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Autore: JosephineStories    27/10/2017    2 recensioni
La vita di Amy Davies scorre tranquilla: tra studio, amici e lavoro sembra non avere problemi.
Eppure le sue notti sono tormentate da un incubo, che col passare del tempo diventa sempre più reale.
Un incubo dagli occhi di ghiaccio.
Quegli occhi saranno la sua rovina o la sua salvezza?
Presto si renderà conto che non si può fuggire da ciò che la perseguita...
Copyright © 2015, Josephine-C
Questa opera letteraria è coperta da diritto d'autore e, in rif. alla Legge 22 Aprile 1941, n. 633 ogni tentativo di plagio,
in questo e altri luoghi, è punibile a norma di legge e pertanto verrà segnalato alle autorità competenti.
La parziale o totale copia del contenuto è punibile penalmente.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Ciao a tutti e benvenuti nel mio mondo!


Sono Josephine e qesta è la mia prima storia. Gli aggiornamenti sono solitamente settimanali, spero di riuscire ad appassionarvi! Per info, foto dei prestavolto della storia, canzoni che mi hanno ispirata, trovate tutto sulla pagina: JosephineStories  sul mio contatto Wattpad:Josephine-C o su instagram
JosephineStories

Buona lettura <3



Copyright © 2015, Josephine-C
Questa opera letteraria è coperta da diritto d'autore e, in rif. alla Legge 22 Aprile 1941, n. 633.
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Crediti per il banner: Rosalie_TheDarkLady (wattpad)
                                                                             

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"Ci hanno promesso che i sogni possono diventare realtà, ma hanno dimenticato di dirci che anche gli incubi sono sogni"

Corro, non posso fermarmi. Devo arrivare alle porte.
Ripercorro la navata della chiesa avvolta dalla penombra delle candele, raccolgo le gonne del mio pesante abito cremisi per essere più veloce.
Lui è dietro di me, lo sento, percepisco il suo malvagio sguardo perforarmi la schiena come lame affilate. I nostri passi rimbombano sul pavimento di marmo e il battito del mio cuore impazzito mi pulsa nelle tempie, non deve raggiungermi, questa è l'unica consapevolezza che ho.

Finalmente arrivo alle porte, ma ciò non allevia la terribile paura che con l'adrenalina sembra scorrere nelle mie vene. Le spalanco e la brezza della sera mi colpisce il viso, che ormai deve aver perso colore, scendo velocemente le scale di pietra coperte dalle ombre della notte, sono a metà. Improvvisamente sento delle braccia cingermi fianchi, non c'è bisogno di girarmi, so già che è lui. Mi raggelo, ora il cuore pare davvero volermi uscire dal petto e la nausea mi investe, perché una singola persona mi scatena queste orrende sensazioni?
Il suo pugnale punta al mio ventre, fermato solo dalla stretto corpetto, sono in trappola.

Mi sposta i capelli dalla spalla e avvicina le labbra al mio collo, provocandomi una smorfia di disgusto.

-Credevi davvero di poter scappare? Di sfuggirmi? Tu mi appartieni!- sussurra con la sua voce profonda, che scava a fondo dentro di me dandomi i brividi.

Un pensiero si fa strada nella mia testa: non ho altra scelta, non posso permettere che mi prenda. Con una determinazione incrollabile chiudo gli occhi e stringo le mani sulle sue, avvolte al pugnale puntato al mio ventre.
Il solo contatto con la sua pelle mi ripugna e non capisco il perché, lo sento e basta. Preso coraggio spingo con tutte le mie forze, la lama attraversa la barriera dei vestiti, affondando nella mia carne. Un dolore bruciante mi colpisce, mozzandomi il respiro e facendomi sgranare gli occhi sbalordita. Il mio abito si colora di un rosso ancora più acceso, sento il sangue defluire e con esso le mie forze.
Le gambe smettono di sorreggermi, mi accascio. Eppure, un sorriso di soddisfazione si forma sulle mie labbra, "hai perso" penso sollevata.

-No! Maledetta, cosa hai fatto?- ringhia.

Ma ormai la sua voce è lontana, sento le gradinate affondare nella mia schiena e stringo il ciondolo che porto al collo, non capisco i motivi delle mie azioni, provo solo un profondo bisogno di proteggerlo.
La vista è sfocata, ma anche se non riesco a vedere il suo viso perfettamente, so di conoscere benissimo quegli occhi di ghiaccio, freddi e di una crudeltà che non credevo possibile. Occhi che sanno penetrare sin dentro le ossa e rubarti l'anima. Ho una mano sulla ferita brulicante di sangue, con l'altra stringo il ciondolo che ho al petto, lui si inginocchia al mio fianco.
Sposta la mia mano, strappa con forza la catenina dal mio collo e avvicina la bocca al mio orecchio.

-Questo non mi fermerà, tu sei mia e la morte non ti salverà! Ascoltami bene, perché io tornerò, io ti troverò sempre. Ricordare sarà la tua rovina, Anita, non dimenticarlo!- afferma, con un tono spaventosamente soddisfatto e sicuro di sé.

Si sposta e preme le sue fredde labbra sulle mie.

Quel  bacio è come un pugno nello stomaco, peggiore di qualsiasi ferita, di qualsiasi tortura.

-Non toccarmi! Non toccarmi!- urlo.



Mi alzo di scatto, sono sudata e le lenzuola sono sparse sul pavimento. Respiro a fatica e la paura serpeggia ancora sotto la mia pelle.

La porta della mia camera si spalanca.

-Amy, tesoro cos'è successo?!- La mamma si avvicina al letto con aria allarmata. Diamine, non volevo svegliarla! Devo aver urlato parecchio...

-Scusami, mamma sarà stato un brutto sogno- rispondo affannata.
Siede accanto a me e posa le labbra sulla mia fronte, i suoi lunghi capelli mi solleticano le guance e il suo profumo rassicurante, che sa di biscotti e dolcezza, mi calma. In un attimo, tutta la paura che ho provato è svanita.

-Beh, deve essere stato davvero terribile per farti urlare tanto- aggrotta le scure sopracciglia, guardandomi con sospetto. Non si può nascondere nulla alla intuitiva Elise Davies!

Maschera la sua perplessità sorridendo, ma continua a guardarmi con aria preoccupata, non è la prima volta che è costretta a correre in camere mia per gli incubi.

-Ma no, nemmeno lo ricordo. Avviati alla caffetteria, ti raggiungo tra poco- mento, provando in qualche modo ad alleviare la sua preoccupazione.

-Va bene, tesoro a dopo ti voglio bene- si avvia alla porta, non togliendomi gli occhi di dosso.

-Anche io, mamma- sussurro sorridendo mestamente.

La guardo andare via ed il vuoto mi assale, qualcosa sembra balzare nella mia mente, ma continuamente mi sfugge.
Quanto vorrei non ricordare sul serio quell'incubo, ma è ormai ricorrente, in realtà mi perseguita fin da quando ero una bambina. Ultimamente è molto più vivido, quasi non sembra un sogno, sembra un ricordo...
Scrollo la testa ridacchiando: questo è assurdo! Non so davvero come possa pensare cose del genere.
Mi alzo e faccio una doccia veloce; farò tardi a lavoro, come al solito.

   
 
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