Fanfic su attori > Ryan Reynolds
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Autore: bebe    03/11/2017    1 recensioni
Una ragazza ricca, figlia unica di un famoso produttore, fidanzata con il rampollo di un'altra agiata famiglia californiana, ovviamente approvato dal padre, incontra un attore più grande di lei, con un intenso passato sentimentale e se ne innamora. ricambiata. Ma riuscirà il loro sentimento a resistere alle malelingue, ai pettegolezzi, ed all'ostilità del padre di lei?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ormai mancavano pochissimi giorni ai Golden Globes. Victoria a quel punto non vedeva l’ora di arrivare al giorno dopo, e di archiviare questa incombenza mondana, pregando di non incrociare nemmeno per sbaglio Ryan, circostanza piuttosto improbabile. Tuttavia, causa anche il fortuito scontro con sua moglie, in quegli ultimi giorni aveva ripensato spesso a lui, all’ultimo incontro, al litigio che li aveva portati a troncare, così come alle parole di Blake. Ed ora forse non era più così sicura di aver fatto la scelta giusta. Certo, il loro matrimonio non meritava nemmeno di essere definito tale, per lei il loro rapporto era inconcepibile ed assurdo, ma iniziava a vedere le cose in una prospettiva diversa ed in fondo, anche se non l’avrebbe mai ammesso, era dispiaciuta per Ryan, perché di certo non poteva essere sereno ed appagato in quella situazione.

La cerimonia si sarebbe svolta di domenica, come di consueto, al Beverly Hilton Hotel. Già dalla mattina presto, la stanza di Victoria era stata invasa da professionisti della cosmesi e della bellezza, il ‘team del restauro’, come lo chiamava lei. Con lei anche Skyler, pronta per partecipare all’evento, ed eccitata perché alcuni dei clienti che rappresentava erano nominati in diverse categorie. Anche se non amava questi eventi mondani, Victoria non poteva comunque lamentarsi. Era rilassante farsi viziare e coccolare ogni tanto, e tutti i trattamenti di bellezza, le maschere, manicure e pedicure la aiutarono a rilassarsi ed a staccare per qualche ora il cervello. Per l’occasione, Skyler aveva scelto un vestito da vera e propria principessa di Dior, completamente bianco, che ricordava un abito da sposa.

“Dato che dubito fortemente mi sposerò mai, almeno per stasera voglio provare l’ebbrezza di sentirmi una sposina!” esclamò divertita, controllandosi allo specchio.

Victoria, invece, aveva optato, come spesso succedeva, per un abito nero. Era un colore che amava, e che le donava particolarmente vista la carnagione chiara, i capelli biondo miele e gli occhi verde/azzurro. Era senza spalline, fasciante, valorizzava il suo fisico ben proporzionato e formoso nei punti giusti, ed aveva uno spacco intrigante, ma per nulla volgare. Era impreziosito, sul bustino, da ricami di fiori con gemme incastonate che creavano dei suggestivi giochi di luce. A completare l’outfit, una parure di Cartier, composta da collier ed orecchini in oro bianco con diamanti ed onice. Aveva scelto un trucco leggero, sottolineando in particolar modo lo sguardo ed aveva raccolto i capelli in un morbido chignon, dal quale sfuggivano in maniera apparentemente casuale alcune ciocche ad incorniciarle il viso. Erano entrambe bellissime, ed Andrew, da bravo cavaliere le riempì di complimenti.

“Anche quest’anno sarò io l’uomo più invidiato. Siete entrambe stupende” disse l’uomo, vedendo scendere la figlia e la sua amica, pronte per salire sulla limousine e dirigersi al Beverly Hilton.

Appena l’auto si fermò, iniziarono a sentire le urla dei fans di questo o quell’attore, già appostati da ore dietro le transenne per vedere i propri beniamini. Non era certo la prima volta per Victoria, ma ogni anno le sembrava come lo fosse, non si era ancora abituata. Così come non si era ancora abituata al red carpet ed al rito delle foto. Skyler, invece, si divertiva un mondo, viveva tutto come un gioco, cercando di far sciogliere un po' anche l’amica. Andrew, dopo qualche scatto con la figlia, l’aveva lasciata posare da sola, approfittandone per rispondere alle domande di qualche giornalista. Sia Skyler che Victoria erano note nell’ambiente, quindi i fotografi iniziarono a chiamare a gran voce anche loro per aggiudicarsi gli scatti migliori.

Dopo circa venti minuti di quella ‘tortura’, finalmente le ragazze ed Avery riuscirono ad entrare nella sala dove, di lì a poco, sarebbe iniziata la cerimonia. Era finemente addobbata, ed i tavoli erano stati apparecchiati con tovaglie di ottima fattura, ricamate, con centrotavola molto eleganti e raffinati, così come piatti e bicchieri, tutto era di prima qualità, ovviamente. I tavoli erano già stati assegnati e, come sempre, Andrew Avery sedeva in uno di quelli centrali, a pochi passi dal palco, insieme ad alcuni suoi fidati sceneggiatori e soci. Il salone iniziò ben presto a riempirsi degli ospiti, nominati ai premi e non, e Victoria cercò di evitare di guardarsi troppo intorno, per non incrociare nemmeno per sbaglio Ryan. Era passata velocemente dal red carpet all’interno dell’Hotel per evitare di vederlo.

Fortuna o sfortuna vollero che lui e la moglie fossero esattamente al tavolo sistemato dietro quello di Avery, così in pratica Victoria si ritrovò a dar loro le spalle. Tuttavia, sapere che era proprio dietro di lei, le provocò un certo turbamento, che si era illusa di poter controllare. Così vicini eppure mai così lontani.

Come sempre per le loro apparizioni di coppia, Blake e Ryan sembravano perfetti, l’incarnazione vivente del principe e della principessa delle favole. Avrebbero potuto interpretare un adattamento cinematografico della Bella Addormentata, lei nei panni di Aurora e lui del Principe Filippo, tanto erano perfetti, quasi troppo perfetti per sembrare veri. Lei era fasciata in un abito nero di velluto, con inserti dorati, sorridente e per niente restia a posare per i fotografi ed i paparazzi che la chiamavano, mentre lui indossava un tuxedo blu scuro con profili neri e farfallino, e sembrava impaziente di fuggire dai flash. Era bellissimo, anche se il suo sguardo tradiva sempre quella nota malinconica che Victoria aveva imparato a conoscere.

La cerimonia iniziò con qualche minuto di ritardo. Il conduttore di quell’anno era Jimmy Fallon, che riuscì a coinvolgere il pubblico col il monologo iniziale, al quale prese parte anche Ryan, in una sorta di parodia del ruolo interpretato dall’omonimo Gosling in La La Land, candidato a diversi premi. E poi salì nuovamente sul palco per presentare una categoria, ed ogni volta che appariva e che sentiva la sua voce, per Victoria era come spargere sale su una ferita ancora aperta, per quanto si sforzasse ovviamente di mascherare il suo stato d’animo. Di certo non era il luogo né il momento per farsi prendere dai ricordi della breve parentesi che avevano condiviso e poi aveva la sensazione che suo padre si voltasse verso di lei, come a controllarla, proprio ogni volta che Ryan saliva o scendeva dal palco per raggiungere la sala. Inutile dire che quella serata le risultò interminabile, ma alla fine arrivò anche la conclusione della cerimonia, non della serata, però. C’era il consueto after party della Warner Bros, ed ovviamente sarebbe dovuta andare, almeno per presenziare e fare un po' di pubbliche relazioni insieme al padre. Così, dopo un veloce cambio d’abito, i tre raggiunsero la location del party, poco distante dall’Hilton.

C’erano già diversi ospiti, praticamente sembrava che l’intera sala dell’Hilton si fosse trasferita a quell’after party. C’erano ‘addetti ai lavori’ che Victoria conosceva più o meno di vista, attori ed attrici, registi, produttori come suo padre. Erano tutti su di giri ed in vena di festeggiare, soprattutto i candidati che erano riusciti a portarsi a casa l’ambito premio. Ad un certo punto, quando ormai era lì da un’ora abbondante, la ragazza vide con la coda dell’occhio Blake e Ryan. Sembrava che stessero discutendo, lei gesticolava e parlava quasi a mezza bocca, sicuramente per non farsi sentire, ma era evidente che fossero nel bel mezzo di un battibecco, ed alla fine lui si allontanò per raggiungere la zona bar. Sua moglie era palesemente contrariata, ma cercò di far finta di niente, dato il momento e la sala piena di persone, ma quando alzò lo sguardo incrociò quello di Victoria e la sua espressione si indurì. Fu questione di pochi minuti, poi la vide sparire in direzione della toilette.

La ragazza era combattuta, non sapeva cosa fare. Aveva vogli di avvicinarsi a Ryan, in fondo non c’era niente di male nell’andare a prendersi da bere e salutare un conoscente, ma aveva anche paura della reazione che avrebbe potuto avere lui, o sua moglie, in caso li avesse visti. Però Blake non era nei paraggi in quel momento; Andrew era impegnato a parlare con Scorzese, e Skyler stava parlottando con la Hathaway, quindi alla fine si decise, e si avvicinò alla zona bar, dall’altra parte della sala.

Ryan era lì da solo, seduto al bancone, con l’aria pensierosa, ed un bicchiere di scotch davanti.

“Posso avere un Apple Martini, per favore?” disse, rivolgendosi al bartender.

Ryan, riconoscendo la sua voce, si voltò quasi di scatto, fissandola con un’espressione indecifrabile. Lei non riusciva a capire cosa gli stava passando per la testa, se fosse sorpreso, felice di rivederla oppure seccato dalla sua vicinanza. Alla fine stirò una specie di striminzito sorriso di circostanza e bevve un sorso del suo scotch. Nel frattempo il cameriere le servì il drink che aveva richiesto, per poi passare ad altri ospiti e lei si accomodò su uno sgabello, vicino a quello di Ryan.

“Signorina Avery” disse lui, quasi a voler sottolineare un certo distacco, rompendo quel silenzio, senza però guardarla “Come mai fra noi? Sarà già stato uno sforzo immane per te mischiarti a noi poveri morti di fama per la cerimonia, ma addirittura l’after party?” le chiese con malcelato sarcasmo.

“Ho abbondato con lo Chardonnay durante la premiazione e la cena. E vedo che il bar qui è fornito, quindi dovrei avere ancora un po' di autonomia per sopportare voi attori volubili” rispose lei per le rime.

Lui incassò il colpo, finì d’un fiato quel che rimaneva dello scotch e fece per alzarsi, ma lei lo fermò.

“No, per favore, aspetta. Non andare” gli disse, quasi in un soffio, ma sicura che avesse sentito. Infatti si bloccò e restò seduto.

“Mi dispiace che tu non abbia vinto il Golden Globe. Gosling è stato bravo, ma se avessi vinto tu avresti aperto le porte a tanti altri tuoi colleghi che si sono cimentati col mondo dei super eroi. E poi te lo meritavi, solo per l’impegno e la tenacia che ci hai messo per fare il film dopo anni di porte sbattute in faccia” disse.

Lui si voltò verso di lei e la guardò stranito, come se a tutto pensasse tranne all’aver perso il premio.

“Era già tanto essere candidato, non mi aspettavo davvero di vincere” rispose un po' asciutto, stringendo le spalle.

“Tutto qui? Era questo che volevi dirmi?” rimarcò fissandola perplesso, ma ancora lei non si voltava verso di lui e giocherellava col suo bicchiere.

“No” rispose dopo qualche istante “Ma questo non è il momento né il posto per dirti quello che vorrei” ammise, alzando finalmente lo sguardo su di lui.

A quel punto, Ryan sembrava genuinamente spiazzato.

“Quanto ti fermi qui?” gli chiese.

“Un altro paio di giorni al massimo” rispose “Ma pensavo che non volessi più avere a che fare con me” la punzecchiò.

“Possiamo vederci al solito posto? Nella villa che spacci per quella di un tuo amico, e che in realtà è tua?” ribatté lei, spiazzandolo di nuovo.

Tuttavia, non le chiese spiegazioni, si limitò ad annuire.

“Alloggiamo al Four Seasons, mi inventerò qualcosa e ti raggiungerò là domani alle 16, ok? Se ci sono problemi, mandami un messaggio. Adesso è meglio che vada. Non sono sicuro sia una buona idea che ci vedano parlare insieme” aggiunse solo, prima di andarsene.

Victoria rimase ancora qualche minuto al bar, e poi fu raggiunta da Skyler. All’amica bastò guardarla per capire che c’era qualche novità, ma per parlarne liberamente dovettero aspettare la fine della serata, quando lasciarono il party. Andrew se n’era andato una mezz’ora prima delle ragazze, ma aveva lasciato a loro disposizione un’auto con autista.

“Pensi che abbia sbagliato?” domandò all’amica.

“Nemmeno per sogno, hai fatto benissimo! Anzi, direi che finalmente sei rinsavita. Ti sei fatta mille problemi e non ne valeva la pena. Il loro matrimonio è chiaramente una farsa, non ti stai intromettendo nella storia d’amore del secolo. Tu lo ami, lui ti ama, riprenditelo. Vedrai che la mollerà, deve solo capire come uscirne indenne” rispose l’altra, che era già spigliata di suo, figuriamoci alle 3 del mattino, dopo un party e diversi drink in circolo.

“Almeno poi lui tradisce con discrezione e non fa il cretino in giro. Stasera l’ho vista, faceva la gattamorta con tutti i pezzi grossi della Warner, ci mancava giusto che si strusciasse addosso a qualcuno” aggiunse.

Poco dopo l’auto si fermò davanti all’appartamento di Skyler, e poi ripartì per dirigersi a Villa Avery. Inutile dire che per Victoria fu piuttosto complicato prendere sonno. Era stanca, ma continuava a pensare a Ryan, all’effetto che le aveva fatto rivederlo e parlargli, a cosa gli avrebbe detto l’indomani, a come avrebbe potuto reagire lui. Dormì poco e male e l’indomani si svegliò con un bel mal di testa. Bevve due belle tazze di caffè nero, prese un’aspirina e poi in tarda mattinata andò in fondazione, per sbrigare alcune cose, e da lì andò direttamente alla casa di Beverly Hills.

Era un po' in anticipo, non erano ancora le 16, ma Ryan era già lì ed ancora prima che scendesse per suonare il citofono, vide il cancello del viale aprirsi. Lui la aspettò sulla soglia, ed una volta entrata, richiuse la porta alle loro spalle.

“Non ho molto tempo. Le ho detto che dovevo vedere Rhett, ma fra un’ora al massimo dovrò rientrare. Abbiamo il volo stasera” le disse, con un tono piuttosto asciutto, ed affondando le mani nelle tasche dei jeans. Era chiaro che fosse ancora risentito ed arrabbiato, e che non le avrebbe reso il compito facile.

“Come mai hai voluto vedermi?” la incalzò.

“Dritto al sodo!” osservò lei, sedendosi sul divano.

“Non c’è motivo di perdere tempo, non trovi?” rimarcò, sedendosi a sua volta, ma sulla poltrona.

 Victoria lo osservò per qualche istante e poi prese un bel respiro, per darsi coraggio. Era piuttosto orgogliosa, ma sapeva ammettere i propri errori, ed anche se non era semplice per lei chiedergli scusa, sentiva di essere in dolo con lui.

“Non ci girerò troppo intorno, volevo solo dirti che mi dispiace per come sono andate le cose fra noi, per quello che ti ho detto l’ultima volta che ci siamo visti. Sono stata troppo severa forse, troppo rigida, ti ho giudicato e non era mia intenzione” disse, quasi d’un fiato.

Lui la ascoltava e la scrutava attentamente, come se volesse leggerle dentro.

“E come mai sei arrivata a questa conclusione?” le domandò sorpreso, incrociando le braccia al petto “Insomma, mi sei sembrata molto convinta e sicura di quello che dicevi. Hai anche detto che mi sono venduto l’anima al diavolo per restare famoso, e ti cito testualmente” precisò, inarcando appena un sopracciglio.

“Si, mi ricordo bene cosa ti ho detto e ti ho chiesto scusa. Diciamo che forse ora vedo le cose in una prospettiva diversa” rispose lei.

“Ah, una prospettiva diversa” rimarcò lui, che non sembrava molto convinto.

Seguirono alcuni istanti di pesante silenzio, in cui lui continuava a scrutarla. Alla fine sospirò ed appoggiò la schiena allo schienale della poltrona.

“Cosa ti ha detto Blake? Perché c’è lei dietro questo repentino cambio di prospettiva, vero? Ed immagino sia stata lei a dirti che questa casa è mia” riprese a dire, calando l’asso ed arrivando al nocciolo della questione.

Victoria si sentì messa nell’angolino, si sentì piccola e pure un po' stupida. Evidentemente era un libro aperto per lui, era prevedibile e forse lo era anche Blake.

“L’ho incontrata per caso al Four Seasons pochi giorni prima dei Golden Globes. Ho cercato di evitarla, ma ormai mi aveva vista e mi ha raggiunta nei bagni. Sapeva di noi, ha letto dei messaggi sul tuo cellulare e mi ha detto che questo è l’alcova che usi con tutte le tue conquiste. A suo dire non è la prima volta che la tradisci, ed ogni volta però torni da lei con la coda fra le gambe” aggiunse ed a quel punto a Ryan scappò una risata. Di certo non sembrava scalfito né sorpreso da quello che la moglie diceva di lui.

“Non ho mai negato di averla tradita. Ti avevo detto che era già successo un paio di volte, ma ti ho anche detto che non c’era mai stato nessun coinvolgimento e che sei stata la prima per cui ho sentito qualcosa che andasse oltre l’attrazione fisica.” Precisò e Victoria non poteva contraddirlo perché era la verità “E non ti ho detto che questa casa è mia perché temevo avresti pensato subito che la usavo come una specie di garconnière per portarci la fiamma di turno. Non sono un santo, mai detto di esserlo, ma con te è stato diverso, e non ti ho mai mentito”.

“Era sola?” le domandò poi a bruciapelo.

Victoria alzò di scatto lo sguardo su di lui, incerta, ma alla fine fece segno di no col capo.

“Ah ecco, adesso è tutto chiaro” riprese a dire lui, come se avesse risolto un enigma particolarmente complesso.

“L’hai vista con un altro, adesso sai che anche lei mi tradisce, quindi ti senti meno in colpa, e hai pensato che magari avremmo potuto ricominciare da dove ci eravamo interrotti” disse con ovvietà, sicuro delle sue affermazioni.

“Si…cioè no…insomma, non lo so! Io volevo solo chiederti scusa” rispose lei, un po' sulle difensive. Si era scusata, e lui sembrava volerla mettere nell’angolo a tutti i costi.

“Mi sono sentita in colpa per averti giudicato male, non conoscevo tutta la situazione e sono saltata a conclusioni affrettate. Poi quando l’ho vista con un altro ho capito che non era una povera vittima, e mi sono sentita in difetto, volevo solo scusarmi, tutto qui. Ora l’ho fatto, posso anche andare.” Aggiunse, alzandosi per andarsene.

“Non sarei dovuta venire. Io ti chiedo scusa, e tu mi tratti come se avessi fatto chissà cosa! Se anche avessi cambiato idea perché ora so che anche lei ti tradisce, che problema ci sarebbe?” rimarcò stranita.

A quel punto anche lui si alzò e con una veloce falcata si mise fra lei e la porta.

“Davvero non lo capisci o fingi di non capire?” la incalzò “Mi hai accusato di essere un uomo pessimo, di essermi venduto l’anima per la fama, ma siccome anche mia moglie mi tradisce, cambi idea su di me! Ti serviva questo per cambiare idea? Non bastava tutto quello che ci eravamo detti in quei sei mesi? Non ti erano bastate le mie confidenze? Ti ho detto cose di me che solo i miei fratelli sanno, non mi sono mai aperto così tanto con nessun altro. Ti ho detto che mi sono innamorato di te, ma tu non hai voluto aspettare, mi hai messo fretta, mi hai giudicato per il mio matrimonio di facciata ed ora che hai beccato Blake col suo amante cambi opinione e mi chiedi scusa?” rimarcò concitato.

Aveva ragione su tutta la linea, e si sentiva minuscola ora, una puffetta rispetto a lui.

Sospirò ed abbassò lo sguardo.

“Mi dispiace, hai ragione” disse in un soffio “Mi sono fatta prendere dai sensi di colpa. Io non sono mai stata l’amante di nessuno, ero confusa, impaurita anche” continuò, alzando finalmente lo sguardo “Non sapevo più come gestire la cosa. Mi sentivo uno schifo, e forse ero anche stanca di aspettare e di dividerti con lei, non lo nego. Ma mi sentivo così perché ero innamorata di te e non volevo più nascondere quello che c’era fra noi. E in realtà, non ho mai smesso di amarti, ti ho praticamente pensato ogni giorno” ammise infine, mordendosi appena un labbro.

Lui continuava a guardarla, ma senza aprire bocca, il che non la aiutava perché non aveva proprio idea di cosa stesse pensando.

“Meglio che me ne vada ora” riprese a dire lei, e stava per farlo, quando lui la fermò, trattenendola fermamente ma con delicatezza per un polso.

“Nemmeno io ho smesso, e ti ho pensata sempre” rispose infine, abbozzando un sorriso ed attirandola a sé per abbracciarla.

Quanto le erano mancati i suoi abbracci! Aveva quasi dimenticato quella meravigliosa sensazione di sicurezza e protezione che le regalavano. La strinse forte, posandole un bacio sul capo.

“Mi farai finire al manicomio, ragazzina” aggiunse dolcemente in un soffio, strappandole una risata.

“Mi sei mancato. Mi dispiace davvero, per tutto” riprese a dire lei, alzando la testa per guardarlo ed alzandosi sulle punte per rubargli un bacio morbido.

“Anche tu” rispose, ricambiando il suo bacio “Ma la mia situazione è ancora quella. Non posso darti tempi, non posso prometterti niente per adesso.” Aggiunse serio.

Lei annuì.

“Lo so, e mi va bene. Sono sicura, davvero! Non darò i numeri fra un mese, per metterti fretta e non ti chiedo niente. Riprendiamo da dove ci siamo interrotti, vediamoci quando possiamo, con tutte le precauzioni del caso, perché Blake sa di noi, ma vediamoci. Non voglio rinunciare a te, ed aspetterò il tempo necessario” aggiunse senza esitazione.

Lui sorrise ed annuì.

“Dovremo stare super attenti! Ma visto che anche lei ha le sue distrazioni, non può tirare la corda più di tanto. Comunque, non devi preoccupartene, ci penserò io” la rassicurò, accarezzandole la testa.

Da quel giorno, Victoria e Ryan ripresero a frequentarsi, sempre di nascosto, ben attenti a non farsi beccare. Non che le cose si fossero improvvisamente semplificate, ma ora che avevano chiarito, la ragazza si sentiva più leggera, non sentiva più un macigno sulla coscienza. Certo, le pesava non poter dire nulla a suo padre, ma non era il momento, non avrebbe capito. Sperava, comunque, che Ryan sarebbe riuscito a risolvere la situazione con Blake, e che sarebbero potuti uscire allo scoperto, liberi di vivere la loro relazione alla luce del sole.

Passò lentamente un altro anno, fatto di momenti rubati qua e là, com’era ormai diventata la prassi per loro. Si vedevano appena possibile, incontrandosi a metà strada o approfittando di viaggi di lavoro dell’uno o dell’altra.  Fra di loro le cose andavano bene, molto bene, ma i tempi non sembravano ancora maturi per arrivare ad una svolta. Ryan aveva parlato con la sua agente, che era poi anche quella della moglie, con cui condivideva anche l’addetto stampa. Da fuori, continuavano a mantenere la facciata di coppia inossidabile, ad apparire insieme quando era necessario per qualche evento, ma in realtà le trattative erano in corso, nelle fasi embrionali, ma pur sempre avviate, tuttavia era più complicato di quanto si potesse pensare.  Andavano definite diverse questioni, da quelle economiche, a quelle relative alle visite alle bambine. Sicuramente quello era l’aspetto che più preoccupava e frenava Ryan. Non ci fossero stata le figlie, Victoria era certa che avrebbe preso in mano la situazione per darci un taglio netto, ma le bimbe erano il suo tallone d’Achille, era comprensibile e Blake faceva di tutto per sfruttarlo a suo vantaggio. Non era semplice, ma Victoria continuava ad aspettare pazientemente, a stargli vicino e rassicurarlo quando ne aveva bisogno, anche se, ad onor del vero, Ryan faceva il possibile per non farle pesare la sua situazione e per fare in modo che i momenti che riuscivano a ritagliarsi fossero dedicati solo a loro due.

Per il resto, la ragazza continuava a dividersi fra il lavoro nella casa di produzione del padre, e quello in fondazione, che le dava grandi soddisfazioni. Era quasi sempre di corsa, molto impegnata, e fra il lavoro e le corse per raggiungere Ryan da qualche parte qui e là per gli Stati Uniti, non aveva molto tempo di riposarsi. Avrebbe voluto rallentare, soprattutto depennare qualche impegno per la casa di produzione del padre, ma ultimamente lui si affidava molto a lei, delegandole diversi incarichi e facendosi sostituire a riunioni ed appuntamenti anche fuori città. Le sembrava strano, aveva la sensazione di essere come monitorata dal genitore, e a volte si chiedeva se sospettasse qualcosa. Quindi, nonostante una certa stanchezza che ultimamente avvertiva, non voleva saltare nessun impegno, anche se aveva accumulato molti giorni di ferie arretrati. Si convinse che era solo un calo fisiologico, o che forse stava covando qualcosa, si imbottì di vitamine e continuò ad onorare i suoi impegni, fino a quando un pomeriggio, nel bel mezzo di una riunione del consiglio di amministrazione della casa di produzione, cadde lunga distesa per terra. Quando si riprese, si risvegliò in una stanza di ospedale, con una flebo al braccio. Intravide suo padre dalla finestrella della porta, intento a parlare con un medico. Poco dopo quello stesso medico entrò per visitarla e per rassicurarla che era stato un calo di zuccheri, unito ad una leggera anemia, che si sarebbe ripresa presto, ma che sarebbe dovuta restare a riposo ed evitare sforzi, viste le sue condizioni.

“Le mie condizioni?” esclamò lei stranita. Si sentiva meglio, solo un po' stanca, e non capiva a cosa si riferisse il medico.

“Lei è incinta, signorina. Di circa 8 settimane” le disse, quasi con ovvietà “Dovrà stare a riposo, evitare stress, assumere ferro e vitamine, le prescriverò tutto. E poi con calma farà un’ecografia, ma per il momento direi che va tutto bene” aggiunse tranquillo.

Lei invece non credeva alle sue orecchie. Aveva un ritardo, ma non era stata mai molto regolare, soprattutto in periodi di forte stress come quello. Erano settimane che faceva la trottola su e giù da un aereo per lavoro o per vedere Ryan, non ci aveva dato peso. Ed invece era incinta. Erano sempre stati attenti, ma forse non così attenti come credeva. Come l’avrebbe presa lui? E suo padre? Avrebbe dovuto dirglielo, sempre che già non lo sapesse.

Quando il medico la lasciò, entrò proprio suo padre. Sembrava serio, ma Victoria si convinse che fosse per lo spavento. Non le chiese niente di particolare, voleva solo assicurarsi che stesse meglio e già dopo qualche ora fu dimessa. Tuttavia, durante il tragitto fino a casa, Andrew rimase stranamente in silenzio, e lo stesso quella sera a cena.

Solo l’indomani, dopo colazione, e prima di andare in ufficio, chiese alla figlia di raggiungerlo in studio.

“Se è per quelle relazioni che dovevo preparare coi prospetti ed i budget dei prossimi film in pre produzione, è tutto a posto, sono pronte da un paio di giorni, ho chiamato Lauren prima e le avrai in mattinata” lo anticipò la figlia, sperando che volesse parlarle di lavoro.

“No, no, non è per quello. Non sono preoccupato per il lavoro, ma per te” disse serio.

“Ma non devi, io sto bene. Un paio di giorni di riposo e tornerò come nuova” rispose lei, abbozzando un sorriso, ma il dubbio che suo padre fosse a conoscenza del suo stato diventava sempre più concreto.

Andrew sospirò.

“Credo sia arrivato il momento di parlare” riprese a dire, poi aprì il cassetto chiuso a chiave della suo scrivania, e ne estrasse una busta grande gialla.

Victoria si avvicinò, la aprì e vi trovò una serie di scatti suoi e di Ryan insieme. Erano scatti di mesi fa, ma anche più recenti, come se qualcuno li avesse seguiti.

 

  
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