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Autore: tixit    29/10/2017    4 recensioni
Una ragazzina torna a casa e cerca di adeguarsi alla vita in famiglia.
Breve storia minore su personaggi minori che non è diventata originale.
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorelle Jarjeyes, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sigyn la rossa'
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Si cambia aria

Sbatté gli occhi incredula, poi con le dita tremanti cominciò a tirare fuori dal cassetto tutto il suo contenuto. C’erano lettere mai aperte - una profumava di rose e Sigyn alzò gli occhi al cielo, suo padre non era un po’ troppo vecchio per conservare un bigliettino profumato? - un medaglione rotondo - molto carino - e delle miniature. Una, la riconobbe, era della Nonna, morta tanto tempo prima. Un tesoro dei pirati.
Sigyn scosse la testa e si fermò - poteva anche svuotare tutto il cassetto, ma era ora di affrontare la realtà: un altro pirata era già passato prima di lei e si era preso quello che lei stava cercando.

Stava rimettendo tutto al suo posto, quando sentì le voci di due persone che si stavano  avvicinando alla porta ed una delle due le parve Joséphine. D’istinto sbatté tutto dentro alla rinfusa e volò di nuovo sulle mensole del balcone. Si allontanò un paio di pollici alla volta, la guancia contro la superficie scabra del muro esterno ed il cuore in tumulto, guardando disperata la finestra. Era convinta che ad un certo punto qualcuno si sarebbe affacciato e l’avrebbe scovata lì come una sirena su uno scoglio, sorpresa dalla bassa marea.
Solo dopo aver girato l’angolo si fermò a prendere fiato.

Fu allora che si accorse che la caviglia non aveva smesso di darle fastidio.


 

Era fregata.
Era davvero fregata, pensò gettandosi sul letto di schiena - l’unica cosa bella sarebbe stata se fosse stato tutto un piano di Margot. Ci sperò con tutto il cuore - di tutti i guai quello sarebbe stato il minore: una specie di perfido scherzo nei suoi confronti.
Margot poteva aver chiuso a chiave lo Studio solo per costringerla a zompettare per quelle dannatissime mensole - ci si era quasi ammazzata, accidenti!
Per poi vederla restare lì a bocca asciutta. Proprio un bello scherzo. Sigyn sbuffò, mentre si massaggiava il piedino.

Ma Margot non era così sottile.

Il che voleva dire che la lettera, per quanto ne sapeva Joséphine, avrebbe dovuto essere ancora lì, e che, una volta scoperto quel dannatissimo cassetto aperto sarebbe scoppiato un putiferio. E allora avrebbero sospettato di lei, e Joséphine si sarebbe sentita in dovere di scrivere cose terribili al Generale - sua sorella era una maestra a ricoprire l’egoismo con le buone maniere per farlo sembrare sollecitudine - e questa seconda chance sarebbe stata rovinata per sempre.

Non che lei l’avesse presa molto sul serio, d’accordo - chiuse gli occhi sfinita - però era stata ai patti, si era impegnata nello studio e non aveva dato fastidio a nessuno, non si era mai allontanata da Palazzo.
Eppure una volta lo faceva. Una volta prendeva la Carriola ed andava in visita, giocava con Cassandra, prendeva il tè con Madame de Girodelle, leggevano insieme una rivista che veniva Londra e loro le correggevano l'accento... cucivano e ricamavano... e poi andava a trovare dei vecchi amici del Nonno... e poi c'era Clément ovviamente e lei non gli aveva nemmeno scritto per la vergogna. Insomma lei aveva fatto tutto quello che le avevano chiesto, pure di più, non era giusto!

Il Generale era un soldato leale che credeva nell’onore.

Era fregata.

Perché prendere una lettera e sbatterla sul muso di Joséphine era comprensibile - in fondo il Generale era stato generoso, a modo suo, aveva deciso di voltare pagina e lo aveva deciso per conto di tutti, anche per conto di Joséphine. E pure per Oscar. Se quelle due intendevano usare la Normandia per tapparle la bocca non stavano facendo un dispetto a lei, ma stavano disobbedendo agli ordini del Generale.

E reclamare il proprio diritto ad essere punita e chiedere di sapere il perché aveva anche una certa dignità, in fondo.

Ma rubare una lettera per farla sparire e negare anche quando tutte le prove… ah quello era tutto un altro paio di maniche. Il Generale non si sarebbe solo arrabbiato, l’avrebbe disprezzata e le avrebbe detto che le chance erano terminate.

Non aveva la minima idea di dove finissero le figlie senza più chance, ma sospettò che si trattasse di qualche convento pieno di sbarre, chiavistelli, donne tristi, umidità e cilici. Un posto dove al massimo si poteva respirare solitudine che sapeva di incenso e legno tarlato. Tanto valeva rinchiuderla già nella cripta, nel posto che le avevano riservato per tempo.

Si sedette sul letto e cercò di riflettere, cosa aveva detto il Generale? “Non dare fastidio ad Oscar perché sta costruendo il suo futuro…” quindi lei poteva... aveva avuto il permesso e nessuno, nemmeno il Precettore avrebbe avuto il diritto...

Ma non doveva restare con le mani in mano - su quello il Generale era stato adamantino.


Prese un foglio di carta dallo scrittoio portatile. Nel roseto c’era bisogno di clematidi.
Ci voleva una porzione della serra da dedicare, ma forse non sarebbe bastata, ci voleva una piccola parte dell’orangerie, forse un paio di bracieri in più. Ci volevano dei semi.
Si mise a scrivere in fretta.


Si avviò verso la serra zoppicando leggermente.
Non stava bene che lei se ne andasse in giro senza chaperon.
In realtà in Normandia era abituata ad essere molto indipendente nei suoi spostamenti e l’Asciutta la faceva accompagnare solo in occasioni formali.
Ma la Normandia era la Normandia, e la Saint Malo dei Sisteron era Saint Malo - noblesse campagnarde ed aristocrazia attiva, periferia dell'Impero, porti liberi delle Isole del Canale, pieni di tabacco e sale di contrabbando, posto di contrabbandieri che scambiavano lana con seta, alcuni per cui avresti guardato dall'altra parte, altri per cui non lo avresti fatto mai. C'era una gran differenza tra i pescatori che arrotondavano portando casse sulle spiagge quando non c'era la luna e gli wherries delle bande di contrabbandieri che non rispettavano né Dio né gli uomini - non ci avresti fatto nulla con uno chaperon, in quel caso, perché l'unica era non farsi vedere e se non ti riusciva, scappare.
Ma qui, dove non c'erano mareggiate che sbriciolavano i pontili, serviva qualcuno da portarsi appresso.

Teoricamente avrebbe dovuto chiedere in prestito Margot, che era la cameriera personale di Joséphine, ma Margot doveva stare appresso a sua sorella che aveva una intensa vita sociale del tipo andarsene a teatro con Alo - Sigyn fece una smorfia di disgusto.
Da brava sorella non si sarebbe mai permessa di rubare quel gioiello di gran compagnia che era Margot per portarsela dietro!

Peccato, pensò con un sogghigno, un vero peccato.

Serviva qualcuno di rispettato. E terribilmente anziano. Nonnina era esclusa.

Qualcuno con cui lei già passava da sola le prime ore della sua giornata e questo lo sapevano tutti.
Qualcuno che ad Oscar non serviva per costruirsi nessun futuro anche del tipo balengo che avevano in mente in famiglia.
Qualcuno che poteva recepire concetti come talea, seme, innesto.

Sigyn sospirò mentre scivolava dentro la serra.

Qualcuno che era testardo come un mulo.


 

L’ometto dai folti capelli bianchi la guardò spaventato. “Ma non posso andare fino a Versailles” gemette “Non ho più la forza di guidare un calesse...”

“Non vi preoccupate, prenderemo NasoCorto!” la ragazzina era decisa, “C’è lo spazio per dei vasi, per dei semi e del terriccio.”

“Del terriccio?” l’uomo si torse le mani, “Non possiamo prendere del terriccio da un posto qualunque! Ci possono essere larve! Uova di mosca!”

“Passeremo anche da Madame de Girodelle, dopo.” mormorò conciliante, ma il giardiniere non la stava ascoltando.

“Larve di maggiolino! Sono dannosissime per fusto e radici!” l’uomo si torse le mani, “Le larve sono animali infernali, scavano gallerie tortuose e maligne, cunicoli, sacche, vesciche su tutta la foglia! E insistono! Insistono! Insistono! Le loro gallerie sono sempre più grandi! E invadono tutta la foglia che si accartoccia su se stessa!”

Sigyn sobbalzò spaesata. Ma c’era rimasta una persona normale a Palazzo? Mère doveva assolutamente tornare! Da quando se ne era andata quella casa stava cadendo a pezzi. Pure le larve ora!
Sperò che nessuno facesse sapere al poveretto che c'era una talpa in giardino - avrebbe avuto gli incubi, come minimo.

“Non vi permetterò di introdurre nella mia serra terriccio venuto da non si sa dove!” concluse l’uomo con voce strangolata.

“Ed infatti suggerirei di allargarla un pochino per avere uno spazio isolato dove sperimentare con temperature diverse, non vi piacerebbe per esempio provare a far crescere un ananas?” la ragazzina si produsse in un enorme sorriso di incoraggiamento.

Gli occhi dell’omino anziano brillarono, ma subito gemette “Voi non avete il diritto di trascinare un povero vecchio a Versailles!  E poi il bilancio…”

“Il bilancio si può ridiscutere, serve una proposta fattibile ed una richiesta da sottoporre all’amministratore. Non possiamo permetterci una ananasiera da 800 piante come a Versailles ed io pensavo a delle clematidi, ma possiamo cominciare a predisporre uno spazio nuovo.” In Normandia era lei che teneva tutte le chiavi della casa del Nonno, accidenti! Lei e l'Asciutta, lei era la sua apprendista e l'Asciutta le spiegava come funzionava ogni cosa, la interrogava, le faceva fare ipotesi, pianificare, altro che il Precettore con i verbi latini ed il suo fero fers tuli latum ferre!
L'Asciutta era una donna terribile. E con il Nonno era lo stesso.

“Voi siete una diavola!” l’uomo si torse le mani.

“Andremo a Versailles, parleremo di clematidi ed infileremo anche il discorso ananas…”

“Avete parlato di prendere del terriccio! non terriccio di Versailles!” l’uomo agitò un dito ossuto verso la ragazzina “Quello mai! Nel 1752 hanno avuto una infestazione di larve di nottua!”

“Avranno risolto immagino, nel frattempo…” sospirò Sigyn, “Io non ero ancora nata…”

“Non si è mai troppo prudenti! Non vi permetterò di profanare la serra!”

Sigyn alzò gli occhi al cielo “Profanare il sacro suolo della serra con un paio di vasi pieni di terriccio del 1752? Giammai! Pessima annata.”

L’uomo si irrigidì “Voi non siete come quell'angelo di Vostra madre, la Contessa!” disse con voce severa. “Voi siete come Vostra Nonna!”

“Come era la Nonna?” la ragazzina lo guardò incuriosita e l’uomo si strinse nelle spalle, ma non le rispose.

“Mademoiselle Sigyn,“ sbottò. ”Io non accetto imposizioni da mio figlio, il Capo Giardiniere e non comincerò di certo con voi, che ancora trotterellate.”

“Io non trotterello affatto!” esclamò Sigyn indignata.

“Non dico che le clematidi non mi interessino, e so delle belle cose di quelle di Madame de Girodelle.” l’uomo era pensoso, “Vi aiuterò con questo progetto, ci vuole un po’ di aria nuova… però…” la guardò implorante, “Ma non potete andare da sola? Con la Carriola? Lo avete sempre fatto…”

“Lo farei molto volentieri, ma non posso senza chaperon. Non a Versailles.” Sigyn lo guardò negli occhi con aria seria.

“Non credo serva una accompagnatrice per una bambina,” l’uomo era perplesso, “non siamo in Spagna! E nemmeno in Inghilterra! Questa non è una terra di selvaggi e nessuno Vi farebbe nulla di male! E Voi avete usato la Carriola da quando sapevate a malapena scrivere il Vostro nome…”

“Lo scrivevo benissimo.”

“Se lo dite voi… ho ancora i cartigli delle vostre prime rose da qualche parte… Vostra madre conservava tutto!”

“Un nome con una y…” brontolò Sigyn arrossendo.

“Voi somigliate sul serio a vostra Nonna.” l’uomo brontolò, “Non avete preso proprio nulla di quella santa donna di Vostra madre… non come le Vostre sorelle...” si interruppe di colpo vedendo lo sguardo ferito della ragazzina e tutti e due rimasero in silenzio, imbarazzati, senza guardarsi

Fu Sigyn a sbriciolare il ghiaccio tra di loro “Come era la Nonna?” chiese timidamente.

L’uomo si strinse nelle spalle “C’è un suo ritratto in una Galleria del Palazzo.”

“Si, ma che tipo era?” insistette la ragazzina.

“Del tipo che evidentemente piaceva a vostro Nonno, oh povero me!” brontolò l’uomo, “che domande mi fate?”.

“Sentite,“ disse Sigyn con tono paziente, “Andremo a Versailles e parleremo con mia madre, la Contessa, questo non vi fa un pochino di piacere?”

L’uomo arrossì e poi gemette “Le mie povere ossa…”

“Potreste visitare l’ananasiera… lì dentro è molto caldo, come essere in Martinica, mi dicono, sono certa che le Vostre ossa ve ne saranno grate.” Sigyn sorrise incoraggiante.

L’uomo era incerto, poi soggiunse molto severo “Ma non prenderemo nessun terriccio!”

“Giammai! Per il terriccio passeremo da Madame de Girodelle… lo so che il suo terriccio vi piace…” Sigyn scherzò.” Siete un suo fervente ammiratore…”

L’uomo anziano arrossì imbarazzato, si vedeva che era tentato, poi scosse la testa “Sono vecchio, signorinella, e mi muovo poco, andate da sola,” poi aggiunse con aria complice, “non lo saprà nessuno…” e con aria bonaria le diede un colpetto sulla spalla "una bambina ha tutto il diritto, in fondo..."

Sigyn sorrise e poi disse con voce molto dolce “Avete ragione, chiederò all’aiutante di vostro figlio, so che è tanto che vorrebbe rimodernare la serra, ha molte idee e vorrebbe uno spazio tutto suo… sarà interessante ascoltarlo… io poi non ho poi molto da fare qui, lo sapete. Buttare giù qualche muro, chiudere i camini… gettare via tutte quelle zucche ornamentali! sarà tutto molto eccitante!” e si voltò dirigendosi con passo leggero verso l’uscita, mentre la caviglia le faceva proprio male.

“Madamigella!”

“Prego?” Sigyn si voltò appena di tre quarti lanciando all’uomo uno sguardo innocente.

“Voi non oserete...” balbettò stralunato. il giardiniere.

“Ma certo che si.” Sigyn sbatté gli occhioni con aria innocente "Oserò eccome!"

“E va bene…” brontolò l’uomo accigliato “verrò con Voi, ma solo per via di questo vile ricatto indegno di una figlia di Vostra Madre!”

“Oh ma io ho preso tutto dalla Nonna!” disse la ragazzina scoccandogli un sorriso incantevole. “Lo sanno tutti!”


 

Sigyn si mosse in fretta: prese alcuni vasi ed alcuni campioni di terriccio, giusto per venire incontro al giardiniere, li sistemò con cura sul davanti di NasoCorto, mentre l’omino la guardava offeso con i suoi occhi castani terribilmente offesi e la fronte ancora più offesa, se questo era umanamente possibile. Ma lei non si lasciò incantare: avrebbe visto Mère, le avrebbe raccontato tutto, di Joséphine che era impazzita e l’aveva fatta frustare, del Generale che non stava mai in casa, di Oscar, e soprattutto di quello che era successo! Mère avrebbe sicuramente risolto tutto, era brava a gestire la casa e gestire una casa non era roba per gente da poco.
E lei avrebbe avuto una buona scusa per andare da Madame de Girodelle, con Mère, e avrebbe parlato a Cassandra e subito dopo a Clément.

Prese anche Virgilio, lo detestava, ma non voleva raccontare più bugie di quelle necessarie: lo avrebbe portato con sé e avrebbe imparato tutti i paradigmi a memoria. Clément l'avrebbe sicuramente aiutata!
 

Versailles era enorme, pensò mentre infilava il libro in una tasca, ci sarà pur stato un angolino anche per lei, no? In fondo non occupava così tanto spazio


 

Il vecchietto si sistemò nella carrozza con l’aiuto paziente della ragazzina.

“Le molle sono comodissime, credetemi, è perfetta per portare oggetti delicati come dei vasi, con tutte le buche… vedrete che non sentirete nessun contraccolpo, solo un dondolio. E io guiderò molto piano, lo prometto.”

L’uomo chiuse gli occhi e non le rivolse la sguardo “Pregherò per la Vostra anima.” disse.

“Ma io so guidare Naso Corto!”

“Non ho detto che avrei pregato per la mia anima - il viaggio non mi preoccupa affatto.” ribatté l’uomo con aria sostenuta.

Sigyn si appollaiò davanti un po’ scomoda - NasoCorto non era fatta per essere guidata così, lei si sarebbe presa tutta la polvere della strada ma fa niente, si sarebbe adattata.

Si infilò una vecchia redingote sopra il vestito per non sciuparlo, raccolse i capelli sotto una cuffietta coi nastri verdi, e partì fiduciosa alla volta della Reggia

   
 
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