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Autore: Francy_Kid    04/11/2017    2 recensioni
Chat Noir, la Belva Nera, un ragazzo che ha il potere di distruggere tutto ciò che tocca: una maledizione che lo vede essere temuto da tutti. Solo una ragazza, Marinette, sarà in grado di conoscerlo meglio e capirlo.
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•MariChat•
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INIZIATA: 9 Marzo 2017
CONPLETATA: 20 Marzo 2018
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Maestro Fu, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap. 32





 

N.d.A.

¡ATTENZIONE!

Nella prima perte del capitolo sono presenti scene con contenuti sensibili. Andate oltre se vi dà fastidio. Grazie ^^

 

—•—•—

 

 

 

Sabine tagliò l'ultimo punto, stando attenta a non riaprire la pelle cicatrizzata, per poi rimuovere i fili con le pinzette, riponendoli sulla garza che aveva utilizzato come cerotto, per poi riporre gli strumenti al loro posto e levarsi i guanti di lattice.

 

«Ecco fatto. La ferita è completamente guarita, anche se resterà la cicatrice.» disse, effettivamente non molto preoccupata per quella cicatrice, ma per ben altre.

 

Quando l'aveva portato a casa per lavarlo, a seguito dello sparo, la prima cosa che le saltarono all'occhio furono, oltre che le unghie estremamente lunghe ed affilate, le cicatrici bianche sulle braccia.

 

Fece caso a come evitava il suo sguardo mentre gli puliva le braccia dal sangue e dallo sporco, mentre il panno bagnato passava sopra le cicatrici che segnavano vari punti sulla pelle leggerete abbronzata, rendendole lucide; non sapeva i motivi che l'avevano spinto fino a quel punto e non fece alcuna domanda a riguardo, ma poteva immaginare il perché se le era procurate: vivere in quelle condizioni era una tortura e non riusciva ad immaginare come avrebbe reagito lei se fosse stata al suo posto.

 

Non erano numerose come quelle dei pazienti in ospedale, ma si sentiva male per lui esattamente come per ogni persona che aveva visto; ma lui non era come gli pazienti, era un ragazzo dell'età di sua figlia che era considerato da tutti un mostro, la famiglia completamente distrutta ed imprigionato da una sorta di maledizione.

 

Eppure Marinette sembrava essere l'unica sua medicina, l'unico appiglio che gli impediva di compiere qualsiasi gesto irreversibile.

 

Era meravigliata dal loro legame e da quanto una persona era talmente importante per l'altra da far cambiare totalmente idea sulla propria vita.

 

Quei due ragazzi erano legati tra loro da un forte attaccamento per l'altro che non credeva potesse crearsi.

 

Vederli capirsi in quel modo l'aveva lasciata piacevolmente sorpresa.

 

Se quello che pensava fosse divenuto realtà, forse, Marinette sarebbe stata davvero la salvezza di Chat Noir.

 

 

 

 

 

—•—•—

 

 

 

 

 

Alya la guardò uscire di casa silenziosamente, senza farsi vedere.

 

Erano le undici e quarantasette quando Marinette uscì da casa sua, esattamente quattro minuti dopo essere tornata a casa dalla loro serata.

 

Durante la loro uscita, Marinette era parecchio nervosa e controllava spesso il cellulare, come ad aspettarsi un messaggio o anche solo per controllare l'ora.

 

Sembrava che volesse andare da qualche parte.

 

Così decise di chiarire i suoi dubbi; seguì l'amica da debita distanza, in modo tale di non perderla se avesse girato in qualche angolo e non troppo vicina per essere vista o sentita.

 

Seguì ogni suo spostamento fino a Villa Agreste, dove perdeva le sue tracce, per poi vederla entrare, questa volta, dal cancello scardinato, superando il nastro della polizia e dirigendosi verso le enormi porte –anche quelle scardinate–, per poi sparire all'interno dell'abitazione.

 

Alya attese qualche secondo prima di entrare nella villa, guardandosi attorno in cerca della corvina, ma sembrava essere sparita nel buio della casa.

 

Camminò nell'atrio, aiutandosi con la torcia del cellulare e restando a bocca aperta nel vedere quanto solo l'entrata fosse enorme.

 

Rimase nell'atrio, leggermente impaurita dall'atmosfera macabra che traspirava dalle mura; il vento serale soffiava dalle porte rotte, producendo fischi che sembravano urla di fantasmi, facendola rabbrividire.

 

Sapeva chi abitava quella villa, ma non si spiegava il perché la sua amica entrasse nella tana della bestia.

 

Alya si fece coraggio e si diresse verso le scale, ma un lieve ringhio servì per fermarla di colpo, facendole puntare la torcia in verso la cima, rivelandole la figura semi accucciata di Chat Noir, che la fissava con sguardo minaccioso e gli occhi verdi ridotti a due fessure.

 

La Belva Nera si mosse leggermente in avanti e Alya fece un passo indietro, meravigliata del fatto che non fosse pietrificata dalla paura; poi, i suoi pensieri scattarono sull'attenti quando vide Chat balzare verso di lei e atterrare a pochi centimetri dalla sua posizione, torreggiando di almeno una spanna di altezza.

 

Alya urlò dal terrore, sovrastando il ringhio del felino, per poi voltarsi e mettersi a correre, uscendo dalla villa.

 

Il biondo la guardò sparire, per poi girare la testa verso la sua stanza, dove Marinette aveva fatto capolino per controllare cosa stesse succedendo.

 

Lui le aveva detto di restare dentro, ma, come ben sapeva, non l'aveva ascoltato ed ora l'aveva visto spaventare la sua migliore amica.

 

Chat tornò verso la stanza, facendosi prestare il cellulare e scrivere sulle note –per fortuna non indossava il tutore– ciò che voleva dirle.

 

"Devi andartene. Chiamerà sicuramente la polizia"

 

lesse Marinette, per poi guardarlo negli occhi: era estremamente serio e, se non lo sapesse, leggermente arrabbiato è preoccupato.

 

«Come?! No! Alya non lo farebbe mai.»

 

"Mi avevi anche detto che non ti avrebbe seguita nessuno, e invece ecco che spunta la tua migliore amica. Esci dalla villa prima che anche tu ti metta in pericolo"

 

«No. Non me ne vado da qua.» esclamò secca, guardandolo con aria di sfida.

 

Chat abbassò le orecchie ed emise un leggero ringhio, quasi come se volesse pronunciare il suo nome. 

 

«Non me ne vado perché non voglio lasciarti da solo. Voglio aiutarti.» disse facendo un passo verso di lui.

 

Chat strinse leggermente la presa attorno al cellulare, sicuro che il loro tempo era quasi scaduto.

 

"Ascolta. Non c'è nulla che tu puoi fare. La polizia passerà anche da casa tua e se non ti troverà là allora finiranno nei guai i tuoi genitori. Io mi nasconderò ed eviterò di farmi male, ma sono più preoccupato per te e la tua famiglia. Torna a casa prima che sia troppo tardi" scrisse il più velocemente possibile, ma quando Marinette stava per rispondere il suono delle sirene della polizia riempiva l'aria, facendo muovere le orecchie da felino del ragazzo.

 

Chat mugugnò un'imprecazione, prendendo Marinette in stile sposa e correndo verso là finestra, ora con il buco leggermente più grande, e saltando sul tetto, appena in tempo per vedere quattro macchine della polizia fermarsi davanti al cancello e due uomini per ognuna entrare nel cancello, per poi fermarsi davanti al portone protetti dallo scudo.

 

«Belva Nera! Sappiamo che sei lì dentro! Lascia andare l'ostaggio e ce ne andremo, o saremmo costretti ad entrare ed aprire il fuoco!»

 

Chat, ringhiò, per poi girarsi verso il tetto più vicino –cioè dall'altra parte della strada– calcolando la rincorsa.

 

Marinette lo guardò senza parole.

 

Sapeva che Alya avrebbe chiamato la polizia e non la conosceva nemmeno ed ora era colpa sua se era in pericolo.

 

I suoi pensieri vennero interrotti dal salto del ragazzo, che atterrò agilmente sul tetto, per poi riprendere la corsa subito dopo verso la pasticceria.

 

Notò una macchia della polizia parcheggiata davanti e le luci dell'appartamento accese.

 

La ragazza, dopo aver messo i piedi sul pavimento dell'attico, si fiondò in camera, infilandosi il pigiama e correndo in cima al letto, sbirciando dalla botola se Chat fosse ancora lì fuori, ma era già sparito.

 

Sospirò amareggiata, non avendo trovato il tempo di chiedergli scusa, quando il bussare alla botola che conduceva verso il salotto attirò la sua attenzione.

 

«Mari, sei lì?» la voce di Tom la fece scattare sull'attenti; disfò leggermente le coperte e poi scese dal letto.

«Sì! Certo!» rispose cercando di essere più tranquilla possibile.

La botola si aprì illuminando la stanza e Tom sbucò con il torso. «Signor Raincomprix, gliel'avevo detto che era qui.» disse l'uomo, guardando verso il basso.

«Impossibile! Io l'ho vista entrare nella villa! Lo giuro!» esclamò la voce incredula di Alya, facendo gelare il sangue nelle vene della ragazza.

«Eppure è qui in camera.» rispose il signor Dupain, facendo cenno alla figlia di scendere in salotto.

 

Marinette deglutì rumorosamente e, cercando di essere più tranquilla possibile, scese le scale, trovandosi faccia a faccia con il padre di Sabrina, la sua migliore amica ed i suoi genitori.

 

Fantastico, pensò lei, sono nei guai.

 

«Vi dico che l'ho vista! È uscita di casa e poi l'ho seguita fino a Villa Agreste, dove sono stata attaccata dalla Belva Nera!» esclamò Alya gesticolando, visibilmente scioccata da tutto quello a cui aveva assistito.

 

Marinette serrò i pugni dietro la schiena, costretta a mentire per salvare se stessa, sua madre –poiché anche lei lo sapeva– e Adrien.

 

Il commissario sospirò. «E come avrebbe fatto a "riapparire magicamente" nella sua stanza?» chiese facendo il segno delle virgolette. «L'ha portata qui la Belva Nera?» rise alla sua battuta, suscitando nella corvina una risata nervosa.

«Agente, le assicuro che mia figlia non è uscita di casa, dato che è salita in camera dopo essere stata con me. Magari Alya avrà visto la vicina del piano di sotto uscire.» teorizzò Sabine, cercando una scusa.

«No! Sono sicurissima che era Marinette!» esclamò nuovamente Alya, sentendosi presa in giro.

L'agente si sistemò il cappello in testa. «Ascoltami ragazzina, è evidente che ti stai sbagliando. Non abbiamo nessuna prova che la tua amica sia entrata nella tana della Belva Nera -anche perché non trovo alcuna ragione per cui una persona sana di mente possa farlo- e a meno che non sia una strega, è uscita dalla sua stanza. Non posso stare qui a perdere tempo, ho del lavoro da sbrigare.» disse in tono seccato Raincomprix, per poi prendere la sua radio portatile con cui comunicava con i suoi colleghi.

«A Villa Agreste tutto pulito, signore. Nessuna traccia della ragazza né della Belva Nera. Sembra che qualcuno sia entrato di recente, ma ora il luogo è vuoto.» borbottò l'uomo dall'altro lato, con voce disturbata dal segnale debole.

«La ragazza è qui. Non è mai uscita di casa. E non preoccuparti degli oggetti all'interno della casa, saranno i resti di qualche senza tetto che cercava riparo. Rientrate per la stesura del verbale.» concluse, sistemando l'apparecchio nuovamente in tasca. «Io vado. Se c'è un'urgenza seria chiamate.» sottolineò la parola "seria" e, dopo aver augurato la buona notte uscì di casa, chiudendo la porta alle sue spalle.

 

Alya si voltò verso l'amica, guardandola incredula e leggermente arrabbiata.

 

«Alya, perché mi hai spiato?» chiese Marinette alla fine.

«Perché so che tu stai tramando qualcosa e so che tu sei uscita questa sera, anche se non so come tu abbia fatto a finire in camera tua in meno di dieci minuti.»

 

Le sue amiche di scambiarono occhiate accusatorie, una perché si sentiva tradita poiché l'aveva seguita e l'altra perché non le aveva detto la verità.

 

Sabine so mise tra di loro, poggiando la mano sulla spalla di Alya. «Ragazze, che ne dite di andare a dormire? È stata una serata strana e lunga per tutti.»

«Esatto. Domani si chiarirà tutto, va bene?» esclamò Tom.

«Vieni, ti riaccompagno a casa.» aggiunse la donna, infilandosi la giacca e accompagnando Alya alla porta.

 

Marinette non smise di guardare l'amica negli occhi, contrastando il suo sguardo fino a quando la porta non si chiuse, lasciando la corvina a fissare il vuoto con il senso di colpa che premeva sulla bocca dello stomaco.

 

 

 

 

 

—•—•—

 

 

 

 

 

Marinette era sdraiata sull'erba materasso, fissando il vuoto da quando era rientrata in camera.

 

Non sapeva cosa fare, né con Alya né con Chat: la sua migliore amica non si fidava di lei –e come biasimarla, dato che le aveva mentito per settimane– e non sapeva se poteva andare a trovare Adrien o Fu senza che qualcuno la seguisse.

 

Afferrò il cuscino e lo fece cadere sul viso, sospirando esasperata, quando sento qualcuno salire sul letto e chiamarla dolcemente.

 

Spostò il guanciale, guardando la madre imbronciata.

 

«Ed ora che faccio?» domandò la ragazza, mettendosi a sedere.

Sabine di sistemò accanto a lei. «Beh, non puoi dire la verità ad Alya, però dopo questa sera, la prudenza non è mai troppa.» commentò la donna annuendo.

Marinette incrociò le braccia al petto e scivolò leggermente sul materasso. «Le tue frasi da biscotto della fortuna non aiutano...» mugugnò. «Sono stata sempre attenta. Non pensavo nemmeno di aver piantato in Alya il seme del dubbio sulle mie azioni. E non credevo che lei mi spiasse...»

 

La donna sorride tristemente, sistemando la testa della figlia sulla propria spalla e prendendole la mano, accarezzandogliela.

 

«Ora non so quando potrò andare di nuovo a trovare Chat, soprattutto ora che sta guarendo.»

«Immagino che ti abbia portato lui qui. Gli avevo detto di non sforzare il braccio, è proprio come te: non ascolta.» ridacchiò, cercando di sdrammatizzare, ma non funzionò. «Ora come ora nemmeno io so se potrai tornare a Villa Agreste e nemmeno se Chat può venire qui, perché tuo padre vorrebbe installare un sistema di sicurezza –anche se io glielo impedisco–. Secondo me dovresti aspettare minimo una settimana.» concluse dopo svariati secondi di silenzio.

La ragazza si mise a sedere di scatto e guardò la madre. «Una settimana?! Mamma, non posso! Non...»

«Non so cosa potrebbe accadere, ma è meglio per te e per lui. Stasera sono entrati nella villa e, per fortuna, Chat non c'era, ma pensa a cosa dovesse accadere se vi trovassero entrambi. Non solo Chat rischierebbe grosso, ma anche te. Io non voglio che a nessuno dei due accada qualcosa, quindi è meglio aspettare che le acque si calmino, ok?»

L'adolescente annuì. «Però devo dirglielo in qualche modo. Potresti farlo tu, si fida di te.»

«Non possiamo, dobbiamo essere caute entrambe. Vedrai che Chat capirà.» annuì, strofinandole  la mano per confortarla.

 

Marinette sospirò sconfitta, tornando ad appoggiarsi alla madre.

 

Altri giorni lontana da Chat. Di nuovo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Hello! 

 

Avevo avvertito che avrei aggiornato oggi, ed eccomi qui ^^

 

 

Alla prossima :D

Francy_Kid

  
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