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Autore: Journey    04/11/2017    0 recensioni
La prima volta che i miei occhi incontrarono i suoi rimasi sbalordito dalla profondità di quel blu. E quando le sue braccia mi accolsero per la prima volta per confortarmi, credo di aver percepito il tempo scandire i secondi allo stesso ritmo con cui batteva il mio cuore. Mai, prima di quel momento, avevo sentito il mio cuore battere così forte. E così, finalmente ho capito: non avrei mai potuto amare nessuno come amavo lei. Mi ero quasi dato per vinto. Avrei vissuto il resto della mia vita uscendo con ragazze interessanti delle quali non mi sarei mai innamorato e piano piano avrei visto lei invecchiare tra le braccia di un altro.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altro Personaggio, Jennifer JJ Jareau, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 7

Ormai l’avevo ammesso. Ormai l’avevo detto. Non potevo più rimangiarmi le mie parole.
Dopo averle pronunciate, rimasi completamente bloccata. In silenzio, per qualche minuto. Mi sentivo paralizzata. Sentivo la pesantezza del suo sguardo su di me e non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi. Non avrei potuto gestire il rifiuto in quel momento, mi sentivo troppo vulnerabile e persa. Avevo ammesso di amarlo. Così le lacrime mi inumidirono gli occhi e le ricacciai indietro. Non avrei pianto. Pensai che non avrei permesso mai a nessuno di farmi sentire così vulnerabile e impotente, mai più per tutta la durata della mia vita. Trovai, dunque, la forza di alzare il viso e incrociai il suoi occhi. Non avevo la minima idea di cosa gli stesse passando per il cervello.
“Spence” cominciai.
“Zitta” mi disse puntandomi il dito contro.
Non l’avevo mai visto così nervoso. Cominciò a fare avanti e indietro. Si massaggiava le tempie ed evitava di guardare nella mia direzione. Decisi di avvicinarmi. Ma non appena mossi il mio primo passo, mi intimò non avvicinarmi. E mi spaventai. Non l’avevo mai visto così.
“Spence” ripresi.
“Ho detto stai zitta!” continuò lui.
Ma non avrei lasciato che mi dicesse cosa fare. Capivo il suo stato d’animo, era chiaramente confuso, arrabbiato e nervoso, ma non gli avrei mai permesso di avere così tanto potere su di me. Così cominciai ad avvicinarmi a lui. Più lo facevo e più si allontanava.
“JJ ti ho detto di non avvicinarti”
“Non mi interessa quello che mi hai detto. Voglio avvicinarmi. Voglio sapere che diavolo ti prende!” esclamai nervosa.
Non appena fui abbastanza vicina, gli misi una mano sul braccio per fermalo. Prima che me ne accorgessi mi ritrovai con le spalle contro il muro e le sue mani sopra di esse. La sua fronte contro la mia.
“Tu non hai la minima idea di quello che mi hai fatto stasera, vero? Sei tu quella che non ha idea di cosa sta succedendo, non io” mi disse.
Averlo così vicino mi faceva male. Avere le sue labbra così vicine alle mie, mi faceva male. Avrei potuto ribaltare la situazione in un batter d’occhio, ma non lo feci.
“E allora spiegamelo, Spence, ­perché tutto ciò che so è che il mio amico sta soffrendo, e quando lo vedo star male, voglio fermare il suo dolore” dissi piano, utilizzando le sue stesse parole.
Lui staccò la sua fronte dalla mia e appoggiò la sua guancia sulla mia.
“Non sai per quanto tempo ho sperato di sentire esattamente quelle parole uscire dalla tua bocca” sussurrò al mio orecchio.
Ed improvvisamente il mio cuore prese a battere più velocemente di prima. Non riuscivo quasi più a sentire quello che Spencer mi diceva per quanto batteva forte.
“Per anni ho sperato che ti accorgessi di quanto fossi innamorato di te. Per anni ho sperato che mi guardassi in maniera diversa. Per anni ho sperato di poter essere il padre dei tuoi figli. Per troppi anni ho sperato di essere il fortunato uomo che ti avrebbe vista invecchiare tra le sue braccia e che sarebbe stato fortunato abbastanza da passare con te anche l’ultimo giorno della sua vita, ma adesso…”
Adesso cosa, Spencer? Adesso, cosa? Continuavo a chiedermi e quel silenzio mi tormentava. Avevo bisogno di sapere. Non riuscii a trattenere le lacrime. Mi aveva commosso e, nonostante tutta la forza di volontà, non riuscii a fare la dura. Pensai che ormai non mi amasse più. Erano passati anni da quando era innamorato di me.
“Lo so, Spence, lo so. So che eri innamorato di me. E mi dispiace di non essermene accorta prima” dissi.
“Cosa sai? Tu non sai un bel niente!” esclamò allontanandosi da me.
Ed io rimasi contro il muro. Immobile.
“Penelope mi ha detto tutto” dissi piano.
“Penelope non sa proprio niente” continuò lui furioso.
“E allora spiegami” dissi.
“Dimmi cosa sai!” esclamò
“So che eri innamorato di me e so che hai deciso di reprimere i tuoi sentimenti quando hai scoperto che avevo cominciato a vedere Will. So che lo hai fatto perché così io avrei avuto la possibilità di essere felice” dissi avvicinandomi di nuovo a lui e prendendogli la mano.
“Non è così semplice. JJ io non ho mai smesso di amarti. Ti ho vista innamorarti di lui e poi dare alla luce i suoi figli, ti ho vista andare all’altare con lui e per tutto il tempo ho pensato che quello era il mio compito. Ho passato questi ultimi anni pensando di doverti stare accanto senza poterti avere. Credevo fosse questo il mio ruolo nella tua vita. Credevo fosse questo tutto ciò che avrei fatto. Ma poi è arrivata Sarah e mi ha fatto credere di poter avere di più. Finalmente mi sono sentito in grado di poter amare qualcuno. E all’improvviso arrivi tu e distruggi ancora le mie certezze. Mi dici che mi ami e mi scombussoli il cervello. Credevo di aver finalmente messo chiarezza nella mia mente. Credevo davvero di poter amare qualcun altro che non fossi tu. Non avresti dovuto, non avresti dovuto dirmelo. Avresti dovuto darmi la possibilità di vivere la mia felicità.” mi disse.
Mi sentii uno schifo. Mi sentii davvero una persona orribile. Mai nella vita mi sarei aspettata di sentirmi così male come mi sentii nel momento che seguì. Sapevo che quello che gli stavo facendo non era giusto, ma finalmente avevo capito di amarlo e non potevo perdere quell’occasione.
Mi avvicinai ancora di più a lui e lo abbracciai. Lui aveva gli occhi lucidi. Appoggiò la testa sulla mia spalla ed io gli misi una mano dietro la nuca. Cominciai a massaggiargli la testa mentre lui continuava a sussurrare che “non era giusto”. E poi feci ciò che non avrei mai dovuto fare. Girai lentamente il mio viso, lui alzò leggermente la testa e gli diedi un bacio sulla guancia.
“JJ ti prego” disse, ma non avevo intenzione di fermarmi. Così gliene diedi un altro e poi un altro ancora e un altro ancora. Gli baciai la fronte e continuai per tutto il viso.
“Ti prego, fermati” continuò. Ma ormai era troppo tardi per fermarmi. Lui mi afferrò dalle braccia e mi allontanò.
“Basta – mi disse – devo andare via” mi disse avviandosi alla porta.
“No, Spence, ti prego” gli dissi cercando di fermarlo.
“JJ lasciami, ti prego”
“Non lasciarmi” dissi avvinghiandomi a lui come una disperata. E in quel momento lo ero, ero disperata. Non volevo che tornasse da lei, non volevo che stesse lontano da me. Non volevo più passare un singolo momento della mia vita senza quell’uomo che per più di dieci anni mi aveva amato in segreto e di cui, per più di dieci anni, avevo ignorato i sentimenti. 
   
 
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