Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: Irene_Violet    05/11/2017    2 recensioni
Vi è mai capitato di avere delle idee ascoltando una determinata canzione o magari guardando un'immagine?
Questo genere di idee spesso non sono che intuizioni passeggere. Ho deciso di raccogliere qui, ciò che risulterà da alcune di queste intuizioni, ispirate da terze parti, sotto forma di One Short o di storie con massimo 2-3 capitoli, in cui i personaggi di DC/MK si troveranno in situazioni particolari o semplicemente inaspettate. Spero possano piacervi, vi auguro buona lettura.
-Irene_Violet
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoko Nakamori, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

PoI ~ Pieces of Illusion ~ A collection of random Stories ~


 

Post del 06/0X/20XX
Oh? Siete già tutti arrivati?
Prendete pure posto e mettetevi comodi, inizieremo tra pochi minuti.
Benvenuti, nel mio piccolo angolo di mondo. Lasciate che vi esprima la mia gratitudine, per essere qui ad ascoltare le storie che ho intenzione di raccontarvi. Io sono la voce di questi frammenti, nati da vari sprazzi d'intuizione. Nel corso di questa narrazione, non vedremo solo “Lui” agire per il bene di “Lei”, e Lei che tra dubbi, litigi e magie di ogni genere, sarà ignara di essere sempre ad un passo dalla verità... No, assisterete anche a qualcosa di inconsueto, bizzarro, ma non voglio dire troppo... osserverete voi stessi; con la speranza che vi possa stupire, tanto quanto le meravigliose avventure del Mago del chiaro di Luna, preferito.
Siete pronti? Allora... Ladies and Gentlemen, please take a seat, and Enjoy the show! -K.


 

A Sweet Paradox.

I primi raggi del sole mattutino, presero il posto del oscuro manto notturno, attraverso il loro bagliore dorato, riempiendo il cielo di sfumature pastello che coloravano, come su di una tavolozza, quella che era una tiepida giornata di Marzo. Quando il colore delle coperte può essere sufficiente a non far pensare a neppure una buona ragione per alzarsi dal letto, perché accompagnato da una piacevole brezza, che ricorda solo lontanamente il freddo pungente dell'inverno concluso, ma lascia percepire anche il caldo soffocante ed insostenibile che giungerà in estate. Il momento ideale per abbandonarsi all'ozio, con gli esami finali che si avvicinano alla loro conclusione, seguiti dalla pausa primaverile. Insomma, tutto sembrava perfetto e nella mente del ladro fantasma, più chiacchierato dell'ultimo decennio, non si aggirava la benché minima preoccupazione. Tutto era come avrebbe dovuto essere... o quasi...

«E...Etchiù!» - il rumore sordo dello starnuto del padrone di casa Kuroba, risuonò fragorosamente tra le quattro mura che lo circondavano, questo si affrettò dunque a prendere in mano un fazzoletto ed a soffiarsi i il naso, per poi gettarlo nel cestino poco lontano da lui, posto accanto alla sua scrivania. Tirò su col naso di riflesso, mentre attendeva, avvolto tra le coperte, che quel dannato termometro elettronico suonasse. Per fortuna, la sua preghiera venne esaudita qualche istante dopo e l'oggetto venne dunque prelevato, ed esaminato con cura da un seconda figura, che era presente con lui, nella stanza in quel momento.

«Come pensavo!» - esclamò la voce femminile, leggendo ad alta voce i numeri sul piccolo display - «38,8 C°. E' proprio febbre. Pare che non ci sia proprio niente da fare, eh?» - disse poggiando lo strumento sulla scrivania e sciogliendo in un bicchiere d'acqua due pasticche di aspirina effervescenti - «Accidenti però! Si può sapere come hai fatto ad ammalarti da un giorno all'altro? Hai deciso di fare una nuotata notturna nel Fiume Teimuzu o qualcosa del genere per caso?» - gli domandò seccata mentre piegava alcuni panni che aveva ritirato dal asciugatrice poco prima.

«Ma sta un po zitta!» - ribatté Kaito in risposta, rivolgendo alla ragazza uno sguardo infastidito - «Ti ho detto che un tizio che stava innaffiando le sue piante con il tubo di gomma, si è distratto è mi ha inzuppato, che ci potevo fare? E...Etchiù!» - si lamentò il ragazzo, ripetendo la procedura di poco prima, per poi concludere la frase - «Tu che ci fai ancora qui comunque? Guarda che arriverai in ritardo a scuola, quindi muoviti e vattene!» - la intimò in modo burbero il mago, quasi fosse uno di quei vecchietti scorbutici, che non vogliono avere niente a che fare con i giovani ficcanaso, che curiosano circa le loro memorie.

«Guarda che lo so» - replicò lei, riponendo ciò che aveva piegato sopra la scrivania del ragazzo - «Che razza di ingrato, e pensare che Aoko si è preoccupata anche di ritirarti il bucato!» - si lamentò la castana per poi dirigersi verso la porta della stanza, prendendo la sua cartella - «In ogni caso, durante la pausa pranzo torno a prepararti qualcosa di caldo, okay?» - gli disse voltandosi indietro e sorridendo, per poi allontanarsi verso l'ingresso - «Vedi di riposarti intesi!»

«D'acchordo» - replicò Kaito, mantre si soffiava il naso, prima di poter sentire definitivamente, la porta d'ingresso di casa, chiudersi definitivamente, facendo piombare la casa nel silenzio più totale.
 

Kaito dopo qualche istante, si lasciò ricadere di peso sul letto, mettendosi a fissare il soffitto, prima di starnutire un'altra volta, facendolo sospirare di rassegnazione.

La sera precedente, Kid aveva fatto la sua apparizione ad un museo di Minato, dove si era ritrovato ancora una volta a dover “combattere” contro Hakuba. Il furto in sé non fu un grosso problema, quello che lo mise in difficoltà fu la fuga. Il detective infatti aveva smascherato il suo travestimento da segretario del direttore della mostra e lo aveva costretto a scappare verso l'entrata principale, cosa che ovviamente gli impedì la sua canonica fuga in deltaplano. Come se non bastasse, al solito, l'Ispettore Nakamori aveva piazzato agenti in ogni dove, cosa che sarebbe potuta andare a suo vantaggio, se solo Nakamori – o per meglio dire Hakuba, in quanto difficilmente una simile trovata, sarebbe potuta venir in mente al buon vecchio Ginzo – non avesse istruito i suoi uomini con una “parola d'ordine”, della quale però non ebbe il tempo di venire a conoscenza, dato che l'Ispettore non la pronunciò mai ad alta voce. Era dunque imprudente, gettarsi a capofitto tra gli agenti e rubare una divisa per camuffarsi, in quanto vi sarebbe senz'altro stato un trucco, che lo avrebbe messo ancor più nei guai. Probabilmente infatti non esisteva una sola “parola d'ordine”, ma più affermazioni o espressioni, applicabili a più situazioni differenti.

Quel idea, dunque Kid la scartò a priori e decise di usare i suoi fumogeni e le sue bombe abbaglianti, per defilarsi sotto gli occhi degli agenti e nascondersi facendogli credere si essere fuggito, spingendoli ad abbandonare il luogo il più in fretta possibile.

Per fare ciò, il ladro ebbe un'unica alternativa possibile: gettarsi nel laghetto artificiale, presente su retro del museo, utilizzando per respirare un boccaglio mascherato da fiore di loto, identico a quelli presenti all'interno del bacino come decorazioni. Stette lì per più di tre quarti d'ora, prima che Nakamori ritirasse gli agenti ed Hakuba decidesse a sua volta di levare le tende, convintosi che oramai il ladro non era più sul posto. Quando Kaito venne fuori dal laghetto era zuppo dalla punta del cilindro a quella delle scarpe, mentre scoprì che l'ambra che aveva sottratto, non era la pietra che cercava.

Conclusione: Tanta fatica per niente!

 

 

Kaito si rigirò nel letto sbuffando - «Bastardo di un Hakuba. Se non fosse stato per lui sarebbe stato tutto più facile, ed io non mi sarei preso il raffreddore» - disse per poi starnutire ancora una volta e tirar su col naso - «Merda... forse farei davvero meglio a fare un pisolino» - si disse e girandosi su un fianco, tentò di dormire almeno per un po.

Il ticchettio dell'orologio, scandì il tempo che passava nella stanza, mentre il ragazzo si era appisolato per via della febbre. Passò più o meno un ora, quando il silenzio dell'appartamento venne interrotto dalla suoneria del cellulare di Kaito, che questo teneva sotto il cuscino. Andò a tentoni per qualche secondo prima di riuscire a trovarlo ed accettare la chiamata, senza neppure preoccuparsi di leggere da chi provenisse, poiché troppo intontito per farlo.

«Pronto? Ah, sei tu Jii-chan...» - pronunciò debolmente il ragazzo portando il cellulare all'orecchio. Dall'altra parte Jii che era a conoscenza delle sue disavventure della notte precedente, si scusò per averlo disturbato, mentre riposava, prima di comunicare al suo giovane “superiore” il motivo della sua chiamata - «No è tutto a posto» - lo rassicurò, per poi imbeccare - «Allora? Di cosa si tratta?»

Kaito non riuscì a trattenere uno sbadiglio mentre Jii gli parlava; non ci capì poi molto, si limitò ad annuire e produrre suoni d'intesa verso il vecchietto al telefono, finché non distinse quattro semplici parole, in tutto quel parlottare confuso: «“Individuato... nuovo possibile... Pandora”»

«Ah...» - pronunciò Kaito, pochi istanti prima che il suo cervello processasse l'informazione, dopo di ché realizzò, ed urlò - «Eh... COSA?!?!» - quell'informazione lo spinse a catapultarsi fuori dal letto e vestirsi alla velocità della luce, per uscire di casa e raggiungere Jii al Blue Parrot, per discutere della faccenda a quattrocchi.

A quanto aveva potuto capire, durante degli scavi archeologici, ad opera di ricercatori Giapponesi su suolo Greco, era stato rinvenuto un gioiello davvero particolare: un quarzo rosa al cui interno erano presenti degli sprazzi di colore rossastro. Gli esperti avevano concluso che si trattasse di piccole quantità di Ematite, gioiello che in passato veniva ridotta in polvere ed usata dagli artisti per dare una colorazione rossa a mosaici e miniature pregiate. Questo favoloso gioiello venne ribattezzato con il nome di “Hydraimatos”, dall'unione delle parole greche “Idra”, nome del mitico serpente marino a nove teste e la parola “sangue”. Jii informò Kaito che questo particolare Quarzo, sarebbe stato esposto solamente per due settimane al museo di Beika e che data la rarità della gemma riscoperta, se volevano verificare o meno che si trattasse di Pandora, avrebbero dovuto agire in fretta. Il giovane Kuroba dunque percorse di corsa la strada fino al locale, e con il suo fidato braccio destro, cominciò ad esaminare le informazioni riguardo alla pietra ed il piano d'azione atto ad impossessarsene.

«Capisco, quindi queste due settimane, sono l'unico arco di tempo disponibile, prima che il Quarzo ritorni al sicuro nella sua Madrepatria, eh?» - constatò Kaito, mentre osservava sul suo tablet, ciò che Jii aveva potuto reperire in rete.

«Esattamente» - confermò l'uomo - «E' stata una concessione del tutto speciale, da parte del governo Greco, che ha ritenuto giusto che questa scoperta potesse essere apprezzata anche dai connazionali degli archeologi, che hanno effettuato la scoperta della gemme»

«Ma che gentili» - sogghignò il giovane ladro - «E' un vero peccato che così facendo, stiano praticamente invitando Kaitō Kid a compierne il furto.» - disse poggiando il dispositivo sul bancone del bar - «Bé, direi che è deciso.»

«Molto bene padroncino» - sorrise il vecchio Jii - «Allora preparerò il più presto possibile, tutto il necessario»

«Come sempre grazie di tutto, Jii-chan» - sorrise a sua volta Kaito per poi finire di bere la tazza di caffè che gli era stata offerta al suo arrivo al Blue Parrot. Una volta consumata la bevanda, Kaito alzò entrambe le mani richiudendole a pugno ed esclamò - «Me lo sento, questa sarà la volta buona! Troverò Pandora è la distruggerò e farò sbattere in cella anche i membri dell'Organizzazione che hanno, ucciso il Babbo, ad ogni costo!»

«Ben detto signorino è così che si parla!» - Jii fu a sua volta entusiasta della determinazione del ragazzo, incitandolo nei suoi buoni propositi, come di consueto.

«Dopo di ché...-» - Kaito, lasciò la frase a metà, proprio quando sembrava volesse concludere il discorso, attirando lo sguardo del suo collaboratore perplesso, che non appena notò la sua espressione sbiancò, mettendo le mani in avanti, ma fu troppo tardi -


«E...E... ETCHIÙ!»

 

Il rumore dello starnuto fu seguito da un fragoroso THWOK e poi il buio lo avvolse completamente il giovane Kuroba che poté sentire solo in lontananza la voce di Jii che lo chiamava, in tono disperato.

Il buio permase per un tempo indefinito, finché il ragazzo finalmente non riprese i sensi pian piano e da subito avvertì un forte dolore alla testa, che gli fece portare una mano alla fronte - «Che male!» - disse, tuttavia nel alzare il capo dal bancone notò che in realtà non provava proprio alcun dolore, cosa alquanto strana, dato il colpo che aveva preso - «Huh? Non fa male...» - riconobbe, per poi abbassare il braccio, cominciando a guardarsi intorno. Il locale era completamente deserto, non che ci si aspettasse altro a quell'ora del giorno, tuttavia anche Jii era sparito dal suo posto al bancone e questo lasciò perplesso Kaito, anche perché non udì nessn rumore di nessun genere, neppure provenire dal retrobottega.

«Jii-chan? Tutto a posto?» - domandò il ragazzo ad alta voce, che non ottenendo risposta di alzò ed andò a controllare di persona, affacciandosi sul retro del bar, ed aprendo di poco la porta, pronunciando - «Jii-chan, ci sei?» - la sua voce incontrò il nulla. Anche il retro del locale, dove Jii aveva il suo alloggio, sembrava sgombro.

A quel punto Kaito anche se un po perplesso, alzò le spalle. Forse era rimasto svenuto per troppo tempo ed il vecchietto era uscito a fare delle commissioni, senza però svegliarlo per avvertirlo. Seppur un po stranito, il giovane Kuroba, si prese un'altra tazza di caffè e cercò di riprendersi da quel sentore che ci fosse qualcosa fuori posto. Probabilmente era solo stanco a causa dell'influenza, si disse e lui stava finendo per vedere fantasmi dove non c'è ne sono... o magari due caffè di fila erano troppi. Una volta fissata quest'idea, Kaito alzò lo sguardo verso l'orologio posto sulla parete del bar, notando che erano circa le 12:30, ciò lo fece sussultare non appena ricordò le parole di Aoko di quella mattina:


Durante la pausa pranzo torno a prepararti qualcosa di caldo, okay?


«Diamine! Me ne sono scordato! La pausa pranzo è già cominciata! Se non torno a casa alla svelta, Aoko finirà col non trovarmi... e se comincia a lamentarsi e a riempirmi di prediche, ne avrò fino a domani» - sospirò il ragazzo, finendo il suo caffè per poi correre fuori dal locale, che riportava affisso il cartello con la scritta “Chiuso”, fuori da esso. Kaito dunque, raggiunse di corsa casa sua ed aprì la porta con la chiave, entrando in tutta tranquillità e richiudendosi la porta alle spalle. Quando si voltò nuovamente verso l'ingresso, notò che davanti al gradino erano poste due paia di scarpe, cosa alquanto bizzarra, dal momento che lui era l'unico, oltre a sua madre, ad avere le chiavi dell'appartamento.

Huh? Che strano...” - si disse Kaito osservando i due tipi di calzature - “Nessuno dei due è di Aoko.” - constatò ad un primo esame, per poi osservarli più nel dettaglio - “Un paio di scarpe da donna a tacco alto...mamma è tornata?” - ipotizzò, Kaito per poi spostare lo sguardo sul secondo paio di scarpe - “e... un paio di scarpe da uomo!?” - realizzò d'un tratto, mentre sentì delle voci provenire dalla cucina, che lo spinsero ad indagare sul fatto - Con chi potrà mai essere?”

Oramai incuriosito dalla faccenda, Kaito tolse le scarpe e si diresse adagio lungo il corridoio, dal quale, nascosto in un angolo, sbirciò da dentro la cucina, per capire cosa stesse succedendo.


«Quindi... sai dirmi per caso che giorno è oggi? Bé, probabilmente te ne sarai dimenticato, impegnato come sei» - sbuffò una voce femminile, in tono offeso.

«Non me ne sono affatto dimenticato, al contrario» - pronunciò una voce maschile, dall'interno della stanza, a cui seguì immediatamente una replica della donna che era con lui, che Kaito riconobbe senza alcuna difficoltà come sua madre.

ImagesTime.com - Free Images Hosting

«Davvero? Allora hai qualcosa per me!» - esclamò dunque Chikage.

Che diavolo le salta in mente alla signora Chikage?” - si domandò mentre il discorso tra i due dall'altra parte proseguiva - “prima mi riempie la testa di aneddoti in cui non fa altro che ripetere quanto adori il Babbo e poi porta a casa un altro uomo, come se niente fosse? E' di pessimo gusto”

«... non potevo pensare ad altro, quindi ecco il mio regalo» - disse poi l'uomo, la cui voce parve famigliare al giovane Kuroba, che si porse leggermente per vedere meglio. Il “regalo” di cui parlava l'uomo consisteva in un biglietto aereo con destinazione Las Vegas, che Chikage fu felicissima di ricevere - «E' per il prossimo fine settimana, non vale tre volte il tuo regalo di San Valentino, ma per lo meno, avrai un po di tempo per te. E' chissà... se ti piacesse davvero, potremmo decidere di trasferirci lì, in futuro»

Non appena l'uomo ebbe finito di pronunciare quelle frasi Chikage gli circondò il collo con le braccia, visibilmente entusiasta per le sue parole e per il dono ricevuto - «Vale decisamente più di tre volte il mio regalo» - gli disse, per poi avvicinarsi al viso del suo interlocutore aggiungendo - «Ero certa che non mi avresti delusa... Darling!» - per poi schioccare un bacio sulle labbra dello sconosciuto.

In quegli istanti, finalmente l'uomo fu ben visibile dalla prospettiva di Kaito, che sgranò gli occhi stranito, al punto che perse l'equilibrio e cadde a sedere in maniera scomposta - “N...Non è possibile...” - pensò tra sé - “quello è...” - tremò Kaito, cacciando giù un groppo di saliva rimastogli fermo in gola.

 

ImagesTime.com - Free Images Hosting

«...il B-Babbo?!»
 

Kaito rimase immobile, shockato, incredulo davanti a quella scena di vita quotidiana di una coppia sposata, nella cucina di casa propria; tuttavia il rumore del tonfo non passò inascoltato agli orecchi della coppia che si rivolse con lo sguardo verso il corridoio.

«Cosa sarà stato quel tonfo?» - domandò confusa Chikage, al marito.

«Non saprei...» - replicò Toichi a sua volta perplesso.

«Forse un ladro?» - proseguì la donna.

«Piuttosto audace, se fosse, a presentarsi a quest'ora del giorno ed in casa nostra per giunta» - ribatté il mago, sorridendo - «Vado a dare un'occhiata. Sicuramente si tratterà solo di un topo, oppure un colombo che ha battuto contro il vetro della finestra al piano di sopra» - ipotizzò Toichi, prima di muoversi.

Kaito al suono di quelle parole si riprese e si guardò intorno in modo da nascondersi alla vista di suo padre, o almeno di quell'uomo che sembrava essere in tutto e per tutto, suo padre.

Toichi qualche istante dopo si affacciò sul corridoio e vi dette una bella occhiata meticolosa, conclusa la quale gli parve tutto in ordine, dunque rientrò in cucina e Kaito lo sentì dire alla moglie - «Pare non ci sia nessuno. Probabilmente era davvero un colombo che ha picchiato contro il vetro di una finestra»

Il giovane Kuroba tirò dunque un sospiro di sollievo: per nascondersi aveva indossato uno dei giubbotti ed uno dei cappelli a bande larghe della madre, posti sull'attaccapanni all'ingresso e vi si era rannicchiato all'interno, appendendosi poi all'asta dell'attaccapanni stesso. Non appena il pericolo fu scampato, Kaito ripose il suo travestimento dove l'aveva trovato, per poi defilarsi tramite la porta d'ingresso, in punta di piedi, richiudendo lo stessa a chiave. Pervaso di adrenalina, fece una corsa in modo da allontanarsi da casa sua, quando ritenne di essere abbastanza distante, proseguì per un altro po a passo ciondolante, prima di appoggiarsi al palo di un cartello stradale, accovacciandosi al suolo.

Kaito rimase accovacciato contro il cartello, nel più religioso silenzio, per almeno venti minuti buoni, finché un colpo di vento, non fece sì che una copia del giornale odierno, avesse un incontro ravvicinato con la faccia del ragazzo, che dunque lo rimosse, leggendone la testata - «Il ladro fantasma KID, ha annunciato il furto dello Smeraldo Speranza. L'Ispettore Nakamori assicura: “La sicurezza è a prova di bomba”... eh?» - un sorriso flebile solcò allora il viso di Kaito - «Quel Ispettore non cambia proprio mai.»

Approfittando del fatto che stesse stringendo in mano un quotidiano, Kaito ebbe l'idea di leggervi la data impressa sopra, pensando che forse ci avrebbe finalmente capito qualcosa. Una volta compiuta questa operazione, Kaito tremò, non riusciva a credere ai suoi occhi. Se la data su quel giornale non era un errore di stampa, la deduzione che ne conseguiva, era qualcosa di completamente assurdo, ma perfettamente logico.

«Che... cosa... sta succedendo?» - mormorò Kaito ancora scosso. Nella sua testa frullavano un sacco di interrogativi e di perplessità, come era ovvio che ne avesse, in quel momento - «E' impossibile giusto? Dev'esserci un errore. Se questa data fosse esatta... allora starebbe a significare... che quell'uomo...» - il ragazzo prese un respiro profondo, prima di continuare a ragionare - «No, non può essere vero. Mio padre... Kuroba Toichi, è morto in un esplosione 10 anni fa!» - affermò ad alta voce il ragazzo, in modo da chiarirsi le idee, su quella situazione assurda - «Giusto... non ci sono dubbi... questo... non può essere reale...» - si convinse Kaito - «Dev'essere un sogno!» - detto questo Kaito pizzicò con quanta più forza possibile la sua guancia destra, più di una volta, ma nulla cambiò. Non si svegliò da nessunissimo sogno, anzi, il dolore che percepì dopo il pizzico, era più che mai genuino; questo fece correre un brivido lungo la schiena del giovane mago, che dovette accettare un concetto paradossale.

«Aspetta un attimo... non dirmi che... sono davvero tornato indietro nel tempo di 10 anni...!»

 

 

Kaito ci mise un bel po per rialzarsi da quel angolo di strada, per poi decidere una volta per tutte di tornare “sui suoi passi”. Tornò a casa sua una seconda volta, per accertarsi che non si fosse immaginato tutto, ma una volta lì, rivide i suoi genitori, come quella coppia felice ed affiatata che erano quando lui era piccolo. Rimase ad osservarli per un po, ma poi decise di andarsene, dopotutto, rimanere a fissarli, non avrebbe certo cambiato la sua situazione, ed in caso l'avessero notato, sarebbe stato complicato spiegare che non era un malintenzionato, bensì loro figlio, dieci anni nel futuro. L'intera situazione, era assolutamente assurda e Kaito aveva ben poco da fare in quelle circostanze, dal momento che in quell'ipotetica realtà, esisteva solo come un bambino di 7 anni. Kaito decise quindi di andare un po a zonzo per la città, durante il pomeriggio, passando per la biblioteca, dove per curiosità fece ricerche sui viaggi nel tempo ed i paradossi temporali, nonostante preferisse ancora pensare di star sognando tutto quanto.

Tra una cosa e l'altra, il ragazzo riuscì a far passare, anche se a fatica, le ore del pomeriggio, durante le quali, fece un giro per i quartieri del centro, notando che soprattutto le pasticcerie erano decisamente affollate. Non sapendo bene cosa fare, Kaito finì per tornare dunque sulla via di casa, passando per il fiume, che costeggiava sempre al ritorno da scuola, giusto per avere l'impressione, che le cose andassero come al solito.

«Però, che situazione fastidiosa!» - sbuffò il moro con le mani raccolte alla nuca, ad un certo punto del suo percorso - «Anche ammesso che sia, per qualche misterioso motivo, davvero tornato indietro nel tempo... perché proprio di 10 anni?» - si domandò alzando gli occhi al cielo - «...sarebbe stato decisamente più interessante finire dieci anni nel futuro, anziché passare una giornata in questo modo. Cavoli!»

Le lamentele di Kaito, vennero arrestate dal suono di un pianto, che proveniva da poco lontano e che attirò subito la sua attenzione, spingendolo a cercarne la fonte. Non dovette sforzarsi più di tanto: infatti, vide a pochi metri di distanza da lui, una piccola figura nei pressi del fiume. Incuriosito dunque gli si avvicinò per capire cosa fosse successo, scendendo i gradini che dal sentiero portavano verso il corso d'acqua. Lì poté notare che si trattava di una bimba dai capelli corti e castani tutti arruffati, che indossava un vestitino rosa chiaro – con evidenti macchie e fili d'erba su di esso – che se ne stava a piangere in ginocchio.

Il primo pensiero del ragazzo, fu che la piccola fosse caduta e si fosse fatta male, quindi non appena le fu vicino, si inginocchio di fronte a lei e le domandò - «Tutto a posto? Ti sei fatta male piccola?»

La bimba scosse il capo, mentre continuava a piangere con i dorsi delle mani volti a coprirle il viso - «Non mi sono fatta niente... sto-sto bene»

ImagesTime.com - Free Images Hosting

«Oh, ma davvero?» - sorrise Kaito, ponendo la mano destra richiusa in un pugno morbido, mentre la piccola era impegnata ad asciugarsi frettolosamente le lacrime dagli occhi - «In questo caso, non ho bisogno di fare questo...» - disse, ed una colomba sbucò dal nulla e volò via, attirando lo sguardo stupito della piccola che guardò verso l'alto mentre il volatile si allontanava.

«Ah! Tu sei un mago!» - esclamò la piccola sorridendo in direzione di Kaito esclamando - «Fantastico!»

Solo allora il mago, riuscì ad osservare in viso la piccola. Quel suo sorriso ricolmo della meraviglia più pura, fecero sì che anche le sue labbra s'inarcassero in un sorriso - “Come immaginavo” - dopo pochi istanti di silenzio, Kaito prese la parola rispondendo all'affermazione della piccola - «Esatto, io sono un mago» - a quella rivelazione la bimba mostrò un espressione raggiante, dopo di ché Kaito le si rivolse domandando - «Quindi, come mai stavi piangendo signorina?»

La bimba sembrò indispettirsi a quell'interrogativo, infatti gonfiò le guance, affermando - «Non stavo piangendo!»

«Sì, stavi piangendo invece» - replicò Kaito, con voluta, aria di superbia, per dare contro alle parole della sua giovane interlocutrice.

«Non è vero!» - ribatté lei.

«Invece sì»

Lo scambio di battute andò avanti per un po, quando la bambina, decisamente seccata, sbottò - «Ti dico che Aoko non stava affatto piangendo!»

«Oh? Quindi è così. D'accordo, mi devo essere sbagliato. Adesso è chiaro: non stavi piangendo» - il giovane mago a quel punto, parve arrendersi e la piccola Aoko, finalmente liberò un respiro, convinta di “aver vinto” quello scontro verbale, se non ché Kaito, aggiunse ancora qualcosa, mentre si mise a sedere sull'erbetta fresca, che costeggiava il corso del fiume Teimuzu - «Però, signorina, sappi che mentire è il primo passo per diventare una persona cattiva...» - disse con aria seria - «Intesi?» - per poi ammiccare in direzione della piccola, che sobbalzò ed istintivamente rivolgendo lo sguardo al suolo con aria colpevole.

La piccola allora sospirò rassegniata, per poi avvicinarsi e sedersi silenziosamente accanto a lui, con le ginocchia raccolte al petto - «Stavo piangendo» - confessò infine Aoko, puntando lo sguardo sulla limpida superficie del corso d'acqua, che scorreva placido davanti ai suoi occhi.

«E per quale motivo?» - domandò quindi serenamente Kaito, lanciando un ciottolo verso il fiume, con un movimento del polso tale, che il sasso fece diversi saltelli prima di sprofondare nelle acque.

«Perché oggi, è il White Day» - rispose la bambina, provando a fare la stessa cosa, senza riuscirci e vedendo dunque il suo sassolino precipitare subito a picco, all'interno del fiume, cosa che parve renderla ancora più malinconica di quanto già non fosse.

«Il White Day?» - ripeté Kaito con aria interrogativa.

Non aveva mai fatto caso a questo genere di ricorrenze, ma durante quella giornata passata a bighellonare, ebbe modo di farsi un'idea a riguardo di quella festività.
Si trattava della controparte “maschile” della festa di San Valentino, in cui i ragazzi, per consuetudine, contraccambiavano il regalo ricevuto, regalando, solitamente del cioccolato bianco – in contrapposizione con il cioccolato generalmente scuso donato per San Valentino – oppure facendo alle ragazze un regalo che avesse un valore “tre volte superiore” a quello da loro ricevuto.

Come per San Valentino, esistono tre tipi di cioccolato:
 

  • Honmei-choco, il cioccolato che si regala alla persona amata.

  • Tomo-choco, il cioccolato regalato agli amici.

  • Giri-choco, cioccolato che si regala per convenzione sociale ai compagni di classe e colleghi di lavoro.

 

 

«Sì» - annuì la bambina cominciando a spiegare più dettagliatamente le ragioni della sua tristezza - «Oggi è il giorno in cui i ragazzi regalano il cioccolato alle ragazze, come noi abbiamo fatto il mese scorso... non c'è nulla di strano, è una tradizione. Anche nella vecchia scuola, in cui andava Aoko, ci si scambiava il cioccolato, in questi giorni, ma non è questo che mi ha reso triste» - fece una piccola pausa, prima di entrare nel vivo del suo racconto - «Ieri il maestro, aveva detto a tutti i ragazzi che avrebbero dovuto portare ognuno del cioccolato, per la propria compagna di banco, così da festeggiare il White Day tutti insieme... però...» - disse provando di nuovo a lanciare un sassolino sul pelo dell'acqua - «Oggi il mio compagno di banco, non è venuto a scuola...» - disse con un fil di voce, suscitando in Kaito, un espressione di sorpresa. Stava cominciando a capire, qual'era lo scopo, del suo regresso temporale.

Intanto Aoko continuò a tenere lo sguardo basso, mentre rievocava per Kaito, alcuni momenti di quella triste giornata:
 

«Bene bambini. Spero vi siate ricordati tutti di portare il cioccolato, come ci eravamo accordati» - disse loro il maestro, ricevendo un fragoroso “Sì” in risposta alla sua domanda - «Molto bene allora, adesso faremo lezione e all'intervallo, festeggeremo tutti insieme, d'accordo?»

«Sì!» - gli alunni, sedettero dunque ai loro posti e studiarono diligentemente, fino al suono della campanella, al ché il professore si alzò dalla cattedra e batté le mani per ricevere l'attenzione della classe.

«La lezione è conclusa. La celebrazione del White Day, può ufficialmente cominciare!» - annunciò il maestro, mentre i bambini, chi con più convinzione e chi con un velo di esitazione, estrassero dalla cartella il proprio cioccolato, per porgerlo alla compagna di banco.

Alcuni tra i più coraggiosi, fecero anche di più: portando con sé dell'altro cioccolato, con l'intento di regalarlo ad una compagna, che ritenevano più simpatica o più meritevole delle altre. Aoko osservò quelle situazioni dal suo banco, con un placido sorriso stampato sul volto, mentre tutte le altra bambine erano impegnate a ricevere, scartare ed assaggiare un pezzetto del loro dono; fino a quando Keiko non le si avvicinò, porgendole un cioccolatino, a forma di coniglietto, preso dalla scatola che portava con sé.

«Ecco» - disse Keiko poggiando il dolcetto, sul banco vuoto dell'amica.

«Huh?» - solo allora la bambina, distolse lo sguardo da ciò che la circondava, per osservare, con aria perplessa, ciò che le era stato posato davanti - «Keiko» - sorrise la piccola Aoko subito dopo, apprezzando il gesto altruistico da parte dalla compagna - «Guarda che non vale così. Devono essere i ragazzi a darci il cioccolato, non c'è lo si può regalare a vicenda in questo modo» - protestò la giovane Nakamori, sottolineando che quel gesto, in qualche modo vanificava il senso stesso della celebrazione del White Day.

«Però chi avrebbe dovuto portarti il cioccolato, è Kuroba-kun, giusto?» - osservo la bimba con i capelli raccolti in due codini e con occhiali da vista rotondi posti sul naso - «Ed oggi lui non è venuto. Quindi è giusto che questo lo abbia tu!» - sentenziò la bimba sorridendo alla compagna, per poi avvicinarle il cioccolatino di colore bianco lucido, ancora un po, incoraggiandola a prenderlo.

«Grazie Keiko. Allora-» - Aoko ricambiò il sorriso e si stava accingendo a prendere in mano il dono che le era stato fatto, ma fu presa in contropiede da una seconda mano, che fu più veloce della sua ed arraffò al volo, quel piccolo prodotto dolciario.

«Se tu non lo vuoi, allora me lo mangio io» - aveva detto un bambino, mangiandoselo subito dopo, impedendo alle bambine di dire o fare qualsiasi cosa per impedirlo.

«Ah! Sei cattivo! Quello non era per te Hinawa-kun!» - esclamò subito Keiko, infastidita - «Dovresti restituirlo!» - disse, in modo sbrigativo la bimbetta occhialuta, per intendere, che avrebbe dovuto offrire del cioccolato ad Aoko, per scusarsi di quello che aveva fatto.

«Mi dispiace, ma l'ho già dato via tutto. Quindi credo di non poterlo fare» - si giustificò il bambino, mostrando un incartamento vuoto di una pasticceria - «E poi, il maestro ha detto che noi ragazzi avremmo dovuto donare il cioccolato alla nostra compagna di banco, no? Non è certo colpa mia se Kuroba è assente»

Aoko a quelle parole, puntò dunque lo sguardo sul banco vuoto accanto a lei, per poi abbassare il capo con aria afflitta. In effetti, era rimasta un po delusa dalla sua assenza, questo non poteva negarlo, ma quando la Signora Chikage, quella mattina, le aveva detto che Kaito era stato male durante la notte, Aoko non aveva pensato neppure per un secondo alla ricorrenza e al cioccolato. Anzi, aveva augurato una pronta guarigione all'amico e si era incamminata verso scuola di buona lena, scordandosi della questione, fino all'arrivo in classe.

Keiko scambiò un altro paio di battute con il compagno così maleducato, dicendogli sempre in quel suo modo pacato che la contraddistingueva, che era stato ingiusto e che doveva assolutamente rimediare.

La discussione attirò l'attenzione di tutti in classe ed il maestro, si stava quasi per vedere costretto a intervenire di persona, imponendo che Hinawa come minimo si scusasse con la compagna per il suo atteggiamento, quando fu proprio Aoko a parlare, non lasciando spazio a nessun altro intervento.

«Va bene così, Keiko»

A quella frase la bambina occhialuta si voltò fino ad incrociare lo sguardo dell'amica - «Però, Aoko...» - tentò di ribattere lei, che si ritrovò di fronte ad una Aoko che continuava a sorridere, in modo accondiscendente. Keiko allora lasciò perdere e guardò la scatola che aveva tra le mani, mostrandola ad Aoko con amarezza - «Mi dispiace... era l'ultimo...» - pronunciò quindi sconfortata

«Va tutto bene ti dico» - ribadì Aoko, sorridendole per rassicurarla - «Tanto Papà mi ha promesso che stasera mangeremo insieme una torta enorme. Non ti preoccupare!»

Mentì: poiché suo padre, quella sera non sarebbe tornato a casa e non era certo il tipo da ricordarsi o celebrare una simile ricorrenza, ma non voleva far rimanere male né l'amica, né il Maestro, che aveva dipinta in volto un espressione rattristata. Dopo di ché aggiunse - «E poi, oramai l'intervallo è finito, dobbiamo cominciare la lezione, giusto Maestro?» - osservò Aoko, rivolgendosi verso il suo insegnante, che annuì debolmente alle sue parole, avrebbe voluto fare di più, ma per come stavano le cose, decise che era maglio rimandare la questione, anteponendo alla stessa, il bene della classe.

«Ha ragione ragazzi» - disse dunque l'insegnante - «Coraggio riprendete i vostri posti, la pausa è terminata. Riprendiamo la lezione» - disse, attendendo che i bambini fossero tutti ai propri banchi, prima di riprendere a spiegare.


 

«Capisco» - commentò dunque Kaito, una volta che ebbe abbastanza chiaro l'accaduto - «Quindi non solo il compagno che avrebbe dovuto portarti il cioccolato è a letto con la febbre, ma quel bulletto ti ha anche rubato, il cioccolatino che ti era stato regalato.» - riepilogò brevemente il ragazzo - «Che carogna!» - ringhiò a bassa voce tra i denti.

Aoko annuì in silenzio. Facendo una pausa dal suo racconto; lanciò poi un ennesimo sassolino in acqua, che però fece la fine dei precedenti, precipitando e venendo seguito da un flebile sospiro della piccola, riprendendo poi a narrare.

«Dopo scuola, stavo tornando a casa con Keiko, passando proprio di qui. Pensavo che la giornata non potesse andare peggio... volevo lasciarmi alle spalle tutto quello che era successo questa mattina... ma mi sbagliavo...» - disse Aoko con aria triste.



«Nakamori!» - il bambino di nome Hinawa in sella alla sua bicicletta, raggiunse Aoko e Keiko, che stavano camminando verso casa, percorrendo il sentiero che costeggiava il fiume - «Come ci si sente ad essere l'unica ragazza che non ha festeggiato il White Day?» - le si rivolse in modo provocatorio il compagno sorridendo.

«Smettila per favore Hinawa-kun, non sei divertente!» - aveva detto Keiko, in difesa dell'amica, mentre Aoko si era limitata a fissare la scena in silenzio.


ImagesTime.com - Free Images Hosting
 

Il ragazzino la ignorò, continuando nel suo discorso - «In ogni caso non lo biasimo» - disse in maniera piuttosto vaga, spingendo Aoko a battere le palpebre confusa - «Anch'io fossi stato in Kuroba sarei rimasto assente, apposta per non doverti regalare il cioccolato.»

Keiko intervenne ancora, questa volta alzando la voce - «Basta Hinawa-kun, finiscila di inventarti storie!» - ma anche questa volta, le sue parole vennero ignorate.
 

«Sì... scommetto, che devi stargli davvero antipatica...» - il ragazzo pronunciò quella frase sorridendo, mentre Aoko sgranò gli occhi ed abbassò il capo di scatto, rivolgendo lo sguardo al suolo. Prima che di punto in bianco, se ne scappasse via lungo il sentiero, senza neppure degnare di un ascolto, i richiami di Keiko, che la imploravano di tornare indietro. Dopo quell'affermazione da parte del compagno infatti, ad Aoko tornò in mente una frase, pronunciata il giorno precedente proprio da Kaito, che le rimbombò alle orecchie, come a confermare che Hiwata, non aveva torto.
 

Chi regalerebbe mai del cioccolato ad un antipatica come te...
 

Non ci fece molto caso il giorno prima, quando Kaito pronunciò quella frase, ma ora tutto sembrava quadrare alla perfezione. Quindi Aoko corse senza fermarsi per un po, finché non inciampò in un sassolino che la fece ruzzolare giù, sull'erba, fino nei pressi del fiume, dove il liceale la ritrovò in lacrime, poiché non era riuscita a trattenersi dal piangere. Quando Aoko ebbe finalmente terminato il suo racconto, poggiò la testa sulla ginocchia dicendo - «E questo è quanto. Probabilmente Hiwata-kun aveva ragione, e Kaito in realtà non è venuto perché non voleva portare ad Aoko il cioccolato... ma non lo biasimo per questo, dopotutto Aoko gli causa sempre un sacco di problemi.» - disse rimanendo chiusa in quella posizione, non riuscendo così a vedere, il sorriso che solcò per un attimo, il viso del liceale seduto accanto a lei.

«Però, non è detto che questa sia la verità giusto?» - disse Kaito, in tono sereno, spingendo la piccola ad alzare il capo - «Voglio dire... è stato quel bambino a farti pensare che le cose stiano in questo modo dico bene?» - Aoko annuì, quindi il ragazzo proseguì - «Allora credo tu ti stia preoccupando per nulla.» - la rassicurò Kaito con un sorriso - «Tu ed il tuo compagno di banco siete amici giusto? E tra amici non si deve mai dubitare, se non si hanno prove sufficienti per farlo.» - disse - «Anch'io ho un amica a cui tengo moltissimo e se venissi mai a sapere che non vuole più avere a che fare con me da una terza persona, non mi accontenterei di certo...» - le spiegò Kaito, alzando gli occhi al cielo che si faceva cominciando a fare buio - «Se così fosse, vorrei che me lo dicesse in faccia, che non vuole più essere mia amica. Solo allora, sarei disposto a crederci davvero.»

Aoko nel sentire quelle parole, sembrò convincersi ed annuì - «Sì, hai ragione!»- affermò la piccola alzandosi in piedi e portando entrambe le braccia di fronte a sé, chiudendo le entrambe le mani a pugno - «Se Kaito ha qualcosa contro Aoko, allora deve dirmelo di persona!» - affermò con determinazione la piccola.

«Ben detto.» - la incitò Kaito - «”Che la tua rapidità sia pari a quella del vento” ed ”Assali ed aggredisci fieramente come il fuoco”... è la tattica più efficace» - sorrise citando due dei principi del Fūrinkazan, che poteva applicarsi bene anche a quella situazione. I restanti, decise di non rivelarglieli, perché non erano necessari al momento; e poi non voleva rischiare di rovinarle la sorpresa. Applicando così, di fatto il terzo principio.

«Vento... e fuoco...?» - ripeté perplessa la piccola Aoko.

Il ragazzo a quel punto annuì - «Esatto. E' una tattica inventata da un generale, da usare durante le battaglie militari, ma anche in questo caso può essere utile.» - le spiegò - «In poche parole, significa, “Non pensarci troppo ed affrontalo con decisione, in modo che non abbia il tempo di inventarsi storie”. In questo modo, saprai subito tutta la verità, non trovi?»

Aoko assunse un'espressione stupita ed annuì energicamente - «Certo! E' vero! Grazie mille signor Mago! Aoko farà così.» - sorrise la piccola, che adesso si sentiva più sicura, ed aveva bene in mente cosa fare.

«Figurati signorina, è stato un piacere» - disse dunque Kaito alzandosi e pulendosi dai piccoli residui d'erba secchi, rimasti attaccati ai suoi vestiti - «Sì sta facendo tardi, credo dovresti proprio tornare a casa adesso» - si raccomandò Kaito, ponendo le mani in tasca ed attendendo che anche la piccola si riportasse sul sentiero per incamminarsi verso casa - «Vedrai che dopo che avrete parlato, le cose si sistemeranno come per magia» - disse facendo apparire per lei una seconda colomba, che come la prima, volò sparendo velocemente allo sguardo della piccola. Fatto ciò , Kaito tornò sui suoi passi, voltandosi ed aggiungendo - «Arrivederci e a presto, signorina»

Kaito, riuscì ad allontanarsi di diversi passi da quel luogo, ma poco dopo udì di nuovo la voce di Aoko, che gli parlò da lontano - «Scusi, signor Mago!» - lo richiamò e quindi lui si voltò sorridendo.

«Sì? Cosa c'è?» - ribatté, questo.

«La tua amica, è una bella persona?» - gli chiese la piccola, con fare innocente.

Kaito non poté far a meno di sorridere, prima di rispondere - «Sì. E' una persona fantastica.»

«Allora... anche Aoko spera di diventare come questa persona in futuro» - disse sorridendo a sua volta la giovane Nakamori, prima di salutare il mago portando la mano destra verso l'alto ed agitandola ritmicamente da una parte all'altra - «Allora a presto Signor Mago! Bye-Bye!» - disse per poi correre via sparendo in lontananza sul sentiero e lasciando Kaito tutto solo, con i suoi pensieri.

Lo diventerai un giorno... di sicuro” - pensò tra sé Kuroba, mentre s'incamminò a sua volta, con l'intento di raggiungere il posto da cui quella strana storia aveva avuto inizio, ovvero il Blue Parrot - “Il resto lo lascio a te... me di quel tempo”.


Kaito finalmente ricordava con chiarezza, quell'episodio di ben 10 anni prima.

In effetti quel 14 Marzo, non era andato a scuola poiché aveva la febbre alta a causa di un virus passeggero, che gli fece passare una notte insonne ed a causa di ciò, purtroppo finì con il “rovinare” Il White Day alla povera Aoko. Quella mattina aveva addirittura discusso con sua madre, perché questa voleva costringerlo a portargliela a casa, al ritorno da scuola, mentre Kaito voleva fermamente rimandare alla mattina seguente, quando i due sarebbero andati assieme a scuola, come di consueto, così da non dover presentarsi a casa Nakamori, dovendo fare il tutto sotto gli occhi del padre di Aoko. Chikage e Kaito erano entrambi molto testardi, quindi alla fine non vennero a capo di nulla, rinchiudendosi ognuno nella propria convinzione e data l'assenza di Toichi, a causa di un colpo di KID previsto per quella sera, la disputa, se lasciata nelle loro mani, probabilmente non si sarebbe mai risolta. Per fortuna per loro, però Keiko venne in loro soccorso: dopo che Aoko scappò a causa delle parole del compagno, infatti Momoi si recò di corsa a casa dei Kuroba per raccontare a Kaito l'accaduto, cosa che aiutò madre e figlio a chiarirsi decisamente le idee sul da farsi. Quella sera, dopo cena, infatti Kaito, immaginando di trovare Aoko triste per le vicende accadute durante il giorno, sarebbe passato da lei, donandole il cioccolato come avrebbe dovuto; ma ancora una volta, gli eventi andarono incontro a Kaito, poiché fu Aoko a presentarsi a casa sua quella sera, senza alcun tipo di preavviso.

Il moro sapeva benissimo come sarebbe andata a finire, ma decise comunque di attaccare una cimice al vestito della piccola Aoko ed ascoltare tutto tramite il suo auricolare, quasi per assicurarsi che il tutto si svolgesse come lo ricordava.

 

«Quindi? Che c'è? Come mai sei venuta qui a quest'ora?» - domandò il piccolo Kaito con ancora una pezza sulla fronte, a causa della febbre alta che aveva avuto durante la giornata.

Di fronte a lui, Aoko lo fissava con un espressione determinata e seria, che andava a scontrarsi, contro la ancora fragile Poker Face, che l'apprendista mago, stava tentando di apprendere da suo padre. Non era ancora in grado di padroneggiarla, ma in quei momenti, pareva abbastanza per celare l'agitazione che il ragazzino, provava nell'animo. Keiko gli aveva raccontato tutto e l'ultima cosa che Kaito voleva era che Aoko credesse alle parole di quel Hiwata, che non rispecchiavano affatto la realtà dei fatti.
 

Che la tua rapidità sia pari a quella del vento˩
 

«Kaito... è vero che Aoko non ti piace?» - domandò la piccola, fissando intensamente l'amico d'infanzia, attendendo una sua qualche reazione.

«Eh?» - quella domanda mise leggermente in difficoltà il ragazzino, che non seppe cosa rispondere, per fortuna, non dovette pensare ad una risposta, poiché Aoko aggiunse qualcosa alla sua precedente affermazione.
 

Assali e aggredisci fieramente come il fuoco˩
 

«Sì. Voglio sapere se oggi sei rimasto a casa perché eri davvero malato o per qualche altro motivo. Se Aoko ti sta antipatica allora dillo chiaramente!» - detto questo Aoko restò a fissare Kaito a pugni stretti, in attesa di una replica da parte sua.

Kaito, sgranò gli occhi, non appena intuì a cosa lei si stesse riferendo la ragazzina; Aoko, infatti, stava rievocando un aneddoto, verificatosi il giorno precedente, subito dopo che il maestro, aveva annunciato, che avrebbero celebrato la ricorrenza, con le modalità che vennero stabilite.


 

«Che bella idea quella di festeggiare tutti insieme, vero Kaito?» - gli aveva detto tutta sorridente, mentre, una volta messa a posto l'aula, si stavano tutti preparando per tornare a casa - «Non sto più nella pelle!» - esultò Aoko, per poi aggiungere in tono serio - «E vedi di non dimenticare di portare il cioccolato, altrimenti faresti proprio una brutta figura.» - lo avvertì la bambina, mal celando le sue vere intenzioni, avvero l'interesse per il cioccolato, dal momento che andava pazza per i dolci.

«Sì, va bene» - sbuffò Kaito, mettendosi la cartella sulla schiena e dandole le spalle - «Tanto non mi pare di avere molta scelta, no?» - le fece notare un po seccato - «E poi, chi regalerebbe mai del cioccolato ad un antipatica come te...» - disse prima di allontanarsi da suo banco, venendo seguito a ruota da una Aoko lievemente indispettita, ma che non sebrava affatto essersi offesa a seguito di quella sua affermazione. Kaito, ipotizzò dunque, che, le parole di quel suo compagno, che l'aveva presa in giro, avevano fatto rivalutare ad Aoko il tutto, portandola a pensare, che lui l'avesse voluta evitare di proposito. La realtà tuttavia era completamente diversa da come Aoko se la immaginava, perché nel pronunciare quella frase, anche se lei non poté vederlo...

Kaito sorrise.

 

Il giovane Kuroba non emise un fiato alle parole dell'amica, anzi, si voltò verso la sua scrivania e la raggiunse e prese qualcosa da sopra essa, mentre Aoko spazientita gli gridò - «Allora? Almeno potresti darmi una risposta, no? Mi sei almeno stato a sentire?! Mi rispondi oppure-»

 

Fa che il tuo silenzio sia pari a quello della foresta.˩
 

Le sue lamentele si arrestarono di colpo, quando Kaito si voltò verso di lei, porgendogli un pacchetto incartato e dicendole - «Prendi» - la bimba eseguì meccanicamente, osservando la carta del pacchetto con un bigliettino che diceva “per Aoko”, per poi alzare lo sguardo verso l'amico, con aria incredula.

ImagesTime.com - Free Images Hosting

Il pacchetto era piuttosto grande e quando lei lo aprì, scoprì che si trattava di una confezione di cioccolatini assortiti al cioccolato bianco, piuttosto costosa che aveva visto una volta nella vetrina di una pasticceria.
La particolare forma a quadrifoglio, le era davvero piaciuta e dalla prima volta che li vide, finì con il fermarsi presso quella vetrina, ogni pomeriggio al ritorno da scuola, anche solo per osservarli.
Aveva sempre desiderato assaggiarli, ma erano troppo cari, per le tasche di suo padre, quindi si convinse che non avrebbe potuto far altro che guardare quella confezione così sfarzosa ed il suo contenuto solo da lontano, ed invece, ora la stava stringendo tra le sue mani, come regalo da parte di Kaito per il White Day.

 

«Dicevi di volerli provare, no?» - disse Kaito, cercando di mantenere un espressione indifferente, mentre sentiva lo sguardo perplesso di lei, che lo scrutava attentamente - «Sono costati un bel po... quindi vedi di non finirli tutti subito, okay? Anche se sono il tuo regalo...»

La piccola Nakamori, sgranò gli occhi in un espressione di stupore, riconoscendo che si era fatta un idea sbagliata - “Kaito...”

 

Kuroba pronunciò questa frase voltato di ¾ rispetto ad Aoko e ad occhi chiusi, come a darsi un contegno, Tuttavia dal momento che dall'altra parte gli rispose il silenzio, si vide costretto ad aprire un occhio, almeno per capire se il regalo le fosse piaciuto o meno. Quando il suo sguardo incontrò il viso di lei, Kaito notò subito che Aoko aveva la tipica espressione di chi sta quasi per esplodere in lacrime, cosa ch lo fece tentennare un po - “Aspetta... p-piange?” - si domandò dubbioso, prima di rivolgersi direttamente a lei, con aria incerta - «Aoko?» - al pronunciare del suo nome, Kaito la vide produrre un leggero movimento con le spalle, come se stesse cominciando a singhiozzare, cosa che lo portò quasi a controbattere, che se non li voleva, allora se li sarebbe ripresi, ma non fece in tempo; Aoko infatti scattò di colpo in avanti abbracciandolo fermamente, cogliendo il giovane mago alla sprovvista.

«Evviva! Sono così contenta!» - esultò dunque Aoko, dissipando completamente i timori del giovane compagno. Le sue erano lacrime di gioia e tra loro due, era tutto come al solito. Aoko si sentì una sciocca ad aver dubitato di lui e si ripromise, che non lo avrebbe più fatto, senza un valido motivo.

«Va bene, va bene, ma ora dacci un taglio!» - sbuffò Kaito, dimenandosi, mentre tentava di occultare un pallido rossore sulle guance, dovuto all'abbraccio che si stava protraendo più del necessario, mentre pensava tra sé - “Stupida... quando ho detto quella frase, intendevo dire, che quel qualcuno, sarei stato io. Chi altri lo farebbe altrimenti... Ahoko...” 

Aoko, lo accontentò quasi subito, liberandolo ed allontanandosi di qualche passo, sorridendogli - «Ti ringrazio Kaito» - disse semplicemente; ma quelle tre parole, unite a quel sorriso radioso, fu un vero e proprio dardo scoccato inconsapevolmente, al futuro “Ladro di cuori”. La piccola, prese dunque con sé la scatola di cioccolatini e si diresse di corsa verso la porta, dicendo che si sarebbero visti l'indomani a scuola, mentre il giovane Kuroba, rimasto stupito, non poté che rallegrarsi, di quell'espressione felice che era riuscito a generare in Aoko.

 

Il Kaito liceale che aveva ascoltato tutto, mentre si avviava verso il Blue Parrot, sorrise a sua volta ricordando cosa accadde, il giorno seguente a quegli avvenimenti. il sé stesso di quel tempo, infatti, quella mattina, prima di entrare in classe, avrebbe preso da parte il compagno di nome Hiwata per fare una bella chiacchierata:

«Quindi? Ora mi dici che vuoi Kuroba? Perché mi hai chiesto di venire qui prima delle lezioni?» - domandò con aria di sufficienza il ragazzino un po paffuto, aspettando una spiegazione de

«Hiwata, a te piace Aoko, giusto?» - domandò senza preamboli di nessun genere Kaito, puntando uno sguardo serio verso il compagno che dal canto suo tentennò nel rispondere.

«M-Ma che dici? Devi avere ancora l'influenza» - sbottò il ragazzo irritato, arrossendo suo malgrado.

Kaito dunque scrollò le spalle passandogli accanto «Capisco...» - mormorò, per poi puntare una mano contro il petto del compagno,nella quale reggeva una stecca di cioccolato, che aveva nascosto nella manica della sua maglia, facendola comparire dal nulla - «Tieni e scusati con lei» - gli disse - «I compagni di banco devono andare d'accordo, no?»

Kaito da quella mattina, lasciò il suo posto che era sempre stato accanto ad Aoko, per cederlo al compagno Hiwata, spostandosi al suo posto, che si trovava proprio alla palle di lei. Hiwata si scusò con Aoko per il comportamento del giorno prima, offrendole il cioccolato per scusarsi, cosa che lei apprezzò, dichiarando pace fatta. Quella disposizione durò ben poco, dal momento che Hiwata dovette trasferirsi in un altra città a causa del lavoro del padre, dunque Kaito poco dopo, sarebbe tornato ad occupare il posto accanto alla giovane Nakamori, come aveva sempre fatto, ma non si pentì mai di quella buona azione che aveva realizzato, quel giorno.

 

Cullato dalla dolcezza di quei ricordi, Kaito aveva quasi raggiunto il bar di Jii, quando dalla parte opposta rispetto alla sua, notò in lontananza un uomo, la cui figura ed il quale portamento, erano per chi lo aveva conosciuto, qualcosa di assolutamente inconfondibile.

Kuroba Toichi, stava infatti percorrendo la via di ritorno a casa. Kaito aveva pensato molto “all'incontro” di quella mattina con i suoi genitori, e preda delle sue emozioni, aveva scritto un biglietto, che portava con sé nella tasca dei pantaloni della sua divisa scolastica. Sapeva che era sbagliato... ma aveva deciso si avvisarlo, dell'incidente al quale sarebbe andato incontro, di lì a poco, per colpa degli uomini dell'Organizzazione misteriosa. Dunque prese coraggio e proseguendo senza fermarsi, gli passò accanto come se nulla fosse, lasciando scivolare magistralmente nella tasca della sua giacca, il biglietto con su scritto il suo messaggio. Compiuto quel semplice lavoretto di destrezza,

Kaito tirò un sospiro di sollievo e ripose la mano in tasca, la quale però, si rivelò non essere vuota. Il giovane allora lo estrasse e si guardò indietro, ma suo padre, non c'era già più. Quindi Kaito, deglutì, prima di decidere a leggere il contenuto del biglietto.


ImagesTime.com - Free Images Hosting

"L'effetto sorpresa e la suspanse, sono ingredienti essenziali, ai quali un mago non deve mai rinunciare. Anche durante i numeri più difficili.
Non importa quanto la situazione sembri delicata. Mai rivelare i propri trucchi prima del gran finale. Hai capito, Kaito?
"

 

Il ragazzo non poté far altro che sorridere di fronte a quel messaggio. C'era da aspettarselo dal più grande mago del mondo. Davanti a quel consiglio, Kaito proseguì nel suo cammino fino a raggiungere infine il Blue Parrot, nel quale entrò senza fare troppi complimenti. Lo ritrovò vuoto esattamente come l'aveva lasciato quella mattina. Con nonchalance, Kuroba si versò una tazza di caffè, senza neppure provare a cercare il proprietario del locale, per avvisarlo di ciò che stava facendo, dopotutto, anche se Jii l'avesse trovato lì ad armeggiare con la caffettiera, spiegarli cosa stesse facendo, sarebbe stata una passeggiata, in confronto all'assurda giornata che lui aveva vissuto.

Il giovane Kaito, si rilassò finendo il suo caffè per poi sospirare, alzando lo sguardo al soffitto - «Quindi... ora che ho risolto questa faccenda... cosa dovrei fare esattamente? Devo aspettare che succeda qualcosa di particolare... oppure-» - mentre ragionava ad alta voce, ponendo le mani alla nuca, Kaito poté vedere una piuma bianca volteggiare in aria e ricadere in direzione del bancone. Incuriosito, la prese tra le dita e l'osservò da vicino - «Huh? Ma guarda... deve essermi rimasta attaccata ai vestiti da prima» - si disse rigirandola nella mano, fu allora che Kuroba cominciò ad avvertire un lieve prurito al naso, il che gli dette una sensazione di Deja vù, non troppo piacevole; a ripensarci, non aveva starnutito, né aveva avuto il bisogno di soffiarsi il naso. Il che lo fece preoccupare - «Merda... di nuovo...»

 

«E...E...ETCHIÙ!!»

 

Le preoccupazioni di Kaito si concretizzarono poiché la sua fronte ebbe un secondo scontro ravvicinato con il bancone del bar, facendogli perdere nuovamente conoscenza. Fino a quando una flebile voce, non poté essere udita dal ragazzo in lontananza.

«Padroncino!» - ripeteva la voce, in tono apprensivo - «Padroncino Kaito!» - diceva scuotendo le spalle del ragazzo, sperando che ciò lo aiutasse a riprendersi - «Per favore, si svegli!»

Dopo diversi tentativi da parte di Jii di richiamarlo, il giovane Kaito finalmente riprese i sensi, aprendo pian piano gli occhi e rendendosi immediatamente conto del dolore provocato dalla botta, subita - «Ah, Jii-chan sei tu...A-Acc... che male...» - disse massaggiandosi la fronte dolorante.

«Come si sente Padroncino?» - chiese l'uomo porgendo al giovane Kuroba una borsa del ghiaccio, che Kaito si pose sulla fronte per attenuare il dolore, mentre Jii continuò a parlare - «Siete svenuto per più di dieci minuti. Mi avete fatto preoccupare, stavo per chiamare i soccorsi!» - confidò l'uomo mentre Kaito tentava di riprendersi. Si sentiva confuso, gli sembrava di essere rimasto svenuto per ore ed ore, durante le quali aveva sognato le sue vicende passate.

«Sì... sto bene... più o meno» - lo rassicurò Kaito, alzando poi lo sguardo verso l'orologio da parete del bar, mentre il suo “tutore”, continuava a parlargli.

Compiuta questa operazione. Il ragazzo sgranò gli occhi e si alzò di scatto, scatenando la perplessità di Jii - «Merda, sono già le 12:30! Se non mi sbrigo non farò in tempo...» - esclamò il moro poggiando la borsa del ghiaccio, che Konosuke gli aveva dato, sul bancone prima di scattare in direzione della porta, impedendo a Jii di chiarire le ragioni di quella sua strana ed improvvisa reazione - «Scusami Jii-chan... i dettagli finiamo di definirli un altra volta, okay? Adesso devo proprio scappare!» - disse Kaito per poi dirigersi di corsa fuori dal locale e da lì in strada.

Kaito corse al massimo delle sue capacità, per realizzare il suo intento, nel poco tempo che gli restava, prima che Aoko, riuscisse a percorrere la distanza presente dal liceo Ekoda, fino a casa sua. Quando Kaito fu a pochi metri da casa sua, purtroppo la ragazza era già lì, con in mano la copia delle chiavi del suo appartamento, pronta ad aprire la porta. Kaito fu quindi costretto ad entrare dalla finestra della cucina, correre nella sua stanza per recuperare il pigiama che aveva lasciato lì e rinchiudersi in bagno, appena in tempo perché Aoko riuscisse ad entrare all'interno dell'abitazione.

Una Aoko radiosa, si mosse poi all'interno della cucina, armeggiando con utensili ed ingredienti, per preparare una zuppa calda per Kaito, sperando che lo aiutasse a rimettersi in sesto più in fretta. Una volta che fu tutto pronto, la ragazza pose la zuppa in un piatto fondo, portandola su un vassoio, verso la stanza del ragazzo.

«Kaito! Svegliati! E' ora di pranzo!» - disse ad alta voce aprendo la porta, e notando solo in seguito che del ragazzo, non vi era traccia - «Huh? Non c'è!» - esclamò osservando attentamente la stanza: Il letto era disfatto, come se si fosse alzato in fretta e furia per correre da qualche parte. Inoltre ora che ci pensava, non gli parve di aver visto le sue scarpe all'ingresso, dove sarebbero dovute essere, il ché significava una cosa soltanto - «Quel Kaito... se n'è sicuramente andato da qualche parte!» - sbuffò la ragazza infastidita - «E pensare che Aoko è uscita da scuola apposta per venire a preparargli il pranzo! E' davvero imperdonabile! Quando torna mi sente!» - affermò Aoko, salvo poi sentir provenire diversi metri più in là, il rumore dello sciacquone del bagno che veniva tirato, che attirò a sua attenzione.

Qualche istante dopo, Kaito uscì dal bagno, sbadigliando avvolto nel suo pigiama. Ritrovandosi davanti la sua amica d'infanzia decisamente perplessa.

«Kaito...» - pronunciò lei, battendo le palpebre un paio di volte, mentre il ragazzo si copriva la bocca con la mano.

«Oh, Aoko» - disse subito dopo - «Ben arrivata... » - disse per poi sorridere - «Quello è il mio pranzo?» - domandò retoricamente aggiungendo - «Che tempismo, morivo di fame. Grazie» - disse prendendo il vassoio e dirigendosi verso il tavolo della cucina, dove appoggiò il piatto con la zuppa ed al quale si sedette, cominciando a mangiare.

Aoko a quel punto, ebbe un dubbio e si diresse quindi verso l'ingresso, dove trovò le scarpe di Kaito, che poco prima le parvero mancare, proprio lì al loro posto. Il mago aveva approfittato per sistemarle, mentre Aoko era impegnata a cucinare. La ragazza, constatato che in realtà era tutto in ordine, si tranquillizzò. Dicendosi che doveva essersi distratta, non notando che Kaito si era alzato per andare in bagno e credendo di non vedere le sue scarpe, che invece non si erano mosse di lì.

«Che te ne pare, della zuppa?» - domandò poi Aoko, una volta tornata in cucina, sedendosi a tavola con lui, nonostante non mangiasse, dal momento che aveva avuto tutto il tempo di mangiare il bentō a scuola, prima di raggiungere casa Kuroba.

«Direi che è passabile» - commentò Kaito, soffiando su un cucchiaio di zuppa, prima di portarlo alla bocca.

«Davvero? Mi fa piacere» - sorrise la giovane Nakamori entusiasta.

Kaito allora si sentì sollevato, a quanto pare era riuscito ad illuderla anche in quell'occasione, coprendo le tracce della sua uscita ed il suo bernoccolo, grazie ad un po di trucco, preso in prestito dalle cose che sua madre, aveva lasciato in casa; evitando in questo modo ad Aoko, preoccupazioni inutili.

«Allora io torno a scuola per le lezioni pomeridiane.» - lo avvisò Aoko, per poi ricordarsi di un dettaglio ed affermare - «Ah già!» - recuperandola dell'ingresso dove l'aveva lasciata ed estraendo poi dalla cartella, un sottile plico di fogli che poggiò sul tavolo accanto al ragazzo - «Questi sono gli appunti delle lezioni di stamattina.» - sorrise la ragazza aggiungendo - «Il resto te lo porto più tardi, okay?»

«Ve bene. Grazie di tutto Aoko» - gi rispose Kaito, tirando su col naso a causa dell'influenza, che era tornato a tormentarlo.

«Figurati. L'importante e che tu ti rimetta presto» - lo rassicurò la ragazza, per poi andare verso l'ingresso e mettersi le scarpe dicendo - «Allora io vado, a stasera Kaito!»

«Okay» - rispose lui, sentendo poi la la porta chiudersi alle spalle della ragazza.

Il giovane mago, finì poi di pranzare e mise le stoviglie sporche nel lavandino. Dette solo un'occhiata agli appunti delle lezioni della giornata, prima che il sonno lo cogliesse nuovamente, spingendolo a mettersi a letto; infatti, nonostante fosse svenuto, non poteva dire di sentirsi risposato, anzi, gli parve di essere anche due volte più distrutto di quanto non lo fosse quella mattina.


 

Intanto Aoko tornò a scuola in tempo per la fine della pausa pranzo dove trovò Keiko ad aspettarla agli armadietti all'ingresso dove la ragazza di cambiò le scarpe.

«Dì un po, come sta il nostro ammalato?» - domandò la ragazza con i codini, sorridendo all'amica.

«Sembrava stare un po meglio, o almeno non starnutiva più come stamattina» - disse Aoko buttando a terra il paio di scarpe che avrebbe dovuto indossare, mentre toglieva quelle che aveva ai piedi - «Forse dormire gli ha fatto bene»

«... oppure sono state le premurose cure da parte de suo “angelo in bianco” personale a farlo rinvigorire, chissà.» - sorrise Keiko, divertendosi alle spalle della ragazza - «Mi sa che devo proprio cominciare a mettere da parte un bel gruzzoletto, altrimenti non riuscirò a comprarvi un bel regalo di nozze, quando sarà il momento» - disse fingendosi profondamente assorta in quel pensiero.

«N-Non scherzare! Ma quali premure, e poi chi vorrebbe mai arrivare a sposare un tipo del genere!» - protestò come da programma Aoko, cercando di celare l'imbarazzo mentre richiudeva lo sportello dell'armadietto e si infilava le calzature “scolastiche”.

«Bé, non si può mai sapere no?» - ribatté Keiko sorridendo, mentre Aoko sbuffava e borbottava in merito alle sue affermazioni. Fu in quei frangenti, mentre Aoko stava finendo di indossare le scarpe, che Keiko notò uno strano oggetto, fare capolino dalla borsa che l'amica teneva in mano e curiosa decise di farglielo notare - «Ehi, Aoko, che roba è quella?»

«Huh? Di cosa parli?» - domandò quest'ultima perplessa.

«Ma sì, quella cosa che fa capolino dalla tua cartella» - specificò Keiko, in modo che anche Aoko focalizzasse lì la propria attenzione.

Quando lo fece, in effetti poté vedere che dalla parte superiore della sua cartella, accuratamente richiusa, spuntava però un bizzarro oggetto dalla forma quadrata e un po rigonfia, che lei non aveva notato prima - «Che strano... da dove salterà fuori?» - si chiese aprendo le fibbie che tenevano chiusa la borsa, per poi alzare la parte superiore di essa. Compiuta quell'operazione, Aoko estrasse lo strano oggetto, che era posto sopra tutti i suoi libri e quaderni in maniera perpendicolare e non appena lo osservò, sgranò gli occhi per la sorpresa - «Ma questi sono...» - disse interrompendosi, non appena realizzò realmente di cosa si trattasse.

Il packaging era cambiato nel tempo, ma la marca e l'illustrazione del prodotto sulla scatola, non lasciavano spazio a dubbi. Erano quei cioccolatini tanto costosi, dietro ai quali Aoko aveva smaniato tanto da piccola e che se non fosse stato per un unica occasione, forse non li avrebbe mai potuti assaggiare. Erano stati il regalo del White Day, più bello che avesse mai ricevuto e che adesso, le portava alla mente un mare di ricordi, che la fecero sorridere istintivamente e stringere la confezione di plastica al petto - “Kaito”.

Intento Keiko, si sporse leggermente per vedere di cosa si trattasse e quando ebbe riconosciuto anche lei, la rinomata marca di dolciumi, sorrise - «Accipicchia, altro che “pari a tre”!» - esclamò la ragazza occhialuta, riferendosi alla tradizione correlata al White Day - «Eh già...» - asserì Keiko mentre si allontanò dagli armadietti e dall'amica in tutta calma - «Devo proprio cominciare a risparmiare parecchio, se voglio fare bella figura! Vediamo.. quale negozio potrei scegliere per comprare i fiori d'arancio?» - domandò retoricamente la giovane Momoi, camminando con aria spersa, in direzione della 2-B.

Aoko, fu ridestata dai suoi pensieri, grazie a queste parole, e vedendo Keiko allontanarsi, prese la sua cartella e le corse dietro, visto che rischiavano anche di fare tardi a lezione - «Aspetta Keiko!» - pronunciò Nakamori, mentre la raggiungeva - «Cavoli sei sempre la solita! La pianti con questo genere di scherzi una buona volta!» - la supplicò la ragazza in tono esasperato.

«Va bene, va bene. Scusami tanto...» - annuì Keiko in maniera accondiscendente, per poi controbattere subito dopo, come se nulla fosse - «E la data per quando è fissata?» - suscitando in Aoko un esclamazione contrariata.
 

In difesa sì inamovibile come una montagna˩

 

«Ti dico che ti sbagli! Le cose non stanno affatto come credi!» - urlò quindi Aoko, la cui voce rimbombò, mentre lasciavano l'atrio.

«E va bene, se lo dici tu...» - si arrese infine Keiko, liberando in Aoko un sospiro di sollievo, ma tempo qualche secondo ed aggiunse - «Hai già pensato alla luna di miele?»

«Uffa basta con questa storia!» - affermò infine Aoko, poco prima di entrare in classe con la compagna, che si era decisamente divertita a sue spese.

La giovane Nakamori, sospirando si sedette al suo posto, era sempre dura avere a che fare con Keiko, quando cominciava a prenderla in giro, in maniera prolungata riguardo certe situazioni. Ed Aoko puntualmente, dopo ogni disputa, finiva con il sentirsi distrutta. In quei pochi attimi che ancora rimanevano, prima dell'inizio delle lezioni, Aoko lasciò scivolare lo sguardo sul banco vuoto accanto al suo, quello che solitamente era occupato da Kaito. Una leggera malinconia, avvolse la ragazza mentre prendeva i suoi libri dalla cartella, nel pensare che anche 10 anni prima, quel banco fosse rimasto vuoto, ma subito dopo, una sensazione di calore le riscaldò il petto, nel vedere la confezione di cioccolatini, che aveva poggiato proprio davanti a sé e che ripose in cartella, in maniera che non rischiasse di dimenticarsene.

 

Giusto... è proprio tutto, come quel 14 Marzo di 10 anni fa... “ - pensò Aoko puntando lo sguardo fuori dalla finestra - “Spero... che sia così anche tra 10 anni.” - si auguro la ragazza sorridendo - “A te va bene vero... Kaito?”


 

Fine.



 




Dunque gentili lettori, cosa ve ne è parso?
La storia è stata di vostro gradimento?
Fatemelo sapere, se vi facesse piacere. Io sono sempre aperta a tutti i vostri suggerimenti ed alle vostre critiche.
Dunque, con questo vi saluto. Ma prima di lasciarvi ho una domanda per voi:
Che tipo di cioccolato credete che sia quello che Kaito ha regalato ad Aoko? Honmei o Tomo-choco?
Sono curiosa di saperlo! Ebbene con questo è davvero tutto.  See you next time. Bye-bye! -K











L'Angolo dell'Autrice
L'idea per questa One-short, è partita dall'illustrazione trovata su Pinterest della piccola Aoko che piange e di Kaito inginocchiato di fronte a lei (la fonte dell'immagine è tra i riferimenti).

Mi sono letteramente innamorata di questa illustrazione e mi sono detta: "Ehi, perché non ci scrivo qualcosa su", ed eccomi qui.
Ripensandoci, all'interno di Magic Kaito, ci sono davvero pochi momenti, in cui si può vedere il rapporto di Kaito ed Aoko da bambini, quindi ho provato ad immaginare come potrebbe essere.
All'inizio il Fūrinkazan non era previsto... ma sembrava starci bene e quindi l'ho inserito a muzzo.
(≧▽≦)✿







Riferimenti:
Ispirazione
•Immagine di Aoko da piccola e Kaito liceale.
Fonte: https://www.pixiv.net/member_illust.php?mode=manga&illust_id=57795086



Testo
• OAV n° 9 di Detective Conan.
• EP n° 516-517 (564-565-566) di Detective Conan.

Immagini
•Chikage Kuroba, EP n° 24 di Magic Kaito 1412
•Toichi Kuroba, EP n° 472-473 (512-513) di Detective Conan
•Aoko, EP n° 6 di Magic Kaito 1412

Originali
•Biglietto di Toichi Kuroba.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: Irene_Violet