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Autore: PePiPa    29/10/2017    4 recensioni
“Theo, hai trentasette e uno, piantala.”
“Non riesco a respirare, Liam.”
“È perché hai la faccia sotto la coperta.”
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“Non la luce, mi fa male agli occhi, mi esplode la testa, Liam spegnila, ti prego.”
“Hai trentasette e uno” ripete Liam serissimo, senza muoversi di un millimetro.
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[Pidgeon]
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Dunbar, Theo Raeken
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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37.1


 

“Liam.”

Theo ringhia per l’ennesima volta il nome dell’altro, la voce addolorata e il viso contorto in una smorfia di dolore.

“Un attimo, mancano ancora due minuti.”

“Liam.”

Theo stringe i denti, la disperazione dietro gli occhi lucidi.

“Ho detto un attimo” insiste Liam spazientito. Non gli piace ripetere le cose, gli fa sempre perdere quel poco di pazienza che la natura gli ha offerto e l’unico motivo per cui riesce a non alzare la voce, ora, è che Theo sembra seriamente in agonia.

“Liam, ti prego.”

Non sono ancora passati dieci minuti esatti, ma all’ennesimo richiamo lamentoso, Liam si china con uno sbuffo su Theo, accasciato sul divano, e gli infila una mano sotto il colletto della maglia, sfilandogli il termometro da sotto il braccio. Subito Theo emette un gemito addolorato e chiude gli occhi, voltando la testa di lato e affondandola nel cuscino, nemmeno Liam gli avesse appena estratto dal corpo un’elsa di metallo. Mentre l’altro continua a mugugnare con gli occhi chiusi, Liam fa scorrere attentamente i suoi lungo i numeri all’interno del termometro, puntando automaticamente a quelli più in alto, quarantadue, quarantuno, e poi sempre più in basso.

Trentasette e uno.

Liam solleva lo sguardo dal termometro e fissa il vuoto, cercando di venire a patti con la propria vita.

“Theo, hai trentasette e uno, piantala.”

“Non riesco a respirare, Liam.” La voce piagnucolosa di Theo gli arriva attutita alle orecchie.

“È perché hai la faccia sotto la coperta.”

Liam gli strappa bruscamente dalla faccia la coperta di pile sotto cui si era appena seppellito, lasciandola poi ricadere in modo che gli arrivi all’altezza del petto. Theo emette subito un verso sofferente, portandosi le mani alle tempie. 
“Non la luce, mi fa male agli occhi, mi esplode la testa, Liam spegnila, ti prego.”

“Hai trentasette e uno” ripete Liam serissimo, senza muoversi di un millimetro.

Liam non spegnerà la luce perché Theo ha trentasette e uno, non esiste al mondo. Diavolo, Liam crede che la sua temperatura abituale sia trentasette e due.

Theo riapre gli occhi, quei suoi ridicoli occhi troppo blu e troppo grandi nemmeno se li fosse modificati con un filtro instagram, e non dice una parola, ma Liam riconosce subito quell’espressione. È la sua faccia da cucciolo smarrito e bisognoso d’affetto, da anima pura che non farebbe mai male a una mosca, la stessa che ha sfruttato per mesi con tutti loro mentre allo stesso tempo complottava per annientarli psicologicamente e uccidere il loro Alpha. Liam conosce quell’espressione e non spegnerà la luce.

 

 

Il salotto di casa Dunbar è illuminato solo dalle fiammelle traballanti di diverse candele sparse in giro per la stanza e Liam se ne sta in piedi in un angolo con le braccia incrociate e l’espressione imbronciata.

“Sembra una veglia, vero?” mormora Theo, dalla sua postazione sul divano, recentemente arricchitasi di altri tre grossi cuscini dietro la sua schiena. “Una veglia funebre.”

Non piagnucola più rotolandosi in preda all’agonia come un bambino di due anni, come ha fatto fino a poco fa. Ora è passato alla fase della depressione, constata Liam, e c’è uno sguardo di profonda e rassegnata tristezza nei suoi occhi. Il suo tono è quello malinconico di chi ha ormai perso ogni speranza.

“Non stai per morire, piantala” dice annoiato. È sabato sera e Liam non può uscire con i suoi amici né lasciare la stanza, perché ogni volta che prova a mettere piede fuori dalla sala per più di due secondi il lamento disperato di Theo raggiunge le sue orecchie in tempo record, né può guardarsi un film perché la luce blu della TV “è come sale sulle ferite che sono i miei occhi”. Liam soffre di un disturbo serio, diagnosticato dal medico e tutto, che lo rende la definizione stessa di persona non paziente, non può starsene dietro a queste sceneggiate. Mostrerebbe la pagina wikipedia sul Disordine Intermittente Esplosivo a Theo per farglielo capire, ma la luce blu del suo cellulare sarebbe come sale sulle ferite che sono i suoi occhi.

“Non lo sappiamo questo” Theo scuote lievemente la testa, per poi bloccarsi e chiudere gli occhi con un sospiro, come in preda a una fitta improvvisa. “Deaton ha detto di non aver mai visto una cosa del genere e di non potermi aiutare.”

Deaton non ha detto questo naturalmente, ha detto che di solito i lupi mannari sono immuni alla febbre e a qualunque altra malattia umana e poi ha scrollato le spalle –erano al telefono, ma Liam lo ha sentito scrollare le spalle- e ha liquidato con noncuranza la faccenda con un “Può darsi che sia perché è una Chimera. In ogni caso finché è bassa non c’è da preoccuparsi, se peggiora richiamami”.

Deaton ha detto bassa convinto che la temperatura fosse trentotto e mezzo, perché Liam non ha avuto la faccia di ammettere di averlo chiamato di sabato sera per un trentasette punto uno.

Normalmente lo farebbe presente a Theo, ma Theo è posseduto da un bambino più capriccioso del solito bambino che lo possiede per il resto del tempo, quindi Liam è costretto ad agire da persona matura.

“Non stai per morire” gli ripete pacato. “E in ogni caso aspetterei almeno che tirassi l’ultimo respiro prima di farti la veglia funebre.”

Liam non è sicuro del perché spetterebbe a lui organizzargli la veglia funebre, quando a dirla tutta non è che lui e Theo siano poi così amici. Più conoscenti, ecco. Beh, conoscenti non è la parola adatta, Theo non è una di quelle persone che Liam saluterebbe con un sorriso gentile e un cenno del capo incontrandolo per strada. Non gli sorride neppure quando lo incontra in cucina a dire il vero e gli unici cenni col capo che gli fa sono quelli delle testate con cui gli rompe il naso quando litigano. Non c’è una parola esatta per definire la loro relazione –anche se all’ennesimo sospiro depresso di Theo una parola si affaccia alla mente di Liam, rottura di coglioni.  Si sono conosciuti tramite amici in comune, hanno poi avuto un blando rapporto di reciproca gentilezza per un paio di settimane mentre Theo complottava segretamente per uccidere suddetti amici in comune o in alternativa farli uccidere da Liam, sono stati poi nemici mortali per un altro paio di settimane mentre Theo complottava ora apertamente per uccidere tali amici in comune, non sono stati nulla durante le settimane in cui Theo era stato mandato all’inferno dagli amici in comune e si sono poi trovati ad essere alleati di malavoglia per un altro paio di settimane durante la lotta con i Ghost Riders e l’Anukite.

Ed ora vivono insieme da tre settimane perché Theo non ha una casa, avendo preso a martellate le mani della coppia da cui viveva prima.

Non che sia propriamente un problema di Liam quello, quando non se ne va certo in giro ad offrire un letto  a tutti i senzatetto di Beacon Hills, che sarebbero probabilmente persone migliori di Theo, senza sangue innocente sulle mani, ma nessun senza tetto ha mai gettato Liam all’interno di un ascensore per salvargli la vita e così eccolo lì, Theo Raeken, né amico né conoscente, accasciato sul suo divano.

Forse Liam può semplicemente chiuderlo in cantina e raggiungere Mason e Corey al bowling.

 

 

 

“Liam.”

Liam sta iniziando ad odiare il suo nome.

“Liam.”

Senza un motivo ben preciso, Liam ricorda all’improvviso, in maniera vivida, di quando ha spaccato una sedia sbattendola ripetutamente a terra. Aveva undici anni e sua madre gli aveva proibito di mangiare il dolce senza aver prima finito le verdure ed ora gli sembra un motivo così stupido per rompere una sedia.

“Liam.”

Specialmente quando esistono motivi molto più validi per farlo.

“Che vuoi?” sospira scontroso e se il suo terapista potesse vederlo adesso, mentre non rompe nessuna sedia, sarebbe così orgoglioso di lui.

“Mi mettono depressione tutte queste candele. Mi porti a letto?”

Liam inarca un sopracciglio. “Prego?”

“Mi mettono dep-”

“No, non quella parte. Mi porti? Non ce le hai le gambe?”

“Ho la febbre” dice Theo guardandolo dritto negli occhi, come se questo chiudesse la questione.

“Sì, ma le gambe le hai o no?”

Una ruga sottile compare improvvisamente sulla fronte di Theo, mentre lo guarda dal basso e lo sta facendo di nuovo. Liam non ci cascherà questa volta, perché se Liam prenderà mai in braccio Theo sarà solo per gettarlo di peso dalla finestra del terzo piano.

“Casa tua ha solo due piani” dice Theo. 

Liam non si era accorto di aver espresso i suoi pensieri ad alta voce e all’improvviso è felice che il suo terapista non lo possa vedere.

 

 

 

Liam sta effettivamente portando Theo in braccio, d’accordo, è quello che sta succedendo.

Gli sta aggrappato alle spalle, le braccia attorno al suo collo che lo strozzano fastidiosamente e non sarebbe un problema, per via della sua super resistenza da licantropo e tutto, se non fosse che Theo non  si è voluto separare dalla coperta neppure per il breve tragitto divano-letto ed ora Liam ha la visuale ostruita dalla stoffa verde.

“Theo, spostala, dannazione, non vedo niente.”

“Ma che devi vedere, è casa tua, la conoscerai la strad-”.

L’attimo dopo Liam sbatte di faccia contro il muro, atterra di schiena sul pavimento con un gran fracasso e si chiede per un breve istante, intrappolato contro uno scalciante Theo all’interno della coperta, cos’altro il suo braccio abbia trascinato a terra nella caduta.

Una candela, si risponde mentre la coperta prende fuoco.

 

 

 

“Hai intenzione di chiedermi scusa per avermi dato fuoco?”

Theo è così permaloso.

Liam non gli ha dato fuoco, per l’appunto. La candela che Theo ha voluto accendere a tutti i costi per non farsi ferire dalla luce della lampadina gli ha dato fuoco e se questo non è il karma Liam non sa cos’altro sia. 

Theo continua a lanciargli occhiate accusatorie, ma Liam non ha intenzione di sentirsi in colpa per quello che è stato un riflesso istintivo e del tutto naturale, ovvero alzarsi di scatto una volta che la coperta ha preso fuoco ed allontanarsi. Non è colpa sua se Theo non è altrettanto furbo ed è rimasto incastrato dentro la coperta a rotolarsi sul pavimento. È stato abbastanza divertente in realtà, e per quello Liam un pochino in colpa si sente.  

“Non posso credere che tu mi abbia lasciato lì” continua Theo fulminandolo con gli occhi, e Liam si rende conto che sta cercando di apparire minaccioso, ma ha tutti i capelli schiacciati su una parte della testa in modo ridicolo, della cenere su una guancia ed è avviluppato in una nuova coperta e semplicemente non funziona.

“Non posso credere che tu non sia uscito da solo dalla coperta.”

“Ho la febbre.”

“Bruciare vivo non è più accettabile che avere la febbre, Theo. E comunque non farla tanto lunga, sono già sparite tutte le ustioni.”

 

Theo non ha iniziato a guarire immediatamente dopo che Liam gli ha svuotato un estintore addosso per poi liberarlo dalla coperta e per un attimo Liam ha temuto di essere riuscito in quello che il branco ha cercato di fare per mesi senza successo, liberarsi di Theo Raeken, ma una telefonata impanicata a Deaton ha risolto la situazione.

“Deaton, aiutami, Theo ha preso fuoco!”

“Gli è salita ancora la febbre? Quanto ha ora?”

“No, ha preso fuoco! Letteralmente! È pieno di ustioni!”

“Oh. Beh, devi avviare il processo di guarigione, rompigli un polso o qualcosa del genere.”

 

Liam ha preso in considerazione l’idea di spaccargli una sedia addosso, perché è quello che una parte di lui voleva fare da tutta la sera, ma un piccolo crack del braccio è bastato.  

 

 

 

Prendere fuoco non ha fatto passare la febbre a Theo, ma lo ha fatto desistere dal chiedere un ulteriore passaggio a Liam e questo è il lato positivo.

Il lato negativo è che pare averlo disorientato, perché quando Liam segue Theo al piano di sopra, in camera, lo vede lasciarsi cadere sul suo letto e non sul materasso a terra dall’altra parte della stanza.

“Ehy, ehy, che fai nel mio letto? Vai nel tuo.”

“Vacci tu sul materasso” mugugna Theo a pancia in giù, la bocca affondata nel cuscino di Liam. “Io sto male.”

Liam non ci vuole andare nel materasso, perché a terra ci dormono le Chimere che hanno provato ad assassinare Scott e non gli amici leali come lui, che meritano un letto vero con una rete rialzata e tutto, ma sono quasi le due di notte e Liam ha sonno.

Il materasso, il cuscino, le lenzuola, tutto è impregnato dell’odore di Theo e Liam se ne resta steso in silenzio a fissare il soffitto buio sopra di lui, senza pensare a nulla in particolare.

Poi si alza di scatto e solleva le coperte del suo letto con uno scatto, dando una manata a Theo per spingerlo più in là. “Quel cavolo di materasso è scomodo, fammi posto.”

“Ho la febbre” mugugna Theo lasciandosi spostare a peso morto. “Te la attacco.”

“Sono un lupo mannaro, non puoi attaccarmi la febbre” dice Liam stendendosi al suo fianco e tirandosi su le coperte fino al collo.

“Anch’io sono un lupo mannaro.”

“Tu non sei un vero lupo.”

Liam è seccato e ogni tanto dice cose malvagie quando è seccato.

Theo non dice nulla, ma il sedere di Liam sbatte dolorosamente sul pavimento freddo.

Con un sospiro spazientito si rialza e si rinfila a letto, dando una spallata brusca a Theo che ha subito occupato lo spazio lasciato vuoto da lui.

“Spostati.”

“Vai nel materasso, non c’è posto.”

“È il mio letto.”

Continuano a bisticciare per un po’, divincolandosi l’uno contro l’altro sotto le coperte nel tentativo di prevalere, fino a quando Liam non si rassegna e se ne resta fermo a pancia in su. Theo gli posa subito un gomito sul petto, a riprova della sua vittoria. Liam vuole morderglielo, ma quando nell’avvicinare il viso alla spalla dell’altro viene distratto dall’odore insolito si blocca.

“Che c’è.”

Theo gli lancia un’occhiata sospetta, gli occhi puntati sulle labbra di Liam pressate l’una contro l’altra nel trattenere un sorriso. 

“Puzzi di pollo bruciato.”

Liam smette di nascondere il sorriso e Theo assottiglia ulteriormente gli occhi.

“Pollo mannaro” aggiunge Liam continuando a sorridere e questa volta fa perfettamente in tempo a vedere il sorriso aprirsi anche sulle labbra di Theo, prima che l’altro gli dia le spalle. 

Liam continua a sorridere al soffitto per più tempo del necessario – non può vederlo, ma sa che Theo sta facendo lo stesso contro il muro.

 

 

 


Theo ha cercato di uccidere tutti loro, poi è andato all’inferno e Liam lo ha tirato fuori.

Vivono insieme da tre settimane ora, e non sono amici né conoscenti.

Liam non sa trovare una definizione per Theo, perché un giorno è quello che gli mente dritto in faccia e il giorno dopo è quello che lo getta in un ascensore e corre incontro ai Ghost Riders. Un giorno gli urla addosso e quello dopo gli sorride mentre guida, lo prende in giro, gli rompe il naso, gli dà consigli su come controllare la rabbia in quel suo modo cinico e saccente. Gli frega il letto e i vestiti e a volte si agita nel sonno, a volte diviene una maschera di freddezza e altre ride forte, ed ogni giorno, ogni singolo giorno Theo è qualcosa di nuovo e diverso e inaspettato e proprio ogni singolo giorno Liam non vede l’ora di scoprirlo.

Non perché sia sempre qualcosa di positivo, la maggior parte delle volte non lo è, la maggior parte delle volte Liam e Theo sono scontrosi e si prendono a pugni o prendono fuoco e si portano all’esasperazione, ma ci sono quelle volte, quando la stanza è buia e silenziosa e loro giacciono l’uno accanto all’altro e uno dei due si sposta appena un po’, girandosi su un fianco, e l’altro si avvicina automaticamente, petto contro schiena, respiro contro respiro, in cui sono qualcosa di diverso ancora e quelle volte valgono tutte le altre.

Liam non crede che riuscirà mai a trovare un termine che definisca Theo, ma -non può mentire a se stesso- non vede l’ora di provarci ogni giorno.

 

 

 

Liam può mentire a se stesso in realtà, perché c’è un termine che gli si affaccia alla mente ogni tanto, in momenti come quello, quando non è da solo nel suo letto ad una piazza e sta scomodo e gli fa male la chiappa su cui è atterrato quando è stato spinto a terra, e non ha comunque voglia di spaccare una sedia. E Liam è così bravo a stringersi di più a Theo e respingerla in un angolo della mente quella parola. (Che Liam non ce l'ha un'ancora, e se l'avesse non sarebbe certo Theo Raeken.)

 

 

 

 

 

* 

Theo è stato letteralmente all’inferno e all'età di nove anni si è lasciato aprire il petto in due dai Dread Doctors con un bisturi.

Ha una bassa empatia, non una bassa sopportazione del dolore. E nonostante sia palese, Liam continua a stringerlo a sé, dopo avergli dato corda tutto il giorno.

Theo ogni tanto pensa che Liam lo faccia apposta a non accorgersene. 

 

 

 


   
 
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