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Autore: _Takkun_    05/11/2017    1 recensioni
Piccola raccolta che vedrà protagoniste diverse coppie del mondo di UtaPri:
• [TokiOto] Forever Lullaby: "Avevano parlato spesso di quest’argomento, sapevano entrambi che si trattava solo di lavoro, ma ancora non riusciva pienamente a stare tranquillo, specie nel vedergli cingere la vita a delle modelle che questa volta erano pure vestite da sposa."
• [VanEiji] My prince, my angel: "Se fosse davvero finito col farlo soffrire, non se lo sarebbe mai potuto perdonare. Eiji era diventato il suo tutto, non aveva nulla a che vedere con le storie che aveva avuto prima di conoscerlo.
Lui era speciale, troppo per lasciare che gli sfuggisse dalle mani per colpa di qualche sua solita idiozia."
•[ReiRan] You're such a child: "Senza di lui, senza quegli occhi che in quel momento lo stavano guardando carichi di amore e orgoglio, non avrebbe mai potuto sognare di rilasciare in presenza di sua madre le parole che disse in seguito."
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo autrice: rieccomi con il secondo capitolo di questa raccolta! Questa volta passiamo agli Heavens con una coppia che non mi sarei mai immaginata di poter shippare agli inizi, ma sulla quale mi sono dovuta ricredere completamente grazie a Lyel che mi ha fatto aprire gli occhi sul loro potenziale come coppia ♥ (e la ringrazio anche per avermi betato il capitolo e avermi messo in pace sulla caratterizzazione dei pg çwç). Spero che possano piacervi come piacciono a noi e che vi possiate appassionare sempre di più considerando che gli Heavens devono ancora ingranare per essere apprezzati. L'immagine che vedete qua sotto (in assenza di fanart su di loro) è presa da un drama chiamato "Bromance", infatti la scena di cui parlerò in questa ff, tra i due piccioncini, sarà in parte ripresa da un episodio di questa serie. Questo perché a vederli sembrano quasi la VanEiji in real life, ma conoscendo meglio i personaggi della storia in realtà hanno ben poco in comune, nonostante ciò vi consiglio di dargli un'occhiata perché è davvero, davvero bellissimo ♥ 
Vi lascio giusto il link che magari potrà incuriosirvi o far fantasticare ulteriormente sulla ship~ 
Per il resto vi auguro buona lettura! Al prossimo capitolo! :3

Link del video: https://www.youtube.com/watch?v=VzZUGlq6JJ4




My prince, my angel


 






Molto pigramente, Van passò in rassegna un argomento che sembrava essere diventato molto di tendenza nelle ultime ore, su Twitter.
«Vorrei davvero capire come facciano i paparazzi a fare foto del genere. Guarda l’inquadratura! Di sicuro addestrano dei contorsionisti e poi li fanno diventare fotografi, non c’è altra spiegazione! Non voglio sapere dove si era nascosto per coglierci in quel momento, ho quasi pena per lui.»
Yamato lo affiancò, sorseggiando del latte dal suo bicchiere mentre si mise a dare una rapida occhiata ai vari tweet. «Non mi stupisce che pensino che tu e quella tipa abbiate già una relazione. Parte lo scoop ogni volta che sei vicino a qualsiasi essere che respiri.»
«Ehh, sarebbe stato divertente se fosse partito anche con Ren-chan.» sghignazzò fra sé e sé, lasciando perdere l’applicazione – ormai invasa dalle notifiche -  e spegnendo il cellulare.
Yamato gli lanciò un’occhiataccia a cui Van rispose con un ampio e genuino sorriso, e a quello il biondo non si trattenne dallo sbuffare e alzare gli occhi al soffitto. «Divertentissimo.» bevve un altro po’ di latte, appoggiandosi al bancone della cucina. «Lui cosa ne pensa?»
«Mh? Ren-chan? Non penso che sia gelo-»
«Non lui.»
Van sbatté un paio di volte le palpebre prima di capire. «Oh, lui.» mormorò, abbassando lo sguardo con un’espressione più dolce e affettuosa in viso. «Ancora non l’ho visto questa mattina, ma di solito non sembra mai essere un problema. Insomma, sa che lo faccio solo per far parlare un po’ di me e che non è mai niente di serio. È un gioco…»
Ma per quanto cercasse di giustificarsi, Van sapeva bene che molto spesso Eiji finiva per nascondere i suoi veri pensieri su quell’argomento. Questo perché il minore era davvero fin troppo buono e comprensivo nei suoi confronti, e tra i due, in realtà, quello che sembrava sempre dimostrare una certa immaturità - nonostante i sei anni di differenza a separarli - era lui, Van.
Eiji non si era mai fatto alcun problema a perdonargli diversi sbagli da quando si erano messi insieme, e Van non sapeva come ringraziarlo per quello.
«Fosse stato per me ti avrei già rifilato un pugno in faccia e tanti saluti.» gli disse Yamato senza troppi problemi, appoggiando il bicchiere sul ripiano e rivolgendogli subito dopo uno sguardo alquanto serio. «E sai che è una cosa che farei per conto di Eiji se finisse per stare davvero male  per faccende come questa. Non me ne frega niente se siamo migliori amici, te lo dico in anticipo.»
Van annuì con un sorriso amaro sulle labbra al solo pensiero: se fosse davvero finito col farlo soffrire, non se lo sarebbe mai potuto perdonare. Eiji era diventato il suo tutto, non aveva nulla a che vedere con le storie che aveva avuto prima di conoscerlo.
Lui era speciale, troppo per lasciare che gli sfuggisse dalle mani per colpa di qualche sua solita idiozia.
«Vado da lui. Dove credi che possa trovarsi?» chiese allora al biondo, alzandosi dal suo sgabello. Sentiva la necessità di averlo tra le sue braccia e di non lasciarlo libero dalla sua stretta fino a quella sera stessa.
Yamato gli indicò con un cenno del capo il piano superiore. «Ieri sera mi aveva detto che oggi avrebbe lavato le lenzuola di tutti, quindi immagino sia in una delle nostre stanze.»
«Ricevuto.» sghignazzò, avviandosi verso le scale. «Gli farò prendere una piccola pausa~»
Yamato scosse la testa. «Ti ricordo che Eiichi è qui in giro, posso salvarti la pelle fino ad un certo punto!» disse, ricevendo in risposta un pollice alzato, ma il biondo dubitava del fatto che lo avesse veramente ascoltato.
«Cavoli suoi, non è colpa mia se finisce nei casini.» grugnì, avvicinandosi al lavello per poter lavare il bicchiere sporco di latte. Prima di aprire l’acqua, però, si fermò all’improvviso, lanciando un’altra occhiata al frigorifero. «Magari ne bevo un altro po’…»
 
 
Van percorse il corridoio con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni, lanciando rapide occhiate alle stanze per poter trovare Eiji.
Fece dietrofront dopo averne sorpassata una, infilando il capo oltre l’entrata e individuando il suo obbiettivo in piedi su uno sgabello con un cuscino in mezzo alle gambe, mentre tentava di raggiungerne altri posti in cima all’armadio.
Sorrise, bussando alla porta con le nocche di due dita per fargli notare la sua presenza.
«Qualcuno ha bisogno di una mano?»
Eiji sobbalzò leggermente per la sorpresa e Van fu sul punto di scattare in avanti quando lo vide vicino a perdere l’equilibrio e cadere. Fortunatamente così non fu.
Entrambi tirarono un sospiro di sollievo e il viso del minore non tardò a illuminarsi, tanto che Van iniziò a domandarsi se non dovesse iniziare a portarsi dietro un paio di occhiali da sole prima di finire accecato da quel genere di espressioni. Almeno avrebbe in qualche modo salvaguardato la vista, per il suo cuore, invece, dubitava di poter trovare qualche rimedio.
«V-Van! Come mai qui?» disse Eiji, stringendosi al petto il cuscino che era riuscito a raggiungere poco prima dell’arrivo dell’altro.
Aveva balbettato il suo nome ancora una volta.
Adorabile.
Erano dovuti passare diversi mesi prima che l’altro riuscisse a passare da Kiryuin-san a Van-san.
Ora Eiji si stava impegnando quanto più possibile a lasciare del tutto anche il –san e chiamarlo semplicemente con il suo nome perché, dopotutto, ormai erano una coppia e non c’era più alcun bisogno di utilizzare così tanta formalità – che tra l’altro lo faceva sentire vecchio, come se la loro differenza d’età non glielo ricordasse già abbastanza.
«Ti stavo cercando.» gli rispose, avvicinandosi lentamente a lui con il capo reclinato leggermente all’indietro per guardarlo dritto negli occhi.
«È forse successo qualcosa?» chiese ancora con un tono di voce che mal celava la sua preoccupazione.
Van scosse la testa, continuando a fissarlo in silenzio, teneramente, gli angoli della bocca sollevati in un dolce sorriso.
«Che stavi combinando?» gli fece a sua volta una domanda, il maggiore, lanciando un’occhiata ai cuscini.
Eiji lo guardò dapprima perplesso, senza riuscire a spiegarsi il suo atteggiamento, ma alla fine decise di lasciar perdere perché se si fosse trattato di qualcosa di grave, Van gliene avrebbe subito parlato.
«U-Uhm, nii-san mi ha chiesto se potevo lasciargli dei cuscini con all’interno delle piume, dice che lo aiutano a rilassarsi e a trovare ispirazione per i testi delle canzoni.» allungò l’indice verso la cima dell’armadio. «Stavo cercando di prenderli ma alcuni sono finiti troppo in fondo, quindi sto avendo qualche difficoltà.» ammise, grattandosi un po’ la nuca in imbarazzo, ma si affrettò presto ad aggiungere: «N-Non devi preoccuparti, però! Ce la posso fare!»
Sapeva che Van si sarebbe immediatamente offerto per dargli una mano, ma l’ultima cosa che voleva era disturbarlo.
Van spostò un paio di volte lo sguardo da Eiji ai cuscini, pensieroso, abbassandolo poi per guardare lo sgabello su cui l’altro era in piedi.
«Sai che potresti farti molto male se cadessi da lì? Anche prima stavi per perdere l’equilibrio.» gli fece presente usando un tono serio che fece preoccupare Eiji: era arrabbiato con lui?
«S-Stavo facendo attenzione prima che arrivassi t-tu…»
«Uh? Quindi mi stai dando la colpa? Devo andarmene?»
Il minore sgranò gli occhi.
«No! Certo che no! Solo-»
«Solo? Il tuo è un modo per dirmi che mi consideri pericoloso per la tua incolumità?»
«Van.»
«Perché potresti aver ragione.»
Eiji non ebbe il tempo di domandargli che cosa volesse dire con quella frase che dopo qualche secondo si ritrovò vittima di un attacco improvviso da parte dell’altro, diretto ai suoi fianchi: Van si mise a fargli il solletico.
Il minore iniziò a contorcersi sotto il suo tocco, tentando in qualche modo di sfuggirgli, usando anche il cuscino per difendersi, colpendolo più volte per farlo allontanare – e spargendo in giro le piume che erano all’interno. Nulla di tutto ciò, però, servì a molto, anzi, questa volta finì davvero per perdere l’equilibrio ma sapeva di non aver nulla da temere: Van era lì vicino, pronto ad evitare di farlo cadere a terra e non solo...
Quest’ultimo infatti lo tenne tra le sue braccia e indietreggiò fino a cadere a peso morto sul letto con Eiji sopra di lui, entrambi ancora in preda alle risa e i loro petti separati dalla federa ormai vuota dell’unico cuscino che era riuscito a recuperare.
«Non posso credere che tu l’abbia fatto davvero!» urlò fintamente sconvolto, Eiji, mentre le piume volteggiavano con leggerezza nell’aria, finendo con l’adagiarsi ovunque: il pavimento, sopra al letto, sui loro vestiti e tra i loro capelli. 
Van ne soffiò via una in direzione del naso di Eiji, continuando a sghignazzare.
«Te l’ho detto, no? Sono pericoloso.»
«No, sei solo un gran burlone…» sussurrò l’altro, scuotendo il capo con fare rassegnato, incapace però di togliersi quel sorriso dalle labbra.
Eiji iniziò a togliergli con grande attenzione le piume che si erano infilate tra le ciocche dei suoi capelli. «A volte non so davvero spiegarmi che cosa ti prende, mi cogli sempre di sorpresa.» confessò, divertendo l’altro.
«Ti dispiace?»
Il minore si fermò, incatenando lo sguardo violetto agli occhi nocciola di Van. Il suo cuore prese a battere molto più veloce quando realizzò la breve distanza che separava i loro visi, poteva sentire il respiro caldo del maggiore sulle sue labbra. Si limitò a scuotere la testa, deglutendo.
Forse sarebbe stato meglio spostarsi da lì, ma, come prevedibile, Van lo trattenne per i fianchi, impedendogli di muoversi.
«P-Prima, quando ti ho colpito con il cuscino, ti ho fatto male?» balbettò, tentando di cambiare argomento e sforzandosi di muoversi il meno possibile su di lui.
Van percepì subito la sua rigidità, ma non fece nulla per farlo rilassare: voleva che l’altro facesse tutto da solo, questa volta, che si lasciasse completamente andare senza il suo aiuto.
«Da bambino ho ricevuto diverse palle da baseball direttamente sul naso. Credi davvero che un cuscino di piume possa avermi fatto male?» disse quasi con ovvietà, sollevando un sopracciglio e cercando in ogni modo di soffocare l’ennesima risata all’espressione preoccupata che Eiji aveva assunto: non ce la faceva più ad aspettare – specie con il ragazzo premuto su di lui -, ma doveva resistere alla tentazione di baciarlo per primo.
«E-E immagino che ti sia fatto male… mi dispiace tanto.»
Van lo scosse un po’ dai fianchi, portandolo a rialzare lo sguardo che aveva appena abbassato. «Ehi, ormai sono cose successe in passato… più o meno. In realtà mi capita spesso anche adesso, ma solo per distrazione. Mmh, ultimamente sono sempre con la testa fra le nuvole, mi chiedo come mai…» lo guardò con fare eloquente, ma Eiji, come c’era d’aspettarselo, non arrivò subito a capire le sue parole. Mentalmente il maggiore si chiese con quale coraggio aveva iniziato a macchiare poco per volta quel velo di innocenza che avvolgeva il suo ragazzo, che ora, più che mai, con quelle piume sparse sui suoi capelli e quell’espressione pura e ignara dei suoi pensieri, sembrava somigliare ad un vero e proprio angelo.
Un angelo e un principe desiderato da molti e che lui, Van, dall’altra parte dei riflettori, non poteva considerare apertamente come suo.
Non poteva dire a nessuna rivista quanto fosse piacevole stringere il suo corpo esile tra le braccia, sotto le lenzuola, e osservarlo dormire pacificamente al suo fianco.
Non poteva dire quanto trovava adorabile ascoltarlo cantare mentre era impegnato a occuparsi delle sue piante, all’interno della serra, e soprattutto che adorava spiarlo di tanto in tanto, riprendendo col cellulare molti di quei momenti – video di cui solo Kira e Yamato erano a conoscenza.
Non poteva dire nulla di tutto ciò alle loro fan e smontare così in un attimo le voci che iniziavano a girare ogni volta su una sua nuova storia d’amore con chissà quale collega.
Semplicemente non poteva, e per uno spirito libero come il suo era una sofferenza pensare a queste due parole insieme, lui che in un modo o nell’altro riusciva sempre a far quadrare ogni cosa anche tramite il suo temperamento leggero e impulsivo.
Provava un’immensa frustrazione nel non poter urlare quanto fosse perdutamente innamorato di Eiji e che, per la prima volta nella sua vita, quella era una relazione in cui avrebbe messo tutto se stesso per farla durare il più possibile.
Quella con Eiji non aveva nulla a che vedere con le storie che aveva avuto in passato.
Nessuno, prima del minore, era stato così speciale per lui.
«Van? Sei sicuro che vada tutto bene?» la voce di Eiji lo riscosse presto dai suoi pensieri, non riuscendo però a rispondere subito.
«Van?» lo chiamò ancora il castano, chiudendo un occhio quando l’altro portò una mano sul suo capo, infilando le dita tra le sue ciocche.
«Ti fidi di me, Eiji?» gli domandò allora, col solo effetto di preoccuparlo maggiormente.
«Perché me lo stai-»
«Ho bisogno di sentire la tua risposta.» lo interruppe, usando un tono quasi supplicante. «Se sentissi delle voci girare sul mio conto riguardo qualche relazione, ti fideresti comunque di me?»
Pur non capendo per quale motivo glielo avesse chiesto così, di punto in bianco, la risposta di Eiji non tardò ad arrivare: «Certo che mi fiderei. Non potrei mai basarmi su delle notizie sparse dai media senza prima averne parlato con te. Ho capito come funziona il mondo dello spettacolo, so che sono pronti a cogliere ogni piccolo dettaglio per creare una storia che faccia vendere.»
Eiji gli accarezzò la guancia con il dorso dell’indice, sorridendo. «Ma prima di ogni cosa, ormai ho imparato a conoscerti, Van-sa- Van.» si corresse subito, strizzando adorabilmente – a detta del maggiore - le palpebre. «I-Insomma, tutti sanno quante storie hai avuto e che queste non sono mai durate troppo, ma…» Eiji sospirò piano dal naso, scrollando le spalle. «Non lo so, sento che non mi nasconderesti nulla. C-Cioè, se mai dovessimo smettere di stare insieme, andrebbe bene, però-»
«Oh, andrebbe bene se non stessimo più assieme?»
Non ce la faceva proprio: ogni volta gli porgeva l’occasione di stuzzicarlo su un piatto d’argento.
Eiji per tutta risposta scosse con vigore la testa, tanto da scostare più volte le ciocche della sua frangia dalla fronte.
«Non era quello che intendevo! N-Non ridere, per favore…»
Van cercò vanamente di trattenersi. Come poteva esistere una creatura del genere?
«Lo so. Lo so benissimo, piccolo.» il maggiore si passò una mano sul viso, premendosi le palpebre con le dita mentre quel sorriso sulle sue labbra non sembrava dare alcun segno di voler scemare. «Ho interrotto il tuo discorso solo perché credevo che sarei morto.» Van prese una delle sue mani, lasciandogli un bacio sulle nocche prima di posarla sul suo pettorale sinistro, guardando dritto negli occhi il minore. «Sentirti dire che ti fidi così tanto di me mi ha fatto male. Credo proprio di essermi innamorato più di quanto non lo fossi già prima, ma ormai ogni giorno super un nuovo limite, quindi non so perché ancora mi sorprendo.» ridacchiò con un tono basso, accarezzandogli il dorso della mano con il pollice. «Vedi di prenderti le dovute responsabilità, avrò bisogno di un nuovo cuore se va avanti così.»
Eiji arrossì vistosamente alle sue parole, non nascondendo però a se stesso quanto gli avessero fatto piacere: i battiti dei loro cuori avrebbero potuto concorrere su quale dei due stesse andando più veloce in quell’esatto istante.
«E non ti deluderò. Sarei davvero un completo idiota se lasciassi andare una persona come te. Spero, al contrario, di non farti scappare, perché sarà difficile liberarsi del sott-»
«Non succederà.» lo interruppe il castano con un’insolita decisione nella voce. «P-Penso che sia l’ultima cosa che voglio…» ammise, abbassando lo sguardo davanti all’espressione stupita di Van: non avrebbe dovuto rispondere con così tanta immediatezza? Era suonato troppo brusco?
«Allora che cosa vuoi fare? Dico adesso. C’è qualcosa di cui hai voglia in questo momento?» il maggiore gli prese il mento tra pollice e indice, costringendolo a sollevare il viso, ma Eiji, testardamente, si impuntò sul tenere gli occhi bassi, cosa che non servì molto dal momento che la sua attenzione si concentrò sulle labbra di Van, così pericolosamente vicine alle sue.
«Eiji?»
L’interpellato sobbalzò leggermente sull’altro nel sentire il suo nome soffiato in quel modo: la voce di Van, in situazioni come quella, finiva sempre per metterlo in crisi.
Deglutì, sollevando timidamente lo sguardo fino a incontrare gli occhi del maggiore. «Q-Qualcosa c’è…» mormorò, trattenendosi dal leccarsi le labbra secche per paura che l’altro finisse per pensare subito male, anche se effettivamente un bacio era proprio ciò che aveva in mente.
«E cosa stai aspettando, piccolo?» sussurrò Van, ormai al limite della sua pazienza. «Stiamo insieme, ti è concesso fare qualsiasi cosa senza il mio permesso. Qualsiasi.»
Eiji prese un respiro profondo, tentennando un solo attimo prima di prendere il viso di Van tra le sue mani, forse ora un po’ sudaticce a causa della tensione crescente, ma il maggiore non sembrava curarsene affatto.
Si avvicinò quel tanto che bastava per eliminare la distanza tra i loro nasi, forse troppo velocemente visto che finì per far scontrare le punte, ricevendo un ouch scherzoso da parte dell’altro, gemito però che Eiji prese sul serio, temendo di avergli fatto male.
«S-Scusa-!»
Van scosse la testa, sconsolato. «Torna qui, angelo.» lo riavvicinò, strofinando la punta del suo naso con quella di Eiji, delicatamente e con tanta dolcezza, cercando di farlo rilassare. «Non abbiamo ancora finito, non ti lascerò scappare. Cerca di stare tranquillo, non è la prima volta, no?» gli fece chinare di poco il capo, sollevandogli la frangia all’indietro per stamparci un bacio sulla fronte. «Riprova.»
Eiji inspirò di nuovo, riempiendo i suoi polmoni d’aria e, soprattutto, del profumo del maggiore, così forte e rassicurante. Aveva ragione nel dire che non si trattava della prima volta, ma era anche vero che tutte quelle volte era stato principalmente Van a fare sempre il primo passo, era raro che quel compito toccasse a lui, anzi, non ricordava nemmeno fosse mai successo prima di adesso.
«R-Riprovo.» annunciò, riavvicinandosi con più lentezza, prendendo un po’ più di iniziativa quando riuscì a toccare il labbro superiore di Van, unendo alla fine anche quello inferiore, mal celando però il suo nervosismo nell’aggrapparsi alla maglietta del maggiore.
E a quello Van decise che Eiji era riuscito a fare anche fin troppo per oggi, poteva anche smetterla di torturarlo in quel modo e rendere più piacevole il momento. Dopotutto era ancora un ragazzino al suo confronto, e la sua timidezza non era mai stata d’aiuto nell’intimità.
Prese così le redini di quel bacio, accompagnandolo con pazienza e attenzione nei movimenti, come se in parte volesse anche dargli l’impressione di star facendo lui qualcosa, questo perché lo conosceva e sapeva quanto sarebbe finito col demoralizzarsi al pensiero di aver in qualche modo deluso le aspettative del “compito” che gli era stato dato.
E quella piccola spinta iniziale, a quanto sembrava dalla rigidità che andava via via svanendo, sembrava essere ciò di cui aveva bisogno per sbloccarsi e prendere sempre più confidenza con le sue labbra.
Quel bacio era dolce, morbido, casto, e la tentazione di spingersi 0ltre diventava man mano più forte, ma era pieno giorno, avevano degli impegni da sbrigare e i restanti componenti degli Heavens – Eiichi primo fra tutti - si trovavano nella loro stessa abitazione, quindi Van fu costretto a far ricorso a tutto il suo autocontrollo per concludere quel contatto, allontanandolo con lentezza.
«Non è stato difficile, no?» sorrise, sgranando poi gli occhi per la sorpresa quando Eiji si riavvicinò di sua iniziativa per un altro paio di baci brevi e a stampo, infilando infine il viso nell’incavo del suo collo, ormai rosso fino alla punta delle orecchie.
«Non lo è stato, ma a te è piac- Van?!»
Il minore si ritrovò in un attimo sotto il corpo del più grande, il quale iniziò a far scorrere una mano sulla sua coscia, risalendo pian piano fino alla sua maglietta, sollevandone un lembo per farsi strada lungo il suo addome.
«Non immagini quanto potere tu abbia nel farmi diventare pericoloso, Eiji.» sussurrò, appoggiando la fronte contro quella dell’altro, il quale lo stava guardando attentamente con i suoi grandi occhi viola, trattenendo qualche gemito sotto il tocco delle dita di Van sulla sua pelle.
Allacciò poi le braccia attorno al suo collo, sollevando il capo dal materasso per potergli lasciare un innocente bacio sulla guancia.
«Anche se dici così, so che con me rimarresti sempre buono. Me lo dimostri ogni volta…» gli fece presente, sorridendo teneramente.
Un sorriso, quello, che mise definitivamente fuori gioco la razionalità del maggiore, il quale sarebbe finito con l’assalire quella creatura ultraterrena in meno di un attimo se non fosse stato per un rumore improvviso proveniente dalla porta della stanza in cui si trovavano.
Van ed Eiji sollevarono contemporaneamente il viso nella stessa direzione, e se il secondo si ritrovò a desiderare di essere sotterrato per la vergogna che stava provando nell’essere stato visto da suo fratello in quello stato, Van si premurò di sfilare la mano da sotto la maglietta di Eiji, ridacchiando nervosamente senza sapere che cosa dire se non le sue ultime preghiere.
«U-Uhm, hai dato un bel colpo allo stipite, sicuro di non esserti fatto male?»
«Van.»
«C-Cognatino, posso spiega-»
«NON OSARE CHIAMARMI IN QUEL MODO!» tuonò, avvicinandosi pericolosamente al letto. «Le piume sono ovunque, solo vederle sparse in modo così disordinato mi fa impazzire, e tu…» lo indicò, mentre Van ritenne opportuno spostarsi da sopra Eiji per passare dall’altra parte del letto, il più lontano possibile dalla luce omicida che si stava riflettendo negli occhi di Eiichi.
«N-Nii-san, non fargli nulla! Non stava facendo niente di male!»
«Parleremo dopo, Eiji, ossia quando avrò eliminato una certa cattiva influenza- NON TI AZZARDARE A SCAPPARE! VAN!»
Eiji chiuse gli occhi alle urla del fratello e quando li riaprì i due l’avevano già lasciato solo, ma anche se lontani poteva ben udire le loro voci in giro per il dormitorio: uno che implorava pietà per la propria vita e l’altro che continuava imperterrito con le proprie minacce e piani di tortura vari, ideati appositamente per lui.
Il minore degli Otori sospirò, non trattenendo però un sorriso divertito: quei due erano davvero buffi insieme.
Alla fine sapeva che Eiichi non provava del vero odio nei confronti di Van, era semplicemente protettivo nei suoi confronti.
«Oh, sei qui. Van è già stato beccato da Eiichi, immagino.» Yamato spuntò sulla soglia della porta con una mela in mano, pulendola con le mani prima di dargli un morso. «Quel lupo ti ha fatto qualcosa?»
Eiji avvampò nel ripensare a quello che avrebbe potuto fare Van se Eiichi non fosse arrivato ad interromperli, portandosi poi due dita sulle labbra, accarezzandosele con fare pensieroso.
«Eiji? Tutto okay?»
L’interpellato si ridestò quasi subito, annuendo. «Tutto a posto, non preoccuparti. Piuttosto, non credi che sarebbe meglio intervenire prima che nii-san riesca a prendere Van?» suggerì, comunque preoccupato per l’incolumità del ragazzo.
Yamato scrollò le spalle, dando un altro morso al frutto. «Lo avevo avvertito, ora ne paga le conseguenze. Dell’esercizio fisico farà bene a entrambi, in fondo.» sogghignò, indicando poi le piume in giro per la stanza. «Vuoi che ti dia una mano con quelle? Ne avranno ancora per molto.»
Eiji annuì ancora, scendendo dal letto. «Mi faresti un piacere. E se riuscissi a prendere anche quei cuscini te ne sarei grato, Yamato.»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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