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Autore: annalisa93    04/11/2017    0 recensioni
Questa storia non è mia, ma di una mia amica, il suo profilo ufficiale lo trovate su wattpad : https://www.wattpad.com/user/ChiBa93
GENERE: sentimentale, thriller, mistero, psicologico, urbanfantasy.
Diciassette ragazzi.
Diciassette anime diverse, ognuna con il proprio passato, con le proprie fragilità e con le proprie aspettative per il futuro.
Diciassette cuori destinati ad incontrarsi e a scontrarsi.
Diciassette persone che si ritroveranno ad indagare su una serie di misteriose scomparse e sull'inquietante morte di una giovane liceale, avvenuta quarant'anni prima.
N.B: Questa storia è una light novel, ovvero un romanzo con illustrazioni in stile manga
Genere: Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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I tried to carry you

And make you whole

But it was never enough

I must go

Who is gonna save you

When I'm gone?

And who'll watch over you

When I'm gone?

(Da Watch Over You, Alter Bridge)

 

Stazione di Lucca, ore 19.40.

Era seduto su una panchina, attendendo pazientemente l'arrivo del treno che lo avrebbe portato a Ponte a Moriano. Sulle gambe teneva la custodia contenente la chitarra che gli era arrivata per posta. Sospirò. «Ma perché diavolo ho deciso di venire qua?!» Jared si batté una mano sulla fronte, maledicendosi. Aveva lasciato il suo manager da solo a pochi giorni dall'apertura del tour, rischiando di mandare tutto a monte. Ma doveva farlo, per trovare Sakura. Ormai era diventata la sua missione personale. Anche se sapeva benissimo che sarebbe andato incontro al rischio di rivedere anche lei, Margareth. Abbandonò la testa all'indietro, nel panico. Con che coraggio avrebbe potuto guardarla negli occhi, in quegli occhi verdi e maledettamente belli? Lui l'aveva lasciata. L'aveva lasciata quando lei aveva più bisogno di lui, nel momento in cui lei era più fragile. Ci aveva provato, aveva tentato di starle accanto, ma non ci era riuscito. D'altronde come avrebbe potuto riuscirci, quando anche lui era a pezzi? Se fossero rimasti insieme si sarebbero soffocati a vicenda, si sarebbero trascinati sul fondo, invece di salvarsi l'un l'altra. In fondo, l'aveva fatto per il bene di entrambi.

Ma non c'era giorno che passasse senza che si chiedesse se lei fosse finalmente riuscita a trovare qualcuno che vegliasse su di lei, che la salvasse dalle sue paure, come aveva provato a fare lui fino ad allora. Inspirò a fondo, ma nel momento in cui avrebbe dovuto espellere l'aria, sentì un bruciore sulla parte destra dell'addome, seguita da un formicolio. Si raddrizzò, sgranando gli occhi. Tirò giù la zip della giacca di pelle e si alzò leggermente un lembo della maglia per controllare cosa fosse. Scorse il simbolo dei Guardiani del Cosmo. Non ci poteva credere: qualcuno, dopo tredici anni, aveva riattivato il gioco.

Stazione di Pisa Centrale, ore 19.40.

«Avvisiamo i gentili passeggeri che il treno proveniente da Firenze e diretto ad Aulla-Lunigiana delle ore 19.40 è in arrivo al binario uno.»

Il treno che li aveva portati a Pisa da Firenze, li avrebbe condotti prima a Lucca e poi a Ponte a Moriano, la frazione in cui era ubicata la dimora degli Yoshikawa. Erano giunti a Firenze da Oslo due giorni prima e, poiché il loro padre aveva spiegato loro che molti dei guardiani sarebbero arrivati a Lucca l'11 dicembre, decisero che nel frattempo avrebbero potuto soggiornare nel capoluogo toscano.

Erano a bordo del convoglio almeno da tre quarti d'ora. Luke continuava a rigirare fra le mani alcune delle foto dei ragazzi che lui e Margareth avrebbero dovuto trovare e tenere d'occhio. Era nervoso. Aveva un brutto presentimento riguardo a quella missione, sentiva sul collo il soffio di quel terribile presagio, sentiva che tutti loro si stavano cacciando in qualcosa nettamente più grande di loro. E poi c'era Margareth. La vedeva così forte, determinata, ma sapeva che dentro di lei c'era un mare in tempesta. Spostò lo sguardo sulla sorella, seduta accanto a lui, vicino al finestrino. La vide accarezzare pensierosa le tre foto che aveva appoggiato sul tavolo, quelle di Sakura Stevenson, Magnolia Collins e Jared Zener. Le labbra le si incresparono in un smorfia di tristezza. Aveva bisogno di piangere, ma si stava trattenendo, lo si vedeva chiaramente. Le si avvicinò, baciandole il capo. «Meg...»

«Cosa succederà quando rivedrò Magnolia? E Sakura?» La voce tremava, frustrata. «E Jerry...» Pronunciare quel nome le provocò una fitta al cuore, un pizzicorio al naso, e sentì gli occhi inumidirsi. Non poteva dimenticare le parole che lui le aveva urlato quella volta, l'ultima volta che lo aveva visto:

«Vattene! Non farti più vedere! Sei solo un peso per me, una zavorra, un ostacolo alla mia carriera! Devo liberarmi di te per poter andare avanti con la mia vita!»

Strinse i pugni, così forte da far impallidire le nocche. «Non dicevi sul serio quella volta, vero?» Chiese con voce amareggiata. Ancora si ricordava il suo disperato tentativo di fargli rimangiare ciò che le aveva detto, abbracciandolo con forza, ma lui si era staccato da lei in malo modo e se ne era andato, lasciandola sola. Da allora erano passati due anni, aveva saputo che era riuscito a diventare un cantante e ad incidere un disco e che mancavano pochi giorni all'apertura del suo tour. Alla fine era riuscito a realizzare il suo sogno, senza di lei. Forse era stata davvero un peso per lui. Ma, nonostante tutto, nonostante le parole che le aveva rivolto, aveva provato a rintracciarlo. Ci aveva sperato, aveva sperato con tutto il cuore di poterlo rivedere, di potergli parlare, di poterlo amare ancora.

Stanco di vederla affranta, Luke afferrò la foto di Jared e, in un impeto di rabbia, la strappò con foga, riducendola ad un mucchietto di coriandoli di carta.

«Devi dimenticarti di quel bastardo, capito?!» Se l'avesse avuto sotto mano lo avrebbe conciato per le feste, il suo migliore amico. Anzi, ex miglior amico. Lui e Jared erano sempre stati come l'acqua e il fuoco, il giorno e la notte, il nero e il bianco, opposti in tutto, ma indissolubilmente legati. Si erano conosciuti quando ancora erano molto piccoli, quando lui, Margareth, il loro fratello Elias e i loro genitori passavano le vacanze in Alto Adige, nella casa di proprietà della famiglia della loro madre, la famiglia Asper-Callegari. Ma non poteva fargliela passare liscia, non dopo tutto il male che aveva procurato a sua sorella. Nessuno poteva permettersi di trattarla così. «Gliela faccio vedere io, a quel fallito!» Esclamò, attirando l'attenzione degli altri passeggeri.

«Smettila.» Margareth, ancora scura in volto, lo tirò per la giacca, costringendolo a sedersi. «Tu non farai proprio niente. Questi non sono affari che ti riguardano, è una cosa fra me e Jared.» Una lacrima sfuggì al suo controllo, rigandole il volto. Questa volta non lo avrebbe fatto scappare. Non un'altra volta.

All'improvviso sentì un bruciore, proprio sotto la clavicola sinistra, seguita da un formicolio insistente. Incredula, si portò la mano al petto, proprio sul punto che le dava fastidio. «Luke...» Sussurrò, agitata.

«Hanno attivato il gioco...» Affermò lui, con gli occhi sbarrati, tastandosi la schiena, a livello della colonna lombare.

Il conto alla rovescia era iniziato, entro poche ore i Guardiani si sarebbero finalmente riuniti.

   
 
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