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Autore: Journey    30/10/2017    0 recensioni
La prima volta che i miei occhi incontrarono i suoi rimasi sbalordito dalla profondità di quel blu. E quando le sue braccia mi accolsero per la prima volta per confortarmi, credo di aver percepito il tempo scandire i secondi allo stesso ritmo con cui batteva il mio cuore. Mai, prima di quel momento, avevo sentito il mio cuore battere così forte. E così, finalmente ho capito: non avrei mai potuto amare nessuno come amavo lei. Mi ero quasi dato per vinto. Avrei vissuto il resto della mia vita uscendo con ragazze interessanti delle quali non mi sarei mai innamorato e piano piano avrei visto lei invecchiare tra le braccia di un altro.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altro Personaggio, Jennifer JJ Jareau, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 6

È sbagliato. Lo so.
Quello che feci, fu ingiusto. Non avrei dovuto nemmeno pensare ad una cosa del genere. Eppure quel pensiero mi tormentava, non riuscivo a farlo uscire dalla mia mente. Non riuscivo a rimuovere dalla mia testa l’immagine di Spencer che l’abbracciava e la baciava. Davanti a me, proprio davanti ai miei occhi. Più li guardavo e più mi rendevo conto di quanto avrei voluto essere al suo posto, al posto di Sarah. Ero stata proprio io a mettergli in testa quell’idea. Ero stata proprio io a dirgli che lui e Sarah avrebbero formato davvero una bella coppia. E in quel momento ci credevo. Riuscivo ad immaginare me e Will a cena con Spencer e Sarah in un’uscita a quattro. Riuscivo ad immaginare di tenere in braccio i loro futuri bambini. Riuscivo ad immaginare di passare la vecchiaia vivendo l’uno accanto all’altro. Vicini di casa. Riuscivo ad immaginarci anziani, seduti comodamente sul portico di casa a chiacchierare allegramente e a ricordare i vecchi casi risolti assieme. Ma improvvisamente, quando vidi Spencer baciarla, mi sentii nauseata. Non potevo accettare l’idea.
Spencer non doveva baciarla e lei non doveva baciare lui. Non doveva toccarlo, tantomeno abbracciarlo. Non doveva stargli troppo vicino e non doveva dirgli cose carine, ma soprattutto non doveva dirgli di amarlo.
Lui non poteva amarla, lui non poteva amarla.
E mentre tutto questo succedeva, mentre la mia mente continuava a lottare contro i miei sentimenti, il segreto rivelatomi da Penelope mi opprimeva tanto che avrei preferito non saperlo. Spencer per un lungo periodo era stato innamorato di me. Ed io non me ne accorsi. Mi sentii tremendamente in colpa. Cominciai a chiedermi come sarebbe andata la mia vita se lui mi avesse dichiarato il suo amore. Chissà, magari sarebbe potuto essere lui il padre dei miei figli. Il che mi riportò ad una grande, grandissima questione che urgeva di essere risolta: Will.
Quello per Will è stato amore a prima vista. Lui è uno degli uomini più dolci che abbia mai incontrato in tutta la mia vita. Con lui ho condiviso più di dieci anni della mia vita. Con lui ho condiviso alcuni dei momenti più belli della mia vita, come la nascita dei miei figli.
Eppure non avevo pensato nemmeno per un secondo a lui. Da quando Spencer era entrato nella mia testa, non riuscivo a pensare a nessun altro.
I giorni che seguirono furono tremendi. Mi dava fastidio ogni singolo comportamento di mio marito. Quando le sue mani mi sfioravano, mi innervosivo. Quando cercava di baciarmi, mi innervosivo. Quando cercava di toccarmi, mi innervosivo.
Will è sempre stato buono come il pane, ma non è mai stato stupido e capii subito che c’era qualcosa che non andava.
Cercò disperatamente di farmi sputare il rospo. Gli dissi che il lavoro mi stressava e che avevo bisogno di un po’ di tempo per me stessa. Lui mi disse che dovevo prendermi una vacanza così sarei potuta stare un po’ a casa a rilassarmi. Gli dissi che non era possibile, non in quel momento. Avevamo un caso tosto e la squadra aveva bisogno di me. E così abbandonai quella conversazione. Presto partimmo, destinazione: Los Angeles. Nel frattempo parlavo costantemente con Penelope e la tenevo aggiornata su tutto. Lei era l’unica ad essere al corrente della situazione. Così, quando le cose si facevano insostenibili, passavamo ore al telefono a discutere dei miei assurdi problemi sentimentali.
Ricordo molto bene quel caso in particolare. Avevamo bisogno di tutto l’aiuto possibile per risolverlo. La mancanza di Hotch si faceva sentire proprio come quella di Morgan, ma per fortuna il nostro nuovo capo, la nostra amica Emily Prentiss, era una tosta.
Io ed Emily abbiamo sempre avuto un rapporto meraviglioso, ma non l’avevo ancora messa al corrente della situazione in cui mi trovavo. Quella volta, per fortuna, diventò di vitale importanza avere con noi sul campo anche Penelope. Ricordo che per il caso saremmo rimasti in città per almeno una settimana. Quando arrivò, le fu data la camera accanto alla mia in albergo. Io, lei e Emily eravamo sullo stesso corridoio, Rossi, Alvez e Simmons erano al piano di sotto, mentre Spencer e Sarah condividevano una matrimoniale al piano sopra il nostro. Quanto mi innervosiva il pensiero di loro due che dormivano assieme, non si può nemmeno spiegare. E così continuavo a spezzarmi e a ridurmi in cenere ad ogni fine serata. Ormai era d’obbligo, prima di rientrare in camera, passare dal bar. Degli uomini avevano tentato di abbordarmi notando quanto fossi poco sobria, ma fortunatamente, non ero mai sola. Accanto a me c’erano sempre le mie amiche, Penelope ed Emily. Emily era la prima ad andare via, così io continuavo ancora per un paio d’ore a bere e ad intossicarmi, mentre Penelope cercava di fermarmi. Quello che successe poi, fu l’inizio della fine.
Come ogni sera, mi fermai al bar assieme alle mie colleghe, ma questa volta non eravamo sole, questa volta con noi c’erano anche Spencer, Sarah e Rossi. Chiacchierammo per un po’, poi, piano piano, la sala cominciò a svuotarsi. Rossi, ci salutò e andò via, Emily lo seguì. Ed infine, anche Sarah, dopo aver dato un bacio a Spencer e avergli detto di amarlo, tornò nella loro stanza. Rimanemmo solo noi tre. Io, Spencer e Penelope.
Reid cominciò a raccontarci di quanto fosse felice e – nonostante non avessi toccato un goccio di alcol quella sera – non riuscivo a mentire. Non riuscivo più a mostrarmi felice per loro. E mentre lui parlava immaginavo di prenderlo a pugni per farlo zittire. Fortunatamente l’argomento dopo un po’ cambiò. Penelope cominciò a lamentarsi di Alvez.
E come ogni serata che si rispetti, anche quella si accingeva a concludersi. Garcia si alzò in piedi e mi disse che si stava facendo tardi e che sarebbe stato meglio se fossimo andate a letto. Annuii e mi alzai, ma Spencer mi afferrò dal braccio.
“Aspetta, vorrei parlarti, resta ancora un po’, dopo ti riaccompagno io in camera” mi disse
Guardai Spencer e poi guardai la mia collega, sperando che facesse qualcosa al riguardo. Da quando avevo metabolizzato e compreso i miei sentimenti per il mio amico, non c’era stata una volta in cui eravamo rimasti da soli.
“Non puoi parlarle domani? È tardi!” esclamò Penelope.
“Non ci vorrà molto, comincia ad andare Garcia” continuò lui.
E Garcia non ebbe scelta, mi mimò un “mi dispiace” con le labbra e andò via. Quando mi risedetti sul divanetto, lui mi prese la mano.
“Mi è mancato parlare con te. Sembra quasi che ultimamente tu mi stia evitando” disse.
“Non ti sto evitando” risposi.
“Che ti succede, JJ?” domandò
“Niente” risposi, forse troppo velocemente
“JJ ti conosco, ti prego dimmi che ti sta succedendo” insistette.
Rimasi in silenzio per un paio di minuti mentre lui continuava a parlare, non ascoltando nemmeno una delle parole che uscivano dalla sua bocca. E poi, mi alzai. Sentivo le lacrime riempirmi gli occhi. In men che non si dica la vista mi diventò sfuocata. Camminai il più velocemente possibile per raggiungere l’ascensore. Quando arrivai al mio piano lui era lì, era fuori dalla porta della mia camera e mi aspettava. Probabilmente aveva preso le scale. Lo guardai e senza digli nulla aprii velocemente la porta di camera mia e mi ci fiondai dentro. Lui mi seguì e si chiuse la porta alle spalle. Gli dissi che doveva andare via. Ma non accennava a muoversi. Gli aprii la porta e lo invitai nuovamente ad uscire. Ma mi disse chiaramente che non sarebbe andato da nessuna parte fino a quando io non gli avessi detto cosa mi stava succedendo. Chiusi la porta alle mie spalle. E quando mi girai lui era a pochi centimetri da me.
“Ti prego JJ, parlami? Che ti ho fatto? Mi eviti da settimane. Dimmi, come posso aiutarti?”
“Smettila. Smettila. Smetti di farlo!” esclamai
Lui mi guardò con quell’espressione smarrita.
“Smetti di essere… te.” Continuai.
“Non posso farci niente” mi rispose con aria innocente.
“Certo che puoi. Puoi – dissi – Tu pensi di sapere che cosa sta succedendo ma… non lo sai”
“Bene, allora spiegamelo, JJ, perché tutto ciò che so è che la mia amica sta soffrendo, e quando la vedo star male, voglio fermare il suo dolore” mi rispose.
E in quel momento non riuscii più a trattenermi. Finalmente mi liberai di quel peso che mi stava logorando, mi stava consumando.
“Vuoi sapere che mi sta succedendo? Vuoi sapere perché sto soffrendo?” chiesi nervosa.
“Si” rispose lui continuando a guardarmi in quel modo che mi faceva sentire quasi del tutto impotente.
“Sono innamorata di te, Spence” 

       
   
 
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