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Autore: Il corsaro nero    03/11/2017    2 recensioni
In ogni fiaba si sa già il destino dei personaggi.
I buoni vivono per sempre felici e contenti mentre i cattivi muoiono.
Non ci si può fare niente.
Non si può sperare di cambiarlo... o forse no...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Tarble, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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CAPITOLO 11: SEGRETI


Era passata un'ora da quando era cominciata l'operazione di Trunks.

Tutta la famiglia del ragazzo si trovava in sala d'attesa, per aspettare il responso.

In più, con loro, c'erano altre tre persone: i genitori di Goten, Goku e Chichi, e una misteriosa ragazza con il viso nascosto da un cappuccio che diceva di essere un'amica di Trunks.

Era venuta lì assieme ad Echalotte e nessuno le aveva chiesto di più, dato che erano tutti nervosi per la sorte di Trunks.

Goku, sapendo quando Vegeta era preoccupato per la sorte del figlio, anche se non lo dava a vedere, lo rassicurò: “Vedrai che andrà tutto bene, Vegeta. Almeno si è trovato un fegato compatibile... pensa se non si fosse mai trovato...” “Ti rammento che Trunks è in sala operatoria da ore, ormai.” “Beh, anche mio figlio è in sala operatoria.” “Ma non sta rischiando la vita!” “Adesso basta, Vegeta! Datti una calmata o te ne vai fuori!” lo minacciò Bulma, spazientita.

Quella situazione stava facendo diventare matti tutti e non c'era assolutamente bisogno che quell'irascibile di suo marito peggiorasse ulteriormente la situazione!

La minaccia di Bulma ebbe l'effetto sperato, dato che Vegeta si sedette, sbuffando, sulla sedia.

Ad un tratto, la luce della sala operatoria si spense e un chirurgo uscì dalla porta.

Immediatamente, Bulma si alzò e domandò, preoccupata: “Allora, dottore?! Com'è andato l'intervento?!” “L'operazione si è rivelata più difficile del previsto, il fegato era parecchio danneggiato ma, fortunatamente, il fegato che abbia trapiantato a suo figlio ha sistemato tutto. Suo figlio è salvo, signora.”

Bulma era così felice che non riuscì a trattenere le lacrime mentre suo marito correva a sostenerla per evitarle di svenire.

Tutti i presenti fecero un sospiro di sollievo, per buttar fuori la terribile tensione che avevano avuto per tutto quel tempo.

La piccola Bra si avvicinò lentamente al dottore e domandò, con un filo di voce: “Il mio fratellone può tornare a casa?” “Ma certo, piccola. Fra qualche settimana il tuo fratellone sarà dimesso e potrà tornare a casa.”


Gure era seduta sul letto della sua stanza.

Era triste al pensiero che a Giugno, si sarebbe trasferita in un altro paese.

Il motivo era molto semplice: avrebbe dovuto dire addio al prof Prince, di cui si era follemente innamorata.

Sapeva già come sarebbe andata a finire: era troppo timida per confessare il suo grande amore al prof, senza contare che lui l'avrebbe considerata solo una ragazzina, ma non poteva nemmeno tenersi tutta quella disperazione dentro di sé.

Doveva parlarne con qualcuno ma a chi?!

Non poteva raccontare ai suoi genitori che si era innamorata di un uomo molto più vecchio di lei perché avrebbe fatto venire un gigantesco colpo ad entrambi.

Doveva parlarne con qualcuno che la capiva meglio di chiunque altro... e c'era solo una persona al mondo...

Si alzò dal letto in punta di piedi ed uscì dalla stanza.

Fortunatamente, i suoi erano scesi giù per parlare con il portinaio del loro prossimo trasferimento e ne avrebbero avuto ancora per un po'.

La ragazza aprì la porta del suo appartamento e, dopo aver guardato in tutte le direzioni, uscì da esso e suonò il campanello dell'appartamento davanti al suo.

L'uomo che abitava lì le aprì quasi subito e, per poco, Gure non cacciò un urlo.

Era tremendamente pallido e sembrava avere l'aria distrutta.

Si può sapere che cavolo vuoi, ragazzina?! Sai, vero, che sono le nove e mezza?!” le domandò, adirato, quando la vide.

Almeno il carattere non era cambiato...

Gure sussurrò: “Io... avrei bisogno di sfogarmi... ma posso farlo solo con lei, perché è l'unico che mi capisce.”

Non appena finì di parlare, l'uomo aprì la porta e le fece cenno di entrare.

Gure obbedì e, una volta dentro, si accorse che sul tavolo vi era un foglio di carta e una penna.

Stavo scrivendo a un... amico... comunichiamo così da sempre. Personalmente, preferisco scrivere delle lettere che telefonare. Perché con le lettere puoi dimostrare la tua innocenza...” le spiegò, frettolosamente, l'uomo mentre metteva da parte la lettera e si metteva in tasca una scatola.

Dopodiché, l'uomo la fece sedere e le domandò: “Vuoi un bicchiere d'acqua? Sembri parecchio sconvolta...”

Gure annuì col capo.

Non riusciva nemmeno a parlare...

Dopo che ebbe bevuto, cominciò a sfogarsi: “Io e la mia famiglia ci trasferiamo in un altro paese a Giugno. Io sono troppo piccola per prendere delle mie decisioni e so che farei perdere il lavoro a mio padre, ma... io vorrei restare qui! Se partissi non potrei mai più rivedere l'uomo che amo! So che è una cosa assurda, lui molto probabilmente non mi ama, eppure non voglio perderlo! Se me ne andassi, lui potrebbe fidanzarsi e sposarsi con una donna molto più bella di me! A me starebbe anche bene, tutto ciò che vorrei per lui sarebbe la felicità, e solo che... ho paura che nessuno mi ami. Per tutti io sono solo una ragazzina bruttina e insignificante ma lui... lui mi considerava una ragazza sensibile per la mie capacità. Tutti mi hanno sempre evitata per il mio aspetto fisico ma lui no... io... io ho paura che nessuno mi ami per come sono fatta!”

L'uomo la lasciò sfogarsi, poi le disse: “Le donne solo belle non durano mai a lungo.”

Gure lo guardò, incredula.

Vedendola interessata, continuò: “La bellezza è come un fiore reciso. Prima o poi appassisce, anche se tu gli dai l'acqua. Una donna, per far colpo su un uomo, deve avere cervello, coraggio o bontà. E anche un pizzico di irascibilità.”

Gure si accorse che l'ultima frase l'aveva detta sospirando e che aveva assunto uno sguardo triste.

Ciò nonostante, l'uomo riprese il suo solito sguardo e disse: “Questo è per dirti, ragazzina, che a volte non è necessario essere la più bella del mondo per attirare un uomo. E te ne parlo per esperienza.” “Che intende dire?” “Una volta mi innamorai di una donna. Anche lei mi amava, lo so. Così ci sposammo. Purtroppo, alla fine la lasciai.” “Come mai?” “Perché ebbi paura.”

Gure non riusciva a capire le parole dell'uomo.

Cosa intendeva?

Questo è per dirti, ragazzina, di non avere paura. La paura può fare molto male. Ho lasciato mia moglie per paura... e me ne sono pentito per tutta la vita. Non aver paura di non riuscire ad attirare un uomo perché ci riuscirai di sicuro. E anche in futuro ricordati di non averla. Perché potresti pentirtene per sempre...” l'avvisò mentre giocherellava con la sua scatola.

Gure si sentì sollevata e ringraziò l'uomo: “Grazie mille per le sue parole. Le prometto che cercherò di aver più fiducia in me stessa!”

TUMP

La ragazza aveva appena finito di parlare che sentì qualcosa cadere per terra.

Gure si voltò in direzione del rumore e si accorse che il rumore era dovuto alla scatolina, che era caduta per terra.

Ma la sua attenzione fu attirata da qualcos'altro.

Il suo vicino stava ansimando pesantemente, mentre con la mano destra si aggrappava alla maglia che indossava e con la sinistra era aggrappato al tavolo per impedirsi di cadere per terra.

Si sente bene?! Cosa le prende?!” gli domandò, preoccupata, Gure ma la giovane aveva appena finito di dire quelle parole che l'uomo lasciò la presa sul tavolo e cadde violentemente sul pavimento.


Fu solo quando tutti i familiari di Trunks furono usciti dalla stanza, che la giovane ebbe il coraggio di uscire dal suo nascondiglio e di entrare.

Trunks era steso su un letto, addormentato.

La giovane si avvicinò e lo guardò.

Quanto gli era mancato e quando era stata in pensiero per lui quando aveva ricevuto la notizia...

Avrebbe tanto voluto abbracciarlo o dargli un bacio ma temeva di svegliarlo...

La ragazza fece un sospiro di tristezza e si diresse verso la porta quando, ad un tratto, una mano le afferrò il braccio.

La giovane si voltò e vide Trunks che le aveva afferrato il braccio.

Mai...” sussurrò il ragazzo.

La ragazza sussultò.

L'aveva riconosciuta, ma come aveva fatto?!

Aveva cercato di non svegliarlo e di non essere riconosciuta...

So che sei tu, Mai...” continuò Trunks “Tu... sei tornata da me...” “Io...” balbettò Mai, impacciata “Ho saputo delle tue condizioni e volevo accertarmi che stessi bene... ma ora devo andare...” “No.”

Mai rimase immobile.

Non sapeva più cosa fare...

Ascolta... non voglio costringerti a stare con me... io voglio soltanto capire perché te ne sei andata. Se ti piace un altro, io non mi opporrò alla tua scelta ma voglio solo sapere che cos'è successo e se ti ho fatta soffrire in qualche modo. Perché se ti ho fatto qualcosa di brutto... scusami, non era mia intenzione.” le disse il ragazzo, guardandola negli occhi.

Mai abbassò lo sguardo e sussurrò: “Trunks... io non amo nessun altro e non mi hai mai fatta soffrire, anzi, mi hai dato una cosa bellissima che al solo pensiero mi fa emozionare... io... me ne sono andata perché non volevo rovinarti la vita.” “Cosa intendi? Ti prego, basta con i segreti, Mai.” la pregò Trunks.

Mai lo guardò e disse: “Vuoi sul serio conoscere la verità?” “Sì.” “Potresti pentirtene per sempre e io non lo vorrei...” “Io sono pronto. Ma dimmi... è una cosa che mi riguarda?” “Sì... è una cosa che ti riguarda allo stesso modo di come riguarda me...” l'avvisò la giovane mentre si toglieva la giacca invernale che fece cadere in un leggero tonfo sul pavimento.

Trunks rimase stupefatto da ciò che vide.

Il ventre di Mai era leggermente rigonfio.

La giovane, imbarazzata, spiegò: “Mi sono dimenticata di prendere la pillola quando l'abbiamo fatto... all'inizio non ho capito quello che mi stava accadendo, dato che avevo solo dei mal di testa... ma, poi, sono cominciate le nausee e il ciclo non mi veniva. Ho capito tutto quando ho visto la scatola ancora chiusa nella sua confezione e quando sono andata in ospedale ne ho avuto la certezza...” “Perché non mi hai detto niente?” “Mi vergognavo troppo a dirti che ero rimasta incinta perché avevo dimenticato la pillola. E poi... avevo troppo paura che tu mi abbandonassi!” confessò Mai, scoppiando a piangere.

Trunks l'avvicinò a sé e l'abbracciò, sussurrandole nell'orecchio: “Ti avevo detto che non ti avrei mai abbandonata, qualunque cosa fosse successa, piccola.”

Mai lo guardò nei suoi grandi occhi blu.

Trunks, tu... mi perdoni?! Dopo tutto quello che ti ho fatto mi perdoni?” “Certo, Mai. Io ti amo e qualunque cosa tu faccia ti amerò lo stesso.” “Ma tu... ti senti pronto a prenderti cura di un bambino? Pensi che lo amerai? Dimmi la verità.” “Mai... io lo amo già il nostro bambino. Lo amo nello stesso modo in cui lo ami tu, visto che, in tutto questo tempo non hai abortito.” “Sì... in tutto questo tempo... mi sono presa cura del piccolo. Ho studiato mille libri per prendermi cura al meglio di lui... di mio figlio... e dell'uomo che ho sempre amato...”

Mai si strinse al petto di Trunks, mentre le lacrime continuavano a scendere senza sosta, e sussurrò: “Mi dispiace, mi dispiace... che stupida che sono stata ad andarmene!”

Trunks l'avvolse in un caldo e morbido abbraccio mentre il suo naso sentiva il profumo di fragola della ragazza, un profumo che avrebbe riconosciuto dappertutto.


Echalotte si staccò dalla parete e si diresse verso le scale.

Le cose tra suo nipote e la sua fidanzata si erano sistemate in meglio.

Aveva capito subito che quella ragazza era incinta.

Quando una donna si mette di schiena prima di venire investita, è evidente che lo fa per impedire che succeda qualcosa al piccolo che porta dentro di sé.

Dopotutto, lei era rimasta incinta due volte e riconosceva subito una donna in dolce attesa quando la vedeva.

Per Trunks sarebbe stato molto imbarazzante raccontare alla sua famiglia cos'era successo ma ce l'avrebbe fatta.

Passò davanti alla zona parto e quando sentì uno strillo di bambino, sussultò.

Non tanto per la paura ma per il ricordo che quel grido aveva rievocato...


Ecco il bambino, signora.” dichiarò un'ostetrica mentre le passava un piccolo fagotto bianco.

Echalotte lo strinse al petto.

Il suo primo figlio...

Lo guardò e rimase a bocca aperta

Ehi, Vegeta, vieni a vedere.” esclamò Echalotte, facendo cenno al marito di avvicinarsi.

Lui la raggiunse, sbuffando come al solito: “Cosa c'è?” “Guarda come ti assomiglia.” disse la donna mostrando al marito il piccolo.

Nel vederlo, anche Vegeta aveva fatto una faccia stupita.

E' incredibile! Ha i tuoi stessi capelli e la tua stessa espressione!” aveva esclamato Echalotte mentre Vegeta aveva, come al solito, puntualizzato: “Guarda che i suoi capelli sono neri come i tuoi mentre io li ho castani.” “Lascia perdere! Sono senza parole. Sarà come prendersi cura di un piccolo te.” “Ci mancherebbe solo questa...”

Nel frattempo, il bambino aveva cominciato a tastare, con le piccole manine, il volto della madre.

Buono, come sei vivace...” aveva ridacchiato Echalotte, allontanandolo, per poi chiedere: “Gli altri stanno arrivando?” “Certo, ho appena sentito Bardack e...” “UUUUUAAAAAHHHHH!!!!!!”

Il bambino aveva cominciato a urlare a pieni polmoni, facendo tappare le orecchie ai due coniugi.

Buono, buono. Non piangere...” lo cullò Echalotte sperando di calmarlo mentre Vegeta le domandava: “Ma che gli piglia?!” “Non ne ho idea...”

In quel momento, una giovane infermiera entrò di corsa nella stanza, chiedendo: “E' successo qualcosa?” “Mio figlio si è messo a piangere a squarciagola.” “Non si preoccupi, i bambini fanno sempre così... vado a chiamare il dottor Kakaroth...” “UUUUUUUUUAAAAAAAAAAHHHHHH!!!!!!!!”

Sentendo quegli strilli sempre più acuti e forti, la povera infermiera scappò via a gambe levate.

Fa' qualcosa!” ordinò Echalotte al marito e Vegeta rispose: “E cosa?” “Non ne ho idea. Sei suo padre, Vegeta!”

Aveva appena finito di parlare che il bambino, di colpo, si calmò.

Marito e moglie si guardarono negli occhi, stupiti.

Ma cos'era successo?

Hai idea del perché si è calmato?” “No.” “Neanch'io, Vegeta.” “Gh...” fece il bambino.

Echalotte lo guardò e disse: “Vegeta.” “Gh gh gh.” fece di nuovo il piccolo.

Ho capito!” esclamò la donna e Vegeta le chiese: “Cosa?” “Ha scelto il suo nome. Strillava quando sentiva un nome che non gli piaceva e temeva che fosse il suo. Credo che il nome Vegeta gli piaccia e, perciò, lo voglia.” “Ma è il mio nome! Oltre all'aspetto devo condividere con mio figlio il nome?!” “Mi sa di sì...” “Se lo può scordare, il moccioso se ne dovrà scegliere un altro...” “UUUUUAAAAHHH!!!”

Il piccolo aveva appena cominciato a piangere che sua madre esclamò: “Buono, Vegeta.” e subito si calmò.

Visto, zuccone? Solo il tuo nome lo fa' star buono!” lo avvisò Echalotte e Vegeta commentò: “Vorrei proprio sapere cos'ha contro i nomi Kakaroth e...” “UUUUUUUAAAAAAAAHHHHHH!!!!!” strillò di nuovo il piccolo.

Tra tutti i nomi, Kakaroth era quello che odiava di più.

D'accordo, Vegeta sarà il tuo nome!” sbuffò l'uomo mentre il piccolo Vegeta smetteva all'istante di urlare.


Echalotte sorrise al ricordo di come lei e il marito avevano scelto il nome del loro primogenito.

Ovviamente, ciò era un segreto custodito solo da lei.

Vegeta non avrebbe sopportato la scoperta che era stato lui a scegliere il suo nome.

Suo figlio non riusciva proprio a sopportare che dall'essere che tanto odiava doveva condividere l'aspetto e il nome.

Era meglio che non sapesse niente...

Echalotte sospirò.

Non sarebbe mai riuscita a spezzare il filo che la legava a suo marito.

Fin dall'inizio, erano destinati a stare insieme.

Nonostante le litigate e le sfide, si amavano.

Poi, le cose, per qualche oscuro motivo, erano precipitate e lui se n'era andato.

Ripensò a suo nipote e alla sua fidanzata.

Loro due, alla fine, erano riusciti a ritrovarsi e a rimettersi insieme mentre lei e suo marito non si sarebbero mai ritrovati e non si sarebbero mai rimessi insieme...

Prese dalla borsa il cellulare e scrisse velocemente un sms al figlio, che in quel momento stava mangiando qualcosa al bar dell'ospedale per festeggiare la salvezza di Trunks, dicendogli che tornava a casa.

Una volta inviato, la donna aprì il portone e uscì dall'ospedale mentre nevicava fitto fitto.

Dopo qualche metro, venne superata da un'ambulanza che entrava a tutta velocità.

Mentre la donna si allontanava, l'ambulanza si fermò davanti al portone, cercando di non scivolare sul ghiaccio che si stava formando a causa della neve, e dei paramedici fecero uscire una barella su cui c'era un uomo che respirava affannosamente ed essi entrarono velocemente dentro l'ospedale, seguiti da una ragazzina incredibilmente bassa.


D'accordo, Bulma. Glielo chiederò.” “Grazie, Goku. Mi raccomando, non dire niente a Vegeta.” “Fidati di me.”

Bulma alzò un sopracciglio.

Goku, tra tutti i suoi amici, era, di sicuro, l'ultima persona a cui avrebbe potuto parlare di una cosa di cui nessuno doveva saperne niente.

Non riusciva a tenere un segreto nemmeno se gli tappava la bocca con lo scotch!

Purtroppo, era l'unico a cui poteva chiedere una cosa del genere.

Però non riesco a capire perché vuoi proprio una foto...” “ZITTO PER CARITA'!” lo zittì Bulma, guardandosi in giro.

Per fortuna, Vegeta stava chiacchierando con Tarble.

Se Vegeta avesse saputo cosa stava per fare...

Vedi di non farti scappare niente con Vegeta, intesi?! Lo sai com'è suscettibile...” “Lo so, voglio solo capire perché vuoi averla.” “Perché... sono curiosa di sapere com'era fatto...” “Sì, ma... come mai t'interessa proprio adesso? Tu e Vegeta siete sposati da quasi vent'anni...” “Goku, ti prego. Un giorno ti spiegherò ogni cosa... ma non adesso! Per ora, trovami quello che ti ho chiesto.”

Goku si limitò a sorriderle.

Non preoccuparti. Ti aiuterò.” l'assicurò l'amico prima di raggiungere la moglie.

Bulma rimase un attimo da sola nel corridoio.

Da quando aveva incontrato quell'uomo nel vicolo vicino al commissariato, quel volto così somigliante al suo... l'aveva sconvolta e aveva deciso di andare a fondo alla cosa.

Quell'uomo poteva solo una persona ma doveva averne la certezza.

Se i suoi sospetti si fossero rivelati, come avrebbe fatto a dirlo a Vegeta?!

E, poi, perché stava spiando lei, sua figlia e sua sorella?!

Sperava solo che non avesse cattive intenzioni...

Raggiunse la sua famiglia e, dopo aver pagato il conto, si diresse verso l'ascensore.

Mamma è tornata a casa.” annunciò Vegeta, guardando il cellulare.

Bulma stava per cliccare il pulsante del piano terra quando sentì, qualcosa sfiorarle la gamba.

Abbassò lo sguardo e vide Bra guardare, con aria sconvolta, fuori dall'ascensore.

Che succede, Bra?” le domandò Bulma prima che la figlia corresse fuori dall'ascensore, dirigendosi verso un corridoio.

BRAAA!!!!” le urlò la madre mentre anche lei, Vegeta e Tarble uscivano dall'ascensore.

Ma cosa le prende?!” sbuffò Vegeta mentre correva all'inseguimento della figlia fuggitiva.

I tre la videro ferma a parlare con un'infermiera.

Sembrava proprio sul punto di piangere...

Bra!” La chiamò suo padre, avvicinandosi, per poi sgridarla: “Non lo fare mai più, signorina! Hai idea della paura che ho avuto?!” “Scusa, papà... ma il signor Lupo Cattivo...” “Ma di quale signor Lupo Cattivo stai parlando?!” “Ehm...” fece una voce femminile dietro alla bambina.

Vegeta alzò lo sguardo e fissò il volto dell'infermiera, la quale disse: “Credo che vostra figlia si stia riferendo all'uomo che l'ambulanza ha appena portato...” “Cos'è successo a quell'uomo? Ha avuto un incidente?” “A dire la verità... si tratta di un problema ai reni...” “Ai reni?”

La donna si avvicinò a Vegeta e, a bassa voce, gli rivelò: “Pare che ne soffra da moltissimi anni... i medici dicono che solo un trapianto potrebbe salvarlo... ma non si riesce a trovare da nessuna parte un rene compatibile... stanotte, mentre era a casa sua assieme a una vicina, le sue condizioni sono peggiorate all'improvviso...”

Bra, col volto scuro, sussurrò: “L'ho visto sull'ascensore su una barella che respirava a fatica... la prego, mi dica, sopravvivrà?”

L'infermiera abbassò lo sguardo, come se non sapesse che cosa rispondere.

La prego, risponda a mia figlia!” la pregò Vegeta e la donna sussurrò: “E' così grave che i medici dubitano persino che riesca a passare la notte.”

Per Bra fu come se un fulmine avesse squarciato tutto.

La piccola rimase perfettamente immobile mentre Bulma, intuendo il suo stato d'animo, l'abbracciava, sussurrandole: “Cucciola...”

La piccola si strinse forte a lei e, scoppiando a piangere, disse: “Allora era questo che intendeva quando diceva che presto sarebbe morto... cosa farò senza di lui, mamma?! Anche se era parecchio burbero, mi voleva bene! Si è sempre preso cura di me... mi ha insegnato un sacco di cose... era il mio migliore amico! Volevo tanto aiutarlo perché era così triste e solo... e, invece, non potrò mai aiutarlo!”

Vegeta osservò, in silenzio, la disperazione della figlia e, poi, si voltò verso l'infermiera e, senza mezzi termini, le ordinò: “Analizzi i miei reni.”

Tutti, persino Bra, lo fissarono esterrefatti.

L'infermiera non sapeva che cosa rispondere.

N-ne è veramente sicuro, signore?” gli domandò la donna e Vegeta annuì: “Sì, voglio che i miei reni siano analizzati e se risultassero compatibili voglio donarne uno a quell'uomo. Voglio salvare il migliore amico di mia figlia.”

L'ultima frase l'aveva detta guardando Bra.

La bambina gli sorrise e lo ringraziò: “Grazie, papà.”

La donna fece cenno a Vegeta di seguirlo e gli disse: “Venga con me. La porto dal medico...”


Se volete, in attesa della risposta, potete sedervi nella sala d'aspetto in fondo all'aula.” li avvisò un'altra infermiera.

Tarble seguì la cognata e la nipote.

Era orgoglioso del suo fratellone.

Tutti lo consideravano un eremita parecchio irascibile ma lui sapeva che il suo fratellone aveva un lato nascosto, un lato che solo pochi conoscevano e che lui aveva appena mostrato...

Fin da piccolo, il suo più grande sogno era quello di rendere orgoglioso il suo fratellone.

Perciò, quando quella banda di bulli lo aveva malmenato in prima media, lui aveva preso tutti quei calci e quei pugni senza piangere o strillare perché Vegeta non sarebbe stato contento se si fosse comportato così.

Eh? Ma tu sei...”

La voce di sua cognata lo riportò nel mondo dei vivi.

Incuriosito, Tarble si avvicinò e riconobbe immediatamente la ragazzina di quindici anni con cui stava parlando Bulma.

Gure?” “Professor Prince!”

Tra i due cadde un silenzio imbarazzante, finché Bulma non lo interruppe dicendo: “Scusa, Tarble, ma tu la conosci?” “Certo, si chiama Gure ed è una mia studentessa. Tu come la conosci?” “Ti ricordi di quando Bra è scappata sotto quel tremendo temporale? Il giorno dopo a quella tempesta, questa ragazza ritrovò mia figlia nel capanno abbandonato del suo palazzo e, assieme ai suoi genitori, la portò al commissariato, dove mezz'ora dopo arrivai io.”

Nel frattempo, Gure guardava, incredula, la scena.

Aveva riconosciuto immediatamente la donna e la bambina... non era possibile...

Sarà meglio fare le presentazioni: Bulma, questa è Gure, una mia studentessa. Gure queste sono mia cognata Bulma e mia nipote Bra.” le presentò Tarble e la ragazzina, sorridendo, si alzò in piedi e le salutò, sorridendo: “Buongiorno, signora. Come sta? Lieta di conoscerla.” “Piacere. Come mai ti trovi in ospedale?” “E' per il mio vicino di casa...” “Vicino di casa?” “Sì. Ha un problema ai reni e mentre ero con lui è stato male. Ho deciso di seguirlo in ospedale perché volevo che qualcuno gli stesse accanto durante l'operazione...” “In che senso?” “Il mio vicino è praticamente solo al mondo. Nessuno viene mai trovarlo e nessuno, nel palazzo in cui abito, sa niente di lui.” “Ma avrà una famiglia! Non può essere così solo...” “So soltanto che era sposato in passato ma temo che dopo la separazione lui e sua moglie non si siano più visti o sentiti.”

Bulma era esterrefatta.

Non riusciva a credere che una persona potesse essere così sola...

Però... c'è una persona a cui è molto legato...” continuò Gure e Bulma domandò: “Chi?” “Vostra figlia, signora.”

Bulma fece una faccia stupita e guardò la figlia e la ragazza.

Ma allora...” fece Bulma, prima che Bra l'interrompesse: “Il signor Lupo Cattivo mi vuole bene!” “Sì... è molto legato a te e se ti succedesse qualcosa sarebbe molto triste.” ammise la giovane.

In quel momento, giunse l'infermiera con cui Tarble, Bulma e Bra avevano parlato poco prima.

Allora, signorina?” le domandò, preoccupata, Bulma e la donna le rispose, con un grande sorriso sulle labbra: “E'... è un miracolo! I reni di suo marito sono compatibili con quelli del paziente! Possiamo tentare un trapianto!”

   
 
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