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Autore: November Rain_    28/10/2017    0 recensioni
L'amore. Sappiamo cosa sia realmente? Quanti pensano di amare o amano realmente? Nicole, una ragazza ventitré anni, si pone queste domande senza saper dare una risposta. Pensa che lei sia l'unica persona a non sapere ed a non provare questi sentimenti, ma tutto verrà messo in discussione con l'arrivo, o per meglio dire il ritorno di lui, Alexander.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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-3-

 Era meglio prima.
 

 

"Alcune persone si rifugiano in chiesa,
altre nella poesia, io nei miei amici. "

~Virginia Woolf.


 

La musica si diffondeva in tutto il locale, pompava al punto di frastornare e le mie povere orecchie che dopo una buona ora passata lì, chiedevano pietà. Ero andata al bagno per sciacquarmi il viso e riprendermi un attimo, ma al tavolo non era più rimasto nessuno. Sicuramente Mary era andata a ballare con Francis, dopotutto da quando eravamo arrivati che continuava a domandare chi potesse aiutarla. Mi sedetti nel divanetto da sola. Indecisa se buttarmi nella mischia oppure no, però preferivo aspettare di incontrare mio fratello prima di rischiare di infilarmi nella massa e non trovare più nessuno.
Guardai l’ora nel cellulare, non doveva mancare molto al suo arrivo. L’aereo era in ritardo, quindi mi aveva detto di avviarmi con i miei due amici mentre lui ci avrebbe raggiunti con Alexander.
Sussultai appena sentii una mano poggiarsi sul mio ginocchio e mi voltai di scatto.
 
Agitazione.
 
Ed eccolo li, seduto tranquillamente al mio fianco. Ma quando era arrivato?
«Dov’è Jack?» domandai subito saltando i convenevoli.
«Ciao anche te!» rispose ignorando la mia domanda «Anche io sono felice di vederti, sai pensavo che alla fine togliessi qualche scusa per non venire, invece eccoti qui»
«Già, eccomi qui. Allora Jack?» riprovai a chiedere.
«Sta arrivando, è andato a prendere da bere. Rilassati! Sei tesa come la corda di un violino» borbottò avvicinando il bicchiere alle sue labbra.
«Se proprio dovevi nominare uno strumento avrei preferito la chitarra» feci una smorfia.
Subito Alexander tornò a fissarmi e si avvicinò «Hai imparato a suonare alla fine?» chiese curioso.
Vidi mio fratello avvicinarsi facendosi largo tra le persone.
Diedi un’ultima occhiata al biondo.
«Chi lo sa» risposi scrollando le spalle, prima di sorridere alzandomi ed andando incontro a Jack.
«Finalmente!» esclamò lui nello stesso momento in cui gli saltai in braccio.
«Non ci posso credere che sei finalmente qui!» esclamai abbracciandolo.
«Sinceramente nemmeno io! La mia sorellina, lasciati guardare un attimo» disse facendomi scendere e fare una giravolta su me stessa.
«Da quando indossi questi abiti?» domandò corrugando la fronte.
Ed eccolo lì, mio fratello con la sua gelosia e protezione senza limiti. Quando eravamo piccoli non era così, poi però con la morte di mia madre e con la crescita era diventato assurdo.
«Da quando mi va, perché hai qualcosa in contrario?»
«Certo! Ora dovrò starti dietro e controllare che nessuno ti si avvicini! Oddio, chissà in quanti ti avranno disturbata tutto il tempo in cui non c’ero!» esclamò portandosi una mano sulla fronte.
«Oh, smettila! Stai tranquillo, nessuno si avvicinerà, sono libera di indossare quello che voglio e poi so benissimo come difendermi!» ribattei.
«Attento Jack, o tra poco ti graffierà togliendo fuori le unghiette» intervenne Alexander «Mi ricordavo avesse un carattere difficile, ma chi avrebbe mai pensato che sarebbe diventata così?»
«Meno male che ci sei tu Alex, dovremo fare i turni per controllarla» borbotto mio fratello.
«Come scusa?» domandai incredula.
«Mi ricordo benissimo come ti ronzavano intorno i ragazzi, nonostante tu non li guardassi neanche e poi ti devo ricordare quando miei amici venissero a casa solo per guardarti?» affermò Jack.
«Sei appena tornato e ti comporti già in questo modo? Se l’avessi saputo non ti avrei nemmeno invitato qui!» lo fissai dritto negli occhi.
«In realtà, l’ho invitato io» si intromise il russo «Quindi molti ragazzi le giravano attorno?» domandò incuriosito scrutandomi.
«Oh, sapessi…»
«Basta» lo interruppi subito «Voi fate come volete, io vado a divertirmi» li informai, girando i tacchi e allontanandomi il più possibile da loro.
 
 

~

 
 
Dopo aver bevuto più drink, rimasi in pista a ballare con Mary, mentre Francis aveva raggiunse i ragazzi, o per meglio dire Jack, visto che Alexander era sceso in pista con una serie di ragazze, facendomi provare qualcosa di strano, ma non sapevo definire esattamente cosa, quindi evitavo semplicemente di guardare nella sua direzione. Nonostante ciò, la mora continuava a farmi la telecronaca.
«Pazzesco!» esclamò, infatti, lei «Ora sta ballando con una bionda, certo era ovvio che avesse così tanto successo… che poi guardale come cercano di attirare la sua attenzione!»
«No grazie, non mi interessa guardare e tu dovresti smettere di guardare tutto quello che fa. Controlla più che altro il tuo Francis» le dissi continuando a ballare con lei, senza fermarci.
«Stai tranquilla, io controllo tutto! E poi mi fido di lui» affermò tranquillamente.
Alzai lo sguardo in alto, mentre lei continuava a commentare ogni cosa, per fortuna fui salvata dalle sue chiacchiere grazie a un ragazzo che si era avvicinato per ballare.
Inizialmente ero un po’ restia dall’accettare, ma la mia migliore amica mi incoraggiò con lo sguardo e allora mi lascia andare. Da quando mi aveva detto all’orecchio, per cercare di farsi sentire, il suo nome era David, era alto e di corporatura leggermente muscolosa. Aveva sia i capelli sia gli occhi castano chiaro, nulla a che vedere con il blu oceano o il biondo di Alexander. Ma perché pensavo a lui ora?
Scacciai via quel pensiero e ripresi a concentrarmi su David, era simpatico e gentile, sembra il ragazzo che qualunque madre volesse affianco alla propria figlia.
Sfortunatamente dopo sei balli con lui, Mary tornò a prendermi scusandosi con il ragazzo appena conosciuto e mi sussurrò all’orecchio «Alex si sta avvicinando, non ha fatto altro che osservarti tutto il tempo che stavi con quel fustacchione» mi informò dandomi un leggero colpo con il braccio ridacchiando.
«Ma che dici?» domandai senza riuscire a dare senso alle sue parole.
«Si sta avvicinando» scandì bene la frase.
Mi guardai e lo vidi, in tutta la sua bellezza camminare lentamente verso di noi, mentre teneva gli occhi fissi su di me.
 
Agitazione.
 
Okay, l’alcool mi stava dando alla testa.
Distolsi lo sguardo e tornai a prestare attenzione a lei.
«Ma io non ci voglio parlare!» incrociai le braccia corrugando la fronte come una bambina capricciosa.
«Questo non devi dirlo a me» rispose lei.
«Vado a prendermi da bere prima che sia troppo vicino!» la informai scappando via.
 «Provo a bloccarlo io!» mi urlò dietro.

 

~



Venti minuti di fila. Era assurdo, ma almeno ero riuscita a non incontrarlo, o almeno credevo.
«Che fai. Ora scappi?» domandò appoggiando il gomito al bancone, mentre ero in attesa della mia bibita. Accidenti.
 
Agitazione.
 
«Sto parlando con te Nik» continuò lui.
«Sì, e io ti sto ignorando» risposi afferrando il bicchiere che il barista aveva appena poggiato davanti a me.
«Questo forse è meglio che lo prenda io» decise sfilandomi via il mio drink.
«Quello è mio!» obbiettai.
«Era tuo» mi corresse assaggiandolo «Ottima scelta» affermò alzando leggermente il bicchiere in mia direzione.
Lo fulminai con lo sguardo, per quanto fosse possibile, contrariata.
«Ehy, non guardarmi così! Non sono io quello brillo che se ne sta avvinghiato a sconosciuti»
«Non era uno sconosciuto! Si chiama David, non dovrebbe interessarti comunque. Non hai altre ragazze da intrattenere? Pensa a loro invece che rompere a me, dopotutto anche tu stavi facendo le tue conoscenze» risposi senza prendere fiato.
Alzò un sopracciglio «Gelosa?»
Risi «E di cosa? Di te?» domandai alzando un sopracciglio.
«Perché no?» sollevò le spalle prima di finire il MIO drink.
«Perché per me non sei nessuno forse?» chiesi retoricamente, per fortuna riuscivo comunque a ragionare nonostante l’alcool in circolo.
«E invece David è già qualcuno? Visto come lo stai difendendo»
«Geloso?» girai la discussione a mio vantaggio.
«Io? Di uno così? Come se ne avessi bisogno» ribatté.
«Allora smettila di farmi domande e torniamo a divertirci separatamente. Tu torni da quelle ed io dal mio nuovo amico» affermai sicura dandogli le spalle.
«Amico? Ma ti senti quando parli? Non lo conosci nemmeno! E poi com’è che lui può essere tuo amico, anzi lo è già, mentre io non posso esserlo di nuovo?» domandò inseguendomi.
«Perché decido io chi può esserlo e chi no. E con te non voglio avere nulla a che fare» dissi girandomi improvvisamente verso di lui «E smettila di seguirmi!» gli ordinai.
«Ho promesso a tuo fratello di tenerti d’occhio» sussurrò.
«Come? Dovreste smetterla con questa storia!» alzai la voce arrabbiata.
«Se balli con me, prometto che ti lascerò in pace» propose.
«Cosa?» domandai scettica.
«Un ballo e ti lascio andare dove vuoi. Fidati di me» mormorò avvicinandosi di più.
Rimasi lì, impalata come una deficiente a fissarlo, mentre le sue mani si poggiavano sui miei fianchi.
«Okay, un ballo. Ma non perché mi fido, al contrario, voglio solo liberarmi di te» risposi trovando un briciolo di lucidità mentale, cercando di mantenere comunque le distanze. Un ballo e fine, poi sarei stata libera. Solo per questo avevo accettato, non perché mi attraesse a lui come una calamita, o perché mi affascinasse e in realtà volessi stargli vicino, o perché non volevo che stesse con altre. Questo non c’entrava niente, non lo pensavo, o meglio se non fossi stata nel pieno delle mie facoltà mentali questo non sarebbe c’entrato.
Alexander mi prese le braccia e le poggiò sulle sue spalle, mentre riportava le sue mani sui miei fianchi, avvicinandomi di più a lui.
Appena i nostri corpi entrarono in contatto alzai lo sguardo sul suo. Ero attirata da quell’oceano al punto che non osavo distogliere lo sguardo nemmeno un attimo, come se tutto potesse sparire e quello in realtà non stesse accadendo. Così invece, mi ritrovai ad escludere il resto delle persone, non sentivo più la musica, le risate degli altri, niente.
Eravamo solo io e lui, come se fossimo rinchiusi in una bolla tutta nostra.
Mi sorrise e strinse più a sé, carezzandomi dolcemente la schiena. Mi sembrò di ritornare indietro nel tempo, quando eravamo dei bambini e venivo sgridata da mio padre o mia madre. Le volte in cui ci rimanevo talmente male da piangere e allora puntualmente correvo a casa sua e lui mi consolava così. Mi abbracciava e carezzava la schiena e i capelli sussurrando delle piccole frasi dolci e ripetendomi che c’era lui con me, di non piangere in quel modo.
Sorrisi e lui sorrise a sua volta. In quel momento capii che nonostante tutto potevo perdonarlo, nonostante i sei anni passati lontani eravamo rimasti comunque come legati da un filo sottile, nonostante tutto lui faceva ancora parte della mia vita, anche se non riuscivo a capire che ruolo avesse. Capii che inconsciamente l'avevo già perdonato e sempre l'avrei fatto.
Continuando a sorridermi accarezzò la mia guancia lentamente, portando poi la mano sulla mia nuca e facendomi piegare lentamente il viso.
«Senti, stavo pensando.. Si cioè, forse non avrei dovuto comportarmi…»
«Shh» sussurrò lui interrompendomi.
Il cuore iniziò a battere freneticamente, mentre il suo viso si avvicinò sempre di più al mio, le nostre labbra arrivarono a sfiorarsi.
«Alex? Nicole?» la voce Jack arrivò alle spalle di lui.
La nostra bolla improvvisamente si ruppe in miliardi di pezzi e fummo riportati alla realtà. Guardai Alexander stordita, mentre mio fratello ci raggiugeva.
Però non ero ancora così pronta da farglielo sapere. Avevo bisogno di Mary per schiarirmi le idee.
«Eccovi qui! Non pensavo di ritrovarvi a ballare insieme, anzi volete sapere una cosa divertente? Sembravate una coppietta di fidanzati» rise appoggiando un braccio intorno alle mie spalle, mentre il biondo sembrava riprendersi e seguire mio fratello nella sua risata.
«Come ti possono venire in mente certe cose Jack? Sei davvero assurdo. Io e lei» continuò indicandomi e ridendo «Ormai non siamo nemmeno più amici»
In quel momento sarebbe stato meno doloroso se mi avessero sparato direttamente mirando una qualsiasi parte del corpo.
«Ti giuro sembrava davvero così! Okay che ti considero un fratello, ma lei è mia sorella. Non so fino a che punto lo accetterei, anzi, forse ti spaccherei la faccia» continuò mio fratello.
La rabbia nel mio corpo invece cresceva e loro si comportavano come se invece io non fossi li.
«Dai,  ma è assurdo! Non potrei pensare mai provare una cosa del genere per lei»
Lei. Bene, ora non avevo nemmeno più un nome.
Loro parlottarono continuando a scherzare tra loro, mentre io mi sentivo ferita e avrei voluto solo prenderli a ginocchiate nelle gengive.

Avevo urgentemente bisogno di Mary.
«Se non ve ne siete accorti, sono ancora qui con voi. È già la seconda volta che fate così» mormorai a denti stretti.
«Oh dai! Non prendertela, ma è divertente!» affermò mio fratello.
«Già, come se potessi innamorarmi o stare insieme a qualcuno che per me non è niente, meno di zero. Hai ragione, è assurdo» lanciai un’occhiata truce al biondo, che ora mi guardava come un cane bastonato.
Come se non se la fosse cercata lui.
«Se volete scusarmi ora, vado altrove» li informai.
Stronzo. Bastardo.
Mentre camminavo tra la folla qualcuno mi afferrò il polso fermandomi.
«Non fare così Nik, non le penso davvero queste cose» sussurrò.
«Ah sì? Dovevi pensarci prima di ridere con mio fratello di ME. Non ero diventata “lei”?» sbottai.
«L’ho detto solo perché conoscendo tuo fratello avrebbe pensato chissà cosa, come hai notato l’aveva già fatto, ed io non voglio litigare con lui. Ci tengo alla sua amicizia»
«Non potevi essere più chiaro di così. Dopotutto ormai lui è tuo amico, non io. E tranquillo si è visto come tieni a lui, non mi chiedo nemmeno quanto in realtà te ne importi di me. Com’era… Ah sì “prima o poi risolverò questa situazione che si è creata”. Sai che ti dico? Bel modo di risolvere tutto. che stupida che sono, ti volevo anche per…» rimasi in silenzio «Lasciamo perdere va»
«No, dimmelo. Parlami» ordinò trattenendomi li.
«No, perché dovrei? Hai messo perfettamente in chiaro la situazione. Ora se permetti devo andare, ho promesso a Mary che sarei andata con lei. Il ballo che volevi l’hai ottenuto, ora fammi il piacere di mantenere la promessa e non avvicinarti mai più a me. Anzi, non rivolgermi più nemmeno la parola» esclamai decisa.
Non gli diedi nemmeno il tempo di aprire bocca, che tirai il braccio indietro e continuai la ricerca di Mary.
Appena la notai mi avvicinai a lei con gli occhi lucidi e l’abbracciai.
«Che è successo?» domandò subito preoccupata.
«Nulla, sono solo una stupida» sussurrai ricacciando indietro le lacrime che ordinavano di uscire. Ma non gliel’avrei data vinta.
«Non dire queste cose, ci sono io con te. Oggi vieni a casa mia» mi rassicurò lei e l'unica cosa che riuscii a fare, fu annuire.
«Spero solo non sia per colpa di quel cretino, oppure vedrai come lo ridurrò!» sbraitò facendomi sorridere.
Per fortuna avevo lei.

 

 ~

 
 
Passavano i giorni, vedevo Alexander ovunque: scuola, nella mia stessa via, fuori dalla finestra, ma non dimentichiamoci di casa mia. Ebbene sì, ormai essendo sempre con mio fratello, lo ritrovavo spesso a casa, il che mi dava sui nervi e basta. Nonostante ciò, continuavo a ignorarlo, anche se me lo ritrovavo davanti, oppure quando aprivo la porta non gli davo nessuna considerazione altre ad un “ciao” forzato, sempre se mi andava.
La maggior parte delle volte però avvisavo direttamente mio fratello ed io mi rinchiudevo in camera, oppure gironzolavo al massimo per la cucina. Questo accadeva quando non sapevo che Alexander Hale sarebbe stato a casa. Quando ero informata del suo arrivo, uscivo puntualmente con Mary.
Però c’erano i giorni in cui lei non poteva stare con me, come questo, quindi ero uscita con la scusa dell’andare a correre. Non avrei mai pensato che grazie a questo avrei incontrato David, il ragazzo conosciuto in quel locale.
Anche lui correva come me nel tempo libero e, coincidenza, nella stessa zona dove andavo io. Che strana la vita, non avrei mai pensato di rincontrarlo in una situazione come quella.
Dopo una lunga conversazione ci scambiammo i numeri e mi riaccompagnò a casa. Era stato molto gentile, visto che lui abitava dall’altra parte. Così quando lo salutai mi diede un bacio sula guancia, causando il mio imbarazzo, visto che mio fratello ed il suo amico osservavano ogni nostra mossa alle sue spalle.
 
Agitazione.
 
Appena David se ne andò, mi girai diretta verso casa, cercando di ignorare mio fratello e le sue domande. Ma questo non servì a nulla visto che mi seguirono entrambi dentro casa.
«Allora risponderai?» domandò lui in cima alle scale.
«Mi obblighi?» domandai ridendo.
«È il ragazzo con cui ha ballato in quel locale, quando sei tornato. Non pensavo che si sarebbero rivisti» si intromise Alexander, come se la cosa lo riguardasse.
«Giusto, me ne avevi parlato. Lo stai frequentando?» chiese allora Jack.
Sbuffai «Anche se fosse? Se non te ne sei accorto non sono una bambina»
«Si nota eccome» sussurrò il biondo pensando di non essere sentito, cosa che invece successe, almeno per me. infatti gli lanciai uno sguardo confuso.
Che gliene importava?
«Papà lo sa?»
«Dio mio! L’ho solo incontrato e mi ha accompagnata a casa, non farne una questione di stato. È ovvio che papà non lo sappia visto che l’ho incontrato solo oggi. Visto che vuoi saperlo ci siamo scambiati il numero e sì, forse ci uscirò. O almeno se lo chiedesse non rifiuterei» lo informai raggiungendo il bagno.
«Perché dovresti accettare? È un ragazzo, vuole solo una cosa» lo accusò.
«Perché non dovrei? Quindi essendo anche voi ragazzi, ragionate in questo modo? Se funziona così siete proprio degli ipocriti. Se vorrò ci uscirò e se lui volesse solo “una cosa”, come dici tu, è un problema mio. Sono io a decidere del mio corpo e nel caso, se mi andrà, lo farò pure. Dovreste avere una mente più aperta, ormai non siamo più nell’età della pietra, vi devo ricordare che c’è stata l’emancipazione femminile? Bene, ve lo ricordo io. Ormai c’è la parità dei sessi» li guardai «Ragionateci sopra. Se permettete, ora vado a farmi una doccia, oppure avete intenzione di seguirmi pure lì?»
Rimasero entrambi in silenzio, mio fratello era quasi furente, mentre Alexander mi guardava con uno strano luccichio negli occhi, ma cercai di non farci caso.
«Fai meno la spiritosa. Ci vediamo dopo» mio fratello mi salutò andando dritto in camera sua. Il biondo rimase un attimo lì a fissarmi.
«Che vuoi?» domandai.
«Alexander ti muovi?» urlò mio fratello dalla stanza.
Scosse la testa divertito e lo raggiunse, mentre io mi chiusi in bagno, con la speranza di non averli in giro per casa una volta uscita di lì.

  
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