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Autore: Lisa2478    01/11/2017    0 recensioni
Raccolta di one shots sulla Swan Queen.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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What If 7x02.


 



Henry tornò da Emma e Uncino, senza Regina.

Sua madre gli rivolse uno sguardo perplesso: davvero non stava venendo a salutarli?

Il ragazzo scosse il capo “non è brava con gli addii, lo sai.”

“Si, lo so.” disse, ma la consapevolezza non eliminava la delusione.

Non era sicura di quando avrebbe rivisto Regina ed era così che volevano lasciarsi? Senza una parola, un saluto, una raccomandazione?

Anche a lei faceva male separarsi ma non avrebbe rinunciato a vedere per un ultima volta Regina.

Per questo si stava dirigendo nella direzione dal quale Henry era venuto.

“Mamma dove stai andando?” le si piazzò davanti.

“Non mi può lasciare così.”

“Lasciarti? Che stai dicendo?”

“Non sappiamo quando ci rivedremo e lei non vuole nemmeno salutarmi?”

“E’ diverso, mamma, ti prego. Lasciala stare.”

Emma alzò gli occhi al cielo “mi hai mai visto lasciare stare?” superò suo figlio.

“Così ti farai odiare!” le urlò dietro.

“Non sarebbe la prima volta.”


 

La trovò in quella casetta di legno dove era rimasta per tutto il tempo, fin da quando avevano messo piede in quel reame.

La vide dalla finestra che se ne stava vicino al fuoco ad asciugarsi le lacrime.

Perché stava piangendo? Non doveva piangere. Non sopportava vederla piangere.

Entrò senza bussare e Regina sobbalzò dalla paura, una reazione che aveva fin da quando sua madre entrava nella sua stanza senza bussare. Nessuno rispettava mai il suo spazio.

La vide sull’uscio della porta “che cosa ci fai qui?” si voltò immediatamente verso il fuoco, asciugandosi velocemente le lacrime.

“Guarda che ti ho visto piangere un mucchio di volte.”

Certo, non l’aveva mai vista piangere per lei.

“Non sto piangendo, Signorina Swan. O forse dovrei dire Signora Jones.”

“Non sono né l’una né l’altra per te. Solo Emma. E devi sapere che odio essere la causa di quelle lacrime.”

“Non sei così importante.”

Emma sorrise. Eccolo lì il muro che Regina alzava ogni volta che si sentiva troppo esposta.

Si avvicinò “e cos’è questa storia che non vieni a salutarmi? Insomma, so che odi gli addii ma questo non lo è.”

“E’ comunque un saluto ad un tempo impreciso.”

“Ti giri a guardarmi, per favore?”

Regina si voltò di malavoglia, le braccia conserte strette al petto “perché sei qui?”

“Perché non mi hai salutato.”

“E non lo farò Emma, credevo di essere stata chiara con Henry.”

“E lui è stato chiarissimo, davvero. Mi stava impedendo di venire qui perché vuole proteggerti ma sa anche come sono fatta. Come siamo fatte. Lo sa che volevi vedermi.”

“E perché avrei voluto?”

“Perché non vuoi farmi andare via così.”

“Io non voglio proprio niente.”

“Regina, se vuoi restare perché ti è così difficile salutarmi? E se non vuoi restare allora perché lo stai facendo?”
“Io voglio restare. Per Henry e per la possibilità di una nuova vita. Non voglio tornare in quell’enorme casa da sola.”

“D’accordo, sono felice che tu voglia questo. Ma perché non salutarmi?”

“Perché io non so cosa dirti, Emma. Cosa vuoi che ti dica? Ciao? Ci rivediamo presto?”

Emma aggrottò le sopracciglia “beh si, di solito è questo che si dice.”

“Okay, allora, ci rivediamo presto.”

“Un abbraccio?”

“Scordatelo.”

La bionda si avvicinò maggiormente, entrando nello spazio personale di Regina “dimmi cosa vuoi che faccia.”

“Non voglio che tu faccia niente.”

“Vuoi che resti qui con te? Con voi? Devi soltanto chiedere.”

“Non ti chiederei mai una cosa del genere. Aspetti un bambino. Non metterei in pericolo la tua gravidanza e per cosa poi? Tuo marito ti sta aspettando per tornare a casa, dove c’è tutta la tua famiglia.”

“Ma la mia famiglia è anche qui. Anche tu ed Henry siete la mia famiglia.”

“Ma noi non abbiamo bisogno che tu rimanga qui.”

Emma sorrise “e perché mi sembra tutto quello di cui hai bisogno, invece?”

“Io ho bisogno che tu la smetta e che vada a casa, adesso.”

“Non me ne andrò fino a quando non mi saluterai come si deve.”

Regina prese il viso di Emma tra le mani e portò le loro fronti a toccarsi “devi stare attenta. Mi fa paura lasciarti in un reame dove io non ci sono per aiutarti e mi fa paura che io mi trovi dove tu non puoi aiutarmi. Non sarà facile non averti tra i piedi. Mi mancherai. Mi mancherà tutto dal maggiolino giallo che odio a questa stupida giacca rossa che indossi sempre.”

“Voglio che la prenda tu.” fece per levarsi la giacca.

Regina la fermò “no, Emma” gliela sistemò addosso.

“Ti farà sentire al sicuro, così come ha sempre fatto con me. Sarà la tua armatura e ti ricorderà sempre di me.”

La mora scosse il capo “io non ho bisogno di qualcosa per ricordarmi di te. E voglio che sia tu a tenere la tua armatura. Non saresti te stessa senza questa giacca.”

“Hai ragione” l’abbracciò “e non devi avere paura! Se qualcosa va male lo saprò e lo saprai, è una cosa che abbiamo in questa famiglia: ci troviamo.”

Regina strinse di più l’abbraccio che aveva ricambiato “sempre.”

Emma districò l’abbraccio solo per guardarla negli occhi “posso rimanere … vuoi che rimanga?”

SI. Voleva urlare.

Ti prego rimani con me e con nostro figlio.

“Hey, no! Sai cosa voglio? Voglio che tu stia tranquilla, che torni a casa e che tu sia felice come meriti di essere.”

Emma annuì. “Devi prenderti cura di lui, Regina. E lo so che lo sai e sei l’unica persona di cui mi fido per Henry ma voglio solo dirtelo okay? Non m’importa se è cresciuto. Devi prenderti cura di lui, stai attenta, proteggilo.”

“Lo farò al costo della mia vita.”

“E sono certa che lui farà lo stesso. Vorrei solo poter essere qui con voi ad assicurarmi che-”

“Emma!” le mani di Regina erano nuovamente sul suo viso “Lo so. E va bene così. Ora devi andare.”

La bionda le mise una mano dietro la nuca e l’attirò più vicino a sé, al suo viso.

Un solo, piccolo, innocente e casto bacio sulle labbra.

“Sai anche che ti amo?”

“Solo se tu sai che ti amo anch’io.”

Lo sapevano. E l’avrebbero sempre saputo.

Come sapevano di essere state delle codarde.

Come sapevano che ormai fosse troppo tardi.

Regina le stampò un bacio in fronte “vai adesso.”

Emma si staccò a malincuore dalla figura di Regina e a piccoli passi indietreggiò “non è un addio.”

“So anche questo.”

“Probabilmente mi chiuderò dentro casa tua a piangere nei giorni in cui mi mancherete di più.”

La mora sorrise, tristemente, ma sorrise.

“Era tutto quello che volevo, Regina, un tuo sorriso prima di andare via. Non devi piangere per me, d’accordo? Non le merito le tue lacrime. E se ti farà piangere non sarà la persona giusta. Nessuno merita le tue lacrime.” La sua schiena aveva toccato la porta “trova una persona che ti faccia ridere.”

E poi aprì la porta ed uscì.

Mentre Regina era rimasta immobile “è che tu sei l’unica che riesce a farmi ridere.”


 


 


 


 


 

  
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