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Autore: annalisa93    28/10/2017    0 recensioni
Questa storia non è mia, ma di una mia amica, il suo profilo ufficiale lo trovate su wattpad : https://www.wattpad.com/user/ChiBa93
GENERE: sentimentale, thriller, mistero, psicologico, urbanfantasy.
Diciassette ragazzi.
Diciassette anime diverse, ognuna con il proprio passato, con le proprie fragilità e con le proprie aspettative per il futuro.
Diciassette cuori destinati ad incontrarsi e a scontrarsi.
Diciassette persone che si ritroveranno ad indagare su una serie di misteriose scomparse e sull'inquietante morte di una giovane liceale, avvenuta quarant'anni prima.
N.B: Questa storia è una light novel, ovvero un romanzo con illustrazioni in stile manga
Genere: Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Buon sabato a tutti :)
la scorsa settimana è stato un parto aggiornare perché per non farvi rimanere senza la nuova parte, ho dovuto fare l'aggiornamento dal cell perché non andava il wi-fi, sono stata senza per più di una settimana, meno male dopo chiamate su chiamate è venuto il tecnico e ora internet e telefono di casa vanno di nuovo, yuppiii >.< 
Detto questo, vi auguro come sempre una buona lettura :) 


 

Davanti ai loro occhi, nel buio della stanza, si proiettò la rappresentazione di una raffinata villa, circondata da una massiccia recinzione di ferro, dipinta di nero e con piccoli inserti in oro. Il cancello, in base alle proporzioni, sembrava posto ad una notevole distanza dalla dimora. Era tutto nero e aveva la forma di un albero, i cui rami si stagliavano fieri contro il cielo e sembravano squarciare l'edificio alle spalle in tanti piccoli frammenti. Una scritta, dalle lettere dorate, riluceva, in contrasto con i colori aranciati del cielo al tramonto: nonostante i rami le innalzino sempre più verso il cielo, le foglie di un albero, cadendo, ritorneranno sempre alle radici.

I ragazzi erano attoniti.

«Ma come facevate a saperlo?» Domandò Sakura, sbalordita.

«Merito delle maratone estive di Detective Conan.» Ammise David, con orgoglio.

«Q-quella...» Li interruppe Minami, ancora provata dal rapimento, attirando l'attenzione di tutti i presenti. «Quella lì è la villa dei miei nonni...»

I cinque sgranarono gli occhi per lo stupore. E adesso cosa c'entrava la famiglia di Minami con quello strano tipo?

A quel punto, Emily riaccese la luce. «Ragazzi, qui il mistero si infittisce. Non c'è dubbio.»

«Già.» David si fece meditabondo.

«Quello è un pazzo. Probabilmente vuole prendersi gioco di noi.» Sentenziò Nathan, i suoi occhi di ghiaccio erano fortemente ostili. «In ogni caso, se c'è qualcosa da scoprire, la scopriremo. Domani dovevamo accompagnare Minami all'appuntamento con l'avvocato.»

A quelle parole Emily abbassò la testa. Avrebbe tanto voluto poter andare con loro, le mancavano tutte le avventure che aveva vissuto con Nathan, David e Amanda, quando ancora erano il quartetto del Colle. Ma non poteva. Le cose erano cambiate molto da allora: Amanda era partita, Nathan si era messo con Sakura, e David si era fidanzato. Sentiva che adesso non c'era più posto per lei all'interno di quella nuova combriccola, nonostante anche lei fosse un Guardiano come loro. Di fronte a quella consapevolezza il naso cominciò a pizzicarle, mentre le lacrime salivano agli occhi, ma lei le ricacciò indietro. In fondo era stata lei ad allontanarsi da loro e non poteva biasimare nessuno se non sé stessa.

«Lily, che hai?» Le domandò David, accorato. Non aveva smesso di tenerla d'occhio da quando avevano lasciato il laboratorio di scienze.

A quel punto lei non poté far a meno di sorridere. Era da tanto che nessuno la chiamava Lily. Gli unici che la chiamavano così erano proprio David, Nathan e Amanda. Si asciugò gli occhi con la manica della camicia. «Niente, ho un po' di raffreddore.»

Lui mugugnò, non troppo convinto, guardandola di sbieco. «Nate, tu hai avvisato la tu nonna che stasera non ci sei a cena?» Chiese poi, rivolto all'amico.

«Non ancora.»

«E che aspetti?

«Va bene, rompipalle, adesso la chiamo.» Proprio quando aveva sbloccato il cellulare per effettuare la chiamata, lesse la data. Si passò una mano sul viso. «Cavolo, ragazzi, stasera devo assolutamente cenare a casa.» Affermò. «Un collega di mi pa' è venuto da Terni e starà da noi per un po'. A quanto pare deve svolgere un'indagine congiunta con i carabinieri di Lucca.» Fece una pausa, poi riprese a parlare. «Si chiama Joshua Lewis, ed era un motociclista. Viveva a Lucca fino a quattro anni fa.» A quel punto, osservò le facce stupite dei suoi amici, tutti appassionati di moto. Intercettò le domande che ognuno di loro voleva porgli e, prima che potessero farlo, rispose ad ognuna di esse. Prima guardò Sakura. «Sì, è proprio quel Joshua Lewis, quello a cui la Honda aveva offerto un contratto nella classe regina, che lui rifiutò, prima di ritirarsi dal mondo delle moto.» Poi rivolse la sua attenzione ad Emma. «Già, è il fratello di Momoka Lewis.» La vide rattristarsi parecchio, prima di inchiodare uno sguardo intransigente su David. «No, non puoi chiedergli un autografo o farti dare il pass per il prossimo gran premio del Mugello. Non dobbiamo far alcun riferimento a quella parte della sua vita. I miei si sono raccomandati che non lo facessimo, sta ancora soffrendo.» Osservò David chinare il capo, deluso.

Infine posò gli occhi, freddi come il ghiaccio, su Emily. «E sì, è venuto con sua figlia.»

La figlia venuta dal nulla. Solitamente a nessuno di loro interessava la vita privata dei motociclisti, ma lui rappresentava un'eccezione, forse perché era loro concittadino. Il mistero che ruotava attorno a quella bambina li aveva da sempre affascinati. Si diceva che perfino i genitori di Josh non sapessero che lui sarebbe diventato padre, finché non ebbe portato a casa la bambina e che nessuno conoscesse l'identità della madre della piccola.

«Quanti anni ha la bimba?» Domandò Sakura.

«Se è nata quando lui aveva poco più che diciott'anni, dovrebbe averne cinque e qualcosa.» Le rispose David, facendo mente locale.

«E' diventato padre davvero molto giovane. Secondo voi chi è la madre?» Domandò Emma, posando un fazzoletto bagnato sulla fronte della ragazza svenuta.

«Secondo me l'ha avuta dalla sua ragazza di allora, quella americana. Se non ricordo male si chiamava Alysia... Collins, credo.» Azzardò Emily.

«No, dicono che lei non fosse incinta...» La contraddisse Sakura. «Magari ha avuto una tresca con qualche altra ragazza.»

«No, altrimenti Alysia lo avrebbe lasciato, dopo un tradimento del genere. Eppure lei ha continuato a stargli accanto...» Constatò Emma.

«Ma insomma, ragazze! Vi fate i fatti vostri?!» Tuonò Nathan, facendo trasalire i presenti. «Sembrate la mi nonna con le su amiche pettegole!» Rimarcò, irritato. «Lasciate perdere la vita privata di Joshua, abbiamo altre cose a cui pensare.» Disse, indicando Minami e la sua amica con un cenno del capo, sembrava che la ragazza si stesse svegliando.

«Anita!» Minami scese dal lettino e, con le poche forze che aveva recuperato, andò ad abbracciarla. «Scusami! Mi dispiace, è stata tutta colpa mia! Se non ti avessi chiesto di aspettarmi fino alla fine del corso di cucina, adesso saresti a casa al calduccio!» Esordì tutto d'un fiato, rilasciando tutta la paura e la preoccupazione che aveva covato in corpo fino a quel momento.

Anita ricambiò affettuosamente e timidamente l'abbraccio. «Non dire sciocchezze, amica mia. Di certo non avevi previsto che ci sarebbe accaduto una cosa del genere.» La rassicurò, poi.

«A proposito, cosa vi è successo di preciso?» Domandarono Sakura ed Emma, con premura.

A quel punto Minami si staccò, consentendo ad Anita di scorgere la presenza dei cinque ragazzi. Vedendo l'espressione perplessa dell'amica, la giovane si affrettò a spiegarle la situazione. «Sono stati loro a salvarci dalle grinfie di quel maniaco.»

«Ciao Anita!» La salutò in coro il quintetto, dopodiché si presentarono uno ad uno.

«Quindi siete voi che quel tizio stava cercando.» Osservò con una punta di risentimento, facendo cadere sulle loro teste un pesante velo di sensi di colpa. «Vi stava aspettando. Ci ha rapito e ha creato tutto quel caos perché voleva voi; il vento, le luci che sibilavano, le porte che sbattevano e i vetri che si rompevano... Tutto questo è stato opera sua.»

«Già, ci ha portato nell'aula di musica di proposito, voleva che voi ci entraste. Per questo mi ha permesso di fare quella chiamata, per spingervi a tornare a scuola.» Puntualizzò Minami.

«È per via del gioco.» Affermò Sakura, stringendo i pugni per trattenere la rabbia. «Ragazze... perdonateci, è colpa nostra...» Abbassò lo sguardo, dispiaciuta, imitata dagli altri.

«Sakura, non ti devi dispiacere.» Minami le prese la mano. «Voi ci avete salvato. E questo è quello che conta.»

Lei sorrise mestamente.

«Faremo di tutto per impedire a quel tizio di avvicinarsi a voi.» Assicurarono Nathan e David, determinati.

Sakura ed Emma li fissarono allarmate. «Pensate che possa tornare a far loro del male?»

I due annuirono.

«Non è un caso che abbia deciso di prendere loro due in ostaggio. Altrimenti come lo spieghi che fra tutti gli studenti che c'erano in quel momento nella scuola, abbia preso proprio loro?» Domandò David, passandosi una mano fra i capelli biondo scuro.

«Magari loro sono state le prime che ha trovato.» Azzardò Sakura.

«Sbagliato.» Affermò Nathan, a braccia conserte. «Loro si trovavano ancora nell'aula dove si è svolto il corso di cucina, che si trova al terzo piano. Poteva benissimo prendere in ostaggio uno dei tanti studenti che si erano riuniti per studiare in gruppo, che di solito occupano le aule del primo piano.»

Minami ed Anita strabuzzarono gli occhi per lo stupore. «E voi come fate a sapere che eravamo ancora lì?»

David fece per rispondere, ma venne preceduto da Emily. «Dalle tue mani. Sono ancora sporche di cioccolato, segno che non hai avuto il tempo di lavartele alla fine della lezione. Probabilmente il tizio vi ha trovato prima che tu potessi farlo. Dico bene?» Domandò poi, sciogliendosi i capelli, con l'intento di rifarsi la coda.

Minami assentì con un cenno del capo.

«Quindi che facciamo? Non possiamo assolutamente lasciare che questo accada di nuovo.» Chiese Sakura, preoccupata. «E poi non dobbiamo dimenticare lo specchietto che ha trovato Emma, su cui è raffigurata la villa Yoshikawa. Sicuramente quel ragazzo è in qualche modo legato alla tua famiglia, Minami.»

«Che ne dite se intanto vi accompagnamo a casa? Non me la sento di lasciarvi tornare da sole, al buio.» Propose Emma, poggiando una mano sulla spalla di Anita.

«Ve ne saremmo grate.» Rispose all'unisono Anita e Minami.

A quel punto David rivolse la sua attenzione ad Emily. Ormai era un libro aperto per lui, la conosceva fin troppo bene per lasciarsi sfuggire l'ombra della solitudine che aleggiava nei suoi occhi. Per quei tre lunghi anni, in cui lui e Nathan avevano continuato a coltivare la loro amicizia, Emily era rimasta sola, forse per colpa di quel peso che portava sul cuore. Adesso poteva vederlo chiaramente, non aveva dubbi: lei stava nascondendo un segreto, una segreto che, lentamente e inesorabilmente, la stava trascinando verso il fondo, come una zavorra. Qualunque cosa fosse, lui l'avrebbe liberata da quel peso, poteva giurarci. Non sopportava di vedere i suoi amici soffrire in silenzio. Per questo le si avvicinò, mettendole un braccio attorno al collo. «Lily, vieni anche tu? Così poi facciamo la strada del ritorno tutti assieme.» Le propose, distendendo la bocca in un sorriso smagliante e rassicurante.

Gli occhi di Emily si illuminarono e il cuore, per un attimo, si riscaldò per la contentezza, allontanando momentaneamente le sue preoccupazioni.
«Certo.» 

   
 
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