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Autore: Lady Windermere    05/11/2017    3 recensioni
Giulia Pisani ha diciassette anni, una passione sfrenata per le serie Tv, una madre fervente cattolica e tanti altri problemi.
A questi si aggiunge il recente trasferimento in uno dei licei più prestigiosi di New York, dove, tra reginette frustrate, una fastidiosa gossip man, professori appena usciti dall'ultimo numero di Cosmopolitan, un nerd addominalato e i due ragazzi più ambiti da ogni individuo di sesso femminile nelle vicine cinquecento miglia, dovrà imparare la lezione più importante di tutte: per fare i popcorn non serve l'olio di palma.
Riuscirà la nostra protagonista a sopravvivere?
STORIA INTERROTTA
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Progenie di Satana, marshmellows e Coney Island

"And honey, you should see me in a crown"
Jim Moriarty, Sherlock
 

 

Alle nove, più preciso di un orologio svizzero, Harry si presentò a casa mia.

Sfortunatamente fu mia madre ad aprire la porta.

«Mi dispiace, siamo cattolici. Non ci serve nulla» disse, richiudendo la porta in faccia ad Harry.

Mi sentii morire internamente.

«Madre, è venuto per me» tentai di spiegare.

Lei mi guardò allibita «Ti sei affiliata ai testimoni di Geova adesso?» mi chiese, cominciando già a farsi il segno della croce.

«Non è un testimone di Geova! È un mio amico. È venuto a prendermi» dissi, riaprendo la porta.

Harry, appoggiato allo stipite, mi squadrò da capo a piedi «È sempre così a casa tua oppure mi è stato riservato un trattamento speciale?»

Gli feci segno di entrare «È meglio se stai zitto.»

Mia madre gli si fece appresso «Scusami, davvero, è che sei vestito così bene che ho dato per scontato che...»

«Si figuri, signora. Mi sono divertito» la rincuorò Harry, rivolgendomi un sorrisetto subdolo.

Giuro che se avesse osato raccontare in giro questa storia mi sarei macchiata di omicidio premeditato.

«E la mia vicina mi ha detto che sono si sono fatti molto insistenti in questo periodo. Giusto stamattina ne ha beccato uno che cercava di intrufolarsi nel suo giardino. Aveva la tua età all'incirca.»

Un flash di Chris che scappava zoppicando inseguito dalla vicina in carrozzina con il battipanni mi si parò davanti agli occhi.

«Bene, noi allora andiamo» tagliai corto.

«E dove andate di bello?» Eccola qua. Mi stava aspettando al varco.

«Fuori, madre. Sai, esiste un mondo inesplorato oltre il nostro giardino che...» notai la sua occhiata raggelante «A Coney Island.»

«E per quando pensi di tornare?»

«Ad un orario ragionevole» risposi, consapevole del fatto che Harry si stesse godendo l'intera scena.

«Non oltre mezzanotte, signorina. Non sei ancora maggiorenne e finché vivi sotto questa casa...»

«...le regole le fai tu, sì bene, ho afferrato il concetto. Posso andare adesso?»

Mia madre squadrò Harry con diffidenza «Lui è rispettabile?»

Mi passai una mano sul viso dalla vergogna.

«Assolutamente ineccepibile, signora» intervenne Harry «Sono un maschio adulto caucasico di diciassette anni, non bevo, non fumo, non mi drogo, ho la media del 3.9 (N.d.A: corrispondente ad una media del 9 circa in Italia) e vado in chiesa ogni domenica. Se vuole conoscere anche il reddito di mio padre io..»

«Harry» mormorai, afferrandogli la spalla con la mano, trattenendo a stento i miei istinti omicidi «Non faremo tardi?»

«C'è tempo, c'è tempo...»

Conficcai le unghie ancora più a fondo.

«Ahi! No, hai ragione, dobbiamo assolutamente andare» ritrattò.

Mia madre puntò un dito in faccia ad Harry «Mi assicuri di non avere cattive intenzioni?»

«Madre, smettila di trattare tutti i miei amici come se fossero la progenie di Satana. È anche per questo che me ne rimangono pochi.»

«Forse non è solo per questo» borbottò Harry, massaggiandosi la spalla.

«Va bene, allora. Puoi andare» acconsentì «Ah, un'ultima cosa...» disse, sparendo nel salone.

Quando uscimmo, io ed Harry avevamo una candela benedetta e un santino a testa.

«Simpatica tua madre.»

«Cammina» lo incitai, affrettandomi a mia volta verso la Corvette d'epoca parcheggiata davanti a casa mia.

Ovviamente. Figurati se poteva avere una Panda.

Mentre salivo scorsi mia madre spiarci dalla finestra. Era inquietante, dovevo ammetterlo.

Prima mi sarei allontanata da quel manicomio meglio sarebbe stato.
 

Durante tutto il tragitto non feci altro che chiedermi se avessi dovuto informarlo della mia recente storia con Chris.

Ma perché avrei dovuto, dopotutto? Lui aveva già una ragazza e quello non era certo un appuntamento.

Inoltre io non ero assolutamente attratta da quell'idiota. Lo stavo facendo solo per evitare che raccontasse ai quattro venti lo spiacevole episodio negli spogliatoi.

Del resto perché mai avrei dovuto essere attratta da lui?

Era bello, sì, molto bello, questo dovevo ammetterlo. Ma non aveva nemmeno una delle caratteristiche che avrebbe dovuto avere il mio uomo ideale.

Certo, aveva degli occhi stupendi e sì, quel suo chignon spettinato era incredibilmente sexy, oh se era sexy.

Giulia, sei una ninfomane.

«Sei stranamente silenziosa, dolcezza.»

«Non vorrei distrarti dalla guida.»

Mi guardò di sottecchi «Ti avviso, se hai intenzione di essere noiosa per tutta la serata, faccio dietrofront e ti riporto a casa.»

Il pensiero di dovermi sorbire una messa in diretta da Lourdes o una gara di punto croce mi terrorizzò.

Feci un sorriso tirato «Così va bene?»

«È un inizio. Ma sappiamo entrambi che puoi fare molto meglio» disse, ammiccando «E...oh, siamo arrivati.»
 

Superata la ragazza della biglietteria che faceva gli occhi dolci a Harry, fummo dentro alla più grande baraonda di luci e colori dello stato.

Mi limitai a seguirlo in quel dedalo di giostre e bizzarri baracchini.

«Allora, dove vuoi andare?» mi domandò ammiccando «Al Tunnel degli Innamorati?»

Avvampai «Neanche morta.»

Harry si passò una mano tra i capelli per sistemarli, facendo sospirare una ragazzina alle sue spalle.

Ora che ci facevo caso, erano molte le teste femminili che si giravano al nostro passaggio.

Lo guardai di sottecchi, cercando di capire se si accorgesse o meno di fare quell'effetto alle persone.

Dall'espressione soddisfatta stampata sulla sua faccia dedussi che sì, ne era perfettamente consapevole. Forse addirittura troppo consapevole.

«Che ne dici delle montagne russe?» propose.

«Hai voglia che ti vomiti addosso?»

Mi guardò disgustato «Lo considero un no.»

«Che ne dici di...» mi guardai intorno, ma nulla di quanto vedevo mi piaceva.

L'insolita e precaria situazione in cui mi trovavo sembrava aver scambiato i miei occhi con quelli di mia madre.

Così la ruota panoramica diventava fonte di baci romantici ad alta quota, le montagne russe biechi trucchi per costringere innocenti fanciulle a stringersi al ragazzo di turno, le catenelle...

Già, le catenelle.

«Hoo hop!» disse la voce dall'altoparlante quando non riuscii a prendere il serpentello di gommapiuma. Avevo come il sospetto che lo alzasse di proposito ogni volta che passavo.

Harry era nel seggiolino davanti al mio, ma pur non vedendolo in faccia riuscivo a capire come l'intera situazione lo annoiasse.

Sembrava che non ci fossero le catenelle per adulti, così stavamo tenendo compagnia ad un paio di bambini tra i cinque e gli otto anni.

«Pisani» borbottò lui, a voce abbastanza alta perché lo sentissi «Non faremo un altro giro.»

E fu in quel momento che, quasi senza volerlo, con mia grande sorpresa afferrai il serpente e lo staccai dall'amo cui era saldato.

«Qual è il premio?» domandai tutta esaltata quando le seggioline si fermarono.

I due della giostra si guardarono.

«Una caramella al lampone» disse il primo, porgendomela.

«E un bell'arrivederci a mai più: spaventate la clientela» concluse il secondo.

Harry esultò di gioia.

Sbuffai. Neanche mi piaceva il lampone.
 

«La casa stregata è quasi vuota» mi fece notare.

«Il che significa che non è un granché» risposi, facendo per tirare dritto.

Harry mi trattenne «Ho passato quasi un'ora sulle catenelle» disse con tono denso di minacce.

Deglutii faticosamente.

«S-suppongo che potremmo farci un giro, dopotutto.»

Se all'esterno sembrava solo una casa dell'orrore come molte altre, con tanto di cadaveri palesemente finti impiccati alle finestre, all'interno l'atmosfera si faceva molto più minacciosa.

Si doveva fare un breve percorso camminando immersi nell'oscurità.

Nonostante i miei sforzi, non potei impedirmi di prendere la mano di Harry e stringerla il più forse possibile.

Anche questo si faceva tra amici, no?

All'inizio rumori di fondo e piccole luci mi fecero credere di trovarmi in una foresta.

Fatti appena dieci passi una figura scura dai tratti indistinguibili ci saltò davanti urlando e ridendo a squarciagola.

Fu un attimo e scomparve nell'oscurità che l'aveva generata.

Gridai terrorizzata e poco ci mancò che non saltassi in braccio ad Harry.

Lui scoppiò a ridere «Basta poco a spaventarti, eh?»

Gli lanciai un'occhiataccia che nella penombra andò completamente sprecata.

Lo osservai camminare davanti a me, così sciolto e sicuro di sé. Sembrava che non avesse paura di nulla.

Mi dava una sensazione di sicurezza averlo vicino. Era come se non mi potesse succedere nulla finché ero con lui.

«Ora puoi anche smetterla di stringere così forte.»

Sollevai entrambe le mani davanti al viso.

«Richards...»

«Sto perdendo l'uso della mano, sbrigati.»

«Io non ti sto tenendo la mano» sussurrai con un filo di voce.

«Che hai detto?»

«Io non ti sto tenendo la mano, Richards!»

Mi parve vederlo strabuzzare gli occhi; poi, con mia grande soddisfazione, iniziò a urlare a sua volta.

L'avrei deriso volentieri, ma il caso volle che proprio in quel momento una mano mi toccò la schiena, facendomi scattare come un pupazzo a molla.

Col senno di poi devo dire che quella fu la prima volta che io e Harry facemmo qualcosa insieme e con una tale sincronia.

Ormai imboccata la via del terrore, finimmo per dare di matto e urlare come degli scolaretti ad ogni stanza, finché non raggiungemmo l'uscita.

Nessuno dei due però voleva ammettere di essersi spaventato.

«Devo dire che mi sarei aspettato qualcosa di meglio» disse infatti Harry, fingendo noncuranza.

Un senso di vittoria mi pervase come toccai la maniglia della porta.

«Anch'io. Non faceva affatto paura.»

Tirai la maniglia, pronta a lasciare quel delirio e tornare a respirare aria pura.

La porta non si mosse.

«Che aspetti?» la noncuranza di Harry si tinse di ansia e preoccupazione.

«Ci sto provando...» mi scostai e lasciai fare a lui.

«È bloccata» osservò con orrore «L'uscita è bloccata!»

Continuò a provare ad aprire senza successo.

«R-Richards?» mormorai.

Quella stanza era molto più luminosa delle altre, nonostante anch'essa fosse immersa nella penombra. Notai immediatamente le figure che si avvicinavano.

«C'è qualche problema con l'uscita?» mi chiese uno di loro, con lo stesso tono impaurito che dovevo avere anch'io.

Sospirai sollevata: erano solo altri clienti.

«Non riusciamo ad aprirla» spiegai.

Il gruppetto si avvicinò e confermò quanto avevo detto.

Una bambina scoppiò a piangere.

«Rimarremo qui per tutta la vita!»

Harry si inginocchiò davanti a lei e le porse un fazzoletto «Vedrai che troveremo una via d'uscita.»

Mi stupì la dolcezza con cui l'aveva rassicurata.

La piccola scosse la testa.

Si asciugò le lacrime, bagnando di rosso il fazzoletto.

«Non riusciremo mai a uscire... Perché questo è l'inferno!»

Gli altri clienti si stracciarono le vesti, rivelando tagli, fratture, interiora sanguinanti penzolanti tra le ossa bianche.

Ebbi un conato di vomito.

La bambina che piangeva sangue insisté «E ora anche voi dovrete rimanere qui in eterno!»

Scattarono in avanti per aggredirci.

Presa dal panico, abbracciai Harry. Lui mi strinse così forte che per poco non mi bloccò la circolazione. Gridammo terrorizzati, incapaci di muoverci.

Non mi sarei mai immaginata che sarei morta in una sorta di The Walking Dead dei poveri.

Fu in quel momento che le luci si accesero.

Sotto i nostri occhi sbarrati, la bambina si pulì dalla vernice rossa, le interiora si rivelarono essere di plastica così come gli arti rotti.

I figuranti applaudirono.

Harry mi guardò attonito.

«Quella porta è finta» spiegò uno degli attori, mostrandoci la vera, e per niente illuminata, uscita, da cui fummo ben più che felici di tagliare la corda, tra le risate umilianti degli attori.

Ancora sconvolti, restammo inerti su una panchina per un tempo che mi parve infinito.

«Era finta» borbottò Harry, la cui coscienza sembrava essere finita in una dimensione parallela.

«Attori» ripetei, allibita.

Dopo esserci riscossi, ci rifugiammo in una bancarella che vendeva dolcetti.

Tanto per dimostrare le mie buone volontà di mettermi a dieta, presi un enorme leccalecca arcobaleno grande quanto metà della mia faccia.

Harry insisté per pagarmelo, a dispetto dei miei ripetuti tentativi di dissuaderlo.

«E comunque l'avevo capito subito che erano altri attori» affermai tra una leccata e l'altra «Ho urlato solo per farti compagnia.»

«Pisani, sei falsa come pochi.»
 

 

 

N.d.A: Buonsalve. Spero che It non vi abbia spaventato e vi abbia costretto a non leggere il capitolo. In questo caso ditemelo e provvederò a dirgli di non fare più scherzi del genere...
Allora, ditemi cosa ne pensate. Harry e Giulia si stanno avvicinando? Ma riuscirà a rubarla a Chris? E soprattutto cosa ne dirà Grace di questa uscita fuori programma? Dylan lo verrà mai a sapere?
Tutto questo e molto altro ancora nel prossimo capitolo! 😂
E adesso vi lascio a rimirare la bellezza divina di: 

"BON" BOB MORLEY

Questa è vietata ai deboli di cuore

Sempre felice di rallegrarvi la domenica

Sempre felice di rallegrarvi la domenica.

LadyWindermere

  
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