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Autore: Scarlatta    30/10/2017    2 recensioni
"Solas, Var lath vir suledin"
"Vorrei che fosse possibile, Vhenan"
[...] Eppure lei continuava a cercare, sognare e attendere... Decisa a trovare un modo per cambiare il cuore del Temibile Lupo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cullen, Inquisitore, Solas
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Hai davvero una pessima cera, cara».
Halla gli stava passando davanti non prestando la minima attenzione a ciò che la circondava, ma sentendo la voce del nano si arrestò.
Era sua abitudine percorrere frettolosamente la sala del trono ignorando quasi sempre ogni ospite, ma lui faceva eccezione.
«Che occhio, Varric», rispose sarcasticamente mentre si dirigeva verso di lui. Incrociò le braccia al petto e distese le labbra in un vago sorriso.
«Brutti sogni?», le chiese.
Ricevette in risposta uno sguardo di rimprovero.    
«Hai ragione, capo. Pessimo umorismo». Una smorfia di colpevolezza si dipinse sul volto di Varric.
«Non ho dormito», si sbrigò a dire lei seccamente per tranquillizzarlo. «Ed è meglio così. Dopo ieri notte l'ultima cosa che mi ci voleva era uno dei suoi "sogni"».
«E con Cullen? Avete chiarito?».
Da quando erano giunti a Skyhold, Varric stava praticamente in pianta stabile a scrivere i suoi romanzi proprio appena fuori dalla porta della rotonda e, visti i toni che aveva preso la conversazione tra lei e il comandante, era impossibile che non avesse sentito tutto.
«Lo so, gli devo delle scuse». Si morse il labbro guardando altrove per la vergogna. «Non so neanche da dove iniziare».
«Io inizierei dall'andare a parlare con il ragazzino». Aveva l'aria di chi ne sapeva anche troppo di questa faccenda.
«Di chi parli?».
Si prese qualche istante prima di risponderle, quasi fosse titubante. «Di Cole».
Bastò quel nome per gettare la sua mente nel caos. «Cole?», ripeté Halla sgranando gli occhi. «Cosa c'entra Cole in questa storia?».
«Forse è meglio che te lo spieghi lui», disse Varric incamminandosi verso la locanda e aspettando che lei lo seguisse. Era incredibilmente serio, e lui non era mai incredibilmente serio.
 
La taverna aveva un'atmosfera chiassosa e allegra come lei non la ricordava. In effetti era trascorso del tempo da quando ci aveva messo piede l'ultima volta.
Maryden cantava una delle sue ballate preferite, quella su Sera. Ad Halla era sempre piaciuta quella canzone, forse perché le ricordava anche se stessa.
 
Lei dice sempre,
"Perché cambiare il passato,
Quando possiedi questo giorno?"
Oggi lei combatterà,
Per rimanere sulla sua strada.
 
Alla fine era un po' anche il suo motto.
Prima di diventare Inquisitore, prima dell'Ancora, era solo la piccola e curiosa Lavellan che correva più veloce di tutti gli altri cacciatori, che si allontanava troppo dal villaggio e che sognava di esplorare il Thedas.
 
«Questa canzone è fottutamente inquietante, Maryden!». Urlò sguaiatamente Sera dal piano superiore, lanciando di sotto, poco distante dai piedi della barda, un boccale di legno come avvertimento. «Smettila, una buona volta!».
Halla non riuscì a trattenere una risata sbigottita.
Gli accordi del liuto stonarono appena; evidentemente ormai anche Maryden aveva fatto il callo al temperamento di Sera. Come nulla fosse riprese a cantare un'altra ballata con la sua solita espressione serena e la sua voce melodiosa.
«Dovresti fare un salto qua più spesso se ti fa questo bell'effetto!», constatò Varric.
«Lo so. È che per me è difficile», ammise poggiandosi contro una trave mentre continuava a guardare Maryden. Il suo canto creava un atmosfera confortevole che dava però altri pensieri ad Halla. «Prima di diventare Inquisitore non ero esattamente una persona su cui qualcuno avrebbe fatto troppo affidamento. Non fraintendermi: non ero il tipo che veniva meno alla parola data, semplicemente non volevo dipendere da nessuno e ancor meno volevo che qualcuno dipendesse da me. Non avevo mai pensato di mettere il mio clan tra le mie priorità assolute, figuriamoci qualcosa come l'Inquisizione».
«Ironia della sorte...», sogghignò l'amico.
«Ho accettato questo ruolo perché quando è iniziato tutto questo nessun'altro poteva farlo, ma non mi ritengo la persona più adatta a gestire l'Inquisizione e ho paura che se mi lasciassi troppo andare rischierei di perdere la strada del ritorno, o magari di non volerla più trovare».
Il Figlio della Pietra si strinse nelle spalle grattandosi pensieroso il mento, «Tu hai già fatto tanto per tutti noi. All'Inquisizione non devi più niente, Halla! Tu devi pensare a te stessa e...».
«No, non posso». Lo fermò con tono inflessibile voltandosi infine verso di lui. 
E con quella frase sentì come svanire d'un tratto quella sensazione di tranquillità percepita appena era entrata. «Cerchiamo Cole», aggiunse freddamente dirigendosi verso le scale. 
Con la coda dell'occhio vide il Toro che, seduto al solito posto a sbevazzare con le Furie, le faceva cenno con la mano di raggiungerlo.
Bere con un qunari? Non era un'esperienza che avrebbe voluto ripetere.
La sera in cui Halla era tornata dal sogno delle cascate col cuore a pezzi, fu il Toro a prendere i suoi cocci per aiutarla a rimetterli insieme. Peccato che il collante usato fosse un liquore che solo un qunari poteva a stento reggere. Figuriamoci un'esile elfo.
Sfogarsi con un amico quella notte fu efficace, ma questa volta non avrebbe risolto la questione in quella maniera.
Fece un cenno della testa in saluto al Toro e proseguì verso il piano superiore.
 
Arrivati al secondo e ultimo piano, sembrava non esserci nessuno. Poi d'un tratto, prima ancora che potessero chiamarlo, apparve. Se ne stava seduto in bilico sul corrimano, volto chino coperto dalla larga falda del cappello, a tamburellare nervosamente il tacco dello stivale contro una balaustra di legno. 
«Ragazzino, cosa stai facendo?». Varric non riusciva a fare a meno di preoccuparsi anche se sapeva che, in quanto spirito, per lui nulla di tutto ciò era rischioso.
Passarono diversi istanti in cui Halla e il nano ebbero tutto il tempo di attraversare cautamente la stanza e arrivare da lui.
«Stavo ascoltando», infine rispose.
L'Inquisitore non ebbe modo di interromperlo che il ragazzo continuò. «Lividi sulle mani, crepitio metallico, schiena incurvata, cosa ho sbagliato?»
«Cole...», provò a fermarlo, capendo che si trattava dei sentimenti di Cullen e non essendo sicura di riuscire ad affrontare tutti i sensi di colpa. 
«Lei non piange mai, confusione, spalle piccole, perché non posso aiutarla? Parole bloccate in gola, piume nere, la colpa è sua». Si voltò verso Halla con un'espressione confusa. «Lo hai cacciato. Perché?».
«Cole, forse dovresti essere tu a darmi delle spiegazioni, non trovi?». Replicò irritata.
Il ragazzo si dissolse per poi riapparire in tutt'altro angolo della camera. «Volevo solo aiutare!».
"Aiutare". Aveva sentito questo termine troppe volte da ieri.
Il ragazzo cominciò a camminare freneticamente senza una precisa meta. «Io devo aiutare. Io vedo che stai male ma non posso più sentirti, proprio come non potevo più sentire lui! Ma io mi fidavo di lui e ho fatto come mi aveva detto».
«Aspetta un attimo», intervenne lei guardando anche Varric alla ricerca di conferme, «Chi... Chi intendi con lui?».
E poi sui volti di entrambi vide apparire quell'espressione che era più chiara di mille risposte.
Strizzò gli occhi portandosi una mano davanti al viso. Le ci volle più di un secondo per ricomporsi. «Cosa ti aveva detto precisamente Solas?». Non era mai stata brava a mascherare la rabbia.
«Mi ha detto che la tua era una ferita che io non potevo guarire e poi non sono più riuscito a sentire il tuo dolore ma io lo vedo, lo vedo ancora. E mi ha detto che sarebbe spettato a qualcun altro di starti accanto e aiutarti, che avresti avuto bisogno del conforto di un amico. Così ho aspettato il tempo che mi aveva detto, il tempo giusto per i mortali, e poi sono andato da Cullen».
«È stato lui a dirti di Cullen?», era interdetta. Credeva di aver già toccato da un pezzo il fondo di tutta questa storia ma evidentemente si sbagliava.
«Cullen ti amava. Io lo so. Credevo che sarebbe andato tutto bene. Che ti avrei aiutata!».
«No!». Sbottò Halla.
Era così che Solas pensava di pulirsi la coscienza con lei? Era così che pensava funzionassero i sentimenti dei mortali? Che sparire nel nulla avrebbe reso tutto più facile e che il tempo avrebbe guarito miracolosamente ogni cosa?
Varric titubante cercò di mantenere la calma e portare il discorso su un altro piano. «Hai detto che non potevi leggere i pensieri di Solas... E ciò non mi stupisce. Ma perché non quelli di Halla?».
«Potevo farlo!», ribatté Cole mortificato. «Non posso più da quando lui mi ha cacciato fuori dalla sua mente e, in qualche modo, mi ha bloccato anche quella di lei. Ma giuro che non capisco perché. Io potevo fare qualcosa per la sua sofferenza! Potevo anche cancellarle la memoria se me lo avesse chiesto!».
«Molto altruista da parte sua», non riuscì a trattenersi l'Inquisitore. «Sembra proprio il tipo di stronzata che farebbe lui».
«Deve esserci dell'altro». Il nano restava ancora una volta il più razionale. «Alla fine non sai cosa sia quello che ti ha fatto. Potrebbe essere anche una protezione, per quel che ne sappiamo. E anche ammesso che abbia fatto tutto questo solo per bloccare i poteri di Cole... Vuol dire che non è pronto ad accettare che tu lo dimentichi. O che tu rinunci».
Halla non riuscì a replicare, ed era strano per lei che qualcosa su cui ribattere lo trovava sempre.
Non avrebbe voluto, ma l'osservazione di Varric, in qualche modo, l'aveva incoraggiata.
«Lui ti amava. Non avrebbe mai voluto ferirti», precisò Cole tornando al suo solito tono dolce e confortante. Non poteva proprio fare a meno di usare i suoi poteri, o almeno di provarci.
«Non sempre possiamo ottenere ciò che vogliamo. A quanto pare questo vale anche per lui», pensò ad alta voce.
   
 
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