Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    27/10/2017    4 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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20

RIUNIONE

 

“In nome dell'unica religione, grazie all’infinita benevolenza del tuo dio, ti condanno alle eterne fiamme dell’Inferno” rise, sadicamente, Keros.
Aveva scovato, durante il suo turno di guardia, un'anima errante e si stava divertendo a torturarla. Ignorava le suppliche e le richieste di pietà, citando in modo ironico le formule che sentiva pronunciare fra gli esseri umani. Lungo la propria vita aveva assistito ad ogni tipo di strambo processo, da quello contro le streghe ai più strani esorcismi contro gente che con i demoni non aveva mai avuto a che fare. Ed in tutto il mondo compariva la stessa frase: unica e vera religione. Keros non si era mai interessato più di tanto alla teologia, anche se tecnicamente ci viveva in mezzo. Girando per la Terra aveva incontrato demoni di altre religioni e a volte Lucifero gli parlava di Dei antichi, e moderni, con cui si incontrava. 
“Da che zona sei fuggita, creaturina lurida?” sibilò il principe, piantandole gli artigli in un braccio.
Come tutte le anime condannate, essa possedeva un marchio che indicava il peccato per cui era condannata alla pena eterna. Non fece in tempo a scovare quel segno, tracciato da uno dei giudici infernali, poiché venne interrotto dalla voce insistente di un suo collega di addestramento. Qualcuno all'accampamento lo voleva vedere, ma il farfugliare eccitato del demone non era stato molto chiaro al riguardo.

Era strano che Lucifero si presentasse senza troppe cerimonie, senza araldo, annunci ufficiali o cortei reali.
Perciò Astaroth ne fu molto stupito e si affrettò a richiamare tutti i suoi allievi, per rendere omaggio in modo appropriato all'Imperatore degli inferi. Dopo aver appreso che Keros era momentaneamente di guardia, Satana si concesse un'ispezione alle truppe in addestramento, che si erano radunate.
“Che magnifici esemplari” commentò il sovrano “Lieto e stupito di vedere anche delle donne ad affrontare una tale sfida. Siete l’orgoglio del nostro regno e del nostro popolo”.
“Sì…” sorrise Astaroth “Le donne sono quelle più cazzute, qui in mezzo”.
I due demoni ridacchiarono. 
“Posso allietarvi con qualche combattimento, altezza? In attesa del vostro prezioso figlio…” propose Astaroth e Lucifero annuì, con un sorriso. 
Di sfuggita, il re lanciò un'occhiata alla creatura che lo seguiva, partita con lui dal palazzo reale e celata sotto un cappuccio. Le dedicò un ghigno divertito.

“Perdono per il ritardo” furono le prime parole di Keros, appena giunto all'accampamento “Ma quest’anima mi ha rallentato”.
“Un fuggitivo?” si leccò i baffi uno dei demoni gemelli.
“Porta il marchio degli assassini!” si aggiunse un altro cadetto.
“Come ha fatto a fuggire?!” si chiese Astaroth, lasciando che i suoi allievi vi si divertissero “Non abbiate alcuna pietà. Fatela a pezzi. Tanto poi si ricompone”.
Lucifero si lasciò sfuggire una risata, quando notò lo stato in cui l’aveva ridotta Keros prima di affidarla ai compagni. Il ragazzo si era messo sull'attenti, aspettando ordini. 
“Sissignore" rispose immediatamente, non appena Astaroth gli ebbe spiegato che il re era giunto fin lì per parlargli in privato e che era momentaneamente sospeso il turno di guardia.
Lucifero suggerì di concedere a tutti quei promettenti soldati qualche ora libera e la reazione fu di entusiasmo.


Ritirati nel rifugio che Keros con il tempo si era creato, re e principe rimasero qualche istante in silenzio. Poi il ragazzo sospirò.
“Ti mancavo?” stuzzicò “Se ti serve qualcosa, vieni al sodo. Ho parecchio da fare”.

“A palazzo si sente la mancanza della tua chioma ciglieggiuta” ghignò il Signore degli inferi.

“E l’incappucciato chi è?”.
“Sono qui per questo”.
Il principe si era creato un angolo relativamente comodo con pelli e ossa di animali che aveva ucciso. Non era certo lussuoso o di bell’aspetto, ma teneva lontane creature pericolose ed intemperie. 
“Per prima cosa…” iniziò a parlare il re “…sono fiero di te. Seconda cosa: qui c'è qualcuno che vuole parlarti con una certa urgenza”.
Colui che accompagnava il re, avvolto in stoffe chiare, abbassò il cappuccio e mostrò inconfondibili occhi azzurri. 
“Mihael?!” sobbalzò Keros “Cos'è? Uno scherzo? Siete impazziti?! Sapete che succede, se qualcuno degli altri lo vede?”.
“Lo sappiamo. Conosce i rischi che corre. Rilassati” allungò una mano Lucifero, e Keros si ritrasse.
“Intendo dire se capite cosa potrebbe succedere a me! Sto cercando di farmi un nome, una reputazione. Non voglio passare per quello che prende il tè con gli angioletti!”.
“Ha fatto tutta questa strada solo per incontrarti e parlarti” continuò il re, con calma.
“E chi dice che io voglia parlarci?” fu la risposta, parecchio irritata, del principe. 
Lucifero sospirò e lo prese da parte. Mihael, dato che i due conversavano in demoniaco, poteva solo intuire il senso dei dialoghi.
“Keros…” riprese Lucifero “…rilassati. Nessuno sa chi si cela sotto quelle vesti chiare, o lo immagina. Ha affrontato un viaggio lunghissimo, pieno di pericoli e…”.
“Tanto gli angeli non possono essere feriti!” interruppe Keros.
“All'Inferno le cose funzionano in modo diverso, ragazzo. La luce divina non giunge fin qui, e questo lo rende vulnerabile e debole. È qui per sua volontà, non per ordine dell'onnisciente rompicoglioni. È un padre, Keros, che cerca di trovare un dialogo con suo figlio. Un figlio che di certo non si sarebbe mai immaginato di avere, o che comunque non si aspettava con una natura come la tua. È un padre che, nonostante tutti i secoli che avete trascorso come nemici, è qui per cercare di conoscerti. Non è da tutti. Almeno cinque minuti glieli concederei…”.
Keros sbuffò. Lanciò un'occhiata verso Mihael, che era rimasto in piedi ed in silenzio. 
“Odio quando fai il saggio” sibilò il ragazzo.
“Per fortuna non succede spesso” mostrò la lingua Lucifero “Vado a scambiare due parole con Astaroth, così vi lascio soli…”.
Il principe tentò invano di protestare. Rimasto solo con l'Arcangelo, si rassegnò.
“Io non ho nulla da dire” furono le sue parole, in perfetto Angelico “Ma ho le orecchie pronte per ascoltare”.
“Come conosci così bene la lingua degli angeli?” chiese Mihael.
“Lucifero me la insegnò quando ero piccolo. È molto più semplice del demoniaco, a mio parere. Ora parla. Non ho molto tempo a disposizione. Sono qui per addestrarmi, non per cianciare".

“Me lo hai fatto diventare un mostro" ghignò, soddisfatto, Lucifero “Anche se qualche schiaffo ben assestato ancora glielo darei”.

“È il mio lavoro” rispose, con finta modestia, Astaroth.
I due, nel lussuoso rifugio del generale, sorseggiavano liquori e ricordavano i tempi passati.
“Come se la cava? Sii sincero” volle sapere Satana, tornando al presente e pensando a Keros. 
“Bene, direi. Il primo periodo è duro per tutti ma poi non ha avuto grossi problemi”.
“Sei sicuro? Nessun tipo di problema? Nessun atteggiamento particolare?”.
“Se c'è una cosa su cui mi sento di fare un appunto e su determinati modi di agire che reputo… Fuori contesto”.
“Procedi…”.
“Nulla di grave, sia chiaro. Solo che a volte il ragazzo si mostra un po'… Non so come dire… Troppo altruista”.
“Cioè?”.
“Qui vige la regola dell'ognuno per sé, ma è come se non fosse in grado di seguirla. Se un suo compagno è in difficoltà, lo aiuta. E questo non per mettere in discussione la mia autorità, come credevo all’inizio, ma perché ritiene giusto farlo. Questo non è molto demoniaco. C'è un lato del suo cuore che è… ecco... Empatico. Ed a questo io non posso porre rimedio. Posso insegnargli a combattere ed uccidere, a sopravvivere in situazioni estreme e farsi valere… Ma non posso spegnere quella piccola fiamma gentile”.
“Capisco…”.
“Non che sia una cosa negativa” si affrettò a dire Astaroth “Solo che non è… Usuale! Anche se bisogna dire che è comunque facente parte della seconda generazione, e forse l'ereditarietà di tratti angelici è più probabile”.
“Che consigli mi dai a riguardo, Astaroth?”.
“Consigli? Io? A voi? Altezza, io non…”.
“Non ho detto che li seguirò. Ma intanto dammeli. Che faresti, se fossi in me?”.
“Sinceramente? Io credo che quel ragazzo un giorno possa essere un grande re. Però non so se sarà mai del tutto soddisfatto. Quel lato gentile, come regnante, di certo non potrebbe alimentarlo come vorrebbe. Le opzioni, secondo me, sono due. O si fa in modo che quella fiammella si estingua, mettendo a nudo ogni lato malvagio possibile, oppure la si lascia bruciare più intensamente. Ignorando questo lato, come cerca in ogni modo di fare, non farà altro che ingigantire la sua frustrazione”.
Astaroth, a gambe accavallate ed i tacchi bene in vista, attendeva una qualche reazione da parte del re. Questi, rimasto in silenzio, svuotò il bicchiere e si limitò ad annuire. Alzò lo sguardo. Fuori gli altri demoni in addestramento stavano ancora lottando, torturando l'anima fuggitiva in base ai desideri del vincitore. Dentro di sé si disse che avrebbe partecipato volentieri a quel gioco.

Keros e Mihael non si erano detti molto. Si fissavano, come studiandosi. L'Arcangelo fece una smorfia, all'ennesimo grido di dolore dell'anima. 
“Perché fai così?” non capì il giovane “Quell’anima è stata condannata. In vita ha commesso degli omicidi. È giusto che paghi”.
“Lo so. Ma lo trovo comunque spiacevole…” mormorò Mihael. 
“Torna a casa presto, allora. Qui le cose vanno così…”.
Piuttosto stanco, l’angelo sedette in terra, fra le pelli e la nuda pietra. 
“Parlami di te” riuscì a dire, mentre Keros sbadigliava.
“Che dovrei dirti? Ho detto fin da principio che mi limito ad ascoltare”.
“Va bene. Allora inizio io. Volevo solo… Chiederti scusa. Per non averti creduto, averti insultato e tante altre cose che tu suppongo sappia già”.
“Hai fatto tutta questa strada per dirmi questo? Potevi lasciare un bigliettino ad un demone a caso”.
“Ci tenevo a farlo di persona. Prima non credevo ad una sola parola. Tutta la faccenda di Carmilla e Costantinopoli mi sembrava inventata solo per farmi perdere il controllo e le staffe. Ma da quella sera, quella in cui ti ho visto le ali, ho iniziato a ricordare. E mi sono sentito profondamente in colpa. Come avevo potuto dimenticare? Come avevo potuto non capire?”.
“Ora ricordi tutto?”.
“Si. All’inizio ho avuto paura. Ho provato a parlare con il Padre ma non è di grandi parole. Non sapevo come fosse giusto reagire, se fingere l’indifferenza o affrontare la realtà. Ho deciso di iniziare da qui. Un piccolo passo…”.
“Io non posso considerarti mio padre. Non mi hai cresciuto…”.
“Lo so. E non lo pretendo. Ma non voglio ignorare la faccenda. Parlami di te. Tu di me suppongo sappia già tutto…”.
“Già… Be'… Io mi chiamo Keros. Sono un demone vampiro, rubo le anime agli imbecilli ed erediterò il trono reale. Non penso ci sia altro da dire”.
“Keros… Ti ha chiamato Lucifero così. Vero?”.
“Sì. Così come ha dato il nome a te…”.
“Ed è un nome che…”.
“Scusate se interrompo” irruppe Lucifero, spostando la tenda di pelli “Keros, ragazzo mio, che ne dici di mostrarmi quel che in addestramento ti è stato insegnato?”.
“Molto volentieri!”.
Il principe ghignò soddisfatto. Circondati da altri demoni, nell'arena l’addestramento, re e principe iniziarono a lottare. Mihael trovò la cosa a dir poco spaventosa, ma i due combattenti ridevano divertiti. 
“Da tanto non bevo il tuo sangue” si leccò le labbra Keros, afferrando per gioco la coda di Satana.
“Te lo concedo se riesci a prendertelo!” gli sorrise, sadicamente, il re. 
Le urla degli spettatori si facevano sempre più alte e incalzanti. Keros era in difficoltà, stava lottando contro il più forte dei demoni, ma determinato a dimostrare le sue capacità. Il sovrano notò i miglioramenti, complimentandosi. La rissa continuò ancora per parecchio, fra l’entusiasmo dei cadetti.
“Ho una proposta per te” ansimò Lucifero, dopo aver atterrato Keros ed avergli concesso qualche goccia di sangue “Stammi a sentire…”.

Ciao a tutti! Ci tenevo a ringraziare chi ha seguito la storia fin qui e chi si è unito alla mia pagina fb. Al prossimo mese!!!

   
 
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