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Autore: Myra11    05/11/2017    1 recensioni
Questa non è una storia come tutte le altre.
Ci sono molte cose diverse.
Ci sono buoni e cattivi che non sono poi così cattivi.
Ci sono guerrieri, stregoni e fanciulle.
C’è il bacio del vero amore, ma non serve a spezzare la maledizione.
Questa storia non ha un lieto fine.
Una sera normale, un appuntamento normale, e una rivelazione anormale: Magnus vuole rinunciare alla sua immortalità.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10
"Didn't they tell you I was comming?"
-Magnus Bane, City of Ashes
 
«Aspetta!» Urlò Isabelle, ma il Demone Superiore non l’ascoltò nemmeno.
Un lungo tentacolo di pura oscurità si staccò dalla massa informe e, senza che Izzy o Jace potessero fare qualcosa, trafisse Alec ad una spalla, strappandogli un gemito dolorante.
«Fermati, per l’amor dell’Angelo!»
La risata cupa di Azazel rese chiaro quanto considerasse effimera e inutile quell’implorazione.
I tentacoli sottili continuarono ad infierire sul moro che, per quanto si sforzasse di muoversi, era troppo debole, come dimostrava la pozza di sangue intorno a lui.
Jace spostò lo sguardo su Isabelle, impossibilitata anche solo a cercare di liberarsi a causa della catena intorno al collo, e sussultò sentendo l’ennesimo attacco ad Alec con una fitta di dolore che gli mozzò il fiato. Ciò che davvero lo terrorizzava era sentire il legame con il suo parabatai sempre più sottile, come una corda sul punto di spezzarsi. Doveva essere la stessa sensazione di vuoto che aveva provato Alec a Idris, quando Valentine l’aveva ucciso. Era come se gli stessero strappando un pezzo di anima.
«Siamo venuti qui perché vogliamo il tuo aiuto!» Il suo ultimo, disperato tentativo ebbe l’effetto che sperava. Azazel si bloccò, una massa oscura completamente immobile, e dopo pochi istanti rise di nuovo, ma il suo sguardo infuocato sembrava curioso, ora.
«Parla, Nephilim.» Ordinò, spostando gli occhi dal ragazzo accasciato al suolo a Jace.
Quest’ultimo deglutì e parlò senza spostare lo sguardo da Alec: lo sentiva ancora vivo, come un secondo cuore nel suo petto, ma con un battito sempre più debole. «Magnus ha fatto un…un incantesimo per liberarsi della sua immortalità, ma qualcosa è andato storto e sta morendo…»
La massa buia si mosse lievemente, quasi sussultando. «Quindi?»
«Noi…»
«Loro…non c’entrano niente.» Fu la voce lieve di Alec ad interrompere il biondo, attirando l’attenzione dei presenti.
«Alec, non farlo.»
«Va tutto bene, Izzy.» Sorrise alla sorella mentre si alzava facendo forza solo sulle gambe, dato che non si sentiva più metà del corpo. Si sforzò di guardare gli occhi scarlatti di fronte a lui nonostante la sua vista si stesse offuscando in fretta.
«Io sono venuto qui per chiederti un favore. Loro sono venuti qui per colpa mia, quindi se devi chiedere qualcosa, sarò io a dartela.»
Isabelle sussultò, sentendo le lacrime pungerle gli occhi.
Nonostante il discorso serio, quasi feroce, di Alec sapeva che non sarebbe finita bene.
Avrebbe voluto fare qualcosa per aiutare suo fratello, ma un cenno di Jace la spinse a non cercare di farlo. Deglutì e spostò nuovamente lo sguardo sul moro.
Alec era riuscito ad alzarsi e ora stava, seppur barcollante, con aria fiera davanti al Demone.
«Salverò Magnus, ma devi pagare.»
«No!»
«Isabelle!» Ringhiò il moro, voltandosi verso la sorella. Izzy fremeva, gli occhi scuri lucidi di lacrime represse, e il suo volto si ammorbidì. Era preoccupata, giustamente.
«È Magnus, Izzy. Non c’è niente che non farei per lui. Cerca di capire, ti prego.» Socchiuse gli occhi e tornò a voltarsi verso il demone mentre la ragazza si voltava verso il terzo Nephilim.
«Jace…Non provi neanche a fermarlo?»
«No.»
Isabelle si accigliò. «Perché non ci provi nemmeno?»
Jace sorrise osservando la schiena martoriata di Alec con il petto stretto in una morsa tra il doloroso e il piacevole.
«Perché capisco, e non solo perché è il mio parabatai. Se Clary fosse in una situazione simile mi aprirei le vene da solo, se servisse a salvarla.»
La diciassettenne aprì la bocca per ribattere, ma Azazel li interruppe.
«Prenderò i ricordi che Magnus ha di te. Non ricorderà gli ultimi giorni, di aver rinunciato alla sua immortalità per te, né di averti conosciuto e amato.»
Alec sentì il dolore al petto colpirlo come un macigno, ma fu Jace a boccheggiare in cerca d’aria per lui.
Il moro chiuse gli occhi, e Magnus gli sorrise nel buio, scintillante e meraviglioso. I suoi occhi felini si socchiusero, guardandolo in quel modo tenero e malizioso che gli faceva sempre stringere il cuore di gioia, e le sue labbra mimarono un “ti amo” silenzioso.
Era così che voleva ricordarsi dello stregone, non della sua versione anziana e incartapecorita.
Riaprì gli occhi e si sforzò di piegare le labbra in un sorriso diretto unicamente a Isabelle: Jace sentiva lo strazio del suo cuore e sapeva ciò che stava per dire, non aveva bisogno di essere consolato inutilmente.
«Allora?» Incalzò Azazel.
Alec annuì.
«Accetto.»
 
Magnus riaprì gli occhi, disturbato dalle luci confuse dell’appartamento.
Si sentiva insolitamente confuso ma, mentre si alzava, decise che doveva essere colpa del troppo lavoro il giorno prima.
S’infilò la vestaglia mentre usciva e per poco non incenerì i quattro Nephilim presenti nella stanza.
«Che sta succedendo qui?» Sibilò irritato, riconoscendo i capelli rossi di Clarissa e l’irritante biondo di Jace.
Salutò Isabelle con un cenno della mano e un breve sorriso, e poi dedicò la sua attenzione al figlio adottivo dei Lightwood.
«Abbiamo bisogno delle tue…abilità.»
«Molti ne hanno bisogno. Ma quei molti pagano.»
«Anche noi pagheremo, non preoccuparti.» Esclamò la mora, osservandolo stranamente accigliata.
«Bene. Allora…»
La voce gli morì in gola mentre osservava il quarto componente del gruppo.
Era appoggiato al muro, le braccia incrociate, vestito completamente di nero a parte una lunga sciarpa blu che gli avvolgeva il collo, rendendo i suoi occhi blu di un colore ancora più intenso.
«E lui chi è?» Inarcò un sopracciglio continuando la sua analisi del cacciatore.
Aveva un viso delicato ma chiaramente mascolino, incorniciato da una cortina di capelli neri.
Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, affascinato dalla sua aria malinconica, distrutta, come se fosse passato per l’Inferno e fosse riuscito ad uscirne solo a pezzi.
Sentì il cuore accelerare i battiti, e gli sembrò di tornare indietro di qualche secolo.
Quel ragazzo assomigliava terribilmente a Will.
«Sono Alexander Lightwood.»
 

 
 
  
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