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Autore: myqueasysmile    02/11/2017    0 recensioni
La scuola.
Il canto.
La musica.
La famiglia.
Queste sono le cose più importanti nella vita di Elisa, ragazza diciottenne dal carattere molto introverso e complicato.
Una ragazza che adora il fratello, che spera di conoscere il suo "eroe" e che ancora non ha idea di cosa sia l'amore.
Ma poi arriva lui, completamente inaspettato, che un po' alla volta le stravolge la vita.
Forse riuscirà a farsi avvicinare da lei, lei che tende ad allontanare tutti e starsene per conto suo. O forse no.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Sospirai.
Ero appena uscita dall'ennesimo asilo. Avevo portato il mio curriculum negli asili di tutta la zona, scuole materne e nidi. Sapevo che era abbastanza difficile che trovassi lavoro in uno di quei posti, ma provarci non mi costava niente no?

La verità era che sarebbe stato il mio sogno lavorare con i bambini, ma chi aveva voglia di studiare per altri cinque anni? Io no. Per niente.
Ma dovevo trovarmi qualcosa da fare, assolutamente.
E il primo passo era questo, magari capitavo nel momento giusto... Chissà.

Tornai alla macchina e mi avviai verso casa. Ascoltando Mika. Ovviamente!

Mi fermai ad un semaforo, perciò mollai il volante e presi a strofinarmi le mani. Erano non gelate. Di più!
Accesi il riscaldamento, continuando a canticchiare le canzoni.

Stava diventando freddo, come era giusto tra l'altro. Ormai era iniziato Dicembre e si vedevano i primi alberi di Natale illuminati nei giardino delle case.
Mi piaceva. Amavo l'atmosfera natalizia, la consideravo un periodo magico. Sebbene fossi ormai cresciuta e fossi consapevole che la magia a cui credevo da bambina in realtà non esisteva.
Ma una parte di me voleva continuare a crederci.

Forse per questo adoravo leggere e rileggere i libri di J.K.Rowling. Ogni volta era come entrare in quel mondo magico e bellissimo. In fondo avrei voluto essere davvero una strega, magari non essendo ad Hogwarts negli anni di Harry... La vedevo dura sopravvivere a tutte quelle catastrofi. E fortuna che Hogwarts era il posto più sicuro!

Comunque, tornando a noi, le cose tra me e Gabriele erano stabili. Lui stava cercando in tutti i modi di farsi perdonare. Non che si vedesse granché la differenza, era sempre stato estremamente gentile e dolce con me.
E io in realtà lo avevo già perdonato. Non mi era proprio possibile rimanere arrabbiata con lui quando evidentemente non ce n'era motivo.

Si accese la luce verde, e io ripartii diretta verso casa.

Quel pomeriggio cominciai a recuperare l'albero di Natale e i vari addobbi. Appena mamma e papà avessero avuto tempo lo avremmo decorato insieme, come era tradizione.
Sebbene la tradizione avesse voluto anche la presenza di Marco...

Avevo appena finito di sistemare gli scatoloni quando il campanello suonò, facendomi sobbalzare.
Andai ad aprire e finii per specchiarmi in quei dannati occhi azzurri.
«Ehi ciao!» lo salutai lasciandolo entrare.
«Ciao, Piccola Solitaria» rispose catturandomi in un abbraccio.
Diedi una spinta alla porta proprio mentre le sue labbra trovavano le mie.

«Come mai sei qui?» chiesi.
«Oh, sono venuto a rapire la mia bellissima ragazza».
Come era prevedibile, a quelle parole io arrossii. Nemmeno fosse stata la prima volta che me lo diceva!
Scossi la testa. Ero un caso perso...

Cercai di ignorare il fatto e tornai a concentrarmi su quel ragazzo estremamente figo, almeno secondo la mia modesta opinione.
Ma cavolo, altro che figo! Lui era dannatamente attraente, anzi, pericolosamente attraente!

«Sul bellissima avrei qualcosa da ridire, ma per il resto puoi rapirmi quando vuoi» risposi finalmente, dopo aver imposto alla mia mente di lasciarmi concentrare sulle cose importanti.
Lui incrociò le braccia sul petto e aprì la bocca, pronto a ribattere.
Io lo interruppi «So cosa stai per dire, ma possiamo lasciare perdere tranquillamente».
Lui sospirò.

«Vieni ad aiutarmi a decorare l'albero?» chiese allora, lasciando veramente perdere il discorso.
Lo guardai illuminandomi «Certo!».
«E poi devo coccolare un po' Spark, è da un sacco che non lo vedo» aggiunsi.

Gabriele inarcò il sopracciglio, rendendomi assai difficile guardare qualsiasi altra cosa che non fosse il suo viso.
«Io ti invito a casa mia e tu pensi al mio gatto?» chiese divertito «Potrei offendermi».
Risi.
Poi mi avvicinai, allacciandogli le braccia al collo «Sei geloso?».
«Io? Geloso? Quando mai...» rispose facendomi l'occhiolino.
«Peccato, volevo baciarti... Ma se sostieni di non esserlo potrei benissimo farne a meno» mormorai facendo per staccarmi da lui.

Impresa impossibile!
Le sue mani erano già salde sui miei fianchi, inchiodandomi dov'ero.
Ridacchiai guardandole. Poi tornai a fissarmi in quelle iridi azzurre, così tanto familiari.
«Baciami» disse serio.
E io non me lo feci ripetere due volte.
Accarezzai le sue labbra, sentendo il metallo freddo del suo piercing sulle mie.

Lui lasciò che facessi con calma, mentre sentivo il suo respiro accelerare sulle mie labbra.
Lo baciai, facendo scontrare le nostre lingue. Gli occhi chiusi mentre mi stringevo a lui, godendomi al contempo le sue braccia strette intorno a me.

«Avrei voluto farlo la prima volta che ti ho visto» mi lasciai scappare appena si fu ristabilita un minimo di distanza tra le nostre facce.
Lui mi guardò, e per la prima volta mi accorsi di quanto amore potesse contenere uno sguardo.

«Sono innamorato di te, Piccola Solitaria» sussurrò alzando la mano e lasciandomi una carezza sulla guancia.
«E io di te» risposi arrossendo sotto il suo sguardo intenso.
«Ma meglio andare, altrimenti rischio un'autocombustione» aggiunsi qualche secondo dopo.

Lui rise di gusto.
«Non c'è niente da ridere, anzi, è altamente frustrante».
«Ma è anche per questo che ti amo».
Alzai gli occhi al cielo «Stiamo diventando troppo diabetici, e comunque ti amo anche io».

Lui rise di nuovo, mentre io andai a prendere la borsa prima di uscire di casa.

«Ciao Spark!» esclamai appena ebbi individuato la palla di pelo spaparanzata sul divano.
Gabriele sospirò e si andò a spaparanzare sul divano accanto al suo gatto.
Lo guardai alzando il sopracciglio, poi raggiunsi il micio e lo accarezzai facendogli i grattini sulla pancia che tanto amava.

Quando alzai gli occhi trovai quelli di Gabriele a seguire ogni mio minimo movimento.
Sorrisi e mi voltai verso di lui, per poi salirgli in braccio «Sei incredibile».
Lui mi continuò a guardare, senza muoversi.
«Cosa c'è? Ti sei pietrificato? Hai visto il basilisco?» chiesi ridacchiando.
«Sei bellissima».

Come era prevedibile io arrossii. Distolsi gli occhi dai suoi e mi rifugiai sul suo petto, nascondendo il viso contro il suo collo. E allo stesso tempo inspirando e godendomi il suo profumo.

Posai le labbra sulla sua pelle, sentendolo rabbrividire al mio tocco.
In quel momento le sue braccia si mossero, andando a finire intorno a me e bloccandomi contro il suo corpo.
Alzai la testa, e subito dopo le mie labbra erano attaccate alle sue.

Ci perdemmo in quel bacio, ritrovandoci qualche minuto più tardi con le mani infilate nelle magliette altrui.
Gli accarezzai il petto, sentendo la leggera peluria sotto i polpastrelli.
Un gemito gli sfuggì da quelle labbra perfette, che subito andai a baciare.
«Dobbiamo fare l'albero» disse non appena allontanai il viso. La voce roca e incredibilmente sexy.
«C'è tempo per fare l'albero» risposi sorridendo alla vista dei suoi occhi così pieni di... Desiderio? Passione? Non lo so.

«Mi stai facendo impazzire» si lamentò mentre la mia mano seguiva il contorno dei suoi pantaloni.
«Mi piace farti impazzire» mormorai stranamente sicura di me stessa.
«Stai giocando con il fuoco, Piccola Solitaria».
«E chi ti dice che il mio intento non sia di bruciarmi?» ribattei sorridendo.

Lui mi fissò, poi strinse la presa sulla mia schiena e fece incontrare di nuovo le nostre labbra.
Ci staccammo, entrambi a corto di fiato.
«Al diavolo tutto» borbottò alzandosi e contemporaneamente tenendomi in braccio.
Era così bello vederlo perdere le sue sicurezze a causa mia!

Mi portò in camera sua, facendomi sdraiare sul letto e tenendosi sopra di me.
I suoi occhi trovarono i miei, fissandoli a lungo.
«Vuoi davvero bruciarti?» chiese lentamente.
Io annuii «Voglio te».

E fu l'ultima cosa a cui prestai davvero attenzione prima che i nostri vestiti finissero in giro per la stanza, le nostre labbra continuassero a cercarsi e la mia mente fosse annebbiata dai baci e dalle carezze.

«Ti amo».
Furono le prime parole ad essere sussurrate nel silenzio della stanza.
I nostri corpi ancora intrecciati, i nostri petti ad alzarsi e abbassarsi velocemente per ristabilire la normalità dopo quel magnifico dispendio di energie.
Ero ko. Un fantastico ko!

«Dovremmo farlo più spesso» mormorai chiudendo gli occhi e godendomi le carezze circolari della sua mano sulla mia schiena.
Sentii il suo petto scuotersi per la leggera risata.
«Non potrei essere più d'accordo» rispose.

«Ma ti rendi conto che un anno fa eravamo a scuola e adesso siamo a letto insieme?».
«Oh sì, ma sai un anno fa sarebbe stato assolutamente un suicidio finire a letto insieme» rispose.
«Tu non mi volevi un anno fa» mormorai.
«Dannazione, e invece sì, ma cercavo di convincermi di non volerti un anno fa. Mi hai reso le cose abbastanza difficili».

«Io? Chi era che mi girava sempre intorno? Che si metteva a cavalcioni su di me facendomi quasi perdere la testa...?» replicai alzando leggermente la testa per vederlo.
«Te lo ricordi?» chiese stupito e allo stesso tempo divertito.
Alzai gli occhi al cielo «Certo che me lo ricordo, come potrei dimenticare anche solo un singolo momento che abbiamo passato insieme? Eri diventato un'ossessione, non bastava vederti di giorno... Ti sognavo anche di notte!».
Lui rise, poi mi catturò le labbra nell'ennesimo bacio.

«Andiamo a fare quello per cui sei venuta?» chiese qualche minuto più tardi.
«Interessante scelta di parole» dissi ridendo «ma no, rimaniamo qua. E se ti annoi possiamo sempre fare un altro round». Gli feci l'occhiolino.
Lui mi scrutò divertito «Che ne hai fatto della mia dolce e timida Elisa?».
«Sono sempre qui, ma sto cominciando a seguire i tuoi consigli. Non voglio avere paura di quello che pensi di me, non voglio non riuscire a fare quello che vorrei con te. Sto cercando di lasciarmi un po' andare, per te e per me» ammisi arrossendo incredibilmente.

Gabriele ascoltò le mie parole, per poi stringermi in un abbraccio fortissimo.
«Quello che hai appena detto è bellissimo».
«Non so se lo hai capito, ma credo di averti perdonato. Solo, per favore, non teniamoci nascosto più niente» sussurrai aggrappandomi alle sue spalle.
«Te lo prometto».
  
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