Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: whitecoffee    29/10/2017    18 recensioni
❝“Potresti abbassare il volume della tua maledetta musica? Sono almeno quarantacinque minuti che non faccio altro che sentire “A to the G, to the U to the STD”. Per quanto tu sia bravo a rappare, il mio esame è più importante. Grazie”
-W
“N to the O to the GIRL to the KISS MY ASS”
-myg
“Senti, Agust Dick, comincia a calmarti, che non ci metto niente a romperti l’amplificatore e pure la faccia.”
-W❞
rapper/photographer!YoonGi | non-famous!AU | boyxgirl
-
» Storia precedentemente pubblicata sul mio account Wattpad "taewkward"
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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XXXIII.
Kiss



“I will give you my body
But am I sure that you want me
Am I sure that you want me?”

(Pale Waves There’s a Honey)

 


 
  W I N T E R  

 

Mi risvegliai sentendo il tepore di un altro corpo accanto al mio. Aprendo lentamente gli occhi, mi resi conto di essermi appisolata con la testa sulle gambe di YoonGi. E lui, dal canto suo, doveva aver preso sonno appoggiandosi al mio fianco come se fosse stato un cuscino. Battei le palpebre, cercando di fare mente locale. Cosa era accaduto, la scorsa notte? Ricordai di aver guardato la nuova puntata di Moon Lovers, di aver pianto disperatamente a causa della morte di lady Oh, e poi più nulla. Forse, era stato quello il momento in cui dovevo aver perso conoscenza. Ma l’aspetto più buffo dell’intera situazione, era che il mio vicino di casa fosse rimasto lì con me, senza andar via. Aveva davvero trascorso tutta la notte in quella posizione scomoda, solo per non svegliarmi? Con ogni probabilità, avrebbe guadagnato un dolore sordo ad almeno cinque articolazioni, alzandosi. Eppure, sembrava non importare, poiché lui dormiva beato, con le braccia appoggiate sul mio fianco e la testa abbandonata su di esse, usando il mio corpo come superficie per riposare. Sentivo il suo torace alzarsi ed abbassarsi lentamente, con placido ritmo rilassato, come se nulla potesse turbarlo. Rimasi ad osservarlo per qualche tempo. Aveva l’espressione serena, sprofondato in un mondo che nessuno, a parte lui, avrebbe potuto raggiungere.
Da qualche tempo, avevo iniziato a farmi parecchie domande, sul suo conto. Ero giunta ormai alla conclusione che mi piacesse averlo intorno, non potevo più negarlo. La sua compagnia era divenuta una parte integrante, se non necessaria, delle mie giornate. Ogni volta che rientravo in casa, contavo i minuti che mi separavano dall’udire le sue nocche battere contro il legno della porta. Avevo imparato a decifrare i suoi sguardi, identificando quando un pensiero spiacevole si affacciasse alla finestra della sua coscienza, dandomi da fare affinché riuscissi a distrarlo sufficientemente da rinchiuderlo fuori. Lentamente, avevo memorizzato la piega che le sue labbra carnose assumevano, nel momento in cui una risata stesse per nascere nella sua gola. Il profilo del suo volto, la mascella affilata, la piega che prendeva la frangia ossigenata, scivolando sui suoi felini occhi scuri, qualsiasi particolare di lui si era inciso nella mia memoria, ritagliandosi un contorno come lama di coltello nella corteccia di un albero. Comprendevo il linguaggio delle sue mani, quando le dita si distendevano o si portava un’unghia alla bocca per mangiucchiarla, sottopressione. Min YoonGi era una sorta di paradigma linguistico, con le proprie regole ed eccezioni, al cui processo di decifrazione occorreva il triplo della sensibilità ed attenzione usuali, ed io stavo lentamente ottenendo il livello di competenza più alto possibile. Ogni giorno insieme a lui, era un bel ricordo da aggiungere alla memoria.
Inizialmente, non avevo voluto ammetterlo neanche a me stessa. Il vicino di casa che rappa in maniera così volgare e che scrive post-it espliciti? Ma per favore. E invece, dopo tutti quei mesi, mi ero ritrovata a capovolgere le mie idee su di lui. Quel che mi sembrava un ragazzaccio burbero, con scarsissima considerazione di sé e degli altri, si era trasformato in una sorta di cavaliere negletto e silenzioso, il cui occhio vigile fosse sempre attento a ciò che capitava a chi gli stesse a cuore. Avevo imparato a conoscerlo, ad ascoltare i discorsi che lui faceva quando eravamo da soli, a notte fonda, mentre solo le stelle avrebbero potuto sentirci. E, inevitabilmente, avevo finito per innamorarmi delle sue parole. Dei suoi gesti. Dei suoi sottintesi. Dei sorrisi e degli sguardi. Di lui, per intero.
Tuttavia, non sapevo realmente quel che egli provasse, nei miei confronti. Mi accorgevo di quelle piccole attenzioni che, solitamente, si riservano solamente alle persone verso le quali si provi un affetto particolare, ma YoonGi non si era mai sbilanciato oltre la soglia di quell’amicizia intima che avevamo sviluppato. I suoi amici facevano continue battutine ed allusioni, ma non comprendevo mai se reggessero un grande scherzo, o cercassero di tirar fuori qualcosa che lui non aveva il coraggio o la voglia di affrontare. Ad ogni modo, mi accontentavo della sua vicinanza, sperando ogni volta che lui avrebbe compiuto il passo in più che mi avrebbe permesso di capire.
Sospirai, piano, cercando di non svegliarlo. Poi, lanciai un’occhiata all’orologio appeso sopra la televisione e a momenti non urlai. Erano quasi le otto ed io in meno di quaranta minuti avrei avuto lezione. Non potevo assolutamente saltare quel corso, il professore avrebbe anche preso le presenze. Muoviti, Winter. Avrai tempo per le sdolcinatezze da film romantico, mi dissi. Presi un bel respiro e provai a sollevarmi, sperando che il cambiamento di posizione potesse svegliarlo nella maniera meno traumatica possibile. Nel sentire la superficie sulla quale lui fosse appoggiato muoversi, prima corrugò la fronte, poi sollevò il capo, molto lentamente. Rimasi ferma a guardarlo osservarsi attorno, stranito. Si passò una mano fra i capelli ossigenati, spostandoli via dagli occhi, provando a recuperare i pensieri.
«Che cazzo?» Domandò, rendendosi conto del suo braccio tranquillamente abbandonato sul profilo del mio fianco, come se fosse stato la spalliera del divano a casa sua. Si meravigliava della stessa familiarità che il suo corpo avesse acquistato con il mio, senza il controllo della coscienza. Effettivamente, anch’io ero rimasta lievemente sorpresa dal modo in cui si fosse assopito, ma sotto sotto, mi aveva anche fatto piacere. «Oh merda, mi sono addormentato anch’io» ricordò poi, scuotendo la testa. Trattenni una risata. Non l’avevo mai visto svegliarsi, al mattino. Era uno spettacolo singolare, la strana riconnessione di una creatura con il suo pianeta d’origine, con relativo shock culturale. TaeHyung aveva ragione, quando sosteneva che guardare YoonGi uscire dal mondo dei sogni fosse uno spettacolo comico.
«Buongiorno», lo salutai, sorridendogli, soffiandomi su un ricciolo che mi era scivolato dinanzi alla faccia, nel sonno. Sollevò un angolo delle labbra, accennando quel che di più vicino potesse esserci ad un sorriso, a quell’ora.
«Sei straordinariamente comoda, appartamento 23» commentò, lanciando un’occhiata ai miei morbidi fianchi, proibendosi di appoggiarvi nuovamente le mani. Le sue dita avevano avuto un guizzo, ma lui si era tirato sufficientemente indietro, abbastanza celermente da non cadere in tentazione. Le sue difese erano notevolmente più basse, quasi come quando si finiva per ubriacarsi e si compivano azioni fuori dall’ordinaria personalità. Chissà come sarebbe stato, Min YoonGi ubriaco? Probabilmente, avrebbe iniziato a lanciare cose in giro, o ad insultare chiunque gli capitasse davanti. Potevo vederlo come se l’avessi avuto sotto gli occhi. Mi morsi la lingua per non ridere. «Potrei chiederti di farmi da cuscino, a casa. Ovviamente, senza vestiti» aggiunse, facendomi roteare gli occhi. Non si scomponeva mai, nemmeno appena sveglio. Mi sollevai dalle sue gambe, passandomi una mano fra i riccioli, per ravviarli un pochino.
«Per vedere questo corpo devi pagare, Agust Freak» gli dissi, ammiccando ed alzandomi in piedi. Mi stiracchiai sonoramente, dirigendomi in cucina.
«Accetti pagamenti in natura?» Lo sentii chiedere, dal soggiorno. Lasciai andare un verso sarcastico.
«In teoria sì. Per te, no» risposi, iniziando a tirare fuori dalla credenza il necessario per prepararmi uno dei caffè più forti che avrei mai creato nella mia estenuante carriera universitaria. Avrei dovuto vestirmi in fretta e catapultarmi di fuori, implorando una qualsiasi divinità di avere pietà e farmi trovare un autobus pronto in fermata… avvenimento che non sarebbe mai accaduto, bisognava essere comunque realisti. Jem, la mia compagna di corso, mi avrebbe tenuto un posto in aula in ogni caso, ma io avrei voluto chiacchierare con lei in giardino, prima della lezione. Era il nostro rito, interromperlo avrebbe avuto un risvolto nefasto sull’intera giornata, come quella volta in cui la docente di lettere inglesi ci aveva dato un quiz a sorpresa per “testare il nostro livello di memoria”. Una buffonata. Alla quale avevo comunque preso ventotto su trenta. Però il trauma era rimasto, senz’altro. E invece, a cosa pensavo, in quel momento? A Min YoonGi che dormiva placidamente su di me. Avrei dovuto concentrarmi sull’università, al posto di notare quanto dolce fosse la sua espressione indifesa, mentre riposava.
Che mi stava succedendo? Credevo di essermi rassegnata ad una vita di contemplazione di bellissimi asiatici, sola con il mio gatto e un’occasionale bicchiere di whisky, quando la solitudine si faceva troppa. Forse, avevo disposto male i miei piani. Non avevo considerato la variabile “scontroso e pallido vicino di casa che dorme come un bambino”. Sospirai, mentre mettevo la caffettiera sul fuoco, grattandomi la nuca, a disagio. Quel che fosse più divertente, era che con ogni probabilità, lui non mi considerava nulla più di un’amica. Magari ero solo io, che vedevo segnali dove non ce n’erano.
Improvvisamente, sentii il fresco tocco di due mani leggere sui fianchi, mentre il calore di un altro corpo si trasmetteva alla mia schiena.
«Sei proprio sicura di non poter fare un’eccezione, per me?» Domandò YoonGi, soffiandomi nell’orecchio. Mi paralizzai, avvertendo la pelle arricciarsi per la sensazione dello spostamento d’aria accanto alla mandibola. Arrossii, perdendo le parole. Non eravamo mai stati tanto vicini, in tutti quei mesi. I drama sul divano, con la testa poggiata sulla spalla e le braccia che si sfioravano, erano nulla, a confronto. Lui era lì, che mi stringeva a sé, proprio come in una di quelle scene alla Boys Over Flowers, per la quale mi sarei quasi strozzata con le patatine. Mi pareva di essere tornata a sedici anni.
«I-io…» balbettai e fui quasi sicura che lui stesse sorridendo, dietro ai miei capelli. Senza che potessi far nulla, sentii un paio di calde labbra poggiarsi delicatamente sulla mia guancia, per un breve attimo.
«Ti darò del tempo per pensarci» concluse lui, allontanandosi da me e voltandosi, uscendo dalla cucina con il suo passo noncurante.
«Non vuoi il caffè?» Ebbi solo il coraggio di pensare, alzando la voce per fami sentire fin nel corridoio.
«Nah, prendo solo caramel macchiato da Starbucks. Ci vediamo in giro, appartamento 23» e si tirò dietro la porta di casa, ridacchiando.
Fermi.
Tutti.
Mi aveva baciata. Sulla guancia. Era successo davvero?
Portai le dita sul punto dove, pochi istanti prima, avessi sentito la lieve pressione. Min YoonGi mi aveva dato un bacio sulla guancia, ripetei nella mente. E non me l’ero immaginato. Rimasi ferma ad osservare il caffè salire nella caffettiera, con una tabula rasa nel cervello. Neanche l’idea di arrivare in ritardo poteva distogliermi dal vuoto cerebrale che mi fosse esploso nella testa. Ormai, era ufficiale: non ci avrei mai capito nulla, di Min YoonGi.


 



 


#Yah!: soooooo long. SO many things. NamJoon è stato a Roma e Positano. Pensate che io l'abbia visto? Nah, manco for joking. Vabbè. Tanto si sa che in Italia ci tornano tutti, sooner or later. Devo vedere l'episodio di Run alla casa stregata e GoGo versione Biancaneve, ho gli arretrati ARGH. Mi fa strano non aggiornare più Youth, uff. Però, di positivo c'è che questo capitolo di TND è inedito per tutti, neanche su Wattpad ero riuscita a metterlo. E spero che vi piaccia, perché è pieeeeno di feels, eheh.
Cosa dire? Ascoltate il nuovo cd degli Epik High e fatevi un favore, veramente. Ah, sì, sto in fissa con Havana di Camila Cabello, sento anche quella ogni giorno. HAVANA OH NA NA (aggiungete zia latinoamericana che mi tira una ciabatta perché guardo asiatici hot fino a tardi con la tisanina e il plaid, thanks). E niente. Vi lascio con un meme che ho creato su NamJoon e messo su Twitter, perché di quando un idol viene nel tuo paese, bisogna sempre ridere. #CHIVVESEteam, stay hungry, stay irrelevant. Love u all <3

 


 

   
 
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