CAPITOLO
III
Saber lo seguiva in forma
spirituale, lanciando ogni tanto qualche occhiata a destre e sinistra
in cerca
di pericoli.
«Master…» con una certa
incertezza Saber ruppe il silenzio «Ci stanno
seguendo» Akio si tocco il dorso
della mano sulla quale aveva gli incantesimi di comando.
«Ho notato è da qualche
minuto che mi pizzica la mano» rispose continuando a
camminare come se nulla
fosse il ragazzo cercando di ingannare chi lo pedinava, facendo finta
di non
esserci accorto della sua presenza.
Per fortuna la diocesi non
era lontana ancora poco meno di cinquanta metri, ma per sicurezza Akio
si porto
una mano in tasca, toccando le gemme incantate che aveva con te.
“Che sia un altro Master?”
si domandò pensieroso anche se le probabilità
sembravano minime poteva essere
un Magus molto abile anche se la sua tecnica di pedinamento lasciava a
desiderare.
“Saber intervieni solo se è
necessario, intessi?” comunico telepaticamente al servant
vedendo la chiesa in
lontananza.
“A-A-Ai tuoi ordini Master”
fu l’unica risposta anche questa volta con leggera incertezza
“Farò del mio
meglio”
Per fortuna la persona che
seguiva Akio e Saber non decise di sfruttare l’occasione per
attaccare briga, forse
non sapendo di che classe fosse il servant del ragazzo, preferiva
evitare per
ora lo scontro.
«Berserker avrebbe attaccato
senza battere ciglio che sia Assassin?» Akio cercava di
suppore qualche teoria ma
non gli veniva niente in mente a parte cercare di capire la classe
dell’eventuale servant che lo seguiva anche se non era detto
che fosse uno
spirito eroico visto che l’incantesimo di comando continuava
a pizzicare come
la puntura di un fastidioso insetto.
Per qualche motivo una volta
giunti alla chiesa, ostinazione che percepivano entrambi spari
all’improvviso,
cosi come era comparsa, Akio quindi non ci diede più peso
“Ci sta ancora
seguendo?” domandò sospettoso lanciando un
occhiata alle proprie spalle.
“No” fu la risposta di Saber
mentre lui guardava il cancello della chiesa in ferro nero battuto
“E’
scomparso allo stesso modo di com’è
apparso”.
«Bene allora entriamo» Akio
fece un passo in avanti e spinse il cancello con la mano, i vecchi
cardini
emisero un sinistro rumore. Al ragazzo non piaceva affatto venire in
quel
luogo, avrebbe preferito tornare a casa e mettersi a dormire.
Il ragazzo spinse la porta
che rispetto al cancello non emano alcun suono, l’interno
della chiesa non era
male anzi era abbastanza accogliente, le candele illuminavano il tutto
abbastanza bene, aiutate da un candelabro elettrico appeso al soffitto.
Il
giovane si senti osservato dai numerosi dipinti di santi e martiri,
anche
l’enorme crocifisso presente dietro l’altare
sembrava guardarlo.
All’inizio gli sembrava che
la chiesa fosse vuota, ma in prima fila con gli occhi chiusi e le
braccia
incrociate c’era una ragazza dai lunghi capelli rossi vestita
di nero.
Akio si avvicino all’altare,
osservando ogni tanto la ragazza seduta, non sapeva chi fosse, forse un
altro
Master, ma in quel caso gli incantesimi di comando avrebbero reagito,
come
prima durante il tragitto per la chiesa.
«Tsukumo… Akio… Che piacere
vederti nella mia umile chiesa» dalla sacrestia con in mano
la bibbia usci un
uomo vestito da sacerdote, l’attuale supervisore della guerra
Kirito Kotomine.
«Il piacere è tutto tuo
Padre Kotomine» rispose acido il ragazzo guardando il prete.
«Le tue parole riempiono il
mio cuore di tristezza» il prete sembrava parlare in modo
ironico sorridendo.
«Possiamo… Lasciarci alle
spalle le formalità?» una mano in tasca e una
bella grattata di nuca era la
posizione che il giovane magus aveva preso «Sai bene che la
mia non è una
visita di cortesia».
Il prete annui mentre la
ragazza dai capelli scarlatti continuava a rimanere immobile, Akio non
sapeva
se potesse parlare liberamente in sua presenza, una delle leggi
inviolabili dei
maghi era l’eliminazione dei testimoni, ed era una cosa che
ad Akio non piaceva
assolutamente.
«Tranquillo moccioso… Ad
discapito dell’aspetto sono un servant» la ragazza
con le braccia incrociate
apri un occhio guardando il ragazzo con fare superiore.
«Mentre il tuo servant
dovrebbe mostrarsi… Che maleducazione»
Il ragazzo spalanco gli
occhi, ricevendo in risposta solo una risata, mentre Saber appariva
alle sue
spalle con in mano una spada dall’elsa blu e la lama dorata
«Come osi ridere
del mio Master?» ringhio la ragazza.
«Io ridò di chi voglio,
quanto voglio e dove voglio» la scarlatta si alzo facendo
apparire nella
propria mano un asta lunga circa due metri sembrava fatta di un metallo
color
sangue «Mentre tu dovresti stare al tuo posto
ragazzina» si mise in posizione
d’attacco con la lancia.
«Ferma Lancer… Ti ricordo
che siamo nella casa del signore e come supervisore vi vieto di
combattere
all’interno di essa» il prete parlo con calma
portandosi le mani dietro la
schiena.
«Anche tu Saber rinfodera
l’arma» Saber avrebbe voluto protestare ma qualcosa
le fece cambiare idea.
Lancer guardò il prete
«Ascolto le tue parole solo perché padron Rito mi
ha ordinato di fare cosi»
Le due armi sparirono mente
Saber rimaneva al fianco di Akio, Lancer senza dire un’altra
parola tornava a
sedersi al suo posto.
«Bene Akio la tua è stata la
penultima evocazione. Qualche minuto fa mi ha chiamato
l’ultimo Master
informandomi che la sua evocazione è andata a buon fine. Tu
sei il master dì
Saber, giusto?» Kirito inizio a camminare avanti e indietro.
«Lo confermò ho evocato il
servant di classe saber» il ragazzo parlo con calma proprio
mentre il prete si
apprestava a parlare nella chiesa entro un'altra persona.
Akio si girò ad osservarlo
chiedendosi chi a parte un magus sarebbe potuto venire a
quell’ora in chiesa,
la riposta era abbastanza ovvia un altro magus.
Era alto portava un lungo
cappotto nero, pantaloni scuri e scarpe in pelle eleganti. Sul viso
nonostante
fosse notte portava un paio di occhiali da sole neri.
«Ah… Non disturbo Kirito?»
domandò l’uomo con finta preoccupazione.
«No,
Rito entra pure» il
prete fece un gesto con la mano per poi tornare al suo via vai.
«Quindi sei tu il Master di
Lancer?» Akio aveva intuito che la servant avesse parlato di
un certo Rito col
suffisso padron cioè padrone.
Rito annui mettendosi le
mani in tasca, dirigendosi verso l’altare per poi sedersi su
uno dei gradini.
«Mentre tu sei il Master di
Saber… Interessante per la prima volta in tre giorni di
osservazione ritengo
che hai attirato la mia attenzione» Rito si accese una
sigaretta che ovviamente
fu sequestrata subito da Kirito.
«Qui è vietato fumare…» il
prete strinse la sigaretta nel pugno rimanendo impassibile nonostante
il
calore.
«Quel riflesso di
stamattina… Non era un impressione allora» Akio si
porto una mano al mento.
Rito si tolse gli occhiali mostrando
strani occhi con la pupilla verticale «Piccolo errore da
parte mio»
«Tornando a noi… Posso dare
ufficialmente inizio alla Guerra Del Santo Graal» Kirito si
schiari la voce.
«Bene sperò che questo sia
tutto…» Akio con fare indifferente si apprestava
ad uscire ma la voce di Rito
l’ho fermo.
«Sai ragazzo ho raccolto un
po’ d’informazioni su di te.» dalla tasca
interna della giacca tiro fuori un
dossier.
Il biondo fece una smorfia
«Quindi? Vuoi forse informarmi di qualcosa che non so io
stesso?».
I fogli non erano molti
forse tre o quattro con tanto di foto «Per il supervisore ho
raccolto
informazioni su ogni partecipante. Sai è molto pignolo su
queste cose.» Kirito
fece una smorfia «Secondo i miei calcoli... Hai una
probabilità de 32.5% di
vincere questa guerra però devo fare una piccola correzione
poiché essere il
Master del servant saber porta il risultato al 57.3% non molto
eppure» Akio non
disse una parola avrebbe vinto costi quel che costi senza ripensamenti
o
rimorsi per le proprie azioni.
«I numeri sono solo numeri»
Saber noto la freddezza che il ragazzo aveva non sapeva se fosse data
dall’autocontrollo oppure dalla sua completa indifferenza per
quello che lo
circondava.
Rito chiuse il dossier «Si è
vero. Però sono molto sorpreso di non aver trovato
informazioni su tuo padre»
Akio spalanco gli occhi, non
era un argomento che voleva trattare «Padre? Io non ho un
padre» rispose
Rito sorrise con fare
beffardo «Forse sarebbe meglio dire che non hai mai
conosciuto...» gli occhi
rossi del ragazzo brillarono con estremo odio «Scusa, ragazzo
me è il mio
lavoro farmi gli affari altrui».
Akio strinse il pugno così
forte che la mano destra aveva cominciato a tremare, sia Lancer e Saber
avevano
notato questo «M-Master forse sarebbe meglio
andare…» propose Saber
preoccupata.
«Mi hai detto tutto quello
che dovevi Kotomine?» domandò il ragazzo guardando
il prete che durante la
discussione tra Rito e Akio si era fermato a contemplare un dipinti di
qualche
santo cristiano.
«Si per ora è tutto. Ricordo
solo che in caso il tuo servant venga sconfitto o che tu perda i tuoi
incantesimi di comando mentre tu sopravvivi in qualche modo, sarai il
benvenuto
qui» Kotomine fece un gesto cordiale mentre Akio senza tante
cerimonie usci dal
porto chiudendola alle proprie spalle.
«Padron Rito. Sarebbe il
momento opportuno per eliminare Saber e il suo Master» Lancer
indirizzo lo
sguardo verso il corvino che si rimise gli occhiali nascondendo i suoi
strani
occhi.
«Hai ragione ma come hai visto
sono due mocciosi. Un apatico con disturbo dissociativo e una
spadaccina alle
prima armi non arriveranno lontano» Rito si alzo sorridendo
in modo furbo.
«Disturbo dissociativo…
Quando in qua ti sei laureato in psicologia?» Kirito alzo un
sopracciglio curioso.
«Come se ci volesse una
laurea per capire quel ragazzo» Rito si alzo «Ah
giusto prima che me ne
dimentichi. Qualcuno seguiva il moccioso e per una volta non ero
io».
Kirito guardo la vetrata «Beh
ora che tutti i master sono riuniti con i rispettivi servant. I
movimenti
strategici sono d’obbligo e osservare l’avversario
per scoprire i suoi punti
deboli in primo luogo».
Akio chiuse il cancello con
rabbia sbattendolo con tutta la forza che aveva in corpo, non si
aspettava che
un uomo come Rito, spregevole bastardo.
«Master tutto bene?» domandò
Saber preoccupata ma Akio non rispose chiuse per qualche secondo gli
occhi per
contare fino a dieci calmano il respiro.
«Andiamo. Bisogna tornare a
casa» disse dopo ancora qualche secondo di silenzio
osservando il cielo
stellato.