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Autore: Deceptia_Tenebris    05/11/2017    3 recensioni
"Oh pensieri, glaciali come scorze d'arancia marcia,
fate si' che il vostro amaro gusto
che mi fermenta in bocca,
possa condizionare
ciò che il mio corpo,
indisciplinato desiderio,
non riesce a controllare."
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciò che scalcia rumorosamente nella mia testa è questo lamento muto che s’incrementa assieme agli altri in un coro snodato di ricordi sempre più indistinti. Il calore nella pelle, l’odore indistinto di grasso bruciato. Ma la prima cosa che probabilmente mi rievocherà il tutto è il fuoco. 
Un fuoco talmente feroce da sembrare assente, che allungava le sue articolazioni per bruciare le mie senza mai andare troppo vicino per raggiungere il suo scopo, derisorio fino all’ultima scintilla o granello di cenere. Questa malattia che costituisce la memoria aveva infettato la mia mente fino a diffondersi fino alle radici dell’espressione, a tratti resa assente per la presenza troppo opprimente di alcuni pensieri che salutavano nei dintorni del quartiere. Non potrei descrivere con esattezza come avevo vissuto dopo quel fatto. Non mi ricordo all’inizio di aver pianto granché, né di essere stata di sostegno alle mie lacrime che probabilmente volevano solo sfogarsi e andarsene ma che ho lasciato rinchiuse dentro le palpebre socchiuse, con la speranza sciocca che sarebbero marcite e scomparse. Forse non rievoco neanche un dolore all’inizio, ma solo un inatteso tepore gelido che si era insinuato viscidamente sotto l’epidermide fino a raggiungere quel battito cardiaco che, per l’inattesa visita, si era fermato per lo sbalordimento e poi aveva ricominciato a lavorare accettando a malincuore la presenza della nuova coinquilina. 
Un gelo si addentrato rapidamente e senza nessun ostacolo anche nei miei pensieri, nelle mie espressioni e che aveva trovato accoglienza in un rifugio ormai del tutto svuotato. Tutto si era cristallizzato per auto conservarsi ma evitavo il più possibile che il contatto di un qualcosa di autentico, di stimolante li potesse sciogliere. Problemi che relativamente sorgevano raramente dato lo strato sintetico d’irrealtà di cui mi sentivo avvolta. Vivevo con la costanza della notte e la capricciosità del giorno, gremendo della mia stessa presenza e di quella degli altri con la mia autodistruzione che si è manifestata con estrema cautela, librando gioiosamente le sue ali tarpate e piene di cicatrici come la mia schiena. Forse soffrivo e non me ne rendevo conto. Non dormivo più e la mia incapacità di contatto con la realtà mi portarono a non sentire il morso della fame, né a comprendere cosa fosse. L’assenza di sonno mi portò lentamente in una dimensione di cui varie volte facevo fatica a distinguere le due realtà, in cui le allucinazioni a volte diventavano ricordi e dove l’immaginazione prendeva sopravvento nel mio controllo, scagliandomi in un bivio che veniva accompagnato a braccetto dalla mia sanità mentale. A volte mi sembrava d’impazzire, di non comprendere niente e che ogni cosa che ricordavo in realtà fosse frutto della mia immaginazione e fossi schizofrenica in modo confermato. Tutt’ora ho vari sospetti. Ma i loro ricordi invece erano inizialmente reali, vividi e mi ricordo sere in cui mi contorcevo nel letto nella speranza che mi abbandonassero, priva di ogni illusione che potessero tornare. A volte gemevo, mi partiva il panico e mi scagliavo in un oltraggio temporale che mi portava direttamente all’inferno. Sembra un ciclo senza fine, un masochismo sfiancante quanto il mio attuale umore che però non volevo abbandonare almeno per un po’.
Ma l’umanità è corrotta e questo si sa. La volontà non cede, ma il tempo sì. E quando anche nelle allucinazioni scomparivano le immagine dei loro volti - ma solo di lingue di fiamme nere -, rimasi per un po’ un guscio privo di una speranza che potesse rispecchiare ed esaudire i miei desideri. E sebbene siano passati anni da quel giorno, da quelle apatie e da quegli umori, i postumi di questa sbronza vitale li sto ancora assorbendo e il sapore di una mortalità umana imbratta ancora la mia bocca.

 
   
 
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