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Autore: Lo Otta    29/10/2017    0 recensioni
Lasciare la propria casa è difficile, e salutare famigliari e amici ancora di più. E se nella tua nuova città vieni pestato e derubato, costretto in una tenzone amorosa e turbato dai tuoi sentimenti puoi stare bello fresco.
Partecipante al contest “End of the Line” indetto da Found Serendipity
Partecipante alla challenge "Mal d'amore challenge!" indetta da AcquaSaponePaperella
Partecipante al contest "Festa + Alcol = guai" indetto da Hermit_
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nei capitoli precedenti:
  Charl lascia la sua terra natale per un lavoro, situato sull’altra costa del continente. Qui viene picchiato e derubato, per poi innamorarsi di una ragazza che scoprirà abitare nella sua stessa casa. Per una serie di incidenti con questa bellezza, la sua fidanzata rompe la loro relazione a distanza.

 

CARNIVALE ETILICO
Canta (come sei bella)


Charl era gettato sulla scrivania della sua stanza, in pigiama. Non aveva fatto niente tutto il giorno, ma almeno non si era buttato dal balcone per depressione. Cioè, voleva farlo, ma era troppo depresso per farlo.
  Una splendida mano aprì la porta della sua stanza, annunciando l’apparizione dello splendido corpo ad esso legato. Il giovane corpo femminile era racchiuso in un vestito a tubicino scuro, che nella sua esigua dimensione abbracciava i generosi doni che la Natura aveva fatto a Cloe.
  -Cuginone? Tutto bene?- la ragazza ottenne come risposta un grugnito. Significava che sta bene. Appena iniziata la depressione Charl le aveva dato una lista con i significati dei suoi vari suoni. Un grugnito significava sì, due no, una serie prolungata voleva dire che stava cercando di colmare il vuoto lasciato dalla perdita del suo amore con mezzi propri.
  -Senti cuginone, stasera c’è una festa enorme e mi fai davvero pena così abbattuto, quindi se vuoi puoi venire con noi.
  Charl girò la testa dal tavolo, poggiandola sull’orecchio sinistro. Da lì aveva completa visione della porta. Impastò la bocca due o tre volte, per cercare di darsi un tono almeno presentabile, e non far capire di aver pianto per mezzo pomeriggio. Con tutto l’odio represso che aveva dentro, sputò parole al veleno -Io, te, e quell’armadio del tuo ragazzo che mi detesta? Grazie per l’offerta, ma passo.
  Incurante dell’accidia della risposta, Cloe disse gentile -Per tua informazione, il mio ragazzo è partito stamattina con la sua squadra. Lo sapresti, se mi avessi ascoltato invece di gettarti via come spazzatura. Per noi intendevo io e la mia amica Tessa. Allora, ci vieni?
  -Com’è?
  -Chi?
  -La tua amica. Com’è?
  -Lei… è dotata di talento, molto simpatica ed ha, un gran corpo diciamo.
  -Mi stai dicendo che è brutta come la fame. Ma almeno questo gran corpo, quanti mesi ci vogliono a circumnavigarlo?
  -Sei cattivo. Non sai neanche come è e già la insulti. Io non sono brava nelle descrizioni. Vieni con noi e scopri tu di persona.- Charl aveva di nuovo rivoltato la faccia contro il tavolo, e rispose con due sordi grugniti. -Va bene, fai come vuoi. Ma dovresti farti una nuova vita. Ho dato un’occhiata ai profili della tua ex-ragazza e lei sembra spassarsela.
  Lui prese il suo smartphone e tirò la testa indietro, facendo sporgere gli occhi dal tavolo. Aprì velocemente le pagine social della sua fu fidanzata, e le trovò piene di nuove foto, dove lei si divertiva: lei al mare, lei che nuotava, lei che riemergeva dal fondo, lei sulle nevi, lei a un cenone. E c’era un vecchio uomo vicino a lei, con baffi grigi e occhiali scuri, spesso troppo vicino a lei.
  La maglia del pigiama era mezza dentro e mezza fuori i pantaloni, e dei calzini uno era dato per disperso e cercato dal suo compagno di vita, ma quell’aspetto trasandato non sfigurarò sull’aspetto barbino di Charl quando si alzò e accettò l’invito.
  -Perfetto, Charlone. Ora devi cambiarti, sistemarti i capelli, farti la barba e spruzzarti del profumo, che la fragranza “morto da poche ore” non va più quest’anno. Partiamo tra cinque minuti.
  Come punto da mille demoni di gelosia, Charl si fiondò in bagno sotto la doccia mentre accendeva il rasoio per togliersi i peli che gli accampavano sul viso. Il risultato di quella pessima equazione fu una scossa elettrica al primo contatto tra l’acqua e il filo esposto dell’elettrico depilatore, ce ebbe come unico beneficio di bruciare tutti i peli, ma proprio tutti. La pelle abbrustolita andò via con un doppio passaggio di spugna, rendendo Charl uno dei primi maculati a girare per quel paese. Non si sarebbero notati, se avesse mantenuto i vestiti addosso per tutta la serata. Cosa che non sperava proprio.
  Con solo più due minuti e sette secondi di tempo andò ad occuparsi del vestiario, inzaccherando tutto il tragitto tra il bagno e la sua stanza. Tirò fuori dalle valigie ancora chiuse nell’armadio una camicia bianca e dei pantaloni scuri, più dei mocassini di pelle che non metteva dal college. Con soli più ventinove secondi e la camicia mezza abbottonata, corse fuori dalla porta con le scarpe in mano. Scivolò sulla pozza bagnata e facendosi tutte le scale sul fondoschiena, rimbalzando di scalino in scalino. Si fermò nell’atrio, mentre la bella Cloe stava seduta al tavolo in cucina bevendosi una tazza di tè, davanti alla madre che guardava Charl preoccupata.
  Non fece in tempo a dare dell’amore materno al suo ospite che Charl era già in piedi, sordo al dolore che aveva dovuto provare. Appena in tempo per aprire la porta al primo squillo del campanello d’ingresso.
  La scarna illuminazione esterna rese ancora più grottesca la visione. Davanti a Charl era presente una creatura pelosa e informe, dall’enorme stazza e il muso scimmiesco. Solo quando spostò quel gigantesco peluche, riuscì a vedere finalmente l’amica di Cloe. Aveva un corpo molto mmmhhh… e le gambe era iiiiiihhhhh… Per non parlare del viso che era au auuuuuhhh.
  Quando smise di comportarsi come ogni membro dell’albero evolutivo precedente a lui, Charl chiamò Cloe, che tranquillamente si alzò dal tavolo, per venire presa fino ad arrivare faccia a faccia col ragazzo -Cloe cara, mi puoi spiegare una cosa? Sarebbe lei la tua amica “grossa”?
  La domanda con voce melliflua a lei posta ebbe subito risposta -Sì, e proprio lei. Cuginone, eccoti Tessa.- Si alzò dalla posizione ingobbita a cui era stata costretta, facendo un ampio gesto con la mano per presentare l’amica.
  Immediatamente Charl la riportò nella loro posizione confabulatoria -E sarebbe grossa? L’aggettivo più simile che mi viene per descriverla è “tanta”.
  -Scusate se mi intrometto, ma adoro quando le persone parlano a bassa voce.- sopra al braccio di Charl che teneva piegata Cloe si erano intromessi due volti: la ragazza e il pupazzo mostruoso. Naturalmente vicino a Charl c’era il pupazzo.
  Oramai scoperto, mollò la spalla di Cloe e tutti e tre (più il pupazzo) si rimisero in posizione verticale. La nuova ragazza lasciò il pupazzo nelle mani di Charl, che si trovò spiazzato.
  -Mi hanno detto che ti piacciono i peluche. Tieni, per la tua gentilezza.
  -Mi piacciono i peluche? Chi avrebbe messo in giro una voce simile?- lo sguardo cadde su Cloe, che fece un mezzo sorriso colpevole.
  -Vabbe’, per questa volta lascio correre. Allora come andiamo?
  -Non dovevi portarci tu?- l’innocente domanda della nuova arrivata fu seguita da degli ampi gesti con le mani dell’altra, che si sbracciava per farla tacere.
  -Hai per caso qualcos’altro da dirmi, piccola Cloe?
  -Dovresti portarci alla festa…- Charl iniziava a capire. L’invito non era dovuto ad un momento di gentilezza di Cloe, che nel vederlo depressa si era impietosita, ma piuttosto dovuto alla necessità di un guidatore -...con la tua macchina.- oltre alla beffa il danno. Oramai era stato incastrato in quella storia, ma doveva andare avanti. Magari sarebbe riuscito a concludere qualcosa con la ragazza nuova, che non sembrava il massimo dell’acume. E pubblicando qualche sua foto mentre si divertiva con delle belle ragazze, avrebbe potuto far ingelosire la sua ex.
  A testa bassa prese la giacca con le chiavi ed uscì verso la macchina parcheggiata sul vialetto, tenendo le scarpe nell’altra mano. Almeno quando calpestava la ghiaia sapeva cosa aspettarsi.

  Messe le scarpe i tre partirono, Charl al volante e le due ragazze dietro. Lo scimpanzè di pezza sul sedile del navigatore. Non che Charl lo volesse, ma Tessa aveva molto insistito, dicendo che era un portafortuna per il viaggio, e nonostante ci avesse provato nel vano portaoggetti non ci entrava. Durante il tragitto le due amiche chiacchieravano e Charl si lasciava a qualche fugace guardata delle due attraverso lo specchietto retrovisore. Quando smetteva intravedeva lo sguardo dello scimmiotto che con i suoi occhi neri lo fissava accusatore, dicendo “so cosa stai facendo, mascalzone!”. Una roba simile avrebbero dovuto metterla negli studi degli psicanalisti, ti entrava dentro e ti faceva pentire di qualsiasi cosa stessi facendo, anche solo bere un caffè.
  Quando furono abbastanza vicini alla sede della festa iniziarono a vedere le luci e i fari colorati che uscivano dalla casa. Urla e schiamazzi si sentivano sempre più, mentre la musica continuava imperterrita a suonare note spaccatimpani.
  I tre lasciarono la macchina poco distante, e quando furono fuori inserirono l’allarme. Charl tornò dentro e fece scendere di poco il finestrino del passeggero. Se la scimmia fosse soffocata, Tessa se la sarebbe potuta prendere.

  Le finestre dell’edificio mostravano lampi di ciò che accadeva all’interno. Al primo piano lluci psichedeliche e note stonate uscivano, insieme ai corpi ubriachi dei ballerini che capitombolavano dalle finestre. Al piano superiore alcune coppiette si davano ai loro istinti animali, immersi in una luce soffusa. Al terzo piano era in corso una lezione di bricolage.
  Charl seguì le due ragazze, che camminavano sicure tra ubriachi riversi a terra in pozzanghere del loro vomito e gattini squartati in simpatici cerchi e stelle. Davanti alla porta un uomo enorme bloccava le persone. Con una gentile richiesta e una veloce allentata alla parte superiore del vestito, Cloe e Tessa entrarono senza problemi. Anche Charl non ebbe problemi facendo la stessa sequenza, perché l’energumeno si piegò in due rigurgitando. Chiedendosi la causa, guardò dentro la camicia e trovò un pezzo di pelle e peli abbrustoliti, dalla bizzarra forma di un’anziana grinzosa nuda. Al pensiero vomitò anche lui, e poi buttò dietro di se quella pelle.
  Dentro la stanza c’era un enorme casino, e Charl non riuscì più a trovare le due. Vagò tra la folla scalmanata prendendosi dietro vari improperi riguardanti lui e buona parte della sua genia futura, fino a riuscire a raggiungere il bancone del bar, trovando un posto tra un ragazzino con gli occhiali scuri e un uomo di mezz’età intento a bere da un bicchiere con la cannuccia.
  -Senti ragazzino, hai visto per caso due ragazze molto belle? Una bionda in un tubicino scuro, l’altra con un corpo che è tutto un repertorio di versi animali?
  -Vuoi qualcosa? Coca, crack, una meridiana?- il ragazzino mostrò l’interno della sua giacca, piena di oggettaglia e polveri e sieri che potevano passare attraverso ogni orifizio del corpo.
  -Non voglio niente. Cercavo solo quelle due ragazze, le hai viste?
  -Senti, ti faccio un buon prezzo. Solo per te ogni due oggetti di contrabbando avrai un nano che suona la mazurka in vero finto peltro.- Charl prese il bicchiere mezzo pieno lasciato sul banco davanti a lui e se ne andò, conscio che non avrebbe ottenuto nessun aiuto da quel ragazzo. E poi quel nano ce lo aveva già.
  L’uomo di mezza età prese il suo posto -Piccolo, sai dove si tiene il corso di bricolage?
  -Vuoi qualcosa?
  -Mi servirebbe della colla, grazie. Sai, sto provando a fare una cornice in cartapesta per mia moglie.
  -La sniffi o te la inietti?

  Charl tornò in mezzo alla calca e buttò giù tutto in un sorso il bicchiere. Gli occhi si offuscarono per un attimo, ma poi gli venne una splendida idea per ritrovarle. Si diresse senza remore verso Il palco, sbandando ogni tanto.
  Raggiunto il piano rialzato si avvicinò alla console del DJ, un uomo alto con in testa due ridicoli cappellini con la visiera e una maglietta di molte taglie più grande. Charl confuso dalla strana bevanda decise di prendere il microfono, e il modo più veloce per farlo era bloccare il DJ.
  Da dietro Charl lo strinse con le sue grosse braccia attorno alla vita e lo alzò di peso. A quel punto il problema era diventato come usare il microfono, avendo le mani bloccate per bloccare il DJ. Ma in quel suo apice di confusa genialità, o lucida pazzia, Charl trovò immediatamente un’altra soluzione brillante. Masticando le parole, si rivolse al suo ostaggio -Senti amico, mi terresti il microfono per un attimo?
  Urlando troppo per le già sofferenti orecchie di Charl, Il DJ rispose -Ma sei scemo? Mettimi subito giù idiota! Mi hanno chiamato per animare una festa qui, e queste bravate di voi coglioni mi fanno solo perdere tempo! Non voglio rimetterci parte dell’ingaggio perché un imbranato come te non mi lascia fare il mio lavoro! E se provi solo a sfiorare l’attrezzatura ti rompo il culo hai capito?
  Charl era un po’ confuso ma aveva sentito alcune delle parole di quel tipo, e non gli piacevano proprio. Se aveva imparato qualcosa dalla mamma, era che chi usava brutte parole era una brutta persona. Dandosi slancio sulla schiena gettò indietro il DJ, che andò a finire sopra ad una coppietta sopra un divanetto sopra un’altra coppietta. La mamma ha sempre ragione.
  Rimasto solo sul palco mise le mani sulla console alla ricerca del microfono, e per sbaglio fece gracchiare due volte le casse prima di trovarlo.
  Lo prese in mano e guardò la folla di giovani davanti a lui, che avevano smesso di ballare quando si era spenta la musica e lo guardavano.
  Provò ad accenderlo, e chiese, sempre stentando le parole -Allora, qualcuno di voi ha visto due tipe, cioè due ragazze? Molto belle, molto molto?
  Dalla folla partirono degli urli, ma invece che risposte alla sua domanda ricevette altre frasi:
  -Vogliamo la musica!
  -Vattene dal palco, tonto!
  -Fenomeno, canta qualcosa!
  L’ultimo consiglio accese qualcosa in Charl, che lasciò completamente stare la ricerca delle sue due compagne e decise di darsi al karaoke.
  Prese ben saldo il microfono con le due mani e tirò fuori tutta la voce che aveva dentro, iniziando a cantare.
  Canta (come se quella)
  Lasciami fare
  Forse stanotte
  Fammi provare se ora si va

  Non lo so, se credere ancora alle tue paure
  Ma però, non riesco a dirmi di uscire
  Perché sei, o-oppure sette,

  Io credo che vorrò-òò
  Ma adesso è già ieri già

  Uohohohoo
  Prima del secondo Uohohoo si scatenò un tafferuglio tra la gente, al bordo della sala. Iniziarono a volare parole e oggetti. Un posacenere colpì la fronte di Charl che stramazzò a terra. La mamma gli diceva sempre che il fumo gli avrebbe fatto male. E la mamma ha sempre ragione.

 

Angolo dell’Autore:

  Ho ben poco da dire. La serie riprende ora con tre capitoli, tutti dedicati al contest “Festa + Alcol = guai!” di Hermit fatto sul forum di EFP.
  Qui abbiamo Charl che si da alle feste, anche se non è ha più l’età (voi che età gli dareste?).
  Fine

~Lo Otta

  
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