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Autore: Alexa_02    29/10/2017    1 recensioni
Julianne ha tutto ciò che potrebbe mai desiderare, quando guarda la sua vita non c’è una virgola che cambierebbe. È così sicura che ogni cosa andrà nel giusto ordine ed esattamente come se lo aspetta, che quando si sveglia e trova la lettera di addio di sua madre non riesce a capacitarsene.
Qualcosa tra i suoi genitori si è incrinato irrimediabilmente e April ha deciso di scompare dalla vita dei figli e del marito senza lasciare traccia o la benché minima spiegazione.
Abbandonata, sola e ferita Julianne si rifugia in sé stessa, perdendosi. Una spirale scura e pericolosa la inghiotte e niente è più lo stesso. Julianne non è più la stessa.
Quando sua madre si rifà viva, è per stravolgere di nuovo la sua vita e trascinare lei e suo fratello nell'Utah, ad Orem, dalla sua nuova famiglia.Abbandonata la sua casa, suo padre e la sua migliore amica, Julianne è costretta a condividere il tetto con cinque estranei, tra cui l'irriverente e affascinante Aaron. Tra i due, da subito, detona qualcosa di intenso e di forte, che non gli da scampo.
Può l’amore soverchiare ogni cosa?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Aaron

 

L'operazione ConvincereJulianneCheNonSonoUnCazzoneECheNonSpariròAllaPrimaDifficoltà è ufficialmente cominciata. Magari mi serve un nome un po' più facile.

Comunque, il primo passo è stato auto-invitarmi nella sua camera e starle tra i piedi fino all'ora di cena. Mi sono sorbito ore di soap francesi (che alla fine non era poi così male) e le sono stato seduto vicino senza muovere un dito. Non mi ero mai seduto con una ragazza a fare qualcosa che alla fine non portasse al sesso. È stato diverso. Sorprendentemente piacevole. Sono riuscito a carpire molte informazioni su di lei senza che dicesse niente.

I Doritos piccanti le piacciono da morire, si è leccata ogni singolo dito dopo che sono finite. Cosa che ha fatto agitare notevolmente il piccolo Aaron.

Ho scoperto che quando è sovrappensiero si mordicchia il mignolo.

Mentre guarda un programma senza volerlo contrae il volto in numerose espressioni diverse, molte più di quelle che usa con le persone reali.

Al suo gatto piacciono i grattini dietro le orecchie.

Il suo letto profuma di cocco e mare, proprio come lei.

Nella sua stanza ci sono un sacco di foto di una ragazza dai capelli viola, che poi ho scoperto essere Scarlett, la sua migliore amica. Si vede che si vogliono bene e che si conoscono alla perfezione. Scarlett non è affatto male.
Ho scoperto inoltre che quando è sotto le coperte non porta i calzini. Ha diversi quadri finiti sul pavimento che non sono riuscito a vedere bene.

Sul comodino ha uno scatto insieme al padre, la loro somiglianza è impressionante.

Nella sua stanza non c'è nemmeno una foto della madre.

In ogni caso, se il mio pomeriggio venisse reso pubblico molto probabilmente mi verrebbe requisita la tessera di maschio. Tra la soap e i consigli sui ragazzi farei la figura della femminuccia.

Comunque ne è valsa veramente la pena. Dopo il terzo episodio, Julianne ha iniziato a scivolare lentamente verso il centro del letto e io ho fatto lo stesso. Ci siamo ritrovati l'uno premuto contro l'altra. È stata la parte migliore.

Dopo di che la serata è peggiorata.

 

La voce di mio padre risuona su per la tromba delle scale fino in camera. “ Henry!Aaron!”.

Henry mi guarda mentre si infila una maglietta pulita. “Deve essere pronto” azzarda.

Scendiamo insieme la scalinata e invece non è affatto pronto. Dal salotto ci fissa la famiglia Rogers al completo. Merda. Chastity mi guarda dritto negli occhi e arrossisce come un peperone. Non va affatto bene. Arriviamo a metà scala e Henry si rende conto che al piano inferiore c'è seduto Dylan Rogers, il ragazzo che gli avevo presentato alla festa e con cui aveva finito la serata nell'idromassaggio. Dall'agitazione fa un doppio passo,manca un gradino e finisce rovinosamente in fondo alle scale con un tonfo.

“Henry!” strilla April. Julianne corre verso di lui e si accovaccia a controllarlo. “Stai bene?”.

Henry mugugna e si afferra il ginocchio, gemendo di dolore “Bene” bofonchia.

April si avvicina tutta agita “Stai bene, caro?”. Lui annuisce, facendola rilassare.
Lo aiutiamo ad alzarsi. “Vieni, mettiamoci del ghiaccio” gli bisbiglia Julianne, strascinandolo in cucina. Non potendo seguirli mi tocca entrare in salotto e barcamenarmi tra i convenevoli.

“Buonasera, Aaron” mi saluta il signor Rogers. In giacca e cravatta come al solito, si sporge per tendermi la mano. È l'uomo più impostato e rigido del pianeta.
Gliela stringo “Salve Signor Rogers” rispondo.

“È un piacere vederti, caro Aaron” esclama Amanda, la madre di Dylan. “Come stai?”.

“Bene, grazie. E lei?”. La signora Rogers mi ha sempre messo un sacco di soggezione. Sempre così perfetta e composta, così innaturale. “Molto bene, ti ringrazio”.

Faccio un cenno a Dylan “Ehi, D.”. Lui mi sorride e risponde al saluto.

Chastity si china verso di me, mettendo leggermente in risalto il seno “Ciao Aaron” miagola.

“Chastity” mormoro piatto. Quella ragazza porta solo guai. Il suo nome significa di castità, ma in lei non c'è assolutamente nulla di puro. Parlo per esperienza personale.
“Vado a vedere come sta Henry” asserisco camminando verso la cucina e mettendo più distanza possibile da lei.

Entrando nella stanza la prima cosa che mi colpisce è la sincera e dolce risata di Julianne. Sghignazza di gusto tenendosi la pancia. Henry sbuffa seduto sul bancone di marmo della cucina. “La vuoi piantare?” domanda irritato. Lei gli appoggia una mattonella di giaccio sul ginocchio sinistro. “Oh, ma dai!È la scena più esilarante della storia” ridacchia. Il libro e gli appunti di Andy sono abbandonati sul tavolo e di lui non c'è traccia. Dalla cantina arriva un leggero brusio, deve essere sceso a guardare la tv.

“Certo, perché non ci sei finita tu con il culo per terra!” borbotta lui incrociando le braccia. Avanzo verso di loro e gli appoggio una mano sulla spalla “Stai bene?”.

Lui annuisce, alzando gli occhi al cielo alle continue risatine della sorella. “Ti giuro dal mio punto di vista fa sbellicare” dice scostandosi una ciocca dal viso “Di solito sono io quella che crea situazioni potenzialmente distruttive, ma fratellino questa sera il palcoscenico è tutto tuo”.

Lui le afferra la punta del naso con due dita “La smetti per piacere!? Se continui a mettere i manifesti questa cosa si trasformerà in un casino”.

Julianne smette di ride e annuisce “Sì, signore”. Gli passa la tavoletta e si appoggia al lavabo. Mi colloco accanto a lei “Tranquillo, Dylan non dirà nulla di voi. I suoi genitori sono i più attivi partecipanti al club dei bigotti di mio padre”. Henry mi fissa sbigottito stringendo con più forza la tavoletta ghiacciata “Cosa gli hai detto?!” sibilla contro la sorella.
Julianne squittisce offesa “Come ti permetti! Ho promesso che non avrei detto nulla e così è stato”.

Mi intrometto “No, no. Non mi ha detto nulla. È che ho un sesto senso su certe cose” gli spiego “Ti ho presentato a Dylan apposta”. Henry mi guarda in faccia esitante, come se avesse paura di leggerci il mio disgusto o la mia disapprovazione. Ma non ci troverà nulla del genere, non c'è nulla che non vada o che debba disgustarmi in Henry. Gli piacciano gli uomini e allora? Al cuore non si comanda.

“Oltretutto c'era anche lui quando ti ho trovato svenuto nella vasca idromassaggio” lo informa Julianne.

Lui sospira scuotendo la testa. “Meraviglioso”.

“Senti” si avvicina e gli prende il viso tra le mani “Se in qualche modo la situazione si complica o salta fuori qualcosa, faccio la pazza con la mamma e riporto l'occhio di bue su di me. Va bene?”. Gli accarezza dolcemente i capelli “Saranno più interessati ai gossip su una figlia fuori di testa e drogata piuttosto che su di te”.

“Drogata?” domando.

Lei si blocca e fissa gli occhi di suo fratello. Tra i due scorre una conversazione fatta di soli sguardi. Julianne si gira a guardarmi “Sai, è un modo di dire. Come per dire una scapestrata”. Mi guarda dritto in faccia. Se fosse un'altra persona darei per scontato che si tratta della verità, ma dalla sua espressione ombrosa direi che sta mentendo e che è sta nascondendo più di quanto sembri dietro quegli occhi indefiniti.
Comunque fingo di crederle e annuisco. “Ci conviene tornare di là prima che mandino qualcuno a recuperarci”.

Annuiscono in contemporanea e mi seguono. Torniamo in salotto aiutando Henry a non appoggiare troppo peso sul ginocchio che ha sbattuto e lo facciamo accomodare su una sedia. April gli si materializza al fianco “Stai bene, pulcino mio?” gli passa una mano tra i capelli, ma a differenza del gesto di sua sorella questo è più forzato, quasi dovuto e poco sentito.

“Alla grande. Solo una lieve contusione” la tranquillizza.

April sorride “Bene. Torno in cucina a finire di preparare la cena”.

“Ti aiuto, cara” afferma papà seguendola.

Dopo la loro dipartita cala un silenzio imbarazzante che avvolge tutti. Dylan ed Henry guardano ovunque tranne che l'uno verso l'altro. Chastity non fa altro che fissarmi intensamente come un leonessa a caccia. I signori Rogers indossano il solito sorriso cordiale di circostanza, mentre Julianne resta ferma al fianco di suo fratello, come una guardia del corpo in miniatura.

“Allora” comincia Amanda “voi due siete gemelli, non è vero?”. Mi sembra alquanto scontato.

“Sì, eterozigoti” conferma Henry scoccando uno sguardo affettuoso alla sorella.

“Strano, non vi assomigliate molto” commenta. Non esteticamente. Julianne ed Henry sono come l'acqua e il fuoco. Dolce e salato. Venere e Marte. Ma sono molto più simili di quanto sembri. Hanno espressioni e modi di fare completamente identici. Si guardano come se i loro cervelli fossero collegati telepaticamente. E sono certo che non ci sia nessuno che conosce Julianne come Henry, e viceversa.

“No, direi di no” asserisce Henry cordiale. Julianne fissa Amanda assolutamente inespressiva.

“Avete gli stessi gusti?” chiede curioso Brandon. Alcuni direi di si.

I fratelli si guardano complici, comunicando mentalmente.“Diciamo che abbiamo qualche interesse in comune” mormora lei, cercando di soffocare un sorriso.

“Sai, Julianne” comincia Amanda, facendo storcere impercettibilmente il naso alla diretta interessata. “La tua foto che April ha nella sua boutique non ti somiglia molto”.

Julianne dietro la schiena si pizzica l'interno del braccio e sopprime la sua vera risposta nel profondo del suo cervello. “Le persone crescono in due anni” mormora piatta.

Amanda si aggiusta la gonna “Il tuo è stato un vero e proprio cambiamento radicale”.

Julianne diventa di legno “Immagino di sì”.

Amanda non percepisce il segnale di pericolo e continua dritta come un treno “ Suppongo che in assenza di una figura materna e con un padre del genere..”

“Come prego?” la interrompe alzando la voce. Henry gli prende la mano e gliela stringe, ma non credo che una strizzatina basti a rimettere la bestia in gabbia.

“Dico soltanto che con un padre così poco presente e così inaffidabile, è quasi scontato che una giovane donna perda la retta via”. La signora Rogers non è famosa per il suo tatto.

L'espressione di Julianne diventa glaciale, i suoi occhi si scuriscono diventando quasi neri e mi sorprende non sentirla ringhiare. È come osservare un disastro aereo e non poter far nulla per fermarlo.

“Nostro padre è una persona eccezionale e papà fantastico” si intromette Henry “Così come nostra madre. Noi non facciamo distinzioni di nessun tipo e gradiremmo che altre persone facessero lo stesso”. La sua intrusione blocca la rabbia di sua sorella e chiude la bocca della signora Rogers. Ha espresso i pensieri di Julianne, ma in maniera più educata e priva di imprecazione.

“Ma certo” asserisce Brandon. Evidentemente è il segnale che impone alla moglie di smetterla perché lei cambia bersaglio.

“Aaron, caro” mi guarda “Come va la scuola?”.

“Bene” borbotto. È iniziata da due giorni ma per ora va bene.

“Sei stato rinominato capitano della squadra di Lacrosse” afferma Brandon fiero “Cos'è il tuo secondo anno di fila come capitano?”.

“Il terzo, in realtà” lo correggo “Ma lo sono solo grazie alla decisione dei miei compagni” sorrido verso D.

“Ho cercato di convincere Dylan a proporsi come capitano ma si è rifiutato categoricamente” afferma scontento.

Lui si intromette “A. è il nostro capitano da tre anni, papà. La squadra va alla grande con lui al comando, perché cambiare qualcosa che funziona alla perfezione?”. La verità è che Dylan non ama prendere decisioni definitive e sotto pressione, ma soprattutto non ama stare al centro dell'attenzione. Il compito del capitano è proprio quello. Le mie decisioni sono quasi sempre prese di getto e completamente prive di ponderatezza.

“Alcune volte, delle idee nuove posso migliorare una situazione già perfetta”. Non sono sicuro sia un insulto oppure no. In ogni caso non mi interessa, la squadra ha scelto me e così resterà per tutto l'anno.

“La leadership di Aaron funziona magnificamente, papà” mi difende Dylan.

“Sì, certo” conclude Brandon. Sono quasi sicuro che avrebbe voluto ribattere ancora, ma non mentre sono presente. “Voi praticate qualche sport?” si rivolge ai gemelli.

Henry scuote la testa mostrando l'inalatore “No, l'asma non me lo permette”.

Brandon fa una smorfia dispiaciuta e un po' schifata, poi fissa Julianne “E tu?”.

“Preferirei farmi tagliare un gamba piuttosto che fare sport, ma siccome siamo obbligati a scegliere dovrò fare qualcosa per forza. Non so ancora cosa però”.

Amanda squittisce “Perché non provi per le cheerleader! Sono sicura che Chastity potrebbe mettere una buona parola per te con Giselle”.

Chastity inclina il labbro inferiore, visibilmente inorridita “Non servirebbe. Giselle non ascolta nessuno quando si tratta di comandare”. Lei è solo al terzo anno e si sa che Giselle non calcola nessuno più giovane di lei.

“I pon-pon non sono nel mio stile, comunque” grugnisce Julianne.

“Oh, beh tentare non nuoce” afferma Amanda.
In realtà nuoce eccome. Giselle imploderebbe di spontanea volontà se vedesse Julianne con addosso una delle divise della sua squadra. Successivamente proverebbe a strappargliela di dosso con i denti.

April salta fuori dalla cucina tutta estasiata “È pronto!” trilla. Ci alziamo tutti velocemente, felici di poter abbandonare una conversazione imbarazzante e priva di qualunque sentito interesse.

“Per voi ragazzi abbiamo apparecchiato in cucina, siamo troppi per il povero tavolo del salone” ci scorta in cucina facendoci accomodare intorno all'isola di marmo. Andy riappare dalla taverna e si siede accanto a me con l'aria annoiata. Ogni coppia di fratelli è seduta ad un lato del tavolo e cerca di mascherare l'imbarazzo. April appoggia in mezzo a noi diverse pirofile piene di cibo e poi sparisce in sala con papà alle calcagna.

Nella camera cala un denso silenzio pieno di tensione. Nessuno guarda negli occhi nessuno e tutti fissano il proprio piatto che si riempie di cibo. Andy osserva Chastity con la bava alla bocca, mentre mette in bocca una foglia di insalata. Per i ragazzi del suo anno lei è praticamente una divinità irraggiungibile e per lui averla così vicina è un'esperienza mistica. Vorrei dirgli di starle lontana, che lo potrebbe divorare in un sol boccone lasciandolo con il cuore in mille pezzi, ma tanto non mi darebbe retta.

Il nostro silenzio si mescola alle risate e alle chiacchiere inconsistenti provenienti dal salone. Nessuno di noi vorrebbe davvero essere qui. Forse solo Andy.

“Allora” comincia Chastity “come vi trovate nella città dei predicatori e degli anziani?”.

“Non è poi così male” asserisce Henry prendendo una cucchiaiata di purè.

“Scommetto che la California era un molto meglio di questo posto dimenticato da Dio” mormora sognante lei.

“Come sai da dove veniamo?” chiede scortese Julianne.

Si guardano negli occhi, valutando gli esiti di un possibile scontro. Tra una leonessa e una tigre non saprei chi ne uscirebbe trionfante. Scommetterei su Julianne solo perché l'ho vista in azione e Chastity in fondo non è affatto una stronza.

“Giselle ha ordinato a tutte le ragazze della squadra di indagare su di te” le risponde senza mezzi termini. Julianne stringe i denti “E come mai me lo vieni a dire?”.

“Sono piuttosto sicura che da questa storia l'unica che ne uscirà in piedi sarai tu, perciò”. Lo penso anche io. Tra le due scorrono una serie di sguardi di valutazione. “E perché dovrei fidarmi di quello che dici?”. La diffidenza di Julianne è quasi scontata.

“Perché, a differenza di Giselle, tu mi piaci” afferma mescolando l'insalata “E poi perché voglio il trono su cui è seduta a scuola. Mi tratta sempre come se fossi la mascotte e mi assegna sempre compiti schifosi. Voglio il suo scettro del potere e tu sei l'unica alleata che sono sicura non farà il doppio gioco”.

“Chas...” borbotta Dylan scuotendo la testa “Finirai per farti distruggere. Perché non ti limiti a sopravvivere?”.

Lei lo guarda scocciata “Il tuo esistere nell'ombra non fa per me, fratellone. Nascondere la testa nella sabbia è più il tuo stile, io voglio vivere a modo mio”. Dylan guarda per la prima volta Henry da quando è arrivato. Nei suoi occhi rimbomba una tristezza disarmante. Deve essere mostruoso non poter essere ciò che realmente si è.

“Continuo a non fidarmi di te” la informa Julianne addentando una carota.

Chastity ridacchia “Lo sospettavo. Giselle ha saputo della cena a casa degli Anderson e mi ha ordinato di frugare in camera tua alla ricerca di qualcosa di scandaloso con cui colpirti”.

Julianne spalanca la bocca scioccata. Sì, Giselle è un mostro infido, su questo non c'erano dubbi.

“E quali sarebbero le tue intenzioni?” domanda inclinando un sopracciglio.

Chastity si sistema la lunga treccia e le sorride “Dipende tutto da te. Mi aiuterai a soverchiare la regina delle stronze?”.

Julianne fissa il piatto pensierosa. Gli ingranaggi della sua testa valutano la situazione accuratamente. So che non si fida di lei, non credo che si fidi di nessuno in questa stanza a parte Henry. “Non posso permettermi di fare casini” mormora piano.

Chastity inclina la testa “Non dovrai fare nulla di eccezionale. Essere te stessa è già abbastanza, al resto penso io”.

“Okay, allora” asserisce alzando le spalle.

Chas batte le mani estasiata e afferra l'Iphone. Digita veloce sulle schermo e ridacchia contenta.

“Le ho detto che la tua camera è chiusa a chiave e che non riesco a trovare nulla. Non ne sarà affatto contenta”. Il suo cellulare bippa e lei ride più forte “È incavolata marcia. Meraviglioso”.

“Non se la prenderà con te?” chiede Henry

“Oh, no. In questo momento il tormento della sua vita è Julianne, al resto non pensa” le punta un dito contro “Stai pronta, sguinzaglierà tutte le sue cagne per trovare un tuo punto debole. Appena so il suo nuovo piano ti avverto” si allunga oltre il tavolo e afferra il cellulare di Julianne. Digita rapida e poi glielo ripassa. “Ti ho salvato il mio numero e mi sono presa il tuo. Dobbiamo tenerci in contatto” le fa l'occhiolino e si rimette a mangiare.

 

Il resto della cena passa senza altri colpi di scena o altri patti segreti tra ragazze. La conversazione si stanzia su argomenti leggeri e privi di significato. Julianne mangia in silenzio e inespressiva, chiudendo tutti fuori dalla sua testa. Henry e Dylan si scambiano occhiate furtive di continuo, Chastity ridacchia e pianifica ed Andy la guarda estasiato. Io osservo il profilo di Julianne mentre rimugina internamente sulle decisioni prese. Mentre è concentrata le si forma una rughetta tra le sopracciglia. È bellissima, ma non come quando sorride. Non c'è nulla di più bello di lei che sorride con sincerità.

April infila la testa in cucina “Siete liberi di andare una volta finito di mangiare. Limitatevi a mettere i piatti nella lavastoviglie, al resto ci penso io” sorride e torna nell'altra stanza.

Eseguiamo tutti i suoi ordini. Andy si rifugia in camera sua, Henry si fionda nel bagno, io trascino D. in camera mia, mentre Chastity segue Julianne in camera sua.

Dylan siede rigido sul mio letto fissando intensamente la porta del bagno. Lo guardo tentare di sopprimere le sue emozioni e non resisto più. “Oh mio Dio!” gemo “Vai a parlare con lui”.

Mi guarda sofferente “Io non posso...”

Lo afferro per braccio muscolo e lo tiro in piedi “Tu puoi fare tutto” lo spingo verso la porta.

Esita con la mano sulla maniglia. “Avanti D. È la tua occasione per essere felice” lo sprono.

Sospira facendosi forza ed entra in bagno con un movimento fluido. Mi allontano dalla stanza lasciandogli la privacy che si meritano. In piedi in corridoio osservo Chastity che tocca tutte le cose in camera di Julianne e quest'ultima che la fissa assassina. “Per essere una che non deve ficcanasare, stai frugando dappertutto” grugnisce infastidita.

Chastity posa una palla con la neve di Los Angeles da dove l'aveva presa “Scusa” si guarda intorno “È che la tua stanza è fantastica. E poi hai vissuto in una grande città quindi chissà quante cose hai visto e quante esperienze ti sei fatta”. Vivere in un buco limita moltissimo i sognatori.

“Tra due anni andrò via di qui verso una delle due coste. Molto probabilmente verso la est. Voglio il sole e il mare” sospira. “Tu dove andrai dopo il diploma?” chiede curiosa.

“Non lo so” borbotta Julianne piatta. Non le dirà mai dove vuole andare, soprattutto non dopo un'ora di conoscenza.

“Il mio sogno è la UCLA, a Los Angeles” spiega. Julianne non commenta e Chastity lo prende come un invito a continuare “Vorrei laurearmi in Scienze Politiche”. Non mi sorprende. Ha di certo un futuro in politica.

“Chastity! Dylan!” trilla la voce del signor Rogers su per le scale. Lei si alza dal letto e si sistema i capelli “È stato un piacere conoscerti” si avvia verso la porta “Ti tengo informata sulla nostra campagna di detronizzazione”.

“Okay” sospira Julianne indifferente.

Chastity mi passa vicino e mi sfiora il braccio “Aaron” miagola. Il solito formicolio che mi procurava non arriva e ne sono davvero felice. “Ciao” biascico allontanandomi di qualche passo. Julianne ci osserva corrucciata. Vedo quello che pensa attraverso i suoi occhi. Sa che Chas e io non eravamo solo amici un tempo.

Dylan esce dal bagno tutto trafelato, intento a sistemarsi la maglietta e a celare il rossore alle guance. Chastity lo osserva curiosa e inclina la testa “Interessante” mormora.

Lui la spinge verso le scale “Andiamo”. Insieme scendono al piano inferiore, sparendo.

Henry sbuca dal bagno lentamente e guardandosi intorno. Ha anche lui le guance rosse ed è leggermente spettinato. Ha gli occhi che luccicano e sembra davvero felice, più rilassato.

Julianne gli molla un pizzicotto in un fianco “Proprio discreto” ridacchia.

“Wow” commenta inebriato. Julianne ridae e torna in camera sua, Henry ed io la seguiamo.

“Ti fidi di quella Chastity?” le chiede il fratello.

Julianne si infila tra le coperte “Nemmeno un po'. Per il momento mi limito a stare al gioco”.

“Non è una stronza come Giselle o Savannah. Puoi fidarti” affermo. Lo sguardo freddo di Julianne mi trapassa, ma non dice nulla. Henry le si siede accanto “In ogni caso stai attenta, mi raccomando”.

Sbadiglia “Sì, tranquillo. Ora andate via, ho avuto troppe interazioni sociali per oggi” lo spinge verso il bordo. Lui le scocca un bacio sulla testa e si alza. Mi accompagna fino fuori dalla stanza e poi si chiude la porta alle spalle.

“Lasciala un po' sola. Ha bisogno di spazio alcune volte” mi consiglia. “Quando vedrai la porta aperta allora potrai tornare a tormentarla. Ora come ora faresti solo danni”.

Siccome è il miglior intenditore di Julianne, ascolto il suo consiglio e torniamo in camera nostra.

 

Verso le tre del mattino mi ritrovo sveglio come grillo a rigirarmi nel letto. Le coperte mi si aggrovigliano intorno alle gambe, intrappolandomi. Ho caldo e sete. Vorrei alzarmi e correre un po' ma tra quattro ore c'è scuola, dovrei provare a riaddormentarmi. Chiudo gli occhi e mi concentro su qualcosa di bello. Nulla. Provo a contare le pecore, ma nulla. Fisso il buio che ricopre la stanza e ascolto il leggero russare di Henry che sbatte contro le pareti. Nulla, il sonno ha deciso che per stanotte abbiamo finito.

Scaccio le lenzuola e mi alzo. Faccio una capatina in bagno e poi attraverso il corridoio verso le scale. Punto verso la cucina alla ricerca di qualcosa da bere. Passando davanti alla stanza di Julianne trovo la porta spalancata. Sbircio dentro e il suo letto è vuoto. Lei è sdraiata sotto la finestra intenta a fissare il cielo. Indossa dei pantaloncini del pigiama e una maglietta. I capelli le ricadono intorno alla testa come un'aureola scura. Mentre pensa di non essere osservata ha l'aria così triste e malinconica. Guarda il cielo come se potesse rispondere ai suoi quesiti esistenziali.

Entro silenziosamente nella stanza e piano mi sdraio al suo fianco sulla moquette. Non si volta a guardarmi e non protesta.

La luce della luna le illumina il viso.“Siamo tutti nel fango, ma alcuni di noi guardano verso le stelle” sussurra “Oscar Wilde”. Allunga un dito verso il cielo e sfiora una stella.

“Non riesci a dormire?” le chiedo.

Chiude gli occhi e sospira piano “Di notte dormo molto raramente”.

“Come fai a non crollare di giorno?”.

“Dormo quando c'è il sole. Di notte preferisco guardare il cielo. Pochissime persone vedono le stelle nel cuore della notte, ma quasi tutti vediamo il cielo di giorno” allunga le braccia e appoggia la testa sui palmi. Muovendosi alza una nuvola di profumo al cocco che mi avvolge.

“Tu e Chastity siete stati insieme, vero?” chiede di botto. So che non è una vera e propria domanda.

“L'anno scorso, per un mesetto. È completamente finita” affermo serio. Su questo punto non transigo.

“Lei non sembra dello stesso parere” si gira verso di me. Faccio lo stesso e ci troviamo faccia a faccia, sulla moquette e sotto le stelle. “Non è un problema mio se non l'ha superata”.

La luna le crea delle strane ombre sul volto “Credi sia così facile? Ti insinui nella vita di qualcuno e poi ne esci sperando che a lei passi come è passata a te?”.

“Per me non era mai cominciata. Se fosse iniziata davvero non l'avrei più lasciata andare”. La guardo dritto negli occhi sperando che capisca.

“E come fa una ragazza a capire se per te è iniziata davvero o è solo un nuovo passatempo?”.

“Se fossi sdraiato sulla moquette con qualcuno alle tre di notte allora sarebbe cominciata” mormoro. È la cosa più vicina ad una dichiarazione che abbia mai fatto. Il suo sguardo viaggia su ogni singolo dettaglio del mio. “No” sussurra. “Non posso lasciarti entrare senza avere la certezza che resterai”.

“Io resterò” affermo serio. Sono fottutamene serio. Come mai nella vita. “Te lo proverò”.

Mi osserva a lungo poi torna a guadare il cielo. Restiamo in silenzio per parecchio prima che mi decida a parlare. “Julianne?”.

“Si?”.

“Dove vuoi andare dopo il diploma?” Mi è rimasto il pallino da quando glielo ha chiesto Chas.

Mi guarda negli occhi “Juilliard” afferma.

“New York?”. Annuisce. “Pensavo volessi tornare in California”.

“Tornerei in California per non stare qui, ma questo non significa che voglia vivere lì per sempre”.

“Ti ci vedo alla Juilliard” commento. La vedrei ovunque a dire la verità.

“Tu?” chiede. I suoi occhioni splendono al buio.

“Pensavo alla Brown per il lacrosse. Ma sto valutando anche la Berklee, la scuola di musica”.

“Quale preferiresti?” domanda.

“In realtà la Berklee. Vorrei vivere di sola musica, ma papà crede che non sia un'idea grandiosa e che dovrei fare qualcosa di più concreto”.

Giocherella con una ciocca di capelli “Penso che non ci sia nulla di più concreto della musica e che alla fine se è veramente quello che vuoi, è quello che devi fare. Degli altri chissene frega”.

“Non è mai così facile”.

“Già”. Sospira e si stiracchia.
Restiamo in silenzio per un po', ascoltando l'uno il respiro dell'altra.

Passiamo la notte sotto una finestra a parlare di tutto tranne delle cose importanti. Mi parla dei suoi tatuaggi. La rondine le ricorda il padre, che la chiama J-Bird sin da quando è piccola. Il simbolo della pace che ha dietro l'orecchio lo ha fatto insieme e Scarlett, la sua migliore amica. Sul dito medio della mano destra ha la scritta Truth, verità. Il pennello sull'altro braccio è dedicato alla sua passione per la pittura. E ha anche una chiave di violino sulla spalla destra.
Mi racconta del perché è diventata vegetariana e della sua nemesi al liceo. Mi racconta di alcune delle cicatrici che le vedo sul corpo e di alcune rimane in silenzio. Quando lo fa attacco io a parlare. Le dico tutto quello che c'è da sapere su di me. Su come abbiamo formato la band e su come sono diventato amico di ognuno dei ragazzi. Le parlo del lacrosse e di come me ne sono innamorato in quarta elementare. Le spiego che ho scelto come numero di maglia il sedici perché era il numero preferito di mia madre. Mentre parlo di lei, Julianne fa scivolare una mano nella mia e mi accarezza il dorso con il pollice. Le parlo della nascita di Liv e di come le complicazioni del parto abbiano dato alla luce una vita, ma ne abbiano portata via un'altra. Le confesso che per un po' ho odiato Olivia fino allo sfinimento, incolpandola della morte della mamma. Qualsiasi cosa dica lei continua a guardarmi con la stessa espressione rilassata. Non giudica. Non commenta. Si limita ad ascoltarmi e a compiere giri circolari sul mio dorso con il pollice.

Verso le cinque del mattino si raggomitola contro la mia spalla e chiude gli occhi. La guardo dormire mentre il sole sorge e la stanza si illumina lentamente. Verso l'ora di colazione la prendo in braccio e delicatamente la poso sul suo letto e la copro con il lenzuolo.

Esco dalla stanza lasciandola riposare e torno in camera mia.
Henry è seduto tra le coperte con i capelli tutti arruffati e una strana espressione confusa dipinta in faccia. Quando varco la soglia mi guarda stralunato “Dov'eri?” biascica.

“Non ho dormito molto stanotte”. Mi guarda corrucciato. “Mi sono alzato a prendere da bere e la porta della camera di tua sorella era aperta”.

Si stropiccia gli occhi “Stava guardando il cielo?”. Annuisco facendolo sorride “Hai colto il momento migliore. Ottima mossa”. Sbadiglia e si ributta sul cuscino “Cerca di non fare stronzate durante la giornata”. Sembra più facile a dirsi che a farsi. 

   
 
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