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Autore: Zomi    30/10/2017    5 recensioni
Izou sospirò nuovamente, l’auto che rallentava nell’imboccare il candido cancelletto della villetta al mare della famiglia Newgate.
L’edificio si mostrava con i suoi imponenti due piani, la verniciatura candida data di fresco e il prato verdeggiante sul davanti e quello grigio cemento con il cesto da basket sul dietro, la veduta del mare a portata di mano.
Izou sospirò di nuovo.
“Ti divertirai” lo aveva rabbonito “Sarà una bella vacanza” aveva aggiunto la falsa speranza.
Non che a Izou dispiacesse il mare e quella quindicina di giorni di vacanza settembrina fuori programma.
No, Izou Shirohige amava il mare.
*Fan Fiction partecipante al Crack&Sfiga Ship's Day indetto dal Forum Fairy Piece*
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Barba bianca, Ciurma di Barbabianca, Izou, Marco
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il verde è il colore della speranza, tranne che nel cerchio intorno agli occhi.
Georg Lichtenberg
 
 
La pineta che costeggiava il mare era sempre sembrata fuori posto per Marco.
I pini, con la loro chioma geometrica e verde, erano tipici della montagna, non del mare, e lui con la sua logica di allora bambino li trovava fuori luogo e inadatti a circondare i tuffi dagli scogli, i gelati presi sotto il sole, i castelli di sabbia e le corse con i suoi fratelli.
Era stato Vista, il suo fratello più grande, a spigargli che certe volte alcune cose che sembrano fuori luogo, erano lì invece perfettamente collocate e rendevano magnifico ciò che li circondava, con la loro caratteristica di outsider, rendendo l’ambiente che non gli apparteneva ancor più bello.
-Sono i dettagli fuori posto che rendono magnifico il mondo, non credi Marco?- l’aveva spronato a ragionare.
Marco aveva annuito convinto, e lo era ancora mentre respirava a polmoni piene il profumo melenso e pungente della melassa che colava dagli alti rami della pineta, avanzando gravo del suo dolce peso.
Del suo dettaglio fuori posto.
Con occhi stanchi tentò di mettere a fuoco la schiena di Namur, ma era troppo lontano e di certo per nulla voglioso di attendere di bagnarsi con le onde del mare per aspettarlo e arrivare insieme alla spiaggia.
Erano quindi soli, e solamente un grillo canterino ben nascosto tra i pini poteva vederli.
Sorrise rallentando il passo e assaporando la luce smeraldina che illuminava la via fino alla spiaggia, lo sguardo che si allargava ad abbracciare ogni sfumatura di verde che gli appariva dinanzi.
Chiuse gli occhi e respirò profondamente, la schiena dritta e il capo rivolto al cielo mentre il suo dolce peso lo guardava confuso.
Si lasciò accarezzare dalla brezza marina che entrava tra le fronde, sorridendo quando un polpastrello andò ad aggiungersi al vento che gli accarezzava la pelle sudaticcia del viso.
Lo sentì corrergli sullo zigomo sinistro, percorrere il contorno dell’occhio e giocare sulla mezza luna verdastra della sua occhiaia.
Verde e profonda, la pelle appesantita dalla mancanza di sonno abbracciava l’occhio di Marco rendendo più scuro e profondo il color turchese della sua iride, che brillò però rinata quando il candido dito disegnò il suo contorno.
La piccola falange corse veloce su tutta la lunghezza di quel piccolo dettaglio verde, sottolineando le ore di sonno non godute di Marco prima di fermarsi e accarezzare con maggior dolcezza la pelle gonfia e stanca.
-Dovresti dormire di più- suggerì sottovoce Izou, allentando la presa di gambe e braccia sul tronco del biondo, lascando dondolare un piede scalzo.
-Non riesci a riposare bene?- chiese premuroso, portando il dorso della mano ad accarezzare la sua guancia lievemente pungente per la ricrescita della barba.
-Scalcio?- si sporse a guadarlo in faccia, la voce preoccupata e colposa –Non ti lascio dormire Mar…-
-Mi piace svegliarmi presto e guardarti dormire- ammise d’un fiato il biondo, scoppiando a ridere e squarciando il silenzio della pineta quando Izou si afflosciò contro la sua gola uggiolando con toni strozzati e acuti assieme, in balia di quegli attacchi di dolcezza con cui il compagno cercava di ucciderlo a forza di infarti.
-MARCO!!!- risciò di strozzarlo stringendo le braccia a lui e facendogli quasi perdere l’equilibrio sulla via segnata tra le ombre dei pini.
Il biondo ridacchiò, poggiando i pesi di entrambi sui piedi, il capo piegato a confrontarsi con lo sguardo nocciola del compagno, stretto a lui e rosso in viso, il cuore che batteva forte contro la schiena del suo cavaliere.
-Fermo fermo!- rise, stringendo le braccia sotto le anche del moro, facendolo sobbalzare e sistemandoselo sulla schiena.
Sorrise amabile nel venir accarezzato in ricambio, qualche ultimo mugugno espresso con finta rabbia dal moro prima che si chetasse e tornasse ad abbracciarlo con disinvoltura.
L’ennesimo sospirò lasciò le labbra di Marco.
Erano passati giorni dall’episodio del pc.
Da quel pomeriggio passato a tormentarsi in domande che mai avrebbero preso voce e una notte trascorsa a ribollire di rabbia contro se stesso e a ciò che aveva deciso di fare al suo ragazzo.
Erano seguite mattine silenziose da parte di Izou, sorrisi educati ma non più dolci dei suoi, chiacchiere svogliate e per nulla intrise d’amore e una vita di facciata che aveva scardinato ogni dettaglio di quella vera, prendendone il posto con brutale e cruda violenza.
Izou era diventato il suo amico.
Non il suo amante, non il suo confidente, non la persona con sui ridere e sfogarsi per ogni singola cosa.
Un amico.
E la speranza che nulla fosse andato perduto, che nessun loro contatto sentimentale fosse visibile solo su alcune foto conservate con cura in un pc, era andata via via assottigliandosi.
Non gli restava che guardarlo dormire al mattino, beandosi della sua silenziosa compagnia e rubando ore di sonno al suo corpo già denutrito di quell’amore che si stava negando da solo.
Gli restavano solamente i sospiri dormienti del moro, i mugugni borbottati in dormiveglia e qualche carezza rubata prima che i raggi del sole illuminassero ciò che durante l’intero giorno si nascondeva fin troppo bene.
Non gli restava che quelle poche ore a ricordargli cosa erano assieme, uniti non solo dall’amicizia.
Fino a quel giorno.
Non aveva ancora capito perché Izou avesse sfidato con tanta goliardia quel toro di suo fratello Atmos in una gara di corsa , nonostante Marigold, moglie dell’imponente primogenito, avesse ben avvertito della forza taurina del marito il moro.
Fatto sta che Izou ci aveva riso sopra, aveva urlato un poderoso e  provocatorio “Chi arriva ultimo in spiaggia sta sotto nel coito” e un scatto fulmineo… si era fatto sorpassare da Atmos che lo aveva anche fatto inciampare.
Responso della gara: un Izou incapace di camminare per una caviglia lesa, una maglietta firmata impolverata e macchiata dall’onta della sconfitta e suo fratello borioso e mascolino che aveva continuato la corsa verso la spiaggia armato di moglie tra le braccia.
Così si era ritrovato Marco nella pineta.
Con il compagno mutilato in spalla, costretto a portarlo fino alla spiaggia per la via più lunga scelta dal padre per non sapeva quale motivo, e con l’ombra dei pini ad accompagnarli visto che tutti i fratelli erano ormai scomparsi dalla loro vista.
E il biondo  non poteva che esserne più felice.
Riprese a camminare lungo il bosco, i passi calmi e per nulla vogliosi di raggiungere la meta.
Era bello starsene all’ombra e al fresco con Izou addosso, così vicino come mai lo era stato in quei giorni, e sentirlo giocherellare con qualche sua ciocca dorata, finalmente libero da occhi indiscreti di toccarlo e vezzeggiarlo con piccole carezze e soffi sul collo.
Riaccendeva in lui la speranza che la loro relazione non fosse stata del tutto zittita.
Che ci fosse ancora qualcosa e che Izou l’avesse perdonato nonostante lui non avesse mai pronunciato alcun verbo di scuse.
-Perché mi guardi dormire?- lo scosse dai suoi pensieri riportandolo all’ordine del giorno.
Marco scrollò le spalle, una mano scesa ad accarezzare la caviglia lesa del moro.
-Fa male?- chiese, deviando il discorso.
Troppo imbarazzante ammettere che gli mancavano tutti quei gesti di dolcezza e affetto che gli aveva proibito di rivolgergli.
Troppo scomodo confessare che gli mancavano tutti.
-No. Perché mi guardi dormire?- tornò all’attacco ricevendo la medesima risposta silenziosa –Dovresti approfittare di questa vacanza riposandoti- l’ammonì –Le occhiaie poi non ti stano bene e la mancanza di sonno causa…-
-Mi manchi- parlò lapidario -Mi manchi e mi dispiace-
Izou strinse le dita sulle spalle a cui si aggrappava, allargando gli occhi prima di addolcirne lo sguardo. Il suo Marco, il suo sciocco Marco.
-Non avrei mai dovuto trascinarti in questa vacanza- continuò quello –Non dovevo chiederti di fingerti mio amico, non dovevo negarti di baciarmi e non…-
-È tutto ok- lo abbracciò con forza, infossando il capo contro la sua gola, rassicurandolo -È tutto ok Marco, va tutto bene-
Una mano candida e fresca scivolò nel collo largo della canotta del biondo, fermandosi su un pettorale ad ascoltare il battito deciso del suo cuore. Il palmo era fresco contro la pelle sudaticcia e calmava i battiti frenetici che risuonavano nella cassa toracica del biondo in apnea di parole.
-Non avrai pensato che bastasse così poco per allontanarmi da te?- gli sussurrò all’orecchio Izou, ridacchiando e calmando quei timori che turbavano nel profondo il biondo sempre così impassibile e distaccato, e che lui aveva capito nonostante la reticenza ad esprimerli del compagno.
Sciolse la stretta delle gambe, scivolando a terra ma rimanendo abbracciato al corpo di Marco, stringendolo con forza e allacciando il braccio attorno alle sue spalle, spingendoselo contro al petto.
-Non ti libererai di me così facilmente- gli soffiò sul collo –Per ora il nostro rapporto è solo…- schioccò la lingua sul palato in cerca delle parole giste -… chiuso per ferie-
Si staccò brusco, facendo sussultare il biondo con una manata ben assestata al suo sedere, scuotendolo dal torpore in cui era caduto cullato dai suoi tocchi e dal tono basso e dolce della sua voce.
-Ma quando riaprirà non avrai scampo!- lo superò di corsa, ridacchiante e divertito.
-Chiuso per ferie- borbottò tra sé, rimuginando, fissando il compagno avanzare spedito lungo la pineta, braccia piegate dietro il capo e passo ben saldo sul terreno.
-Izou- lo richiamò, facendogli piegare il capo all’indietro a guardarlo interrogativo.
-Si occhietti pieno di sonno?- fece dietrofront saltellando, prendendolo bonariamente in giro.
Marco sorrise di sghembo, incrociando le braccia al petto.
-Avevo capito che la caviglia ti facesse male…- indicò con un cenno del capo il falso piede leso del moro, che si bloccò nel suo avanzare baldanzoso.
-Oh!- socchiuse la bocca, prima di girare sui tacchi e ridacchiare, le ombre della pineta su di lui.
-Marco- ammiccò al biondo con occhi languidi –Dovevo pur inventarmi qualcosa per strusciarmi su di te-
 
 
 
 
 

 
   
 
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