uno sguardo che lo invitava a parlare.
«Ci sarà un annuncio questa sera. — iniziò Bjorn, rivelando la prima delle due notizie di cui si era fatto messaggero — Non so quale sia la sua entità, ma Lorhanna è decisa a stupire la sua corte con chissà quale folle idea.»
«Qualsiasi essa sia immagino farà scalpore non solo nella capitale, ma anche in tutto il regno, nelle regioni a Ovest e tra i ribelli del Nord.»
«È molto probabile, sì. — convenne il moro — Ed è per questo che Lucien mi ha detto che, molto presto, ci sarà una spedizione a Nord.»
«Intendi dire che l’esercito…»
«No, non l’esercito. — la corresse prontamente l’amico — Lorhanna non è tanto sciocca da dichiarare apertamente una guerra, tantomeno lo sarebbe Lucien se consigliasse sua sorella di proseguire verso quella strada; no, nessun esercito verrà schierato per il momento, ma Lucien mi ha detto di scegliere degli uomini di cui mi fido ciecamente per una missione delicata e segreta che, parole sue, inizierà molto presto.»
«Mi stai chiedendo di unirmi alla tua missione tanto segreta quanto suicida, Vor?»
«Ovviamente. — rispose il moro, ricambiando il sorriso obliquo che un istante prima l’amica gli aveva rivolto — Sei la persona di cui mi fido di più, Gab; a te affiderei la mia spada, la mia vita, ogni decisione. Sei la mia famiglia, la sorella che non ho mai avuto e…»
«Anche tu sei la persona più preziosa a questo mondo, Bjorn ed è per questo che ti seguirei in capo al mondo; è per questo che verrò con te ovunque questa missione ci manderà e, se il nostro destino sarà la morte, morirò con orgoglio combattendo al tuo fianco.»
«Spero non si arrivi a tanto… — Bjorn si avvicinò con passo felpato a Gabrielle, annullando quasi del tutto la distanza tra di loro e in un gesto di puro affetto le sfiorò la guancia con il dorso della mano — Impazzirei se ti accadesse qualcosa, se dovessi…»
Abbassò lo sguardo, cercando di ingoiare il groppo che si era improvvisamente formato in gola, e proseguì: «Devi promettermi che, se mai dovesse arrivare il giorno in cui dovrai scegliere tra la mia vita e la tua, tu sceglierai di salvare te stessa.»
«Bjorn…»
«No! — esclamò in un ringhio basso, prendendole il viso pallido tra le mani olivastre — Devi prometterlo, Gabrielle, promettimelo: qualsiasi cosa dovesse accadermi, tu farai di tutto per metterti in salvo, per…»
I loro sguardi si incastrarono, ametista che si rispecchiava nell’ambra, e i loro caldi respiri si fusero in uno solo: non erano mai stati così vicini in quei quasi tre anni trascorsi insieme; non erano mai stati così intimi nonostante i combattimenti, nonostante l’amicizia e la complicità; nessuno di loro aveva mai provato prima quel brivido e quella strana sensazione che, come un liquido bollente, scorreva al centro del loro petto.
«Sei la persona che più amo al mondo, Gabrielle.»
«Così come tu sei la mia.»
Non seppero mai chi dei due si era mosso prima, chi per primo aveva posato la fronte contro quella dell’altro o chi aveva dato inizio a quell’abbraccio stretto e colmo di disperazione. Rimasero abbracciati per momenti lunghi ore, braccia aggrovigliate tra altre braccia, visi seppelliti nell’incavo di lunghi e delicati colli, tra soffici capelli che profumavano di muschio e lavanda.
Si scambiarono un ultimo, lungo sguardo, tenendo le dita dai polpastrelli callosi intrecciate tra loro e, silenzioso com’era giunto, Bjorn lasciò la stanza.
 


**
 


Gabrielle osservò distrattamente una delle tante decorazioni a stucco presenti sulla volta e oscillò lievemente le fogge del suo vestito a ritmo della soave musica sprigionata dagli strumenti a corde e percussione che, con maestria, una dozzina di esperti musicisti stavano suonando in un angolo dalla grande sala da ballo.
Tutta la nobiltà, della quale facevano parte anche le famiglie che componevano la Fratellanza, era giunta a corte, rispondendo all’invito della loro amata sovrana; tutto era tranquillo, sebbene il volto mascherato di ogni singola persona rendeva la rossa e i suoi fratelli d’arme nervosi e guardinghi — nessuno di loro riteneva i ribelli del nord tanto sciocchi da infiltrarsi al ballo, ma era pur sempre vero che i nemici erano imprevedibili, folli e le loro mosse avevano più volte preso alla sprovvista il regno della Primavera nel corso dei secoli.

«Mi concedete l’onore di questo ballo, Milady?»
Una voce profonda, baritonale le fece riportare il suo sguardo davanti a sé, portare l’attenzione su di un giovane uomo vestito con delle fogge rosso scarlatto che mettevano in risalto la pelle scura — non olivastra come quella di Bjorn, ma molto più scura, quasi nera.
L’uomo aveva il volto coperto con una maschera da tigre, una animale rarissimo, quasi leggendario ed estinto in tutte le terre, fatta eccezione per i pochissimi esemplari che ancora popolavano le isole orientali tra quelle che, insieme, formavano la catena sotto il dominio dell’oligarchia di Hafmàrr.
«Volentieri, — rispose la rossa, prendendo la mano che l’uomo mascherato le stava porgendo — ma prima vorrei sapere il nome del gentiluomo con il quale mi appresto a danzare.»
«Calibano. — rispose con un sorriso sghembo e con un accento straniero che, già dalla prima parola che le era stata rivolta, non era sfuggito all’orecchio della ragazza — Il vostro, dolce fanciulla?»
«Gabrielle.» rispose con sincerità, ben sapendo che nessuno dentro o fuori dalla corte conosceva il suo vero nome, così come nessuno conosceva i nomi degli altri membri della Fratellanza.

Danzare con Calibano si dimostrò più piacevole del previsto: il giovane uomo danzava con leggiadria nonostante la sua possanza fisica, le sue mani la stringevano con sicurezza attorno alla sua vita sottile, accarezzandola senza mai spingerla completamente contro il suo ampio petto; il suo sorriso, inoltre, era luminoso e accogliente, ricordava una casa piena di amore.
Non parlarono molto durante tutti quei meticolosi passi, limitandosi a scambiarsi giusto qualche vaga parola tra i numerosi volteggi e i momenti in cui la musica richiedeva che l’uomo sollevasse a mezz’aria la donna in un tripudio di stoffe che turbinavano con elegante leggiadria. Più di una volta sentì lo sguardo attento di Bjorn su di se e non mancò di origliare alcuni discorsi che i nobili intenti a ballare accanto a loro stavano facendo a voce piuttosto alta, sicuri di non essere uditi grazie alla musica.
Lorhanna, probabilmente attraverso la servitù o le sue dame di compagnia, aveva fatto spargere la voce di un importante annuncio sotto forma di pettegolezzi e chiacchiericci da palazzo, un annuncio che ben presto sarebbe stato svelato e di cui tutti parlavano: alcuni sostenevano la teoria di un annuncio militare, moltissimi di un imminente matrimonio, mentre i più arditi ritenevano fermamente che la sovrana della primavera portava in grembo un figlio.
Qualsiasi fosse la verità, fino a quel momento Lorhanna era rimasta tranquilla sul suo trono, compiaciuta nel ricevere i suoi ospiti e sorridendo algida nel vederli ballare e divertirsi.

«Ho qualche speranza di ballare nuovamente con voi più tardi? — chiese Calibano quando la musica lasciò il posto agli inchini e a un applauso — Sperare di vedere il vostro viso sotto quella maschera da volpe?»
«Vedremo.» rispose asciutta Gabrielle che, terminato il ballo, aveva tutte le intenzioni di sparire nell’ombra e accertarsi che Lorhanna fosse scortata sana e salva nei suoi appartamenti reali.
«Non rimarrò molto nella Capitale, presto la mia visita sarà conclusa e le mie navi faranno rotta verso sud, ma prima di allora vorrei rivedervi.»
«Temo che questo sia impossibile, Milord, e poi tecnicamente non ci siamo ancora visti. — Gabrielle lo guardò con occhi furbi, conscia della provocazione — Inoltre, qualsiasi idea vi siate fatta devo confessarvi che sono già stata promessa.»
«Questa confessione mi spezza il cuore. — Calibano si porto entrambe le mani al petto, all’altezza del cuore e Gabrielle sorrise scuotendo la testa — Chiunque esso sia, spero sappia di essere un uomo fortunato ad avere al suo fianco una giovane dal fascino così folgorante e misterioso. Fossi al suo posto, io lo sarei.»

Gabrielle abbassò lo sguardo e, senza dire altro, fece una profonda riverenza e si allontanò dallo straniero con passo lento ma cadenzato: in un’altra vita, pensò, in una vita più giusta e migliore, avrebbe danzato ancora con Calibano e gli avrebbe permesso di condurla nei giardini, sotto un secolare albero in fiore; in un’altra vita, avrebbe permesso alla sua calda  e profonda voce di farsi strada nel suo animo, alla sua carnosa bocca di posarsi su propria.
In un’altra vita, in una vita che neanche si permetteva di immaginare, avrebbe sposato Calibano e gli avrebbe dato dei figli. Insieme, in un’altra vita, sarebbero stati felici.
 


**



Lorhanna attese molte ore prima di fare il suo annuncio. Per tutto il tempo era rimasta seduta sul suo trono, impassibile come una statua di marmo, gli occhi che vagavano per la sala e sui volti mascherati dei nobili unico segno di vita.
Gabrielle, come il resto dei suoi fratelli, stava diventando sempre più impaziente e fu quasi un sollievo per lei quando la musica scemò e la sovrana della primavera si alzò lentamente dal suo scranno marmoreo — al suo fianco, come sempre, c’erano Luciene e Damien.
Sentì una presenza far capolino alla sua destra, ma non fu affatto sorpresa nel vedere Bjorn al suo fianco, il suo braccio rivestito in una foggia scura dai ricami color dell’oro che sfiorava il proprio scoperto: per tutta la serata aveva sentito lo sguardo del suo migliore amico su di lei, in alcuni momenti e in particolar modo durante il ballo con Calibano si era persino sentita scottare la pelle tanto era stata la profondità di quegli occhi violacei talmente scuri da essere spesso confusi con il nero più profondo.
«Credi sia il momento?» le disse con voce incolore, parole appena sussurrate e riservate esclusivamente al suo orecchio.
«I nobili stanno diventando impazienti, quindi sì, credo sia il momento.»
Bjorn annuì e, per un breve istante, Gabrielle giurò di sentire il dorso della mano dell’amico sfiorare deliberatamente il dorso della propria: per un momento fu tentata di ricambiare la carezza, poiché una parte di lei bramava nuovamente il contatto con la pelle calda del moro, ma durò solo un attimo. I sentimenti dovevano esser messi a tacere, qualsiasi impulso frenato, specialmente in quel momento così incerto.

«Miei cari sudditi, è giunto il momento tanto atteso. — la voce squillante di Lorhanna richiamò tutti all’attenzione — Come ben tutti sapete, non manca molto al mio trentaduesimo compleanno. Molte cose sono successe durante il corso della mia vita, alcune di queste le ricordo con piacere, mentre altre sono state fonti di grandi dolori per me e le persone che più mi stanno a cuore.»
Tutti annuirono, ben conoscendo gli eventi funesti di cui la sovrana stava parlando: la morte del suo giovane promesso sposo, della sua amata sorella.
«Trentadue anni non sono pochi, io stessa me ne rendo conto, ed è mio dovere dare al mio popolo un erede che possa succedermi dopo la mia morte. — la sovrana fece una breve pausa e si scambiò uno sguardo d’intesa con suo fratello maggiore — Per anni il Consiglio mi ha spinta a prendere in marito un principe straniero, qualcuno che potesse essere un solido aiuto nei tempi di guerra, uno stratega e un combattente; per anni sono stata sorda alle loro suppliche, alle loro esortazioni, ma non più. Oggi sono qui davanti a voi, i miei più leali sudditi, per dirvi che ho scelto il mio promesso sposo e che lui ha scelto me come sua consorte e regina.»

Lorhanna spostò il suo sguardo verso un angolo in penombra alla sua destra, verso il punto in cui si fece avanti una figura che tutti conoscevano bene, che per molto tempo era stata messa in disparte per far luce ad un fratello maggiore più ingombrante e carismatico.
Quando il promesso sposo prese posto al fianco di Lorhanna e, tra la folla, i suoi occhi chiari incontrarono tra gli altri quelli di Gabrielle e Bjorn, entrambi non riuscirono a nascondere il proprio sgomento: mai prima avrebbero pensato ad una cosa del genere, a quel ragazzo taciturno e guardingo come il loro futuro sovrano e fu immediatamente chiaro a entrambi che quello sarebbe stato l’inizio di una fine annunciata, di una storia in cui il giovane uomo accanto alla regina sarebbe stato solo un burattino, un mezzo per un fine più alto, pedina sacrificabile in ogni momento e per qualsiasi costo.



 


*




Angolo Autrice: Hello, folks! Ebbene sì, sono tornata dopo mesi di assoluto silenzio e blocco dello scrittore. Spero che questo capitolo, seppur di passaggio, vi sia piaciuto e vi domando: chi sarà il prescelto per sedere accanto Lorhanna? Calibano sarà solo un personaggio di passaggio o lo rivedermo più avanti e, soprattutto, cosa provano davvero Gabrielle e Bjorn? Domande, domande, tante domande.
Grazie a chi è arrivato fin qua, a chi continua a seguire e a coloro che vorranno lasciarmi una recensione.

Alla prossima,
V.
  
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