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Autore: Erica K Lovett    28/10/2017    0 recensioni
É un racconto introspettivo e non propriamente horror. “ —Figliolo, tutto ha un prezzo-. Avevo freddo e fame e sapevo che presto sarei morto ma sentii queste parole scorrere nella mia mente - Tu hai la possibilità di decidere-. Il diavolo é stato molto gentile.
Genere: Introspettivo, Mistero, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The actor- parte 1
E’ semplice decidere quando la vita non é quella degli altri, giusto? Ti dicono cosa é meglio e molto spesso la tua idea di “migliore”non combacia mai con la loro o non ci si avvicina neanche lontanamente.
Perciò eccomi qui, il frutto marcio di scelte sbagliate, per loro, ma il fiore appena sbocciato che ha seguito il suo cuore per me.

Possedere un mio camerino, essere ricoperto di trucco e cerone, indossare questi vestiti era la mia massima aspirazione. I miei genitori volevano un avvocato in giacca e cravatta perché dicevano che non si era mai visto un nobile in calzamaglia e tutine attillate che se ne andava in giro truccato come una puttana, quindi mentre quei due maiali si divertivano a sperperare denaro con pomposi banchetti, io scappai di casa per cadere accidentalmente tra le braccia unte e pelose di un rozzo macellaio. Al momento era l’unica casa che avevo, e dirò la verità, mai visto un uomo solo ingurgitare tanto cibo, e con quale voracità! -Figliolo, tutto ha un prezzo- mi ripeteva- guarda questi succulenti maiali, vivono da re fino a quando la nera signora non viene a prenderseli, il loro prezzo da pagare é diventare delle enormi bistecche che finiscono dritte dritte nel mio stomaco ahahah- quell’uomo poteva sfamare l’intera popolazione ma tutta quella carne era destinata solo ed esclusivamente alla sua enorme pancia. Di nascosto, quando lui era fuori casa, andavo a rubare qualche bistecca ma non sempre la fortuna mi sorrideva e quando ero ubriaco le percosse sembravano non avere mai fine. Una notte mi sorprese con le mani nel sacco ma il suo atteggiamento era diverso, continuava a ripetere di non volermi fare niente di male mentre mi accarezzava i riccioli, cercava di toccarmi..non appena cercò di fare altro corsi via nel buio. Gli schiaffi sul viso bruciano ancora adesso. Per qualche giorno la mia fissa dimora fu la strada ed i suoi infausti spettacoli erano ciò a cui potevo assistere...prostitute che venivano stuprate e derubate, cadaveri inermi nei cunicoli della città, bambini scomparsi...quello era il vero orrore, quella era la vita reale ed io non potevo scappare dalla sua morsa. Mi sentivo uno stupido ad aver lasciato la mia casa per inseguire un sogno perché non mi ero reso conto di essere già fortunato. Mi addormentai al freddo con lo stomaco vuoto, aspettando che la nera signora giungesse da me. A notte fonda mi risvegliai giusto in tempo per scorgere una figura scura che si adagiava accanto a me -Tu hai la possibilità di decidere-. Lo sconosciuto lasciò un biglietto da visita accanto a me per poi allontanarsi con passo veloce. Il soprabito ed il cilindro neri gli garantivano segretezza ma il profumo delicato tradiva una certa raffinatezza.
Quella visita mi rimase impressa nella mente ed il mattino seguente cercai l’indirizzo riportato sul biglietto.
Una volta giunto a destinazione rimasi senza parole.
Una sontuosa villa marmorea mi attendeva e fremevo dalla voglia di suonare il campanello.
Il cancello si spalancò e mi sembrò di attraversare le porte del paradiso. Il salone d’ingresso era vuoto, così mi guardai intorno e salii le scale. Mi sentivo a disagio ricoperto di stracci in quel luogo tanto incantevole. Dal piano di sopra proveniva una musica leggera e lo stesso profumo della notte precedente, li seguii ed arrivai alla libreria della magione. Nemmeno i miei genitori possedevano così tanti libri. Un uomo dai capelli che parevano quasi dorati sedeva su una poltrona assorto nella lettura di un voluminoso tomo. -Quando crederai d’aver perso la speranza ed avrai ceduto all’inerzia, solo allora l’opportunità busserà alla tua porta- quella frase riportò alla mente la mia condizione e l’eco della stanza ne amplificò la consapevolezza. L’uomo sorrise pacatamente ed il suo sguardo mi rassicurò - Seguimi- mi disse. Era da parecchio tempo che non facevo un bagno e non mangiavo qualcosa e quella sera i miei desideri si avverarono. Solo dopo cena, intorno al fuoco del caminetto, iniziarono le prime spiegazioni. -Cosa vorresti fare da grande?- io risposi titubante - l’attore-. L’uomo abbozzò un sorriso - é un mestiere molto difficile, lo sai, vero?- annuii velocemente senza realmente pensare troppo alla domanda. -Oh, perdona la mia negligenza...il mio nome é René Solinier- mi guardò negli occhi ed arrossii - Mi chiamo Francis -. I riflessi del fuoco guizzavano sui lunghi capelli biondi e mettevano in risalto la sua carnagione chiara. - Posso insegnarti ad essere un attore, se lo vuoi, ma c’è una cosa che devi sapere prima- ero pronto ad ascoltare ogni sua parola. - Questa dimora, questa cultura e questa vita non sono il frutto di sacrifici, bensì di un accordo. Tutto ha un prezzo..- quella frase fu come uno schiaffo sul mio viso. René alzò la manica della camicia da notte e mi mostrò dei graffi neri, come incisi nella sua carne. - Ogni volta che guardo questi segni ricordo che la mia esistenza é segnata, perciò voglio che il mio sacrificio non sia vano e che qualcuno sia l’erede di ciò di cui io ho goduto in vita...sarò il tuo maestro ma mi restano pochi anni ormai..- Quella notte accettai di diventare suo discepolo, suo erede, la sua meraviglia. Mi insegnò la dizione e quanto il corpo potesse trasmettere tramite le pose e i gesti, ma ciò che imparai andava ben oltre il teatro. Gli attori dovevano fingere per convincere gli altri a credere che ciò che dicevano e facevano fosse vero, potevano provare amore, odio, passione ma tutto nascosto da un po’ di trucco, potevano vivere e morire nello stesso istante. René si preoccupava anche della mia istruzione e di come crescevo, ero sempre stato molto magro ma lui mi teneva in forma e in salute. Una sera, di ritorno da una delle sue passeggiate notturne, mi porse un biglietto -Metti il soprabito Francis, credo sia ora di farti vedere qualcosa-. Il teatro nazionale ospitava alcune delle più importanti figure della scena drammaturgica e René aveva prenotato i posti migliori. Non appena entrammo a teatro delle donnine imbellettate ci lanciarono degli sguardi poco consoni a delle signore. -Cosa ci fa un ragazzino con lui? - -Non lo so, ma di certo non delle belle cose...- - Ma che prendesse me a fare certe cose ahaha! - io le osservai ammutolito e poi rivolsi lo sguardo verso René - Non prestare ascolto alle dicerie della gente, solo tu sai la verità e quando qualcuno non possiede qualcosa allora, in ogni modo, cerca di avvicinarvisi anche solo col pensiero- le sue parole erano limpide come l’acqua di un ruscello ma profonde come le radici di una quercia. Lo spettacolo stava per cominciare e sentivo stranamente il mio cuore pulsare all’impazzata, senza un apparente motivo, come se su quel palco ci fossi io. Ero circondato da aristocratici superbi e annoiati, ma più osservavo René, più mi rendevo conto che eravamo simili, l’uno che aveva bisogno dell’altro e che in mezzo a quella gente noi non c’entravamo nulla. Erano loro i veri attori, che fingevano di divertirsi ma che ad ogni battuta sbadigliavano, che si sussurravano cose poco decorose nelle orecchie o che fumavano sigari per ingannare il tempo. Gli attori sul palco davano il loro meglio, le loro pose, i loro sguardi, ogni movimento rivelava che dietro a quel trucco si celava una storia nascosta al servizio di quella principale, quella teatrale. Terminò tutto con scroscianti applausi e con il profondo inchino dei commedianti. Il volto di René si illuminò con un sorriso sincero, come se per una volta non avesse pensieri ad occupargli la mente, avrei voluto che quegli occhi color ghiaccio brillassero in egual modo anche durante una mia performance teatrale. Giunti a casa, senza proferire parola, finalmente mi chiese - Eri felice in quel momento?- - Sì, lo ero - quella risposta però non era totalmente riferita allo spettacolo. Da quella sera cominciammo a frequentare più spesso il teatro nazionale e non solo, visite alle città vicine, passeggiate per i boschi, René sembrava sapere tutti i segreti di questa terra, la sua conoscenza era sterminata ed ogni volta che ne aveva l’occasione la condivideva con me. Al suo fianco mi sentivo completo, in pace con me stesso e sarei rimasto sempre al suo fianco se avessi potuto. Avevo raggiunto ormai la soglia dei vent’anni e non ero ancora salito su un vero palcoscenico e questo pensiero mi perseguitò per parecchie settimane, fino a quando un giorno non riuscii più a trattenermi e durante una lezione chiesi a René. - Perché non ho ancora fatto uno spettacolo?- alzò lo sguardo dal libro e non proferì parola. Per la prima volta capii che non aveva tutto sotto controllo, era stupito della mia richiesta. - Io...- mi alzai di scatto dalla poltrona e urlai -Credi che io non sia all’altezza? Pensi che se la gente mi vedesse recitare e sapesse che tu sei stato il mio maestro e che sono un totale fallimento, allora penserebbero che anche tu lo sia?- corsi nella mia stanza e non scesi nemmeno per cenare. Non riuscii a prendere sonno e andai in salone dove il fuoco nel caminetto ardeva ancora. Quelle fiamme guizzavano scoppiettando e piene di vita ed i giochi di colori e bagliori mi incantarono. Ripensai alla notte in cui René mi aveva salvato dalla mano della morte.
   
 
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