Anime & Manga > Caro fratello
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Autore: Miss_Moonlight    30/10/2017    1 recensioni
Con questo racconto, ho voluto proseguire il manga di Ryioko Ikeda, "Oniisama e" ("Caro Fratello"), dunque segue gli avvenimenti del fumetto, non quelli dell'anime (cartone animato).
Rei Asaka (Saint Just) pare essersi suicidata, mentre Kaoru Orihara è morta di cancro, due anni dopo il matrimonio con Takehiko Henmi e la loro partenza per la Germania.
La storia del manga era ambientata verso la fine degli anni Settanta, dunque, nel mio racconto, siamo negli anni Ottanta.
La pubblicherò a capitoli ma non farò attendere molto; ho finito il racconto, lo sto solo ricopiando a pc (dato che a me piace scrivere su carta :) )
Se qualcuno leggerà e ed avesse voglia di scrivermi un commento, mi farebbe piacere!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Fukiko Ichinomiya, Mariko Shinobu, Nanako Misonoo, Rei Asaka, Takehiko Henmi
Note: Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Threesome
Capitoli:
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Cucinare, pulire, fare la spesa, la visita di controllo al braccio della mamma, continuare ad impacchettare tutti gli averi del papà.
Di questo parlarono i seguenti giorni di Nana.

Era un crudo pomeriggio di ottobre; aveva piovuto per quasi tutte le ventiquattro ore precedenti ed il cielo era così grigio, che pareva di essere in un film in bianco e nero.
“Non mi aspetti, prenderò un taxi per tornare.” Disse Fukiko Ichinomiya al suo autista, mentre scendeva.
Girò l'angolo ed arrivò sullo stradone ampio, dove si trovava il palazzo dove, un tempo, viveva Rei.
Fukiko guardò su.
*Se solo non ti avessi trattata così… Rei…* Pensò.
“Ehi, bella signora, vuoi compagnia?” Un uomo, con una bottiglia in mano, interruppe i suoi rimuginamenti, corredando la frase con un gesto piuttosto esplico, in riferimento all'attività per cui si proponeva.
“Come si permette? Villano!” Reagì Fukiko.
L'uomo si guardò intorno. Non c'era anima viva nei dintorni.
Scattò, corse verso la donna, che non fece nemmeno in tempo a realizzare cosa stesse accadendo.
La afferrò per i capelli, con tutta la sua forza.
La trascinò fino a dietro i bidoni della spazzatura e la scaraventò a terra.
“Aiuto!” Gridò Fukiko, cercando di alzarsi ma, da quando avevano costruito una fabbrica, in quella zona della città, il quartiere si era svuotato degli inquilini e, con il buio, si riempiva di ubriachi e spacciatori.
L'uomo le assestò due calci in pancia e Fukiko rotolò in una pozzanghera d'acqua e terriccio.
Il suo trench bianco si riempì di melma e dell'acqua sporca le andò negli occhi
L'uomo si slacciò i pantaloni.
Lei cercò di alzarsi ancora, al che l'uomo le lanciò addosso la bottiglia che ancora teneva in mano; questa si frantumò sulla schiena dell'Ichinomiya, riempiendola di odore di wiskey scadente, nei vestiti e nei capelli.
Quindi egli, toltasi la cintura, la alzò in direzione della donna e la colpì ripetutamente.
“Anche il cavallo più tosto si mette in riga così.” Ghignò.
Quindi si abbassò su di lei, le alzò la gonna, ed inizió a palpeggiarla.

*Se i ricordi dei giorni in cui sono andata lì a piangerla, dopo la sua morte, prevarranno su quelli dei tempi felici, quando lì la aspettavo? Avrò ancora più ricordi dolorosi e non ne posso più…* Aveva pensato Nana, fino ad allora, tutte le volte che aveva valutato se tornare alla casa di Rei.
Quella sera, infine, si era decisa ed era uscita per “andare a salutare” il palazzo dove aveva vissuto Saint Just.
Appena vi fu prossima e lo vide ergersi, pur da lontano, il suo cuore iniziò a battere forte e, allora, rallentò il passo, per allungare il più possibile quella bella sensazione d'emozione.
Giunta quasi in prossimità, sentì un rumore strano.
“Chi è là?” Chiese.
L'uomo, interrotto, fuggì, tenendosi i pantaloni.
Allora Nana notò, dietro ai bidoni della spazzatura, una figura che vi si aggrappava, cercando di alzarsi in piedi.
Si avvicinò e capì che si trattava di Fukiko.
Sgranó gli occhi, aguzzó lo sguardo, nel buio e vide più chiaramente lo stato in cui la donna versava.
Era sporca di fanghiglia, era zuppa, aveva del sangue sul volto, le calze rotte…
“Oh, cielo! Lady Miya!” Esclamò Nana, esterrefatta.
L'Ichinomiya cercò allora di rimettersi in posizione eretta ma non riuscì a tenersi e sarebbe ricaduta a terra se Nana non l'avesse sorretta.
*Un'aggressione… è stata un'aggredita.* Constatò.
Cercando di tirarla su, si accorse che il suo cappotto era tutto appiccicaticcio.
“Dov'è la macchina? – Le chiese – L'autista?”
“Non… Non è qui.” Mugugnò Fukiko.
“Cerchiamo un taxi.”
Nana cercò di prendere Fukiko di peso, per la vita e quest'ultima si aggrappò a lei e cercò di camminare.
Nana scorse la cabina telefonica, a pochi passi.
“Chiamo un'ambulanza.” Disse la Misonoo.
“No! Un taxi. A casa… voglio andare a casa”
“Dobbiamo andare in ospedale!”
“No! Chiama un taxi ed a casa mia… La dottoressa Matsumoto…”
Nana non si mise a discutere.
La trascinò fino alla cabina e, fortunatamente, aveva ancora l'abitudine di portarsi a presso una scheda telefonica.
Presto furono sul taxi; l'autista inizialmente si dimostrò shocckato ma le portò all'indirizzo richiesto, senza fiatare.
Trovarono ad accogliere il signor Inoue, il maggiordomo e Chieko, la cameriera personale di Fukiko.
Chieko, quando vide l'Ichinomiya in quelle condizioni, emise un piccolo grido e scoppiò a piangere.
“Signora! Signora! Cosa le hanno fatto!” Strillò.
Il maggiordomo presa Fukiko in braccio, con un forza inaspettata per la sua età e si avviò verso le scale.
“Signora! Mia povera signora!” Continuò la cameriera.
“La smetta.” Parlò, perentoria, Fukiko e fece a Chieko un cenno, con la mano, affinché li seguisse.
Nana rimase immobile, nell'ingresso, per minuti interi.
Non riusciva a pensare.
Fu il suono del campanello a riportarla alla realtà.
La dottoressa Matsumoto era una donna sulla cinquantina, sorella della madre adottiva di Fukiko, nonché medico personale dei ragazzi Ichinomiya.
“Dov'è?” Chiese, subito, a Nana, che le aveva aperto.
“Di sopra. Volevo portarla in ospedale ma non ha voluto...” Spiegò Nana.
“Ora vediamo.” Replicò, secca, la dottoressa e sparì al piano di sopra.
Nana non non capì, di preciso, quanto tempo fosse passato, quando vide il maggiordomo e la dottoressa scendere le scale.
Si alzò in piedi dal pavimento dell'ingresso, dove si era accasciata.
“Signorina, prego, due parole.” Disse la dottoressa Matsumoto, invitando Nana ad accomodarsi nel salottino.
“Lei chi è?” Chiese la dottoressa.
“Nana… Nanako Misonoo, una… vecchia compagna di scuola di Lady… della signora Ichinmiya. Sono stata io a trovarla...”
“Bene, la ringrazio di cuore a nome di Fukiko e della famiglia intera. La prego di trattare gli avvenimenti con la più completa riservatezza.”
“Sì ma...”
“L'autista la riporterà a casa. La prego di dimenticare ogni cosa.”
“Ma… come sta?”
“Avrà bisogno di riposo. Molto riposo. Ma l'ospedale può essere evitato.”
“Ah...”

Nei giorni seguenti Nana fu alquanto scossa.
Non riuscì a pensare ad altro che a quanto accaduto a Lady Miya.
*Una rapina? Una vendetta? Uno stupro? – Continuava a chiedersi – Non ha detto niente, niente… Avrà chiamato la polizia? Perché non ha detto nulla? E perché io devo dimenticare? Come posso dimenticare?*
Non riusciva a capire e quei pensieri le martellavano in testa, senza tregua.
Si decise ad andare alla residenza degli Ichinomiya, a controllare di persona.

Una volta arrivata, dovette aspettare venti minuti, nel salottino d'ingresso, prima di ricevere indicazioni dal maggiordomo.
“Prego, signorina Misonoo; la signora Fukiko l'aspetta.”
Nana salì le scale con il cuore in gola. Era molto tesa. Sentiva una morsa al petto.
Il maggiordomo la fece entrare in una stanza da letto. L'ambiente era semi buio, le tende erano tirate a tre quarti e nessuna luce era accesa.
Fukiko era a letto, in posizione seduta, con il busto appoggiato ai cuscini rialzati.
Indossava una camicia da notte color panna, a maniche lunghe, con un grazioso motivo a fiori, tono su tono.
Aveva i capelli sciolti, lasciati ricadere naturalmente, sulle spalle; senza messa in piega erano voluminosi e mossi, molto lunghi.
Il volto dell'Ichinomiya era pallido e, sul lato sinistro, gonfio e segnato da un grosso livido sullo zigomo e vicino all'occhio.
“Ciao Nanako, vieni pure.” Aprì la conversazione Fukiko, vedendo che l'altra era come bloccata.
Nana le si avvicinò, e si sedette sul bordo del letto, senza rendersi conto di quel gesto.
“Lady Miya… Come stai?” Chiese.
“Sopravviverò, Misonoo. L'altra sera non l'ho fatto ma voglio ringraziarti. È stata una fortuna sia stata tu a trovarmi. Non ne hai parlato con nessuno, vero?”
“No...”
“Bene. Ti prego di non farlo. Con nessuno.”
“Sì ma…”
“Ho la tua parola d'onore?”
“...Sì...”
“Grazie Misonoo. Va pure, lasciami riposare.”
Nana non riusciva a replicare.

Cara”, sempliciotta me,
cos'è successo a Lady Miya? Come può comportarsi come se non fosse successo nulla?
Avrà parlato con la polizia? O non intende farlo?
Sembrava del tutto indifferente a ciò che è successo l'altra sera. Eppure… Eppure è successo qualcosa di terribile. Era a terra, nel bagnato, nello sporco. Era ferita, sanguinava al volto e faticava a stare in piedi.
Puzzava di alcool…
Non ha detto niente, non ha versati una lacrima…
Oggi, con i capelli senza la messa in piega e senza un filo di trucco, nella penombra… somigliava molto a… lei.
Chissà se Saint Just avrebbe lineamenti simili, a quest'età.
Chissà cosa direbbe Saint Just se sapesse cos'hanno fatto alla sua Fukiko…
Probabilmente, andrebbe a cerca il o i colpevoli e li ammazzerebbe con le proprie mani.
Che sguardo fiero aveva la tua Fukiko, amore mio!
Per la prima volta, ho capito cosa puoi aver tanto amato in lei, amore mio.

Passarono altri giorni.
Ancora due settimane e la signora Misonoo avrebbe potuto togliere il gesso. Poi sarebbe cominciata la fisioterapia.
Takehiko telefonava spesso, dalla Germania.Si sentiva in colpa per non essere là, con loro.
Nana cercava di essere gentile, di non trattarlo con freddezza. Avrebbe voluto rivederlo, chiedergli molte cose…

Cara”, ignorante me,
com'è potuto succedere che sono passati cinque anni ed io non so nulla degli ultimi tempi del principe Kaoru?
Com'è possibile che non ho voluto sapere quand'è che si è aggravata, se hanno tentato tutto, se ha sofferto molto, se era molto spaventata, o se si era rassegnata… Se ha lasciato detto qualcosa per me, per Mariko… Se parlava di Rei…
Com'è possibile che io non sappia cosa pensava quando è morta?
Cosa pensava il principe Kaoru e… cosa pensava Saint Just...
L'altra sera, Lady Miya era lì, era sotto casa di Saint Just… Anche lei la pensa? Forse…. Anche a lei manca?
Infondo, erano sorelle… Sangue dello stesso sangue, carne della stessa carne...

   
 
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