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Autore: MackenziePhoenix94    28/10/2017    0 recensioni
SECONDO LIBRO.
Sono trascorsi due anni dall'ormai ribattezzata Civil War.
Bucky Barnes, Steven Rogers, Sam Wilson, Clint Barton, Sharon Carter, Scott Lang e Wanda Maximoff sono scomparsi senza lasciare alcuna traccia.
Charlotte Bennetts si è trasferita nell'attico di Tony dopo che il suo appartamento è stato distrutto.
Nick Fury è semplicemente furioso perché, usando parole sue, il progetto Avengers è andato a farsi fottere.
L'Hydra sembra essere, ancora una volta, solo apparentemente sconfitta.
E poi c'è James, che di normale ha solo l'aspetto fisico.
Sarà proprio una decisione impulsiva del ragazzo a scatenare una serie di eventi catastrofici...
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brock Rumlow, James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers, Tony Stark, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Charlotte aveva una sola e grande fobia di cui non sarebbe mai riuscita a liberarsi: soffriva di vertigini.

Non era stato sempre così, tutto era iniziato il giorno in cui i suoi genitori adottivi l’avevano portata al Luna Park di una Fiera; l’avevano convinta a salire sulla ruota panoramica e lei aveva accettato con entusiasmo, senza rendersi conto di quanto la giostra fosse imponente.

Lo aveva capito quando la cabina in cui si era seduta aveva iniziato a salire, salire e salire ed allo stesso tempo dondolava a causa del vento: a quel punto si era aggrappata con tutte le forze al sedile, pregando che il giro finisse il prima possibile; da quel momento esatto della sua vita non era più riuscita a salire in una giostra che prevedesse il fattore dell’altezza, perfino uscire in un balcone era un’impresa titanica per lei.

Quando il motore dell’elicottero si mise in funzione lei fissò lo sguardo in un punto lontano, al di là del finestrino, per non pensare al suolo che si allontanava sempre di più dai suoi piedi.

La mano destra della ragazza andò a stringere l’artiglio di pantera che portava al collo: T’Challa le aveva detto che era un amuleto e che l’avrebbe protetta.

Sperava vivamente che potesse farlo già a partire da quel momento.

Zemo lanciò un’occhiata alla ragazza, notò il suo viso pallido e sudato e comprese che c’era qualcosa che la rendeva nervosa.

“Qualcosa non va?”

“No, sto bene”

“Non hai la faccia di una persona che sta bene. Stai sudando. Ti agita qualcosa? È la mia presenza che ti fa tutto questo effetto?”

“Fidati che il fatto di averti così vicino mi fa un effetto completamente opposto. Odio viaggiare in elicottero”

“Non ti piace come mezzo? Non lo ritieni abbastanza sicuro? Hai timore che possa precipitare? Ho letto che tu hai dei poteri piuttosto speciali, quindi una caduta non dovrebbe farti così paura”

“Non è la caduta il problema, semplicemente odio le altezze. Da una vita”

“Trauma infantile?”.

Charlie si voltò a guardare il giovane uomo, era piuttosto perplessa dal fatto che insistesse così tanto di parlare con lei dato che la notte precedente gli aveva rotto il setto nasale.

“Davvero vuoi ascoltare la ragione per cui soffro di vertigini? È una specie di test psicologico?”

“Senti, abbiamo molte ore di viaggio davanti a noi, se parliamo risulterà tutto meno pesante”

“Io non ho nulla da dirti. E se lo vuoi proprio sapere tutta questa paura ha avuto inizio da quando sono salita in una giostra. Come vedi non c’è nessun risvolto eccitante e nessun collegamento con gli Avengers o con lo S.H.I.E.L.D. ed ora, se non ti dispiace, vorrei riposare” sbottò la ragazza con uno sguardo truce, mirato a fulminare Zemo, non aveva nessuna voglia di parlare, tantomeno di farlo con la persona che non si era fatta scrupoli ad usare Bucky.

Appoggiò la testa nel sedile e chiuse gli occhi con la speranza di trovare un po’ di pace; Tony le aveva raccomandato di chiamarlo appena avesse avuto qualche notizia, sia bella che brutta, ma lei non era intenzionata a farlo per il momento, almeno non prima di aver riposato.

Incredibilmente riuscì ad addormentarsi ma si svegliò dopo pochi minuti, a causa di una violenta scossa; Zemo si guardò attorno a sua volta, confuso almeno quanto Charlie.

“State calmi” li avvisò la voce del pilota “non è accaduto nulla”

“Che cosa è stato? Una turbolenza?”

“A me sembrava una scossa troppo forte per essere provocata da una semplice turbolenza e poi il cielo è limpido. Quello è fumo?”

“Quale?” domandò la giovane, guardando fuori dal finestrino e notando solo allora la nuvola di fumo nero che proveniva dalla fiancata destra del mezzo di trasporto; i suoi occhi si spalancarono comprendendo che quella non poteva essere solo un’avaria del motore, ma che qualcuno li aveva appena colpiti di proposito.

Stava per aprire la bocca, per avvisare il suo compagno di viaggio, quando entrambi sentirono il rumore assordante di una mitragliatrice che sparava; si gettarono a terra appena in tempo, evitando di essere crivellati come lo stesso elicottero, ma il pilota non fu altrettanto fortunato perché venne colpito il pieno petto.

“Lo hanno ucciso. Chi sta sparando?”

“Non lo so, dobbiamo uscire subito da qui. Dobbiamo tuffarci in acqua”

“Così diventeremo dei bersagli ancora più appetitosi”

“Hai un piano migliore?” ringhiò la più piccola, ormai prossima a perdere la pazienza, senza più qualcuno che guidasse l’elicottero questo iniziò a perdere quota rapidamente; lei cercò di raggiungere i comandi , quando ci arrivò non si fece problemi a scostare il corpo senza vita del povero uomo e provò a fare un atterraggio d’emergenza.

Il mezzo, però, si trovava in condizioni così disastrose che niente riuscì ad evitare l’impatto con l’acqua.

L’interno si riempì ad una velocità impressionante e Charlotte si ritrovò costretta a trattenere il fiato ed a trovare un modo per uscire dalla carcassa di metallo e lamiere; nuotò in direzione di uno dei finestrini rotti, lo attraversò facendo attenzione a non impigliarsi a qualcosa e risalì in superficie per riprendere fiato rumorosamente.

Si guardò attorno con il petto che si abbassava e sollevava velocemente: non vedeva l’altro elicottero che li aveva colpiti, l’acqua era fredda, i vestiti erano completamente zuppi e pensanti, ed i capelli le stavamo incollati al viso come una seconda pelle.

E poi, come se tutto ciò non fosse già abbastanza, c’era qualcosa che continuava a sfuggirle.

Lanciò un’imprecazione quando si rese conto che si trattava di Zemo, perché non era ancora riemerso dall’acqua.



 
Helmut Zemo si ritrovò il piede destro incastrato sotto una sbarra di metallo, provò a strattonare la gamba più volte per liberarla ma non ottenne alcun risultato, provò allora a spostare l’ostacolo con le mani ma non ci riuscì: la sbarra era troppo pesante per un uomo come lui e l’attrito provocato dall’acqua rendeva il tutto più difficile.

Delle bolle d’aria gli scapparono dalle labbra; stava trattenendo il respiro già da lunghi secondi e sapeva benissimo che non sarebbe riuscito a farlo per molto a lungo.

Tentò un ultimo, disperato, tentativo nella speranza di avere una scarica di adrenalina, ma la sbarra non sembrava essere intenzionata a lasciargli andare il piede destro.

Lui era una di quelle persone razionali, una di quelle che sapeva riconoscere quando arrivava il momento della propria fine e quello era proprio il suo caso; ormai era inutile lottare per una situazione da cui non sarebbe riuscito ad uscirne.

Lasciò che l’acqua gli entrasse nella gola e nei polmoni.

Almeno, come consolazione, aveva la consapevolezza che si sarebbe riunito alla sua famiglia.



 
Charlie riempì i polmoni d’aria e s’immerse una seconda volta.

Ritornò al relitto dell’elicottero, ci entrò attraverso il finestrino rotto e vide il giovane uomo con una gamba incastrata sotto una sbarra di metallo; nuotò velocemente verso di lui, vide il suo viso ed ebbe la terribile sensazione di essere arrivata già troppo tardi.

Afferrò l’ostacolo e lo scostò senza la minima fatica.

Era in occasioni simili che si sentiva fortunata di appartenere alla razza dei Giganti Di Ghiaccio e di avere la loro forza sovrumana.

Afferrò il sokovaro per la giacca che indossava e lo riportò in superficie con poche bracciate; trascinò il corpo nella spiaggia e si guardò attorno con uno sguardo ansioso: non aveva idea di dove si trovassero le persone che li avevano aggrediti e non ci teneva a finire dritta in una trappola.

La ragazza osservò con attenzione il viso del suo compagno di viaggio: il volto pallido e le labbra bluastre non erano affatto un buon segno, quando appoggiò l’orecchio destro al petto non sentì alcun battito del cuore.

Non poteva praticargli il massaggio cardiaco perché avrebbe solo rischiato di perdere tempo prezioso, così posizionò le mani a pochi centimetri dal petto del giovane uomo e chiuse gli occhi; subito dai palmi delle mani si generò dell’energia azzurra che avvolse completamente il corpo esanime.

Solo la magia avrebbe potuto salvarlo, anche se le sarebbe costato molto.

Charlotte lanciò un urlo quando si ritrovò al limite delle sue energie, lasciandosi cadere nella sabbia riscaldata dai pallidi raggi del sole; per qualche secondo non accadde nulla, poi Zemo spalancò gli occhi ed iniziò a tossire e sputare l’acqua salata che aveva bevuto, liberando completamente i polmoni.

“Non è possibile!” esclamò quando riprese la capacità di parlare “io ero…”

“Ho usato la magia” rispose la più piccola con un filo di voce.

“Mi stai dicendo che mi hai salvato la vita?”

“Era l’unico modo, tentare una rianimazione non avrebbe portato a nulla. L’ho fatto altre volte ma non mi era mai costato così tanto”

“Potevi lasciarmi andare” commentò Zemo, passandosi una mano nei capelli castani e bagnati; il rancore che la giovane provava per lui era palpabile, lo aveva capito fin dalla prima volta che era entrata nella sua cella, di conseguenza era rimasto sorpreso nello scoprire che non aveva esitato un solo istante ad usare i suoi poteri.

“E dopo come sarei riuscita a trovare l’Hydra? Anche se credo che sia stata lei a trovarci per prima. Sono sicura che quei uomini ci stanno ancora cercando, fino a quando non avranno trovato noi od i nostri corpi non se ne andranno. A quest’ora potrebbero già essere da T’Challa” sussurrò lei spalancando gli occhi, spaventata terribilmente alla sola possibilità che trovassero Bucky e lo riportassero ad essere il Soldato D’Inverno; non riusciva a capire come potesse essere stata scoperta ma ciò non era importante in quel momento “dobbiamo ritornare da lui in qualche modo”

“E se dovessimo arrivare dopo di loro?”

“Beh, ho visto con i miei stessi occhi che T’Challa è abile nel combattimento corpo a corpo. Forse riuscirà ad avere la meglio su quei uomini. E comunque non abbiamo un’altra scelta. Il mio cellulare non può più chiamare e non credo che tu ne abbia uno”

“Il cellulare non era uno degli optional che avevo nella mia cella”

“Allora faremo meglio ad iniziare il nostro viaggio, non è sicuro restare qui allo scoperto” sentenziò la giovane; trovò la forza di alzarsi dalla sabbia ed insieme al sokovaro s’inoltrò nella giungla del Wakanda.

Sancirono una silenziosa tregua, perché la loro salvezza era diventato l’obiettivo principale.

Charlie si augurava solo che Black Panther non le avesse detto una cazzata in riferimento all’amuleto portafortuna, perché finora non aveva svolto bene il suo compito.
 
   
 
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