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Autore: Vegethia    30/10/2017    3 recensioni
Non cercavi fama, né soldi, né riconoscimenti di alcun tipo: per te, che eri da sempre stato quello più a suo agio con l'oscurità, quello assuefatto dal sangue ancor prima di assaggiare un frutto del diavolo, la licenza di uccidere era quasi un invito a nozze. Ti spronava a seguire la tua natura ferina.
Ed io...
Io che avevo sempre ammirato il cielo azzurro e il sole con le sue albe coraggiose, i suoi tenui tramonti, il suo raggi ardenti al mezzogiorno...
Io che bramavo il vento sulla pelle, la vertigine della libertà...
Io che amavo la vita, come potevo essere addestrato per uccidere?

[Kaku centric] [Lucci/Kaku] [Shonen-ai solo accennato]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kaku, Rob Lucci
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il buio era la mia casa, la notte la mia migliore amica.
Questa era stata la prima e più importante lezione sull'isola.
La seconda fu il silenzio: non una prerogativa, la prerogativa delle mie azioni. 
E diligenza, autocontrollo, tempestività: le doti del killer perfetto, la mia carta d'imbarco per abbandonare quel posto dimenticato da Dio, che oggi è probabilmente l'unico ad appartenermi.
Sapevo che ormai c'ero dentro.
Sarei diventato l'agente che il Governo Mondiale voleva, una macchina obbediente, una spia capace di agire nell'ombra senza lasciar traccia del suo passaggio.
Sapevo che i miei Shigan avrebbero ucciso.
Quelle che avrei trapassato, un giorno, non sarebbero state rocce e cortecce inanimate, ma muscoli pulsanti, organi vitali.
Non avrei avuto possibilità di chiedermi se fosse davvero indispensabile, se esistesse un limite morale al sangue versato, al dolore inflitto, alle vite spezzate in nome di ciò che definivamo Giustizia.
Non stava a me giudicare: di quella Giustizia, io, ero solo l'esecutore e da tale avrei obbedito ai loro ordini, come facevano tutti i miei colleghi più grandi.
O così, almeno, avrei voluto.
La realtà era diversa, perché rimanevo il più debole del gruppo e non solo per una questione anagrafica.
C'era un qualcosa... qualcosa di più sostanziale della mancanza d'esperienza a separarci, a rendere le mie Rokushiki una pallida imitazione delle loro.
Loro non avevano avuto facoltà di scelta, in questo eravamo simili, ma avevano scelto per chi o per cosa farlo; una differenza che si rivelava essenziale, un abisso che ci allontanava ogni giorno di più.
Era stato chiaro fin dall'inizio: Califa lo faceva per suo padre; Jabura per saziare l'innata bellicosità; Fukuro per la sua ingordigia di pettegolezzi (pari solo al vizio di spifferarli ai quattro venti); Blueno perché era un lavoro redditizio e gli avrebbe garantito un'esistenza rispettabile; Kumadori per quella madre che lo ispirava e lo assisteva nella caccia alle colpe da espiare.
E tu... beh, perché eri tu.
Rob Lucci, l'incarnazione della perfetta arma da massacro che il Governo bramava. Non cercavi fama, né soldi, né riconoscimenti di alcun tipo: per te, che eri da sempre stato quello più a suo agio con l'oscurità, quello assuefatto dal sangue ancor prima di assaggiare un frutto del diavolo, la licenza di uccidere era quasi un invito a nozze. Ti spronava a seguire la tua natura ferina.
Ed io...
Io che avevo sempre ammirato il cielo azzurro e il sole con le sue albe coraggiose, i suoi tenui tramonti, il suo raggi ardenti al mezzogiorno...
Io che bramavo il vento sulla pelle, la vertigine della libertà...
Io che amavo la vita, come potevo essere addestrato per uccidere?
Come potevo restare immerso in quelle tenebre, senza soffocare?
Andavo avanti seguendo l'esempio di chi avrei dovuto diventare, perfezionando le mie bugie prima ancora delle mie tecniche, ma brancolavo nel buio, e più guardavo loro allenarsi con solerzia e vedevo la luce della determinazione brillare nei loro occhi, meno capivo per quale ragione il Governo avesse scelto me.
Il piccolo, debole moccioso col naso quadrato, come avrebbe detto il capo. 


Forse dovrei evitare di darmi alle riflessioni proprio adesso.
Come tu mi hai detto una volta, gli uomini sono sempre più volubili quando si avvicina la notte, o la morte; io non faccio certo eccezione.
Ma non posso fare a meno di pensare, guardando questo cielo grigio che sovrasta Enies Lobby, pregno del fumo dei cannoni e della frenesia della battaglia circostante...
Lo volevo davvero?
Sono appena stato licenziato da quello che, con tutta probabilità, era il miglior lavoro della mia vita.
Mi piaceva la Galley-La Company.
Ho voltato le spalle a coloro che, ne sono certo, sarebbero stati dei buoni amici.
Potevo esserlo anch'io, per loro.
Riesco ancora a vedere, nitidissima, l'espressione di Pauly nella stanza di Iceburg.
Tradire la sua fiducia... ne valeva la pena?
Le tue mani sporche del suo sangue; lacrime malcelate negli occhi dell'uomo che ci aveva creduti compagni.
Odiavo essere un agente del Cipher Pol.


«RAPPORTO A TUTTE LE NAVI
! RAPPORTO A TUTTE LE NAVI!»
Una comunicazione da mille mila e più chilometri di distanza, come da un mondo virtuale che sembra impossibile trovarsi solo al di là di questa torre giudiziaria.
«ROB LUCCI, DEL CIPHER POL 9...»

Sento la testa pulsare contro il pavimento mentre mi concentro su ciò che ho compreso essere una trasmissione della Marina. Oltre le mura sventrate del Palazzo, l'aria è carica di tensione. 

«...PROPRIO ORA... PROPRIO IN QUESTO MOMENTO...! È STATO SCONFITTO DAL PIRATA RUFY CAPPELLO DI PAGLIA
Il sapore del sangue torna ad invadermi la gola, ma io devo rialzarmi. Devo vedere. Devo essere sicuro di non stare ancora sognando nel limbo dove l'Ashura di Roronoa mi ha spedito.
Sciocchezze. Non sanno di che pasta sei fatto.
Trascino il mio corpo verso le macerie.
Penso abbiano preso un abbaglio, tutti quanti, dev'essere così... ma un boato d'assordante stupore fa eco alla notizia, smentendomi all'istante.
Le ferite hanno ripreso a sanguinare quando raggiungo la parete in frantumi.
Ancora un passo. Ancora uno.
Mi sporgo all'esterno e lo vedo: il dispiegamento di armate navali più grande del mondo. Il mare è un campo di battaglia, un tumulto di scoppi e grida e panico in cui i soli protagonisti sono i bastimenti da guerra e la devastazione di cui si fanno portatori. Non distinguo i pirati dai marines, né i ribelli dai governativi, ma non è per loro la mia attenzione.
Scruto oltre la cortina di polvere e fumo il ponte dell'esitazione, teatro della battaglia più efferata, finché, finalmente, eccoti lì: ancora nella tua forma ibrida da leopardo, riverso su una pozza di sangue, immobile.
Hai un aspetto terribile.
E tuttavia, non è questo a spaventarmi; i nostri ultimi cinque anni a Water Seven sono stati solo una breve parentesi in una vita di sanguinaria normalità.
No, è un particolare sulla tua schiena, appena una virgola bianca vista da quassù, a farmi sussultare.
Hattori.
Non ti si avvicina mai nel mezzo di una battaglia. Non se ne starebbe mai lì, in balia dei colpi di cannone, se il tuo scontro non fosse davvero volto al termine.
Non è vero. Non è possibile.
A smentirmi, stavolta, è l'esplosione violenta di un fuoco di bordata. Parte del ponte frana, crivellata dall'attacco, i vascelli incedono minacciosi dal Cancello della Giustizia e si stringono attorno al primo pilone, schiacciando sotto i mastodontici scafi le onde come i corpi dei loro stessi marinai. Sembrano volermi ricordare che siamo nel bel mezzo di un Buster Call e che raderanno al suolo ogni cosa, compreso il miglior agente del CP9, se sarà sul loro cammino.
Alzati. Devi alzarti, Lucci!
Un colpo ti esplode vicino e tu rimani alla sua mercé. Persino da qui scorgo Hattori agitare le ali, forse per paura, forse nell'intento di svegliarti, ma non c'è ombra di coscienza in te.
Frammenti di fuliggine vi cadono addosso come impietosi fiocchi di neve nera. È neve di morte quella che oggi oscura il sole dell'Isola senza notte; e la morte, lo sappiamo bene entrambi, non guarda in faccia nessuno: né i giusti, né i criminali.
Un'altra fitta mi si allarga nel petto, stavolta non per colpa di Roronoa.
Serro le nocche fino a perdere sensibilità alle mani.
«Calmati. Se perdi la calma, hai già perso in partenza.»
Anche questo devi avermelo detto tu, una volta.
Con un profondo respiro convinco i muscoli a rilassarsi, la mente a non cedere al panico. Tu hai sempre odiato i deboli, io ho sempre odiato deluderti; non comincerò certo a farlo oggi.
Guardo lo strapiombo oltre il confine segnato dai calcinacci: almeno venti metri d'altezza e la vista potrebbe anche mentirmi.
Ti ammazzerai.
È il mio buonsenso a parlare o è quello che direbbe il tuo?
Non importa, so che ha ragione. Ma un altro scoppio troppo vicino a te mi fa saltare il cuore in gola, investendomi con una chiara, nitida, spaventosa certezza.
Ci morirai, su quel piazzale.
E allora... che senso avrebbe avuto? Per chi avrei combattuto questa guerra? Per chi avrei tradito Pauly e gli altri?
Forse sarei comunque arrivato in fondo al mio incarico, ma non avrei avuto alcuna voglia di tornare ad Enies Lobby senza di te.
E non avrò voglia di servire questa Giustizia Assoluta, se tu non sarai al mio fianco.
Metto un piede sull'orlo del precipizio.
Ti ammazzerai, ripete la mia mente.
Arrivo, Lucci, dice il mio cuore mentre salto.


Trattengo il fiato, spalanco le braccia. Il vento sferza la mia pelle con ferocia, strappandomi via il berretto.
Vele e vessilli si fanno più vicini, l'odore di povere da sparo soffocante. Non ho il vuoto sotto di me, ma finire tra le onde del mare mi sarebbe comunque fatale, con o senza Cow Cow.
Stringo i denti.
Geppo!
Una fitta lancinante all'addome.
Non basta. Il ponte dell'esitazione è ancora lontano.
«A Water Seven per i progetti di Pluton.»
La tua voce, quel giorno di cinque anni fa, mi strappa un sorriso persino adesso.
Ripeto la Rokushiki, appellandomi ai ricordi, gli unici in grado di scuotere la mia volontà.
Volevo quel posto. Volevo quella missione.
Non ricordo di avertelo mai detto, ma tu l'avevi capito, non potrebbe essere altrimenti; il capo non avrebbe acconsentito a mandare l'agente più inesperto per la missione più importante della sua intera carriera, non senza la tua intercessione.
Un nuovo Geppo mi fa guadare terreno, ma lo sforzo mi annebbia la vista.
Quello che non sapevi, che forse non sai, che vorrei tu sapessi ma che non ti direi in ogni caso, è che non ci tenevo poi così tanto, a Water Seven.
Volevo seguirti perché quello era il mio posto. Accanto a te.


L'impatto col suolo mi tronca il respiro.
Se questo non è stato il peggior Tekkai della mia vita, ci si avvicina molto. Spero che quel bastardo di Jabura non stia guardando.
Tossisco sangue, rialzando il mento da terra.
Riesco a malapena a distinguere i colori che ho di fronte ma tanto mi basta: macchie nere su un manto d'oro.
Sorrido ancora.
Sono qui, di nuovo al mio posto.
Trovo le forze per il mio ultimo slancio quando il ponte dell’esitazione trema sotto di noi.
Urla disumane incitano a far fuoco.
Mi getto sulla tua schiena. La stessa che ha portato il peso della Giustizia Assoluta da prima che nascessi, la stessa che mi ha motivato quando non avevo nulla in cui credere, l'unica che avrei seguito fin qui, in mezzo a questo inferno.
I cannoni ruggiscono.
Tuonano fuochi d'artiglieria sulle rovine di Enies Lobby, devastando ogni strada, ogni edificio, ogni simbolo di quella che fino poche ore fa era la nostra casa; dilaniando i nostri corpi così ben addestrati, eppure, ora, così deboli.
Un fischio mi penetra i timpani. Un calore alla testa, e il mondo svanisce dietro una finestra crepata di rosso.
Chiudo gli occhi.
Va bene così.
Anche se tutto dovesse finire ora, con te, non avrebbe importanza.


L'ho cercata a lungo.
Nel sole, nel vento, in tutto ciò che più splendeva ai miei occhi.
Senza capire, Lucci…
Dovevo perdermi in quelle tenebre, per vederla.
Tu sei la mia luce.

Tu sei la mia luce





Note dell'autrice
note dell'autrice
La storia che avete appena letto risale al lontano 2011 ed è forse la mia prima fanfiction su Lucci e Kaku.
Non l'ho mai pubblicata perché a un certo punto ho smesso di sentire mio questo stile narrativo, ma è tornata a frullarmi in testa mentre scrivevo per la raccolta Leopard x Giraffe (che non ho abbandonato, sono solo in ritardo mostruoso con gli aggiornamenti!). Ci tenevo a dedicare una storia a "Tu sei la mia luce" –badate che il titolo non l'ho inventato io, fa parte della fanart– perché è stata preziosa per la mia fede nel pairing e nei personaggi.
Avrei potuto trasformare l'OS in una Flashfiction più conforme ai miei gusti attuali, ma nessun risultato mi avrebbe convinta davvero: la storia dietro l'immagine per me rimane questa, perciò ho deciso di riportarvela così com'era, dandole solo una ritoccata.

Poche info/chiarimenti per i più curiosi:
- L'OS è un Missing moment/What if? che si colloca durante il Buster Call di Enies Lobby, subito dopo la sconfitta di Lucci per mano di Rufy (la comunicazione dei marines è infatti ripresa dal manga);
- Di Kaku e del suo background non si sa quasi nulla di ufficiale: questa storia offre semplicemente una sua possibile –e drammatica– interpretazione, ispirata alla fanart e a qualche mio vecchio headcanon.

Chiudo, con la promessa di tornare a pubblicare. Sono afflitta da un fastidioso blocco creativo da qualche mese a questa parte, ma mi sto impegnando per uscirne: non intendo abbandonare Lucci, Kaku e i loro fan!

Grazie per essere arrivati fin qui,

Vegethia

  
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