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Autore: Francy_Kid    11/11/2017    4 recensioni
Chat Noir, la Belva Nera, un ragazzo che ha il potere di distruggere tutto ciò che tocca: una maledizione che lo vede essere temuto da tutti. Solo una ragazza, Marinette, sarà in grado di conoscerlo meglio e capirlo.
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•MariChat•
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INIZIATA: 9 Marzo 2017
CONPLETATA: 20 Marzo 2018
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Maestro Fu, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Cap. 33





Marinette masticò il tappo della penna blu, non facendo caso allo sguardo crucciato del signor Fu.

«Tutto bene, Marinette?» domandò lui, ma la ragazza non rispose, continuando a masticare il pezzo di plastica e guardare nel vuoto.

L'anziano si sporse leggermente sul tavolo, agitando la mano a pochi centimetri dal suo viso, ma neppure quello servì per attirare la sua attenzione; così afferrò il suo bastone e diede un leggero colpo sulla sua testa, risvegliandola dai suoi pensieri con un "Ahi!" di dolore.

«Cosa...»
«Era da dieci minuti che ti eri imbambolata. Ho iniziato a preoccuparmi.» rispose il cinese, riponendo l'arnese al suo fianco.
«Mi dispiace... In questo periodo non sono nella mia migliore forma...» disse grattandosi la nuca, poggiando la biro nell'astuccio aperto.
Fu annuì leggermente. «Vedo. C'entra per caso Chat Noir? Ho notato che i suoi attacchi sono ripresi da qualche giorno.» la buttò lì l'uomo, facendo annuire la giovane.
«In effetti sì. È successo un casino con la mia migliore amica e la polizia sta tenendo sotto controllo il luogo dove ci incontravamo... Non posso fare nulla per evitare tutto questo e mi sento inutile...» mormorò l'ultima parte, mordendomi il labbro.

Era passati ormai quattro giorni dall'ultima volta che Marinette e Chat si erano visti, lasciando un buco nella giornata della ragazza e risvegliando la bestia che si era addormentata da settimane: non passarono nemmeno ventiquattr'ore che la notizia degli attacchi della Belva Nera era già su tutti i notiziari, con sette persone in ospedale, tra cui due gravi, aggredite in nei vicoli; mentre il giorno precedente, una zona della città ebbe un black out quando dei pali della corrente vennero distrutti.

Nell'udire quelle parole, Marinette si sentì in colpa, come se lei stessa fosse responsabile dell'accaduto ed inutili furono le parole di Sabine, che le diceva di aspettare per il suo bene.

Vedere la città che viveva nel terrore era straziante, ma ancora di più lo era il fatto di sapere che lei poteva, almeno in parte, placare l'ira di Chat Noir.

Le strade erano sgombere già appena il sole calava ed i turisti evitavano di fermarsi per troppo o, addirittura, di visitare la città.

La città delle luci era ormai morta, tutti gli abitanti richiusi nelle loro abitazioni per non essere attaccati; sembrava quasi una città fantasma.

Fu annuì. «Capisco... Vuoi sapere cosa successe all'ultimo Chat Noir? Quello prima dell'attuale.»

Marinette fece un cenno positivo, incuriosita.

«Cina, poco prima della metà del mille ottocento. Un ragazzo originario del Xizang, o come tutti lo conoscono il Tibet, allora non ancora autonomo, stava aiutando suo padre caricare il carro di orzo e altri prodotti da vendere al mercato, poiché era un periodo in cui la domanda da parte dei coloni europei costringeva gli abitanti a lavorare e produrre maggiori quantità dei prodotti locali. Arrivati in città e venduta la merce, un gruppo di coloni voleva approfittare di una ragazza. Così, per aiutarla, il padre del giovane corse in suo aiuto, tentando di soccorrerla, ma non aveva tenuto conto delle armi e rimase ucciso insieme alla ragazza. Impaurito e non sapendo che fare, il giovane scappò, andando a rifugiarsi in un vicolo, nascosto dietro a delle casse piene di rifiuti. Rimase in quel posto delle ore, finché gli occhi non furono secchi e finché il sole non tramontò, quando un luccichio a pochi metri più in là nel vicolo attirò la sua attenzione. Si avvicinò, trovando a terra un anello argentato e, sentendosi attratto da esso, se lo mise al dito, sentendosi girare la testa e perdere i sensi poco dopo.»

Marinette rimase ad ascoltare parola per parola, quasi ipnotizzata da quel racconto pieno di dolore e mistero.

Le sembrò che il signor Fu fosse parecchio preso dal discorso e osservò come la sua espressione ed il suo tono di voce cambiava man mano che il discorso proseguiva.

«Non seppe quanto tempo più tardi riprese conoscenza. Non seppe se erano passati minuti, ore o giorni, ma si risvegliò a casa sua, in strani abiti neri e con in bocca il sapore del sangue. Si alzò di scatto e uscì da casa, osservandosi in una pozzanghera solo per notare una maschera nera intorno agli occhi, di cui le pupille si erano allungate come quelle dei felini. Da quel giorno tutto cambiò per lui e per gli abitanti del villaggio in cui abitava, divenendo il mostro che terrorizzava i villeggianti e si nutriva del bestiame. Quella congiura durò per molti anni, finché, non si perse ogni traccia del mostro.»
La corvina rimase in silenzio per qualche secondo prima di parlare. «E cosa è successo a Chat Noir?»
Fu alzò le spalle. «C'è chi dice che sia morto e chi dice che è fuggito con la coda tra le gambe, ma in pochi sanno la verità.»
«E lei è uno di quei pochi.»
«Esatto.»
«E non me la dirà ora.» mormorò per nulla sorpresa.
«Esatto anche questo.»
«Ma non vale! Non può lasciarmi sulle spine in questo modo!» esclamò quasi seccata. «Voglio sapere che cosa è successo!»
«Una volta sentì dire: "A volte è necessario decidere tra una cosa a cui si è abituati e un'altra che ci piacerebbe conoscere".» disse saggiamente l'anziano, trattenendo un sorriso quando vide la giovane poggiare il mento sul tavolo.
«Ed ora anche lei mi parla come se fosse un biscotto della fortuna...»
Fu le sorrise dolcemente. «Saprai cosa è successo, durante la sua vita con la maledizione e anche ciò che è avvenuto in seguito. Devi solo essere paziente, perché contiene un segreto che potrebbe salvare la Belva Nera.»

 



 

—•—•—






Marinette camminava sovrappensiero, con le parole del signor Fu stampate in testa; se nella vita dell'ultimo Possessore della maledizione vi era nascosto il segreto per liberare Chat Noir allora voleva saperlo a tutti i costi.

E fu proprio in quel momento che la sua coscienza si fece sentire: «Se non te l'ha raccontato è perché è troppo pericoloso per te. Si preoccupa.» disse una piccola vocina nel profondo dei suoi pensieri.
«Oppure non si fida di me e non me lo vuole dire.» rispose lei, continuando a camminare ed intraprendendo una vera e propria conversazione con se stessa.
«Sai anche tu che non è così. Devi aspettare il momento giusto. Il mondo non fu fatto in un giorno
«Perfetto. Ora anche la mia coscienza parla come se fosse un biscotto della fortuna... Stare a contatto con mia madre mi ha contagiata.» sbuffò, tornando alla realtà e accorgendosi solo in quel momento che era entrata in un vicolo.

Si immobilizzò di colpo, riconoscendo la viuzza: era dove era stata aggredita settimane prima.

Con le gambe tremanti riprese il passo, guardandosi intorno con tutti i sensi allerta, attenta del minimo rumore o movimento.

Accese la torcia del cellulare, ma non durò molto poiché si spense quasi subito.

«Oh andiamo! Ma davvero?!» sbuffò spaventata, con le mani tremanti mentre cercava di riaccendere l'apparecchio, arrendendosi quando vide il simbolo della batteria scarica sul display.

Promemoria personale: comprarsi una power bank e non parlare mai più con la propria coscienza mentre si cammina.

La ragazza mosse passi tremanti e prese dei respiri profondi per cercare di calmare i battiti irregolari del cuore, ringraziando in parte il fatto che il sole non era ancora del tutto tramontato, proiettando però ombre inquietanti sui muri.

Le sembrava che quel vicolo fosse infinito e, trattenendo le urla per la tensione e la paura continuò a camminare.

Perché non tornare indietro e camminare in un luogo meno pericoloso? Semplice, perché ormai era a più di metà strada e non voleva voltarsi e trovare qualcuno alle sue spalle.

A quel proposito, dei passi la bloccarono sul posto, facendola rabbrividire quando una presenza dietro di lei si avvicinava.

Ad un tratto si ritrovò con i ricordi a quella dannata sera, quando un malvivente la aggredì e quando incontrò...

L'appoggiarsi della fronte di colui che si trovava dietro di lei la riportò alla realtà, facendola sussultare; una mano che le pareva artigliata le afferrò la manica della felpa che indossava e un mugolio le fece sbarrare gli occhi azzurri.

Non c'era più alcun dubbio su chi potesse essere.

Si voltò di scatto, trovando difronte a sé Chat Noir, che la guardava con le orecchie abbassate e le lacrime agli occhi, in un'espressione dispiaciuta.

Notò delle macchie di sangue che gli sporcavano il viso, facendola preoccupare ancora di più.

«Chat, di chi è questo sangue? Ti hanno fatto del male? Sei ferito?» domandò, controllando sul suo costume, non notando nessuna ferita o strappo.

Chat scosse la testa, facendo scivolare le lacrime lungo le guance.

Marinette smise di parlare, mettendogli una mano sulla guancia ed alzando leggermente il suo viso, guardandolo negli occhi. «Mi dispiace... Mi dispiace non averti detto nulla, non essere più venuta da te... Mi dispiace...» sussurrò con voce tremolante, vedendo l'amico poggiarsi contro la sua mano. «Dovevo dirtelo che non potevamo vederci finché la polizia avrebbe smesso le pattuglie, finché Alya si fosse calmata... Ma non sapevo come... Scusami...»

Ora era lei a piangere, singhiozzando rumorosamente, un po' per la tristezza per via delle sue azioni, un po' per la felicità nel rivederlo ed un po' per il sollievo.

Era un pasticcio di emozioni e piangere la liberava, soprattutto in quel momento.

Molte persone si trovavano a disagio a piangere e sfogarsi davanti ad un'altra del sesso opposto, ma questo non valeva per Marinette e Chat: entrambi avevano sviluppato un legame che consentiva loro di sfogarsi ogni volta che volevano senza provare nessun tipo di disagio.

Chat le mise la mano sulla guancia, asciugandole le lacrime con il pollice.

Non capiva perché lei si scusasse, infondo era lui ad aver nuovamente scatenato il terrore, ma non capiva il perché accadesse.

Marinette tirò su con il naso, avvicinandosi a lui e poggiando la fronte contro la propria, poggiando anche l'altra mano sulla sua guancia. «Ti prometto che torneremo di nuovo uniti. Che potremmo tornare nuovamente insieme non appena le acque si saranno calmate, okay?»

Il felino annuì, leccandosi le labbra secche.

«Mi sei mancato.» sussurrò, aprendo gli occhi ed incontrare il verde smeraldino, lucido per via delle lacrime. «Chat... Adrien. Non voglio lasciarti... Non voglio stare lontano da te per altro tempo...» aggiunse, versando altre lacrime.

Il biondo gliele pulì nuovamente, non sapendo come agire, ma guardandola esattamente come lei guardava lui: nemmeno lui voleva lasciarla.

Però erano entrambi in pericolo e non poteva rischiare che Marinette rischiasse ulteriormente. La sua migliore amica l'aveva seguita, rischiando di farla scoprire.

Non poteva permettere un altro errore del genere.

Chat scostò la mano dal volto della ragazza, alzando quattro dita.

«Altri quattro giorni e poi torneremo insieme. Sì.» disse lei, facendolo annuire.

Chat portò le labbra alla fronte dell'amica, lasciandole un bacio, per poi allontanarsi di malavoglia da lei e agitare la mano, vedendosi restituito il gesto e saltando sul tetto sopra di lui, tornando a casa a contare nuovamente i giorni che lo separavano dalla sua Principessa.

 

 

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Quasi mi fanno tenerezza questi due :')

Comunque, l'aggiornamento della fic è spostato a sabato per motivi di tempistica. Quindi, sempre una volta a settimana, ma di sabato.

Detto questo, a sabato prossimo ^^
Francy_Kid

  
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